- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

martedì 28 febbraio 2017

Educatrici, si va dal prefetto. Ma i sindacati si spaccano

La decisione è stata presa quasi all’unanimità dalle educatrici. Al momento del voto, i delegati del Csa avevano già abbandonato l’assemblea. La linea del sindacato, infatti, era quella di consultare la funzione pubblica prima di prendere qualsiasi decisione. “Non vi dico quello che vorreste sentirvi dire, ma mi baso sulla normativa”, ha ribadito Angiolino Liguori.
Più dura la posizione di Cgil e Adl, che probabilmente non si presenteranno nemmeno al nuovo tavolo tecnico. Questa netta spaccatura e il malumore che serpeggiava tra le educatrici ha indotto Liguori e i suoi a lasciare la sala del Museo del Tessile.
“L’amministrazione ha alzato un muro – ha sottolineato Paola Busotti (Cgil) – Anche incommissione, solo Valentina Verga (consigliera comunale del Pd, ndr) ha cercato di aiutarci. Purtroppo nessuno ha saputo darci risposte, così come era già accaduto al tavolo tecnico. Piuttosto che perdere ulteriormente tempo, meglio dedicarlo alla scuola”.
Stanno distruggendo un settore – ha rincarato Pina Sculco (Adl) – È arrivato il momento di lottare”.
“C’è poco da dire – ha aggiunto Fausto Sartorato, sempre di Adl – Dateci il mandato di indire lo stato di agitazione e andare in prefettura. Anche i vigili negli ultimi due mesi non prendono l’indennità. Mi auguro sia solo un caso, ma è ora di muoversi”.

accesso anticipato al pensionamento per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti

Nel Supplemento Ordinario n. 57 della Gazzetta Ufficiale n. 297 del 21 dicembre 2016, è stata pubblicata la legge 11 dicembre 2016, n. 232, avente ad oggetto “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019”.

Tale legge, all’articolo 1, commi da 206 a 208, reca disposizioni in materia di accesso anticipato al pensionamento per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, come modificato dalla legge n. 214 del 2011.

In particolare, con effetto dal 1° gennaio 2017, l’articolo 1, comma 206, lettera d), della legge n. 232 del 2016 ha modificato l’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 67 del 2011 prevedendo che, ai fini dell'accesso al beneficio in parola, il lavoratore deve trasmettere la relativa domanda e la necessaria documentazione entro il:

-      1° marzo 2017, qualora perfezioni i prescritti requisiti entro il 31 dicembre 2017;

-      1° maggio 2017, qualora perfezioni i prescritti requisiti dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018.

BUSTO ARSIZIO Indennità tagliate, le educatrici degli asili nido in stato di agitazione

A partire da giugno dell’anno scorso le educatrici degli asili nido di Busto Arsizio, poco meno di una cinquantina di lavoratrici, si sono viste decurtare dalla busta paga l’indennità di turno che avevano sempre regolarmente percepito e hanno iniziato ad attuare alcune forme di protesta a partire da dicembre.
Per riottenere questa somma, che varia dalle 100 alle 150 euro mensili, questa mattina (lunedì) si sono riunite in assemblea per decidere le forme di protesta da intraprendere contro l’amministrazione comunale che – nel nuovo contratto di lavoro – ha escluso l’indennità di turnazione. La decisione che è stata presa dalla maggior parte delle educatrici è quella di dare avvio allo stato di agitazione che porterà le rsu (Adl e Cgil) del Comune davanti al Prefetto per tentare un’ultima mediazione con il datore di lavoro, prima dello sciopero.

domenica 26 febbraio 2017

Il giudice gli dà ragione. Ma non può riavere il posto

«Licenziato in modo pretestuoso. Ora reintegratelo». L’appello del sindacato Adl al sindaco di Samarate per non lasciare a casa Valerio Karayan, ormai ex dipendente del settore cimiteri della Asc. Il suo licenziamento è stato considerato illegittimo dal giudice, ma non è stato reintegrato perché l’azienda, la ex municipalizzata di Samarate in liquidazione, ha meno di 15 dipendenti. Ma il sindaco Leonardo Tarantino ribadisce «totale fiducia nell’operato del liquidatore Ugo Gaspari».
Davanti al giudice del lavoro del Tribunale di Busto Franca Molinari, Karayan ha avuto ragione «su tutta la linea», come fa notare Fausto Sartorato, dell’esecutivo provinciale di Adl. Ma non ha ottenuto il reintegro sul posto di lavoro e adesso deve accontentarsi dell’indennità di disoccupazione. «Sto facendo qualche corso nel settore funebre, busso alla porta delle municipalizzate, ma non ho prospettive» racconta Karayan. Dipendente del settore servizi cimiteriali di Asc dal 2007, nel mese di settembre aveva ricevuto due provvedimenti disciplinari lo stesso giorno, il 23 settembre – per un errore nella compilazione della scheda benzina e un ritardo all’inizio del turno - cui era seguita la contestazione, sempre lo stesso giorno, di un’incoerente compilazione della scheda di percorrenza chilometrica. Così, l’11 ottobre, arriva il licenziamento, per giusta causa, senza preavviso e con effetto immediato. Licenziamento che il giudice, nella sentenza depositata il 10 febbraio, ha dichiarato «illegittimo», condannando Asc a versare cinque mensilità di risarcimento (sulle sei richieste dal legale di Karayan) oltre alle spese legali, ma non imponendo il reintegro.
«Prendiamo atto della sentenza, la legge è così, ma lasciare a casa un lavoratore in questo modo è assurdo, soprattutto per un’azienda pubblica - attacca Sartorato - facciamo un appello affinché venga reintegrato, chiediamo al sindaco di chiedere le dimissioni del liquidatore e alle opposizioni di muoversi per verificare se è stato messo lì per tagliare il personale con scuse banali».

