- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

giovedì 30 luglio 2015

Strage di Viareggio, 4 giorni di musica e spettacoli in ricordo delle 32 vittime

“Abbiamo dedicato il nostro tempo a una città ferita e ricordato chi non c’è più. Non possiamo credere che il Paese chiuda gli occhi di fronte a una nuova strage: la prescrizione. Non possiamo accettarlo, non possiamo pensare che chi ha ucciso i nostri figlibruciati vivi possa scrollarsi di dosso un omicidio così atroce. Non è questo il mondo che vorrei. Chi sbaglia deve pagare”. Daniela Rombi dell’Associazione Il Mondo che vorrei di Viareggio, e madre di Emanuela Menichetti morta a 21 anni dopo 42 giorni di agonia, ha solo un modo di parlare e agire: coerente. Sempre e comunque, che si tratti di alte cariche dello Stato oppure istituzioni.
Daniela si aspetta giustizia così come l’attendono gli altri familiari e superstiti della strage ferroviaria avvenuta il 29 giugno del 2009nella quale morirono 32 personeSei anni dopo c’è un processo in cui il reato di incendio colposo rischia di cadere in prescrizione, Rombi e gli altri sottolineano l’importanza di “restare uniti” ed è anche per questo che da sabato primo agosto, fino al martedì sera seguente, nella Pineta di fronte allo stadio dei Pini verranno promosse una serie si iniziative nell’ambito della manifestazione dedicata “alla memoria e alla solidarietà“.

Accam, presidio degli ambientalisti davanti al Comune

BUSTO ARSIZIO – Accam, le associazioni e i comitati ambientalisti scendono in piazza.
Venerdì, alle 18.30, ci sarà un presidio davanti al municipio: “Spiegheremo ai cittadini cosa sta avvenendo in merito alle ultime vicende che hanno visto l’inceneritore al centro di polemiche a seguito della sua riclassificazione come impianto di recupero energetico”, osservano gli organizzatori.
Che continuano: “È nostra opinione che tale acquisizione (che non deriva assolutamente da un miglioramento né dal punto di vista ambientale né energetico, ma solo da un calcolo empirico) sarà il primo passo verso l’apertura ai rifiuti da fuori Regione e un ostacolo al processo di dismissione e riconversione dell’impianto, che se non avviene in tempi brevi causerà gravi danni anche ai lavoratori della stessa azienda. Ricordiamo che il decreto Sblocca Italia prevede per gli inceneritori R1 (quindi con recupero energetico) di diventare impianti strategici ‘a servizio’ del Governo per gestire l’emergenza rifiuti di altre Regioni, aprendo una situazione di incertezza sul futuro della gestione dell’impianto”.
 
Gli ambientalisti chiederanno al sindaco Gigi Farioli di essere ricevuti, “in quanto leggiamo a mezzo stampa sue dichiarazioni tranquillizzanti che non possiamo condividere e siamo preoccupati per la leggerezza con la quale viene trattato l’argomento”.
Preoccupazione condivisa anche dal comitato ecologico di Borsano, che chiede al primo cittadino di “fare richiesta ad Arpa di avviare una campagna epidemiologica seria sulle popolazioni residenti nell’area di ricaduta delle emissioni dell’inceneritore”.
Insomma, le rassicurazioni fornite da Farioli e pure dai dipendenti dell’impianto non sono bastate.

Accam, i comitati annunciano un presidio a Busto

L'appuntamento è convocato per venerdì 31 luglio dalle 18.30. "La riclassificazione -spiegano- è il primo passo per l'arrivo di nuovi rifiuti"

Domani, venerdì 31 luglio saremo presenti davanti al comune di Busto Arsizio dalle ore 18.30 per spiegare ai cittadini cosa sta avvenendo in merito alle ultime vicende che hanno visto l’inceneritore Accam“. E’ con queste parole che i comitati che da anni lottano contro l’inceneritore annunciano la mobilitazione prevista davanti a Palazzo Gilardoni.
“E’ nostra opinione -spiegano- che tale acquisizione (che non deriva assolutamente da un miglioramento né dal punto di vista ambientale né energetico, ma solo da un calcolo empirico) sarà il primo passo verso l’apertura ai rifiuti da fuori Regione e un ostacolo al processo di dismissione e riconversione dell’impianto, che se non avviene in tempi brevi causerà gravi danni anche ai lavoratori della stessa azienda”.

Per protestare contro la inaspettata decisione dei dirigenti Accam

Il presidio è stato posticipato a venerdì 31 luglio 2015 

Per protestare contro la inaspettata decisione dei dirigenti Accam 
che hanno attivato nei mesi scorsi un iter amministrativo che ha portato
al riconoscimento della qualifica di impianto di incenerimento con recupero energetico (R1) che permetterebbe all'impianto di incrementare la quantità dei rifiuti da incenerireautorizzandone la provenienza da tutta Italia, pur sapendo delle decisioni in corso verso la dismissione dell'inceneritore,  è stato organizzato un

presidio
VENERDI 31 luglio 2015
a partire dalle ore 18.30
davanti al comune di Busto Arsizio

cui noi dobbiamo partecipare .

Comitato ecologico inceneritore e ambiente Borsano – Ecoistituto della Valle del Ticino Onlus, Cuggiono - Medicina Democratica Onlus - Centro per la salute Macaccaro Onlus, Castellanza - Comitato RifiutiZero Busto Arsizio NoInceneritore - Associazione Cinque agosto 1991 , Buscate - Legambiente Ticino Turbigo  - Salviamo il paesaggio Inveruno, Furato - No terza pista Vanzaghello - Noi per la Città, Parabiago -  Salviamo il paesaggio Olona, Bozente, Lura - Salviamo il paesaggio Casorezzo - San Giorgio Insieme R.0, San Giorgio su Legnano - Forum Sanità, Cuggiono - Salviamo il Paesaggio Legnano, Villa Cortese, Canegrate, San Giorgio Su Legnano – Circoli Legambiente Valle Olona - Movimento Nazionale Legge Rifiuti Zero Legnano e Altomilanese – Acqua Bene Comune Provincia di Varese- Associazione InFormazione InMovimento Legnano – Uniti per Turbigo da Vivere - Coordinamento Legambiente provinciale Varese

ASSEMBLEA/DIBATTITO Sabato 8 agosto, Trento PENSIONI ATTUALI E FUTURE - SANITA’

ASSEMBLEA/DIBATTITO

Sabato 8 agosto, Trento (Sala della Circoscrizione Oltrefersina – Via La Clarina, 2/1)
Ore 10.45/13.30
OCCASIONE PER DARE VOCE AI CITTADINI

ARGOMENTO:

PENSIONI ATTUALI E FUTURE - SANITA’

 Per discutere di PENSIONI e SANITA’, per organizzarci e costruire assieme un percorso di proposte e di mobilitazione.


