- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

giovedì 26 dicembre 2019

La polveriera francese e il nodo previdenziale

Federico Giusti>>>
La Francia è paralizzata da decine di scioperi, ogni angolo del paese è attraversato da cortei e proteste, boicottaggi. L'ondata di scioperi arriva dopo quasi due anni di iniziative dei Gilet gialli, le politiche del presidente Macron, vincitore delle ultime elezioni, hanno trovato ampia opposizione nel paese, rivitalizzato collettivi e centrali sindacali.



In piazza si scende contro la Riforma delle Pensioni, il Governo non intende scendere a compromessi,​ idem la classe lavoratrice francese.



Ma cosa si cela dietro a questa Riforma?



Intanto la volontà di Macron è quella di abbattere la spesa previdenziale innalzando l'età della pensione adducendo come motivazione che la spesa, in rapporto al Pil, è tra le piu' alte della Ue e quindi insostenibile. L'età della pensione, anche se dovesse passare la nuova Riforma, in Francia è assai piu' bassa di quella italiana, al contrario nel "bel Paese" i sindacati, eccetto quelli di base ma neanche tutti, non hanno mosso foglia​ contro la Riforma Fornero,​ proclamato qualche sciopericchio ma nulla di paragonabile alla mobilitazione francese in atto.​



C'è da dire che le normative in materia di sciopero sono differenti, tuttavia in Francia il sindacato si è mobilitato tanti anni fa per salvaguardarlo mentre in Italia Cgil Cisl Uil hanno sottoscritto i codici di autoregolamentazione prima e poi avallato le normative che ne limitano fortemente l'esercizio. L'interruzione di pubblico servizio poi è severamente punito dal codice penale italiano e le sanzioni \pene sono state rafforzate dal decreto sicurezza bis di Salvini, decreto che, a distanza di mesi,​ resta al suo posto anche con Pd e Leu al governo.



Il sistema previdenziale francese è tra i piu' complicati, 42 regimi pensionistici obbligatori sono decisamente tanti. Oltre l'80% dei pensionati aveva un rapporto di lavoro dipendente, in virtu' di conquiste degli anni sessanta oggi intere categorie vanno in pensione con assegni decisamente buoni, se paragonati ai colleghi di altre nazioni Ue, e un 'aspettativa di vita piuttosto lunga, il Governo vuole intervenire su questi punti: semplificare la normativa, innalzare l'età previdenziale e i contributi, ridurre l'importo dell'assegno.



Ad esempio i lavoratori dei trasporti francesi, ferrovieri e autisti, vanno in pensione prima degli altri in considerazione del carattere usurante della loro professione, in Italia gli usuranti maturano un lievissimo anticipo e a costi, per i lavoratorim, elevati perchè con il calcolo dell'assegno secondo il sistema contributivo dopo 40 anni di attività arrivi a malapena a 1200 euro. E per questa ragione capita sovente che non ci si avvalga dell'anticipo previdenziale visto che lo sconteremmo con una pensione da fame.



Nelle settimane scorse il Governo​ ha redatto alcuni dossier sulla materia previdenziale a supporto della proposta Macron.


Proviamo allora a capire meglio la riforma previdenziale presentata dal Governo Francese e fortemente osteggiata dai sindacati e dai lavoratori