PRESIDIO E RACCOLTA FIRME CONTRO OSPEDALE UNICO GALLARATE BUSTO - ARTICOLO




sabato 25 febbraio 2017

Operaio licenziato, il giudice condanna l’azienda comunale

Il licenziamento dell’operaio cimiteriale è stato illeggitimo e l’azienda comunale di Samarate dovrà pagare gli stipendi arretrati. Per Roberto Karayan, necroforo licenziato lo scorso anno, è però una vittoria a metà, perché il giudice del tribunale di Busto, Franca Molinari, non ha imposto la riassunzione dell’operaio in ASC, che oggi è in liquidazione.
L’operaio cimiteriale (a destra nella foto, con il sindacalista Fausto Sartorato)è stato licenziato nell’estate scorsa, a fronte di una serie di contestazioni in particolare sulla “incerenza del chilometraggio”indicato sulla documentazione e di quello effettivo del mezzo di servizio affidatogli. Il giudice però ha ritenuto che “non è circostanza idonea a giustificare la sanzione espulsiva”, cioè il licenziamento, perchè il comportamento dell’operaio cimiteriale “non sia statto tale da compromettere irrimediabilmente il rapporto di fiducia”.
Il tribunale di Busto ha esaminato il caso nell’udienza dell’8 febbraio e ha emesso la sentenza il 10 febbraio, «condannando ASC a versare 5 mensilità più le spese di lite per 1500 euro (50% del totale) e accertando l’illegittimità» sintetizza Fausto Sartorato, sindacalista del sindacato di base AdL.
Al di là di quanto disposto dalla sentenza, il sindacato contesta l’operato dell’amministratore della società (o meglio: del liquidatore incaricato, Ugo Gaspari) e contesta la fiducia riposta dall’amministrazione comunale. «Con i soldi pubblici è facile gestire le cose: non si paga di tasca propria» attacca Fausto Sartorato di AdL. «Al sindaco chiediamo una riflessione, chiediamo se non è il caso di ammettere che qualche errore è stato commesso dal liquidatore. Karayan è stato licenziato con un pretesto. 

Meno bimbi e indennità tagliate, le educatrici dei nidi: “Paghiamo solo noi”

È proseguito anche nella serata di ieri, giovedì, il muro contro muro tra le educatrici degli asili nido di Busto Arsizio e gli assessori Alessandro Chiesa (che si occupa del personale) e Paola Magugliani (educazione e cultura). In commissione, infatti, il Pd ha presentato due questioni importanti che riguardano il servizio educativo: una richiesta di spiegazioni sulla chiusura dell’asilo Poggi e un’interrogazione sullavicenda dell’abolizione dell’indennità di turno nella busta paga delle educatrici che da giugno del 2016 si sono viste decurtare cifre mensili che vanno dai 100 a i 150 euro (presentate entrambe da Valentina Verga, Pd).

Sciopero in vista

Le lavoratrici hanno negato quest’ultima circostanza e restano convinte che questa decurtazione è ingiusta: «Garantiamo il servizio pur essendo in un numero inferiore e proprio per questo il nostro lavoro è stato organizzato su turni in modo da avvicendarci per mantenere un rapporto educatrici/bambini che rispetti la legge – hanno detto al termine della commissione – visto che non ci viene più riconosciuto economicamente noi non lo garantiremo più». Il rappresentante sindacale Sartorato: «Questa giunta è fatta di dilettanti allo sbaraglio. Siamo allibiti». Lunedì mattina, infatti, le educatrici si troveranno in assemblea sindacale per decidere quali azioni di protesta intraprendere, non è escluso lo sciopero.

Il commento di Valentina Verga

«Vorrei sottolineare come le risposte date ieri che sono state vaghe e contraddittore fanno trasparire quella che appare una scelta politica chiara che è quella di non investire più nel settore educativo e soprattutto nei nidi e scuole per infanzia, scelta che a mio avviso è inaccettabile».

Cosa ne sarà dei due ospedali di Busto e Gallarate

La Regione va avanti, ogni giorno di più, verso l’ospedale unico Gallarate-Busto, ma intanto si organizza anche il fronte dei contrari alla prospettiva del nuovo ospedale “baricentrico” tra le due città.
L’assessore regionale Giulio Gallera è intervenuto oggi, venerdì 24 febbraio, parlando di Gallarate-Busto e del nuovo polo Santi Carlo e Paolo a Milano, per assicurare che «la logica che guiderà le nuove realizzazioni di questi e futuri ospedali in Lombardia non sarà più quella di sostituire un presidio con uno nuovo, ma quello di migliorare e concentrare l’organizzazione sanitaria in un’unica struttura sfruttando gli attuali presidi a funzioni più orientate al territorio».
Il Comitato per la Tutela della Salute sarà davanti ai due ospedali in questo weekend (sabato dalle 16.30 alle 18.30 a Busto, domenica a Gallarate dalle 15.30 alle 17) per spiegare le ragioni della contrarietà eraccogliere firme per il mantenimento dei reparti esistenti e per la riapertura dei reparti già accorpati nelle due sedi. Il Comitato contesta il progetto dell’ospedale unico sostenendo che sia un intervento guidato da logiche privatistiche e di speculazione immobiliare e che non sarà in grado di rispondere alla fase post-acuta.

mercoledì 22 febbraio 2017

OSPEDALE UNICO GALLARATE BUSTO?