Cara Pensionata e caro Pensionato, La informiamo che la Corte Costituzionale (Sentenza Numero 70 del 2015) ha decretato ingiusto il blocco della rivalutazione della sua pensione per gli anni 2012/2013 e condanna lo Stato, e di conseguenza l’INPS, a restituire ai pensionati quanto non è stato pagato; ma per farlo è necessario che lei lo chieda in modo esplicito all’Ente Pensionistico che le paga la Pensione, cioè l’INPS, dato che il Governo sta emanando una legge (da noi definita decreto/elemosina, perché di questo si tratta) che prevede la restituzione in minima parte di quanto invece previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale. La lettera deve essere compilata, firmata e  spedita (dopo averne fatto una copia) alla sede provinciale dell’INPS, con Raccomandata e Ricevuta di Ritorno

Il CONUP (Coordinamento Nazionale Unitario Pensionati di oggi e di domani) è nato a Pistoia il 25 maggio di quest’anno e si è subito attivato per difendere le pensioni sia per gli ex lavoratori sia per chi andrà in pensione negli anni futuri, perché il problema delle pensioni è un problema che riguarda tutti, giovani e meno giovani. La manifestazione svoltasi a Roma il 16 giugno promossa dal CoNUP ha rappresentato un primo momento di mobilitazione, che ha visto uniti:
  -I pensionati, colpiti dal provocatorio atteggiamento del governo che vuole liquidare con un decreto/elemosina quanto previsto dalla Corte Costituzionale;
  -Gli Esodati, a cui ancora non è stata trovata una soluzione definitiva;
  -Alcune categorie di lavoratori, come il Personale mobile delle FS, pesantemente penalizzati dalla legge Fornero.
 La mobilitazione deve proseguire, non solo per ottenere il maltolto, ma perché sempre più spesso si parla di “attaccare” le pensioni di chi le percepisce con il sistema retributivo. Molte trasmissioni televisive hanno parlato di questo argomento e ripetutamente è stato detto, anche dallo stesso Tito Boeri attuale presidente dell’INPS, che  le pensioni costruite col retributivo vanno ridotte ricalcolandole col contributivo, portando così, dopo il blocco della Fornero, un ulteriore salasso alle nostre pensioni. Questi signori governanti, mentre mantengono i loro privilegi, invece di andare a prendere i soldi dove ci sono (paradisi fiscali ed evasione), LI TOLGONO AI PENSIONATI. Con le varie leggi sulle pensioni, a partire da quella Amato/Dini per finire a quella Fornero, il sistema pensionistico italiano è diventato il PEGGIORE d’Europa. Un sistema contributivo che penalizza e penalizzerà fortemente le prossime generazioni. Per questo motivo è necessario una grande battaglia che coinvolga non solo i pensionati attuali, ma soprattutto i lavoratori e i giovani, per cambiare una legge antidemocratica e anticostituzionale che conduce il popolo italiano verso pensioni miserabili


Trento,  8 agosto 2015


lunedì 27 luglio 2015

INTERVENTO DEL FONDO DI GARANZIA IN CASO DI APERTURA DELLA PROCEDURA DI LIQUIDAZIONE DEL PATRIMONIO

2.   Modalità di intervento del Fondo di garanzia

La liquidazione ex art. 14-ter L. 3/2012 presenta molte affinità con il fallimento e con la
 liquidazione coatta amministrativa; tuttavia, questa procedura può essere aperta solo
 nei confronti di datori di lavoro non soggetti alla Legge Fallimentare, di conseguenza,
 il Fondo di garanzia potrà intervenire alle condizioni previste dall’art. 2, comma 5 della
 L. 297/82.
Come noto i requisiti per accedere alle prestazioni del Fondo di garanzia in caso di
 datore di lavoro non assoggettabile a procedura concorsuale sono:
  1. cessazione del rapporto di lavoro subordinato;
  2. dimostrazione che il datore di lavoro non è assoggettabile alle procedure concorsuali 
  3. di cui al RD 267/1942 (fallimento, amministrazione controllata e liquidazione
  4.  coatta amministrativa);
  5. insufficienza delle garanzie patrimoniali del datore di lavoro;
  6. esistenza del credito per TFR e ultime tre mensilità di retribuzione rimasto insoluto.

Per quanto riguarda il requisito della cessazione del rapporto di lavoro, che deve essere
 sempre verificato con le dichiarazioni presenti in UNILAV, si rinvia al par. 3.1.1.
 lett. a) della circolare 74/2008.
I requisiti della non applicabilità al datore di lavoro delle procedure concorsuali
 previste dalla Legge Fallimentare e dell’insufficienza delle garanzie patrimoniali,
 sono dimostrati dall’adozione da parte del Tribunale del decreto di apertura della 
procedura di liquidazione del patrimonio ex art. 14-ter L. 3/2012, che, come già 
precisato, è equiparato ad un atto di pignoramento (art. 14-quinquies, comma 3
 della L. 3/2012).

