La questione non è sfuggita alla Commissione Trasporti dove sono emersi i primi dubbi sulla capacità del gruppo di riuscire a mantenere degli standard minimi di qualità per il servizio universale in un contesto di tagli e di riduzione degli uffici periferici. La consegna della corrispondenza e un minimo di presenza sul territorio che rispondano al contratto fra lo Stato e la società guidata da Francesco Caio, hanno messo in allerta la parlamentare piddina Enza Bruno Bossio. In un’interrogazione dello scorso 18 settembre, la deputata si chiede se le Poste italiane, chiamate a garantire il servizio universale fino al 2026, saranno in grado di rispettare il contratto di programma. Un accordo che prevede il recapito della corrispondenza, l’apertura degli uffici per almeno 18 ore settimanali, gli standard minimi di servizi nella pausa estiva e la presenza di un ufficio postale per ogni comune.
domenica 19 ottobre 2014
Poste, alta tensione su potenziali esuberi.
Insomma, a poco è valso il tentativo dell’azienda di gettare acqua sul fuoco. “Numeri immaginari che creano solo inutili incertezze e allarmismi all’interno dell’azienda”, avevano commentato le Poste dopo che l’agenzia di stampa Radiocor aveva riportato la notizia di un piano industriale lacrime e sangue con 17-20mila esuberi. Fatto sta che fonti interne all’azienda riferiscono alilfattoquotidiano.it che nel piano industriale del gruppo, ancora in fase di elaborazione, c’è una riduzione importante del numero di dipendenti non precisamente quantificata ma con la previsione che il tetto massimo sia di 15mila unità. E anche un’ondata di demansionamenti finalizzati a contenere i costi in vista della quotazione in Borsa del gruppo pubblico. Se la scelta dovesse essere confermata, a ricevere il colpo di grazia sarà, con ogni probabilità, il servizio universale che già oggi non brilla per efficienza.