I PREPARATIVI PER LA COSTRUZIONE DELL'OSPEDALE UNICO FRA GALLARATE E BUSTO ARSIZIO SONO GIÀ COMINCIATI:

·        si è costituita la A.S.S.T della Valle Olona al posto delle Aziende Ospedaliere di Gallarate e Busto Arsizio
·        sono stati accorpati i reparti di urologia e otorinolaringoiatria a Busto Arsizio e la neurologia a Gallarate
·        a ottobre 2016 è stato istituito il comitato di pilotaggio con il compito di costruire una struttura unica al posto delle due esistenti
·        il 9/11/2016 il Presidente della Regione Lombardia, con la soddisfazione dei sindaci di Gallarate e Busto, ha affermato che l'ospedale unico si farà

PERCHÈ È MEGLIO MANTENERE E MIGLIORARE I SERVIZI DEI DUE OSPEDALI:

·        sono più vicini ai cittadini e più facilmente raggiungibili anche dai paesi limitrofi, da chi è anziano o da mamme e papà con bambini piccoli
·        dispongono di un numero maggiore di posti letto rispetto all'ospedale unico anche prendendo per buone le previsione più ottimistiche già anticipate
·        sono stati oggetto di importanti ristrutturazioni: il padiglione polichirurgico a Busto, il padiglione Trotti Maino e la Traumatologia a Gallarate

L’OSPEDALE UNICO INVECE:

·        favorirà speculazioni edilizie, anche nelle aree degli ospedali dismessi
·        porterà ad una diminuzione di servizi, posti letto e personale
·        si limiterà alla fase acuta e dopo le dimissioni il paziente dovrà arrangiarsi
·        non sarà in grado di rispondere a picchi stagionali di malattia, quando l'afflusso di pazienti si concentra in poche settimane (come per l'influenza)
·        sarà fatto in project financing con l'intervento del privato, che metterà dei soldi solo se potrà guadagnarci

GLI ACCORPAMENTI IN UN SOLO OSPEDALE DEI REPARTI DI UROLOGIA, OTORINO E NEUROLOGIA STANNO DIMOSTRANDO QUEL  CHE ACCADRÀ: MENO POSTI LETTO, MENO OPERAZIONI, AUMENTO DEI TEMPI DI ATTESA.



COMITATO PER LA SALUTE DEL VARESOTTO

martedì 21 febbraio 2017

Busto Arsizio: “Settimana della sicurezza? Meno spot e più concretezza”

BUSTO ARSIZIO – 640 multe, un sesto delle quali dovute a mancanza di revisione o copertura assicurativa. Sono alcuni dei numeriforniti dall’assessorato alla Sicurezza Max Rogora e dal comandante della Polizia localeClaudio Vegetti al termine di una settimana di supercontrolli.
Numeri che, secondo il sindacalista di AdlFausto Sartorato, meritano un’analisi approfondita.
 
“Se fossi un politico – osserva – non mi vanterei, ma mi domanderei se dietro questi dati non ci sia un problema sociale. Chi si muove con l’auto senza assicurazione indubbiamente sbaglia, ma non si può non fare un riflessione. Forse non si tratta solo di negligenza o di voler fare i furbi. Forse la questione è più complessa, e un politico dovrebbe rifletterci sopra”.
 
Sartorato si concentra poi sulle vicende della Polizia locale: “Si è parlato tanto di questa settimana delle sicurezza. E poi? Gli spot non servono. I controlli devono essere quotidiani, ma per questo servono più uomini, non le ore di straordinario”.
A preoccuparlo è anche il mancato pagamento delle indennità di turno. “Anche questo mese non è arrivata, e non è la prima volta. Mi auguro che non ci sia alcun punto di contatto con lavicenda delle educatrici, per la quale siamo pronti a dare battaglia. Le norme contrattuali devono essere rispettate”.

Asilo Nido Busto Arsizio: Articolo


Polizia Locale Busto Arsizio: Articolo


Ospedale Unico Gallarate Busto: Lunghi tempi di attesa


Comune Busto Arsizio: RICHIESTA ARRETRATI CCNL PI E CHIUSURA ASILO NIDO POGGI - ASTENERSI PERDITEMPO

RICHIESTA ARRETRATI CCNL PI E CHIUSURA ASILO NIDO POGGI
ASTENERSI PERDITEMPO
Chi non vuole difendere i lavoratori faccia un altro mestiere

NELL’INTERESSE DEI DIRITTI DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI E’ UTILE CHIARIRE ALCUNI ASPETTI INERENTI LA CLASS ACTION.

Si ribadisce che il governo non è assolutamente intenzionato a riconoscere gli arretrati, tanto è vero che l'accordo firmato da CGIL, CISL e UIL il 30/11/2016, prevede la decorrenza del rinnovo del CCNL dall' 1/1/2016, peraltro a pieno regime (85€ medi) solo con decorrenza 1/1/2019.