Il flop del reato di clandestinità: "Verrà abolito, è solo un peso per lo Stato"

Inutile e costoso: dopo le esternazioni del ministro Orlando, i tempi sembrano maturi per l’abrogazione di quella che è stata considerata una misura “propagandistica”. Savio (Asgi): “Ci si trova nella situazione di fare processi a persone inesistenti, che nel frattempo sono andate vie dall’Italia”

24 luglio 2015
ROMA - “Inefficace, con una capacità limitata, se non nulla, di deterrenza”. Con queste parole in Commissione Affari costituzionali al Senato, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha spiegato perché a breve sarà abolito il reato di clandestinità, come già deliberato dal Parlamento un anno fa. I tempi sono maturi, infatti, perché quella che da più parti è da sempre stata considerata una misura solo “propagandistica e ideologica” venga definitivamente abrogata. La cancellazione rientra tra i provvedimenti previsti nella legge delega sulle “pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio”, già approvata. Nelle scorse settimane è statacompletata anche la redazione del decreto delegato che dà attuazione alla delega. Ora manca solo l’ultimo step, ma come ha spiegato il ministro, le intenzioni del Governo sono chiare: “L'abrogazione del reato di immigrazione clandestina non solo comporterà un risparmio di risorse, giudiziarie e amministrative – sottolinea Orlando -, ma produrrà anche effetti positivi per l’efficacia delle indagini in materia di traffico di migranti e favoreggiamento all'immigrazione clandestina”.

Treviso – Quando l’abuso diventa la regola

Oggi 24 Luglio la Questura ha notificato a Sergio Zulian, Portavoce di Adl Cobas, il foglio di via per tre anni dalla sua stessa città, ovvero Treviso.
Si tratta di un provvedimento abnorme ed assurdo in quanto Sergio risiede a pochi metri dal confine geografico del Comune di Treviso, ma soprattutto Treviso è la città in cui da circa 15 anni svolge la sua attività lavorativa, politica, sociale e sindacale.
Ancora più incredibili sono le motivazioni: Sergio viene accusato di aver partecipato ad un pacifico sit-in davanti alla Prefettura di Treviso, insieme ad altre 70 persone, per chiedere un’accoglienza degna per i profughi, per rivendicare diritti uguali per tutti, per protestare contro il pogrom razzista di Quinto di Treviso del giorno prima e per chiedere le dimissioni del Prefetto Marrosu che in questi mesi ha gestito in modo scandaloso le politiche di accoglienza.
Ricordiamo che, nemmeno fossimo in Alabama 50 anni fa, mentre ai razzisti del Ku Klux Klan veniva lasciata via libera a Quinto di Treviso, i manifestanti per i diritti civili sono stati portati via in manette, con violenza, trattenuti per oltre 5 ore in Questura. Il questore aveva anche emesso 5 ordini d’arresto, subito annullati dal Magistrato di turno che in 12 ore ha completamente smontato il castello di bugie messo in piedi dalla Questura stessa.
Risulta evidente che a Treviso esiste una gravissima questione democratica, poiché il Questore pensa di poter intervenire a suo piacimento ed in modo autoritario nella vita politica della città, oltretutto sottraendosi a qualsiasi tipo di controllo democratico.

sabato 25 luglio 2015

23 luglio 2015 presidio CoNUP Milano Piazzale Velasquez,














Padova 20 luglio 2015: prima riunione per costruzione del coordinamento pensionati uniti in Veneto (CONUP)

L’assemblea di Padova del 20 luglio, promossa dal CoNUP (Coordinamento Nazionale Unitario Pensionati di oggi e di domani), ha visto la partecipazioni di numerosi pensionati e di alcune organizzazioni territoriali (ADL COBAS Veneto, Il sindacato è un’altra cosa “Opposizione CGIL”, CUB Padova, SISA, Si Può,  alcuni esponenti provinciali e regionali dello SPI-CGIL, ORSA Sapens Veneto, CIL pensionati). Gli interventi hanno evidenziato che l’attuale sistema pensionistico è il peggiore d’Europa e penalizzerà fortemente i lavoratori e le future generazioni. Per tali ragioni il CoNUP non può essere un coordinamento di soli pensionati, ma deve vedere attivamente la partecipazione anche dei giovani e dei lavoratori.


Tutte le Organizzazioni partecipanti e i pensionati presenti, hanno sottolineato la necessità di lavorare assieme per portare avanti la costruzione del CoNUP, per respingere i nuovi attacchi verso i pensionati  che Boeri ha paventato nelle recenti dichiarazioni, per costruire un dibattito al fine di definire una proposta di legge per un sistema pensionistico che cambi  quello attuale e dia prospettive dignitose anche alle future generazioni. Tutti hanno convenuto di costruire un percorso unitario di mobilitazione, contro il decreto elemosina di Renzi, che di fatto svuota i contenuti della sentenza della Corte Costituzionale 70/2015.

Pertanto sul territorio si lavorerà per sensibilizzare tutti i pensionati interessati,  affinchè inoltrino la lettera all’Inps per ottenere quanto previsto dalla CC. A settembre, in occasione dell’assemblea nazionale che si terrà a Roma il giorno 9, si farà il punto della situazione e si deciderà come proseguire.

E’ emersa anche la necessità di coordinarsi insieme per discutere di problemi che riguardano tutti come la difesa del welfare, del sistema sanitario, del lavoro ecc.

Al termine dell’assemblea si è creato un gruppo di volenterosi di diverse organizzazioni sindacali e associazioni sociali che si sono presi l’impegno di proseguire nelle iniziative sul territorio e in regione Veneto per costruire il CONUP anche nel Veneto e avviare una discussione su come lottare in difesa del welfare e di tutti i problemi che sono da affrontare insieme.


L’assemblea di Padova del 20 luglio 2015

Prosecuzione della discussione per costruire una rete tra diversi soggetti sindacali di base, comitati e associazioni di cittadini.

Sabato mattina 18 luglio ’15 presso la sede sindacale della stazione centrale di Milano si è svolto l’incontro tra alcuni  sindacati di base, comitati e associazioni di cittadini per continuare la discussione sulla costruzione di una rete erano presenti: Adl Varese, LAS, SISA, CoNUP, Coordinamento Milanese Solidarietà, alcuni rappresentanti COBAS.

La discussione ha sottolineato la volontà dei presenti di continuare ad operare per una maggiore azione unitaria  dei sindacati di base e dei comitati di lotta, ritenendo positive le iniziative comuni già avviate, come Forum diritto lavoro, Rete Salute Lombardia, Coordinamento Pensionati, Coordinamento autoferrotranvieri, ecc.

Si propone di avviare assemblee regionali,  da costruire insieme a tutti, anche al fine di una partecipazione dei rappresentanti territoriali delle diverse organizzazioni, per favorire scambi di esperienza, per costruire mobilitazioni e proposte unitarie.

Su proposta del rappresentante dei Cobas si è convenuto utile promuovere il dialogo con il Laboratorio per lo sciopero sociale.


Milano. 18 luglio ’15

venerdì 24 luglio 2015

Decreto legislativo n. 80 del 15 giugno 2015 in attuazione dell’art. 1, commi 8 e 9 della legge delega n. 183 del 2014 (Jobs Act)

Premessa
1. Le lavoratrici ed i lavoratori dipendenti possono fruire dell’eventuale periodo di congedo parentale ancora spettante fino al compimento dei 12 anni di età del figlio oppure fino a 12 anni dall’ingresso in famiglia del minore adottato/affidato. La novità riguarda periodi fruiti entro il 2015.
2. I periodi di congedo fruiti fino a 6 anni di età del figlio, oppure fino a 6 anni dall’ingresso in famiglia del minore adottato/affidato, sono indennizzati al 30% della retribuzione media giornaliera a prescindere dalle condizioni di reddito del genitore richiedente. La novità riguarda i periodi fruiti entro il 2015.
3. La fruizione del congedo parentale tra il 25 giugno 2015 e il 31 dicembre 2015 è coperta da contribuzione figurativa fino al 12° anno del bambino ovvero fino al 12° anno di ingresso del minore in caso di adozione o affidamento; nei limiti temporali ai quali è sottoposta la riforma in oggetto, l’allungamento della fruibilità del congedo parentale si applica anche al beneficio di cui al comma 5 dell’art.35  del D.lgls.151/2001.
4.Le domande all’INPS, anche per i periodi fruibili in base alla riforma, sono presentate on line, fatto salvo il periodo transitorio dal 25 giugno alla data dell’aggiornamento della procedura di presentazione delle domande.

Rilascio della procedura di gestione delle domande di assegno di natalità

  1. Precisazioni e istruzioni operative sull’assegno di natalità di cui all’articolo
  2.  1, commi da 125 a 129 della Legge 23 dicembre 2014, n. 190.


Con la circolare n.93 dell’8/05/2015 sono state impartite le prime indicazioni sull’assegno di
 natalità di cui all’articolo 1, commi da 125 a 129 della Legge 23 dicembre 2014, n. 190 e
 di cui al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2015 pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale n. 83 del 10 aprile 2015 contenente le relative disposizioni attuative del
 beneficio in oggetto.
L’11 maggio 2015 è stata rilasciata la procedura di acquisizione delle domande che, come
 precisato con circolare n.93/2015 devono essere presentate all’INPS esclusivamente in
 via telematica mediante una delle seguenti modalità:

  • WEB - Servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino tramite PIN 
  • dispositivo attraverso il portale dell’Istituto (www.inps.it - Servizi on line);
  • Contact Center Integrato - numero verde 803.164 (numero gratuito da rete fissa)
  •  o numero 06 164.164 (numero da rete mobile con tariffazione a carico
  •  dell’utenza chiamante);
  • Enti di Patronato attraverso i servizi offerti dagli stessi

Come previsto dalle disposizioni normative la gestione e la liquidazione delle domande sono
di competenza dell’Istituto che provvede al pagamento mensile dell’assegno,  il cui importo
 è pari a 80  euro  se l’ISEE del nucleo familiare non è superiore a  25.000 euro annui, oppure
 160 euro se l’ISEE non supera i 7.000 euro annui.

Assegnazione risorse finanziarie per il pagamento degli ammortizzatori sociali in deroga relativi a periodi di competenza 2015.


Con circolare n.107 del 27 maggio 2015 sono state previste indicazioni normative ed istruzioni
operative alle sedi per la gestione ed il pagamento degli ammortizzatori sociali in deroga per
 periodi di competenza relativi alle annualità 2014 e 2015.


In data 8 luglio 2015 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con
il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha emanato il decreto n.90973, che assegna risorse
finanziarie alle Regioni e alle Province autonome, per gli ammortizzatori sociali in deroga pari a
500 milioni di euro, a valere sul Fondo Sociale per l’Occupazione e Formazione, di cui all’art.18,
 comma 1, lettera a), del decreto-legge 29 novembre 2008, n.185, convertito, con
modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n.2, secondo il piano di riparto tra le
Regioni di seguito indicato.


Schema ripartizione risorse:

prolungamento del congedo parentale per figli con disabilità in situazione di gravità. Elevazione dei limiti temporali di fruibilità da 8 a 12 anni.

Il Decreto Legislativo  15 giugno 2015, n. 80 “misure per la conciliazione delle esigenze di cura,
vita e di lavoro,  in attuazione dell’articolo 1 commi 8 e 9 della legge 10 dicembre 2014, n. 183”
apporta, in  via sperimentale per il solo anno 2015, modifiche al Decreto Legislativo n. 151 del
 26 marzo 2001.

In particolare, l’articolo 8 del precitato Decreto Legislativo n.80/2015 interviene
nell’ambito delle disposizioni contenute nell’art. 33 del decreto legislativo n. 151/2001
ridefinendo, in via sperimentale  per il solo anno 2015, il limite di età del figlio con disabilità
in situazione di gravità entro cui i genitori possono fruire del prolungamento del congedo
 parentale.

Il previgente dettato normativo, prevedeva che il prolungamento del normale congedo parentale
 per figli con disabilità in situazione di gravità (ai sensi dell’art. 3 comma 3 della legge
 n. 104/1992) potesse essere fruito per un periodo massimo di tre anni entro il compimento
dell’ottavo anno di vita del bambino.

Il novellato art. 33 del Decreto Legislativo n. 151/2001 stabilisce, invece, la possibilità per
 i genitori  di fruire del predetto beneficio entro il dodicesimo anno di vita del figlio con
 disabilità in situazione di gravità.