Non si capisce perché non si dovrebbero chiedere il risarcimento per il credito maturato relativo agli arretrati a partire dal 2010. La sentenza della Corte Costituzionale, citata da qualcuno (che non l’avrà letta) non ha riconosciuto i legittimi arretrati, purtroppo, ma si è limitata ad obbligare il governo ad avviare la contrattazione da luglio 2015.

Invitiamo pertanto le OO.SS. sempre pronte a innescare sterili polemiche, ad aiutare i loro iscritti e non, a tentare di recuperare il “maltolto” e, non limitarsi a puntare il dito contro chi si sta battendo per salvaguardare i diritti dei lavoratori.

NIDO POGGI: CHI FA GLI “INCIUCI” CON L’AMMINISTRAZIONE
NON FACCIA L’UNITARIO DAVANTI AI LAVORATORI

Nella riunione della Commissione Trattante del 15 febbraio, a seguito di una accesa discussione, i delegati RSU di ADL, accompagnati dal referente provinciale, hanno ritenuto di abbandonare la seduta per i motivi sotto descritti:

Durante la discussione con i rappresentanti dell'Amministrazione, è EMERSO che una certa Organizzazione Sindacale ha fatto un INCOTRO con l'assessore alla cultura, con il comitato dei genitori alla presenza di alcune educatrici dell'asilo nido Poggi, senza coinvolgere gli altri delegati RSU. Fino qui Nulla di strano ma se poi si chiede l'unità di tutti i sindacati senza informarli degli incontri appena fatti, la cosa stridula un po', soprattutto se poi, tanto per cambiare,  non si conclude nulla (lo faranno apposta??).

Noi vogliamo essere propositivi e costruttivi ma non vogliamo perdere tempo in ridicoli teatrini e certi comportamenti non sono rispettosi nei confronti delle/dei lavoratrici/tori che ci hanno votato in loro rappresentanza.
Chi non ha intenzione di tutelare i lavoratori, faccia un altro mestiere.

Busto Arsizio 17 Febbraio 2017


lunedì 20 febbraio 2017

OSPEDALE - GALLARATE - BUSTO ARSIZIO - Trasferimenti di reparti tra Busto e Gallarate. “Solo ulteriori disagi”

Urologia e otorino concentrate a Busto, la neurologia al Sant'Antonio Abate. Il Comitato per il diritto alla Salute critica la scelta e l'ipotesi di una chiusura di alcuni laboratori.

I primi passi per la chiusura degli ospedali di Gallarate e Busto Arsizio vengono silenziosamente compiuti.
I trasferimenti dei reparti di urologia e otorino da Gallarate a Busto Arsizio e della neurologia da Busto a Gallarate non hanno portato una migliore efficacia, come promesso, ma ulteriori disagi ai pazienti.
Non solo è venuta meno la continuità dei medici nella cura dei pazienti prima garantita, non solo strumenti all’avanguardia comprati con soldi pubblici dell’urologia di Gallarate restano inutilmente ad impolverarsi, ma sono aumentate le liste di attesa e diminuita l’operatività.
Per fare un esempio, per un’operazione di urologia i tempi di attesa sono passati da 6 a 14 mesi. Oltre un anno di attesa. Magnifica davvero questa efficienza della sanità lombarda. I posti letto, con l’accorpamento a Busto Arsizio, sono stati quasi dimezzati e di conseguenza è diminuito il numero delle operazioni.
Sorte non diversa per chi ha necessità di un ricovero per gli altri reparti accorpati.
A ciò si aggiunge l’ipotesi di chiusura di alcuni laboratori e la preannunciata volontà di lasciare a Gallarate solo la possibilità di donare il sangue, mentre non sarà più possibile effettuare nel nosocomio gallaratese le trasfusioni.
Ecco dunque che i sostenitori dell’ospedale unico procedono, creando disagi ai cittadini e ai lavoratori. Che l’obiettivo sia indurre gli stessi a dire che siccome non funziona più niente, tanto vale chiuderli, è palese.
Peccato che l’eventuale ospedale unico, se probabilmente porterà beneficio a qualche costruttore, ridurrà ulteriormente i posti letto con conseguente incremento dei tempi di attesa. Tanto più che mentre si tenta di accorpare gli ospedali più grandi e di chiudere quelli più piccoli, non si interviene a rafforzare i servizi sanitari territoriali di prevenzione e riabilitazione, ormai ridotti all’osso.
Obbligando chi è malato a rivolgersi al privato. Che guadagna non sulla salute, ma sulla malattia.
Comitato per il diritto alla Salute del Varesotto

Sindaco e Consiglieri assicurati, I Vigili che vanno in strada NO



venerdì 17 febbraio 2017

sabato 18 ore 18 - violenza, linguaggio e responsabilità maschile.


“Noi ascoltiamo il volere dei lavoratori”

BUSTO ARSIZIO – Sulla mancanza di comunicazione da parte dell’amministrazione comunale (relativa ad esempio alla chiusura del Nido Poggi), le sigle sindacali delle Rsu di Palazzo Gilardoni sono tutte d’accordo. Su altri aspetti, ad esempio la gestione della vicenda del fondo incentivante delle educatrici, le posizioni sono diverse.
Non a caso, Adl e Cgil hanno incontrato la stampa separatamente dal Csa. Quest’ultima sigla sostiene che la mossa da compiere sia ascoltare il parere della funzione pubblica e poi agire di conseguenza. “Non diciamo alle lavoratrici quello che vogliono sentirsi dire, ma cerchiamo di tutelarle”, ha sottolineatoAngiolino Liguori.
 