Dal dettato normativo dei novellati  artt. 33 e 36 del D.lgs. n. 151/2001 si evince,
inoltre, che l’ampliamento dell’arco temporale entro cui fruire del prolungamento del
congedo parentale trova applicazione anche per i casi di adozione, nazionale e
 internazionale, e di affidamento. Pertanto, per l’anno 2015, il prolungamento  del
congedo parentale può essere fruito dai genitori adottivi e affidatari, qualunque
 sia l’età del  minore,  entro  12  anni (e non più 8 anni) dall'ingresso del minore in
 famiglia. Rimane fermo che il prolungamento del congedo parentale non può
essere fruito oltre il raggiungimento della maggiore età del minore.

giovedì 23 luglio 2015

Rifugiati o irregolari? Ecco chi ha diritto alla protezione in Italia

In questi giorni di proteste anti immigrati si sente ripetere che chi arriva deve essere rimandato a casa perché non è un rifugiato. In realtà lo scorso anno il nostro paese ha riconosciuto una forma di protezione al 60 per cento dei richiedenti. Il Cir: “Bufala dire che accogliamo solo dei pericolosi irregolari”

22 luglio 2015
ROMA – “Non sono profughi, vengono dall’Africa sub sahariana, non scappano da nessuna guerra. Sono solo clandestini”. E’ questa una delle frasi che abbiamo sentito ripetere più spesso in questi giorni di proteste anti immigrati a Roma e a Treviso. Unleitmotiv che genera confusione su chi ha diritto o meno a restare legalmente nel nostro paese. Ma quali sono le forme di protezione che un migrante può ottenere in Italia?
LE 4 FORME DI PROTEZIONE
In Italia ci sono diverse forme di protezione internazionale:è richiedente asilo chi si trova al di fuori dei confini del proprio paese e presenta una domanda per l’ottenimento dello status di rifugiato politico. Il rifugiato è colui che è riconosciuto, in base ai requisiti stabiliti dalla convenzione di Ginevra del 1951,“nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato”. C’è poi il beneficiario di protezione sussidiaria, cioè colui che, pur non rientrando nella definizione di rifugiato, necessita di una forma di protezione internazionale perché in caso di rimpatrio sarebbe in serio pericolo a causa di conflitti armati, violenza generalizzata o per situazioni di violazioni massicce dei diritti umani. Infine si riconosce laprotezione umanitaria, a colui che, pur non rientrando nelle categorie sopra elencate di rifugiato e beneficiario di protezione sussidiaria, viene reputato come soggetto a rischio per gravi motivi di carattere umanitario.

Unioni civili, la Corte Ue condanna l'Italia. "E ora subito la legge"

Le reazioni alla sentenza che impone al nostro paese di riconoscere legalmente le coppie dello stesso sesso. Zan (Pd): "Non si può fare finta di nulla". Scotto (Sel): "Renzi non perda altro tempo". Gaylib: "Ora le unioni civili sono il minimo sindacale"

21 luglio 2015
BRUXELLES - Le coppie dello stesso sesso devono essere riconosciute legalmente in Italia. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo che ha sede a Strasburgo, condannando oggi l'Italia per la violazione dei diritti di tre coppie gay. Secondo Strasburgo l'Italia non ha rispettato la vita privata e familiare di queste persone che ormai vivono stabilmente una relazione di coppia e ha imposto 5 mila euro di risarcimento a testa per danni morali. Le tre coppie, di Milano, Trento e Lissone, vicino Monza, si erano recate presso i loro comuni di appartenenza chiedendo di ottenere le pubblicazioni per il matrimonio, ma la loro richiesta era stata respinta. Gli avvocati delle coppie si sono detti soddisfatti della decisione odierna rendendo noto che la sentenza di Strasburgo non è specifica sui matrimoni gay, ma individua la necessità di una regolamentazione giuridica.
Le reazioni non si sono fatte attendere. "La condanna della Corte di Strasburgo è un ulteriore schiaffo al Parlamento italiano", così il presidente di Equality Italia, Aurelio Mancuso, "L'Italia deve legiferare al più presto rispetto al riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali". Per l'associazione Gaylib "ora le unioni civili sono il minimo sindacale".

Cresce il disagio sociale nelle stazioni. "Grido di allarme al Sud per i minori"

Lo dice il rapporto Onds presentato oggi a Roma: 31.702 utenti nel 2014 (26 per cento in più). Radicchi: “Allarmante aumento povertà e disagio. In particolare, i minori non accompagnati, intercettati meglio dalla malavita che dalle istituzioni”

20 luglio 2015
ROMA - Aumentano le persone senza fissa dimora che si rivolgono agli help center delle stazioni italiane: sono stati 31.702 nel 2014 (il 26 per cento in più rispetto all’anno precedente), un numero che corrisponde a circa due terzi di tutti i senza dimora censiti dall'Istat nel nostro paese. Di questi 17.184 sono nuovi utenti (il 43 per cento in più rispetto al 2013). Lo dice il rapporto dell’Osservatorio nazionale sul disagio e sulla solidarietà nelle stazioni italiane (Onds), presentato oggi a Roma, nella sede di Ferrovie dello Stato .
“Sono numeri allarmanti che sottolineano un aumento preoccupante della povertà e del disagio sociale - sottolinea Alessandro Radicchi, direttore di Onds – è difficile avere dati sulle  persone senza fissa dimora, così come è difficile inquadrare il tema della povertà estrema. Ma il nostro è un osservatorio privilegiato – spiega – l’hardware sono i nostri operatori e il software, Anthology, è un sistema di monitoraggio creato per l’attività dei nostri centri. Ee dal 1 agosto diventerà lo strumento ufficiale per censire le persone senza dimora di Roma Capitale. Una sorta di antologia condivisa per poter dire quali persone abbiamo davanti. Di certo il rapporto dice che c’è un aumento preoccupante: 31.702 nel 2014 corrispondono al 26 per cento in più di utenti, ma va anche ricordato che ci sono stati 330 mila interventi a bassa soglia, che riguardano le persone che non si fanno registrare, ma che come utenti anonimi si rivolgono a noi per chiedere un  panino o di potersi fare una doccia”.

Finlandia pronta a sperimentare la fine del lavoro

Forma di reddito universale: sarebbe la prima volta in Europa. Potrebbe anche arrivare a mille euro al mese, rendendo l'impiego una "scelta di vita".

Juha Sipila, politico e imprenditore finlandese, è salito alla carica di primo ministro dal 29 maggio di quest'anno.
HELSINKI (WSI) - I paesi scandinavi sono conosciuti in tutto il mondo per un sistema di welfare funzionante che protegge chi si trova senza un impiego senza al contempo gravare eccessivamente sul debito pubblico.

Nessuno avrebbe mai pensato, però, che un governo - per giunta di centro destra - potesse arrivare a tanto. Il progetto di legge annunciato dal nuovo primo ministro Juha Sipila, in carica da fine maggio, è un esempio più unico che raro in Europa. Mai prima d'ora un governo aveva presentato un piano per un reddito minimo così alto e di così ampia portata.

Un reddito universale di fino a 1.000 euro per tutti i cittadini, a prescindere dalla loro età o situazione sociale, renderebbe il lavoro una "scelta di vita". Sarebbe infatti sufficiente a condurre una vita modesta, ma dedita completamente al tempo libero e agli interessi personali, oltre ai doveri di famiglia e burocratici.

Grazie al suo petrolio, Helsinki ha un Pil pro capite superiore a quello della Germania o della Francia. Il rapporto tra debito e Pil è del 59,3%. Nove anni prima era del 41,7%. Il paese si può considerare uno di quelli ricchi e virtuosi dell'area euro.

Il programma sarebbe possibile grazie al fatto che in Finlandia tutti pagano le tasse e grazie anche al taglio deciso del numero di funzionari pubblici incaricati dei programmi sociali.

Il progetto, un'utopia dagli effetti perversi per i critici, è sostenuto da gran parte dei partiti politici. Alcuni evocano una retribuzione base più bassa, intorno ai 500 euro, ma c'è chi come i liberali che desidererebbe arrivare a 850-1.000 euro.

All'inizio il reddito di cittadinanza sarebbe introdotto nelle regioni che hanno i tassi di disoccupazione più alti. In caso di successo dell'iniziativa sarebbe esportato altrove.

La percentuale dei senza lavoro su scala nazionale, nonostante un'economia solida, è elevata, al 9%. Con la misura il governo spera di ridurre i disagi sociali, guadagnando una certa popolarità in patria ma anche all'estero.

lunedì 20 luglio 2015

Migranti, 150 mila in 6 mesi. E per la prima volta la Grecia supera l’Italia

I dati europei da gennaio a giugno 2015 diffusi dall’Oim. Nella penisola ellenica sono arrivate quasi 76 mila persone, contro 74mila in Italia. In crisi l’accoglienza”. Ieri l’ultima strage, 1.900 finora i morti nel Mediterraneo, il doppio rispetto allo scorso anno

10 luglio 2015
ROMA – L’ultimo naufragio è di ieri sera: 12 persone sono morte a 40 miglia dalla Libia nel tentativo di raggiungere l’Europa. Una tragedia che fa aumentare la lunga dellevittime del mare: 1.900 dall’inizio dell’anno, più del doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La stima è dell’Organizzazione mondiale delle migrazioni. Dall’inizio del 2015 . sono state più di 150mila le persone soccorse e sbarcate in Europa: la quasi totalità degli arrivi, secondo le stime dell’Oim, è stata registrata in Greciacon 75.970 arrivi e in Italia 74.009 (il dato ufficiale del ministero dell’Interno fermo al 30 giugno è di 70.354 arrivi, ma l’Oim presente nei punti di sbarco parla di almeno quattromila arrivi in più).

Sempre più armi italiane ai paesi in guerra, un mercato che non conosce crisi

A 25 anni dall’entrata in vigore della legge che vieta l’esportazione di armi in zone dove sono in corso conflitti, i dati della Rete Italiana Disarmo. Il Parlamento ha concesso autorizzazioni per 54 miliardi di euro. Le armi made in Italy finiscono in 123 nazioni

09 luglio 2015
ROMA - Sono passati 25 anni dalla di approvazione della legge 185/90 “Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” che vieta l’esportazione di armi in paesi in cui è in corso un conflitto armato. Eppure ancora oggi l’Italia vende pistole e fucili in 123 paesi al mondo per un valore di 54 miliardi di euro di autorizzazioni e 36 miliardi di controvalore per effettive consegne di sistemi d’arma. Sono i dati presentati oggi alla Camera dalla Rete Italiana per il Disarmo.
La legge 185/90 prevede non solo il divieto di esportazione di armamenti verso paesi in stato di conflitto ma anche verso paesi in cui sono violati i diritti umani. Nei primi anni di applicazione i principi innovativi della legge e il controllo, esercitato anche tramite una relazione al Parlamento da parte del Governo, hanno permesso la diminuzione della vendita verso paesi con situazioni problematiche. Un trend che dal 2009 ha cambiato verso. Secondo Giorgio Beretta analista di Opal Brescia: “I numeri non mentono: l’Italia ha venduto armi soprattutto in Medio Oriente e nel Nord Africa, regioni tra le più turbolente e le autorizzazioni del Parlamento sono aumentate. Sapere con precisione a quale paese vendiamo riguarda in primo luogo la nostra stessa sicurezza”. Nel complesso esportiamo pistole, fucili, carabine italiane negli Usa, in Gran Bretagna, Arabia Suadita, Emirati Arabi Unici ma anche Germania, Turchia, Francia e Spagna.  Le nostre armi finisco anche in Malesia, Algeria, India, Pakistan.

venerdì 17 luglio 2015

GALLARATE Appalti in ospedale, l’inchiesta si allarga

Il sistema degli appalti gonfiati non riguarderebbe solo l'ospedale gallaratese. Chiuso un troncone (4 richieste di rinvii a giudizio) se ne apre un altro in Piemonte con altri indagati.

Sei persone denunciate, tra cui due funzionari pubblici di due ospedali (Gallarate e Torino) e vari dirigenti d’azienda oltre a ben 2,5 milioni di euro sequestrati. Si è conclusa con una conferenza stampa congiuntal’indagine “Clean Hospital” sul complesso mondo degli appalti nella sanità pubblica che getta un faro sul funzionamento, spesso non proprio trasparente, dei controlli da parte dell’amministrazione
Questi i risultati  raggiunti in un anno e mezzo di indagine, partita da un esposto del Movimento 5 Stelle regionale e condotta  dalla Guardia di Finanza Gallarate, guidata dal capitano Precentino Corona, e dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio con il sostituto procuratoreLuigi Furno.