Un’affermazione che non è piaciuta a Fausto Sartorato di Adl (nella foto). “Nemmeno noi raccontiamo alle educatrici quello che vogliono sentire, bensì ci basiamo su quello che dice il contratto. Inoltre, su questo tema ci sono state ben tre riunioni e in tutti i casi la richiesta di ascoltare la funzione pubblica non è passata. I sindacati devono ascoltare la volontà dei lavoratori. Ricordo che qualche anno fa io firmai degli accordi sulla vicenda Corte dei conti che mi vedevano contrario, rispettando il voto assembleare e senza andarmene perché quello che sentivo non mi piaceva”.

sabato 11 febbraio 2017

BUSTO ARSIZIO Addio al nido Poggi, i sindacati: “Noi tenuti all’oscuro”

L’asilo nido Poggi di via Ponchielli chiuderà al termine di questo anno scolastico. Troppo pochi gli iscritti per il prossimo anno, solo 7, e il suo mantenimento non è più sostenibile. La notizia, però, è rimasta nei meandri di Palazzo Gilardoni e solo quando una delle cinque educatrici che vi lavorano l’ha comunicata, è giunta alle orecchie delle rappresentanze sindacali unitarie che hanno deciso di protestare ufficialmente.
I tre rappresentanti Adl Fausto SartoratoPina Sculco e Gabriella Centa, insieme all’Rsu eletto in quota Cgil Mauro Marta hanno espresso il loro «rammarico per non essere stati informati di questa decisione che va ad indebolire un settore importante per le famiglie bustocche e mette in agitazione persone che fanno un lavoro delicato con i bambini e hanno bisogno di serenità».  Rsu e amministrazione sono già impegnati nella discussione che riguarda alcune indennità per le dipendenti dei servizi educativi .

Legge 104, maggiori tutele per i lavoratori che assistono parenti disabili

Il lavoratore che beneficia dei permessi mensili per assistere una persona con handicap o con patologia invalidante ha il diritto di organizzare l’assistenza secondo orari e modalità flessibili, che gli consentano di provvedere adeguatamente alla cura dell’assistito. Senza trascurare le proprie esigenze personali. Ad affermarlo è una recente sentenza della Corte di Cassazione, sezione Penale, la n° 54712 del 23 dicembre 2016. La pronuncia riveste particolare importanza per aver fornito un’interpretazione innovativa ed equilibrata dell’art. 33 della legge 104/1992 sui permessi retribuiti, discostandosi nettamente dall’orientamento restrittivo ad oggi prevalente.
Secondo la Suprema Corte, se è chiaro che il lavoratore non può utilizzare i permessi retribuiti della legge 104/1992 come se fossero dei giorni di ferie, deve esserlo anche il suo diritto “di ritagliarsi un breve spazio di tempo per provvedere ai propri bisogni ed esigenze personali”. Ed invero, i permessi retribuiti rispondono ad unaduplice finalità. La prima è quella di garantire maggiore continuità e qualità all’attività di assistenza, la seconda di consentire al lavoratore che la presta di conciliarla più facilmente con l’attività lavorativa e, non da ultimo, con le proprie esigenze di vita.
Questa lettura non trova ostacolo nella legge, che nulla dispone all’art. 33 in merito alle modalità di corretto impiego dei permessi retribuiti. Queste modalità, pertanto, vanno ricostruite secondo ragionevolezza e buon senso. Ne consegue che “nei giorni di permesso, l’assistenza, sia pure continua, non necessariamente deve coincidere con l’orario lavorativo”, e il lavoratore deve “poter svolgere un minimo di vita sociale, e cioè praticare quelle attività che non sono possibili quando l’intera giornata è dedicata prima al lavoro e, poi, all’assistenza”.

In altri termini, secondo la Suprema Corte, l’esclusione di ogni forma di flessibilità nell’impiego dei permessi retribuitiesporrebbe al grave rischio di frustrare lo spirito della legge e di sanzionare senza distinzioni sia le condotte legittime sia quellefraudolente.

venerdì 10 febbraio 2017

Busto Arsizio Chiude il nido Poggi, sindacati infuriati

La notizia, che circolava da qualche tempo, ha trovato conferma nei giorni scorsi, quando le educatrici del Poggi hanno chiesto e ottenuto un incontro con l’assessore all’Istruzione Paola Magugliani.
 
Rammaricati i sindacati, che non sono stati interpellati né informati della situazione. “L’amministrazione non ci coinvolge”, dicono i rappresentanti di Cgil e Adl, mentre il Csapreciserà la propria posizione venerdì mattina in un’altra conferenza stampa.
“Senza dialogo si creano problemi altrimenti evitabili”, sottolinea Mauro Marta (Cgil).
“Noi vorremmo un rapporto costruttivo per risolvere insieme i problemi – aggiunge Fausto Sartorato (Adl) – Invece scopriamo tutto per caso. Era successo per l’eliminazione dell’indennità di turno delle educatrici e ora la storia si ripete con la chiusura di un servizio pubblico così importante. Abbiamo chiesto di bloccare l’atto di indirizzo e di discutere della vicenda”.
 