Ttip, l'Europarlamento si impegna a non abbassare gli standard Ue

Approvata ad ampia maggioranza una risoluzione che esprime la volontà di non abbassare gli standard europei sull'ambiente, il sociale, il benessere degli animali e la diversità culturale. Le critiche e i timori di Acli e Cospe

08 luglio 2015
STRASBURGO - Raccomandazioni più forti e a tutela degli standard europei alla Commissione Ue per trattare sul TTIP, il controverso Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti. Le ha deciso l'Europarlamento approvando a Strasburgo ad ampia maggioranza una risoluzione che esprime la volontà di non abbassare gli standard europei sull'ambiente, il sociale, il benessere degli animali e la diversità culturale. L'esito di oggi è arrivato dopo molte settimane di ritardi dovute a una spaccatura all'interno del gruppo dei socialisti dell'Eurocamera.

"Chiediamo un processo più trasparente, forti diritti per i lavoratori e la protezione dei nostri dati personali e dei servizi pubblici", ha detto il relatore per il Parlamento Ue, l'eurodeputato tedesco Bernd Lange. "Insistiamo sul fatto - ha continuato Lange - che il diritto dei legislatori di entrambe le sponde dell'Atlantico a legiferare non sia compromesso da tribunali arbitrali privati o altri enti. Abbiamo dato indicazioni chiare alla Commissione su quale tipo di accordo vogliamo. E se alla fine l'accordo sarà negativo, lo respingeremo. Se sarà un buon accordo, voteremo a favore".

Sfruttati e rassegnati: 14 ore al giorno nelle serre, “ma guai a lamentarsi”

Nelle piantagioni dell’Agro Pontino 30 mila indiani vivono e lavorano a cottimo raccogliendo ortaggi per meno di 4 euro l’ora, senza diritti né ferie. Qualcuno inizia a far sentire la sua voce, ma il “padrone” resta una persona da rispettare sempre e comunque

05 luglio 2015
SABAUDIA – Sono tanti, tantissimi, circa 30mila. Un esercito di sfruttati che lavora 14 ore al giorno sotto il sole, in serre la cui temperatura sfiora i 50 gradi. Non si vedono facilmente anche se vivono in tutto l’Agro Pontino. Questi braccianti agricoli, infatti, lavorano nascosti dietro tendoni neri, piegati ore ed ore a raccogliere gli ortaggi che finiscono sulle nostre tavole.

PELLEGRINI PULIZIE Agusta: MA GLI SPOGLIATOI SONO IN REGOLA?

chiederemo all’ASL di verificare i 2 spogliatoi

D.lgs. 9 aprile 2008, n. 81
TESTO UNICO SULLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

1.11. Locali di riposo e refezione

1.12. Spogliatoi e armadi per il vestiario

1.12.1. Locali appositamente destinati a spogliatoi devono essere messi a disposizione dei lavoratori quando questi devono indossare indumenti di lavoro specifici e quando per ragioni di salute o di decenza non si può loro chiedere di cambiarsi in altri locali.
1.12.2. Gli spogliatoi devono essere distinti fra i due sessi e convenientemente arredati. Nelle aziende che occupano fino a cinque dipendenti lo spogliatoio può essere unico per entrambi i sessi; in tal caso i locali a ciò adibiti sono utilizzati dal personale dei due sessi, secondo opportuni turni prestabiliti e concordati nell’ambito dell’orario di lavoro.
1.12.3. I locali destinati a spogliatoio devono avere una capacità sufficiente, essere possibilmente vicini ai locali di lavoro aerati, illuminati, ben difesi dalle intemperie, riscaldati durante la stagione fredda e muniti di sedili.
1.12.4. Gli spogliatoi devono essere dotati di attrezzature che consentono a ciascun lavoratore di chiudere a chiave i propri indumenti durante il tempo di lavoro.
1.12.5. Qualora i lavoratori svolgano attività insudicianti, polverose, con sviluppo di fumi o vapori contenenti in sospensione sostanze untuose od incrostanti, nonché in quelle dove si usano sostanze venefiche, corrosive od infettanti o comunque pericolose, gli armadi per gli indumenti da lavoro devono essere separati da quelli per gli indumenti privati.

1.13.2. Docce

1.13.2.1. Docce sufficienti ed appropriate devono essere messe a disposizione dei lavoratori quando il tipo di attività o la salubrità lo esigono.
1.13.2.2. Devono essere previsti locali per docce separati per uomini e donne o un’utilizzazione separata degli stessi. Le docce e gli spogliatoi devono comunque facilmente comunicare tra loro.
1.13.2.3. I locali delle docce devono essere riscaldati nella stagione fredda ed avere dimensioni sufficienti per permettere a ciascun lavoratore di rivestirsi senza impacci e in condizioni appropriate di igiene.
1.13.2.4. Le docce devono essere dotate di acqua corrente calda e fredda e di mezzi detergenti e per asciugarsi.

1.13.3. Gabinetti e lavabi

1.13.3.1. I lavoratori devono disporre, in prossimità dei loro posti di lavoro, dei locali di riposo, degli spogliatoi e delle docce, di gabinetti e di lavabi con acqua corrente calda, se necessario, e dotati di mezzi detergenti e per asciugarsi.