“Le informazioni non ci arrivano mai – insiste Gabriella Centa (Adl) – E questo non facilita il rapporto con i dipendenti. Se conoscessimo per tempo le intenzioni dell’amministrazione, potremmo lavorare meglio per il bene di tutti, evitando agitazioni dovute al moltiplicarsi di voci di corridoio”.
“Già siamo in pochi a mandare avanti la macchina comunale – osserva Pina Sculco (Adl) – Perché creare delle problematiche quando basterebbe sederci intorno a un tavolo e collaborare? Se l’amministrazione ci coinvolgesse, noi eviteremmo di dare informazione poco precise ai colleghi. Nel caso del Poggi, ad esempio, siamo sicuri che non ci siano davvero più iscrizioni? Cerchiamo di fare squadra e di non creare apprensioni per le lavoratrici, preoccupate per il proprio futuro”.

PUBBLICO IMPIEGO: CLASS ACTION BLOCCO CONTRATTO

Dal 2010 gli stipendi dei dipendenti pubblici sono illegittimamente  bloccati da provvedimenti iniqui dei vari Governi, ma anche giudicati ANTICOSTITUZIONALI dalla Corte Costituzionale con Sentenza n. 178 del 24 giugno 2015.
Anche se la Sentenza non ha riconosciuto l’adeguamento per gli anni antecedenti il 2015, ma si è limitata a ordinare l’immediato avvio della contrattazione, ha ufficialmente certificato il danno per i 3.000.000 di lavoratori del Pubblico Impiego.
Ogni lavoratore ha perso mediamente circa 2.700 euro lordi l'anno. Il blocco dei rinnovi contrattuali ha anche configurato le seguenti inadempienze:

1.   Disparità di trattamento rispetto ai lavoratori privati (Art. 3 Cost.);
2.   Inosservanza dei principi di privatizzazione delle norme del  Pubblico Impiego (D. Lgs. 165/2001);
3.   Inadempienza Contrattuale (Art. 1218 Cod. Civ);
4.   Violazione Art. 47-bis. D. Lgs. 165/2001, diritto all’anticipo economico nei casi di ritardato rinnovo contrattuale.

Il Sindacato ADL in collaborazione con l’Associazione ADPL, alla stregua del Codacons di Roma, ha attivato una CLASS ACTION per chiedere il risarcimento danni in sede Civile, per le gravissime inadempienze. I Soggetti responsabili che saranno citati sono:
Governo, Ministero, ARAN, Sindacati ammessi alla Contrattazione.
Gli stessi soggetti hanno concorso nel cagionare danno ai lavoratori pubblici. Ad aggravare la posizione dei Sindacati Confederali, il vergognoso accordo siglato il 30/11/2016, che vorrebbe accettare la rinuncia a 5 anni di arretrati ma anche di subire passivamente l’aumento a pieno regime (85€ pieni) con decorrenza 2018.  

Milano, 20/01/2017


per ADL Sindacato di Base                                                 per ADPL

   Fausto Sartorato                                                         Giovanni Aurea   

martedì 7 febbraio 2017

La logistica tra nuovi paradigmi repressivi ed intrecci di lotte sociali: Intervista a Gianni Boetto portavoce di Adl Cobas

La scorsa settimana un episodio sconcertante, che ha riguardato Aldo Milani, storico dirigente di Si Cobas, ha sconvolto tutto il mondo del sindacalismo di base e non solo. Ti chiedo un commento su una vicenda che ha mostrato, in maniera inedita, quel volto oscuro delle forze che agiscono contro le lotte sociali.
Appena ho appreso dell’arresto di Aldo Milani, con l’accusa di estorsione, ho pensato che stesse succedendo qualcosa di davvero grave. Al di là della dinamica riguardante l’episodio in sé, su cui tornerò dopo, la prima cosa che ho pensato, conoscendo Aldo da tantissimo tempo, è stata quanto possa essere distante da lui qualsiasi ipotesi di arricchimento personale rispetto alle lotte che negli anni ha contribuito a mettere in piedi e far crescere. Questa è una certezza, che mi sento di esprimere tanto a caldo quanto a freddo.
La questione vera che la vicenda di Aldo, ed il modo in cui è stata costruita, pone riguarda un salto di qualità notevole degli apparati repressivi nei confronti dei sindacati e delle forze sociali conflittuali. Una macchinazione che deliberatamente ha preso di mira uno dei sindacati che maggiormente si è esposto nello smantellamento di un sistema fatto di mafia e mancanza di tutele all’interno di un settore, quello della logistica, assolutamente strategico dal punto di vista capitalistico. In passato ci sono state denunce, minacce, cariche della polizia durante picchetti e scioperi, ma una vicenda del genere rischia di cambiare completamente il paradigma repressivo.
Da anni i nostri sindacati stanno lottando per far applicare i contratti nazionali, firmati dai confederali, nel settore della logistica dove, il più delle volte, ci troviamo in situazioni di totale evasione contributiva e di contratti illegali sotto ogni aspetto. Anche se è quanto di più lontano dalla nostra storia e cultura politica, le nostre sono state di fatto lotte per la legalità nei luoghi di lavoro. In un sistema dove le modalità mafiose sono all’ordine del giorno questo passaggio non è assolutamente banale.
Il caso Levoni, all’interno del quale è nata la montatura contro Aldo Milani, è emblematico rispetto al funzionamento di tante trattative che ci troviamo a dover affrontare.