C. Costa 15 Luglio 2015

Amianto: condannati undici ex dirigenti Pirelli

Sono stati condannati dal Tribunale di Milano a pene fino a 7 anni e 8 mesi di reclusione

Sono stati condannati dal Tribunale di Milano a pene fino a 7 anni e 8 mesi di reclusione undici ex dirigenti Pirelli accusati di omicidio colposo in relazione a una ventina di casi di operai morti per forme tumorali provocate dall'esposizione all'amianto. Gli operai lavoravano negli stabilimenti milanesi tra gli anni Settanta e Ottanta.
Dopo la lettura della sentenza emessa dal giudice della sesta sezione penale del Tribunale di Milano Raffaele Martorelli, alcuni parenti delle vittime hanno esultato in aula. Membri di Medicina Democratica e dell'Associazione italiana esposti amianto, parti civili nel processo, hanno esposto striscioni. "Abbiamo dimostrato che uniti si vince - hanno spiegato - questa volta siamo riusciti a far condannare il padrone".
Nelle scorse udienze il pm di Milano Maurizio Ascione aveva chiesto la condanna a pene fino a 8 anni di reclusione per 8 ex dirigenti e l'assoluzione per altri 3 ex manager Pirelli imputati (Gabriele Battaglioli, Roberto Picco e Carlo Pedone). I difensori, invece, avevano chiesto l'assoluzione di tutti gli ex dirigenti. Oggi sono stati quindi condannati Ludovico Grandi e Gianfranco Bellingeri, amministratori delegati della Pirelli negli anni '80, rispettivamente a 4 anni e 8 mesi e a 3 anni e 6 mesi di carcere. Condanne anche per Guido Veronesi (6 anni e 8 mesi), fratello dell'oncologo ed ex ministro Umberto Veronesi, Gabriele Battaglioli (3 anni), Piero Giorgio Sierra (6 anni e 8 mesi), Omar Liberati (3 anni e 6 mesi), Gavino Manca (5 anni e 6 mesi), Armando Moroni (3 anni), Roberto Picco (3 anni), Carlo Pedone (3 anni) e Luciano Isola (7 anni e 8 mesi, la pena più consistente).
Tutti facevano parte del consiglio di amministrazione dell'azienda tra gli anni '70 e gli anni '80. Gli operai, che si sono poi ammalati di forme tumorali gravi o sono morti per mesotelioma pleurico, secondo l'accusa lavoravano dentro gli stabilimenti milanesi senza alcun sistema di protezione. Hanno subito dunque, secondo l'impianto accusatorio del pm Ascione, esposizioni "massicce e ripetute" all'amianto che negli anni successivi hanno causato le malattie e le morti. Per alcuni imputati il giudice della sesta sezione penale del Tribunale di Milano Raffaele Martorelli oggi ha disposto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Gli ex manager sono stati anche assolti da alcune imputazioni con la formule "per non aver commesso il fatto" o prosciolti con sentenza di non luogo a procedere per prescrizione del reato. "Siamo estremamente soddisfatti, finalmente il Tribunale di Milano ha riconosciuto che morire sul lavoro è un reato", ha spiegato l'avvocato Laura Mara, legale dell'Associazione italiana esposti amianto e di Medicina democratica, parti civili nel processo. "Questa sentenza è in linea con le recenti pronunce della Corte di Cassazione - ha sottolineato - e dimostra che l'impianto accusatorio ha retto". Nelle scorse settimane altri processi a Milano con al centro morti di operai provocate dall'esposizione all'amianto, che avevano coinvolto ex dirigenti della centrale Enel di Turbigo e della Franco Tosi di Legnano, si erano invece conclusi con l'assoluzione di tutti gli imputati.
Il Tribunale di Milano ha condannato gli undici ex manager Pirelli e il responsabile civile Pirelli Tyre Spa al pagamento di unaprovvisionale complessiva da 520 mila mila euro per le parti civili e al risarcimento dei danni da quantificare in sede civile. In particolare è stata disposta una provvisionale da 200 mila euro per la moglie e la figlia di un operaio morto per forme tumorali provocate, secondo l'accusa, dall'esposizione all'amianto, 300 mila euro per l'Inail e 20 mila euro per Medicina Democratica e l'Associazione italiana esposti amianto. La maggior parte dei parenti delle vittime avevano già ricevuto un risarcimento fuori dibattimento e si erano ritirati dal processo.

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

SEA spa:

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

IL GIUDICE:
“annulla il licenziamento di FERLA Salvatore;
condanna SEA s.p.a. alla reintegrazione di FERLA Salvatore nel posto di lavoro e al pagamento di un’indennità risarcitoria commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento (9 marzo 2015) sino a quello dell’effettiva reintegrazione, dedotto quanto il lavoratore abbia eventualmente percepito, nel periodo di estromissione, per lo svolgimento di altre attività lavorative;
condanna, altresì, SEA s.p.a. al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dal giorno del licenziamento fino a quello della effettiva reintegrazione, maggiorati degli interessi nella misura legale;
condanna la parte soccombente SEA s.p.a. alla rifusione delle spese processuali a vantaggio di FERLA Salvatore.”

Ferla Salvatore era stato licenziato alla fine di febbraio di quest’anno per, a detta dei vertici aziendali, aver usato dei termini ingiuriosi durante una discussione al di fuori dell’orario di lavoro e durante una chiacchierata con i dipendenti della mensa aziendale, mentre il delegato svolgeva normale attività sindacale.

Il licenziamento è sembrato fin da subito lo strumento ideale in mano a SEA per zittire il lavoratore che, componente del coordinamento provinciale del sindacato di Base ADL Varese, continuava nella sua opera di denuncia di situazioni poco chiare e al limite della legalità con continue richieste di intervento alla procura della repubblica e agli organi competenti per le verifiche delle varie situazioni dubbie.

La Segreteria e il Coordinamento di ADL e della Cub Trasporti di Varese esprimono la propria soddisfazione per questa sentenza.

Con questa sentenza si fa luce sul clima che i responsabili aziendali di Sea spa hanno voluto creare per cercare di limitare e condizionare l’attività dei sindacati di base.

Siamo altresì convinti che non è finita qui e che SEA farà comunque ricorso contro questa sentenza, lo sappiamo benissimo, perché comunque a pagare saranno sempre i soliti contribuenti dato che SEA è gestita da un amministrazione nominata da enti pubblici con in testa il Comune di Milano cui ora si dovrà chiedere conto di questi fatti e di queste spese.

Ma Sea deve sapere altrettanto bene, come ha dimostrato questa vicenda, che non ci fermeremo nel denunciare gli sprechi e il malaffare, di chi pensa sempre di governare un’azienda pubblica scaricando, i propri errori e le proprie incapacità, sempre sui lavoratori.

14/7/2015

ADL Varese                                                                        CUB Trasporti