8 MARZO LA SFIDA DI UNO SCIOPERO FEMMINISTA GLOBALE

L’8 marzo in diverse parti del mondo le donne si mobiliteranno per il primo sciopero globale. Le attiviste argentine di Niunamenos stanno discutendo l’articolazione delle loro pratiche di lotta a aprtire dal blocco della produzione e della riproduzione. In Polonia, dove un governo conservatore e fortemente autoritario riduce pesantemente gli spazi di libertà, le donne riaffermano la potenza e l’urgenza dello sciopero. Solo pochi giorni fa, all’indomani dell’insediamento di Trump negli USA, milioni di donne sono scese in piazza per manifestare contro il volto patriarcale e razzzista del neoliberismo americano. Un inedito ciclo di lotte femministe sembra, dunque, farsi largo nel mondo.
In Italia nella straordinaria giornata del 26 novembre e nei tavoli tematici del 27, che hanno avviato il lavoro di scrittura del Piano femminista contro la violenza, una marea ha invaso la città di Roma e ribadito che la violenza maschile sulle donne si articola in molteplici forme, mai slegate dallo sfruttamento del lavoro vivo e della riproduzione sociale.
Per questo pensiamo che uno sciopero, articolato in vari modi anche inediti, sia lo strumento più potente che consente la sottrazione dal lavoro produttivo e riproduttivo. 

Previdenza, il flop del Governo impone un tavolo di confronto che non arriverà. Intervento di Federico Giusti

"Le cose vanno sperimentate e quando non danno buoni risultati bisogna prenderne atto. Si utilizzeranno strumenti diversi". Il messaggio del ministro Poletti all'indomani del fallimento del "part time agevolato" sulle pensioni è chiaro: "andiamo avanti sulla strada dei tagli alla previdenza". Da giugno l'Inps ha accolto solo 200 domande. Il Governo ne aveva preventivati trentamila. I lavoratori non ci sono cascati. E' evidente. Più che un fallimento è stata una deflagrazione. Per molto meno, di solito, nel mondo si dimettono non solo i ministri ma anche i capi di Governo. Ma tant'è. Siamo in Italia. 

La Cgil, intanto, non se l'è fatto dire due volte, ed ha rilanciato la sua piattaforma sulla previdenza. Per bocca del segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, "solo un confronto approfondito puo' favorire una corretta gestione delle misure previste dal verbale sottoscritto nel settembre scorso, in particolare l'Ape Social e gli interventi a favore dei lavoratori 'precoci'. I decreti che verranno approvati entro il mese- prosegue Ghiselli- dovranno consentire l'individuazione puntuale della platea a cui rivolgere gli interventi e fissare delle procedure semplici che permettano un agevole accesso alle prestazioni da parte dei lavoratori, senza slittamenti nella decorrenza rispetto al previsto mese di maggio. Sull'Ape volontaria- aggiunge il segretario della Cgil- confermiamo invece le nostre riserve: non saranno tanti i lavoratori disposti ad indebitarsi con un mutuo oneroso per poter anticipare l'eta' di pensione. In questo caso un ulteriore flop e' abbastanza prevedibile".
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domenica 5 febbraio 2017

ASST VALLE OLONA (OSPEDALI GALLARATE-BUSTO ARSIZIO) L'AZIENDA DEVE RISPETTARE GLI ACCORDI

ASST VALLE OLONA (OSPEDALI GALLARATE-BUSTO ARSIZIO)
L'AZIENDA DEVE RISPETTARE GLI ACCORDI
Gli altri sindacati non devono essere complici dell'Amministrazione

L'accordo sui tempi di vestizione alla voce “pregresso” comincia:
“Si intende riconoscere al personale dipendente avente l'obbligo di indossare
la divisa n.12 giorni lavorativi (recuperi compensativi)”.
L'Amministrazione nell'ultima riunione aveva intenzione di escludere
alcuni lavoratori che hanno l'obbligo di indossare la divisa, ma grazie alla
discussione in trattativa ha deciso di fornire un'interpretazione autentica
dell'accordo con il quale ha ancora intenzione di non riconoscere i tempi di
vestizione a tutti i dipendenti che lavorano con la divisa.
Per ADL come prevede l'accordo il pregresso (12 giorni) spetta a TUTTI
i dipendenti che hanno l'obbligo di indossare la divisa (infermieri,
O.S.S., operatori tecnici, ausiliari, tecnici di radiologia, fisioterapisti,
tecnici di laboratorio, cuochi, addetti alla squadra anti-incendio, ecc.) e
non serve altra interpretazione (la voce “pregresso” non esclude nessuno).
L'Azienda deve essere corretta e rispettare gli accordi.
Adl spera che nessun sindacato firmi un verbale o un accordo in cui si
stabilisca di estromettere qualche lavoratore.
Chi in questi giorni sta andando in giro per l'Azienda a dire che il tempo
di vestizione non spetta ad alcuni dipendenti sta facendo il gioco ed è
complice dell'Amministrazione.
Se poi la dirigenza dell'A.S.S.T della Valle Olona vuole fare una ritorsione
verso i lavoratori per le scorrettezze di alcuni sindacati ha sbagliato a
capire.
I dipendenti non possono rimetterci a causa di qualcuno che non rispetta le
regole e comportarsi allo stesso modo è sinonimo di immaturità.

Polizia Locale Busto Arsizio Articolo La Provincia


Busto Arsizio e Gallarate ospedale unico: Articolo Il Giorno

Busto Arsizio (Varese), 10 novembre 2016 - È una sfida per la Regione e per il territorio di Busto Arsizio e Gallarate, città alleate per raggiungere l’obiettivo che potrà essere davvero un traguardo epocale: l’ospedale unico. Ci credono i due sindaci, rispettivamente Emanuele Antonelli e Andrea Cassani, per i quali "indietro non si torna. Il nostro impegno è per realizzare quel progetto".
Il Comitato di pilotaggio promosso dalla Regione Lombardia e guidato dall’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, è al lavoro per definire l’iter che accompagnerà la realizzazione della nuova struttura. Il primo passo, fondamentale, è la definizione dell’area (tra i 140mila e 180mila metri quadri) sulla quale sarà costruito il nuovo polo. L'intenzione è di poter arrivare all’individuazione dell’area già all’inizio del prossimo anno e quindi di avviare l’iter burocratico per l’utilizzo in tempi celeri. Alle due amministrazioni comunali interessate dal progetto è stato chiesto di presentare le proposte in merito.
Contrario al nuovo ospedale unico è Adl (un sindacato di base), che nei giorni scorsi ha promosso un presidio di protesta davanti alla struttura ospedaliera bustese. "Un nuovo ospedale unico sarebbe costoso, scomodo e porterebbe a una ulteriore riduzione di servizi, reparti e personale - sostengono i portavoce del sindacato di base -. I due nosocomi sono vicini ai bisogni dei cittadini e vanno mantenuti".
ilgiorno.it

sabato 4 febbraio 2017

L’A.D. DI LEONARDO/FINMECCANICA E’ STATO CONDANNATO PER OMICIDIO COLPOSO PLURIMO PER LA STRAGE DI VIAREGGIO

“E' moralmente inaccettabile che dopo una condanna di primo grado
Mauro Moretti sia ancora a guidare un'azienda di Stato”

La sentenza Condanna a sette anni gli ex AD di Fs e Rfi Moretti ed Elia al processo per la strage di Viareggio in cui persero la vita 32 persone nel giugno del 2009. Per i 33 imputati, come persone fisiche, e 9 società, le accuse erano a vario titolo di disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo, incendio colposo e lesioni colpose. La sentenza dice che i vertici delle Ferrovie sono stati condannati perché avevano le competenze e i mezzi e la tecnologia per evitare quella strage: la sentenza ha voluto mirare all'individuazione delle responsabilità di vertice, di coloro che avrebbero concretamente potuto incidere sui livelli di sicurezza del trasporto ferroviario e non lo hanno colpevolmente fatto (cosa che potrebbe ripetersi in altre aziende).

La Procura di Lucca ha censurato i profili di responsabilità di Moretti osservando come, in quello "spiacevolissimo episodio", "in qualità di A. D. di Rfi, era tenuto a garantire la sicurezza di circolazione dei treni e, sempre nel campo di Rfi, non ha valutato il rischio insito nella circolazione dei treni che trasportano merci pericolose, il possibile taglio del serbatoio contro un elemento ferroviario, non ha valutato che il grave rischio potesse accadere in una stazione vicina alle case, non ha valutato l'opportunità di abbassare la velocità in concomitanza di centri abitati". Ha insomma e più semplicemente stigmatizzato come nelle competenze di un manager di Stato la cultura e le pratiche della sicurezza come "prevenzione del rischio" non siano un optional, e che la "tragedia" non possa e non debba diventare un danno collaterale accettabile.

I familiari delle vittime chiedono le dimissioni di tutti coloro che sono stati condannati nel processo di primo grado di ieri e che hanno tuttora incarichi, come Mauro Moretti: "E' moralmente inaccettabile che dopo una condanna di primo grado Mauro Moretti sia ancora a guidare un'azienda di Stato. Ne chiediamo le dimissioni e che sia tolto a Moretti il titolo di Cavaliere del Lavoro", hanno spiegato i familiari delle vittime all'indomani della sentenza di condanna dell'allora AD di Rfi, sottolineando che "non si può tenere su una poltrona così importante un manager condannato in primo grado. Chiediamo che la politica intervenga". 

Moretti, ferma restando la presunzione di innocenza, dovrebbe riflettere sulla compatibilità tra il suo ruolo di manager di Stato e i fatti accertati dal Tribunale di Lucca, a prescindere dalla valutazione giuridica che ne è stata data, magari rinunciando anche alla prescrizione, sarebbe un segno di discontinuità e a dimostrazione che responsabilità politico-aziendale e responsabilità penale rispondono a principi e canoni diversi. L'arrocco con cui il Cda di Finmeccanica lo ha riconfermato indica che è assai improbabile che questo accadrà.

Come ADL Varese condividiamo il pensiero dei familiari delle vittime che riportiamo testualmente e che facciamo nostro: "E' moralmente inaccettabile che dopo una condanna di primo grado Mauro Moretti sia ancora a guidare un'azienda di Stato. Ne chiediamo le dimissioni e che sia tolto a Moretti il titolo di Cavaliere del Lavoro"!!!


2 Febbraio 2017