  • Fine dei 42 regimi pensionisti e un unico sistema previdenziale. Tutti i trattamenti di miglior favore, conquistati anche 40\50 anni fa con vertenze lunghe e centinaia di scioperi, verrebbero a cadere, si innalzerebbe l'età previdenziale riducendo soprattutto l'assegno pensionistico. Questo è il primo obiettivo della Riforma
  • La riforma si applicherebbe solo ai nati nel 1975 partendo dal 2025, uno spartiacque già applicato con la Riforma Dini (chi nel 1996​ aveva meno di 18 anni contribuivi era condannato al calcolo della pensione con il sistema misto condannando al calcolo interamente contributivo chi iniziava a lavorare dal 1996), una sorta di frattura generazionale che ricordiamo ha prodotto ,ove attuata, una frattura all'interno del mondo produttivo a solo discapito della conflittualità\combattività. Dopo una riforma previdenziale che divide la forza lavoro e le generazioni nulla è piu' come prima.
  • ​ Il sistema da attuare sarebbe quello a punti (il calcolo non avverebbe in virtu' dei periodi lavorativi ma in base ai guadagni e ai contributi versati, un sistema poco chiaro che calcola la pensione trasformndo le ore lavorative in punti ), l'età pensionabile media da 62 passerebbe a​ 64 con penalizzazioni per chi dovesse anticipare l'uscita dal lavoro
  • Oggi l'assegno previdenziale medio in Francia è tra i piu' alti della Ue, un domani potrebbe ampliarsi la platea delle pensioni da fame, sarà per questo che Macron propone di innalzare l'importo della pensione sociale, una sorta di annuncio premonitore degli scenari futuri
  • Oggi molti pensionati francesi godono anche di una doppia pensione, l'importo dell' assegno finale viene innalzato da quanto percepito negli ultimi anni di carriera (anche i cosiddetti bonus che in Italia non esistono), questa situazione comporta un aumento di spesa pensionistica per le casse statali francesi, da qui la necessità del Governo di modificare l'intero sistema abolendo i regimi speciali, ossia le condizioni di miglior favore
  • La Riforma delle pensioni di Macron vuole arrivare agli stessi risultati di altri paesi europei: abbattere la possibilità che l'assegno finale aumenti con gli ultimi anni di vita lavorativa, equiparare al ribasso i trattamenti previdenziali, aumentare l'età lavorativa anche attraverso un sistema di penalizzazioni, risparmiare soldi. E i lavoratori francesi, consapevoli di quanto accaduto negli altri paesi europei,​ non hanno alcuna intenzione di cedere su questo punto consapevoli della posta in gioco.
Federico Giusti

martedì 24 dicembre 2019

BUON NATALE


Pensioni, i "dimenticati" dal governo: l'appello (disperato) degli ultimi esodati Articolo

Senza lavoro né​ pensione. Senza reddito da più di otto anni. E senza una salvaguardia. E' un calvario quello degli​ ultimi seimila esodati​ tuttora rimasti esclusi dal diritto alla pensione. Ecco perché il "Comitato 6.000 Esodati Esclusi" chiede l'inserimento della riapertura dell'ottava salvaguardia nel​ Decreto Milleproroghe. E' l'ultima possibilità per restituire futuro e dignità ai seimila lavoratori rimasti esclusi dalle tutele riservate agli esodati dopo la riforma delle pensioni del 2011. Ma andiamo con ordine.
Pensioni, esodati e ottava salvaguardia: facciamo chiarezza
Cosa significa esodati? Esodato è chi ha interrotto il proprio rapporto di lavoro in seguito ad accordi di ristrutturazione aziendale o crisi aziendali, ma che non ha ancora diritto alla pensione per via di un innalzamento dell'età pensionabile o di una modifica dei requisiti per accedere al trattamento pensionistico. Gli esodati, dunque, sono disoccupati, per lo più over 50, che si trovano senza stipendio per lunghi periodi. Nella maggioranza dei casi di tratta di persone che hanno dato le dimissioni in cambio di un incentivo economico nell'attesa di raggiungere l'età della pensione, ma che hanno visto allungarsi il periodo di tempo di attesa per ottenerla. Sono quelli che avrebbero dovuto maturare i requisiti per andare in pensione nel 2012 - con possibilità di pensionamento dal 2013 in poi - e che in virtù di questo hanno accettato il cosiddetto "esodo volontario".
Problema: l'ultima riforma delle pensioni del ministro del Lavoro​ Elsa Fornero​ ha innalzato però a 62 anni l'età minima per smettere di lavorare, allungando quindi il tempo di attesa. Risultato:​ gli esodati si trovano a dover vivere senza stipendio né pensione. L'ottava salvaguardia​ è uno dei provvedimenti legislativi che hanno cercato di porre rimedio alla questione esodati e ai problemi applicativi della riforma Fornero. Con l'ottava salvaguardia (un provvedimento contenuto nella legge numero 232/2016) a determinati soggetti in possesso di specifici requisiti viene data la possibilità di beneficiare delle vecchie regole per il pensionamento, quelle cioè in vigore fino al 31 dicembre 2011. In sostanza, dunque, si tratta di un meccanismo che permette di andare​ in pensione prima​ rispetto a quanto previsto dalle regole in materia di pensionamento attualmente in vigore, sfruttando le previsioni che regolavano la pensione di vecchiaia o la pensione di anzianità prima dell'emanazione della legge Fornero.
I seimila esodati esclusi: "Un calvario insostenibile"
Numerosi lavoratori, tuttavia, sono rimasti​ esclusi dall'ottava salvaguardia. Ci sono seimila esodati tuttora rimasti esclusi dal diritto alla pensione. Il Comitato 6.000 Esodati Esclusi spiega:......

Quando il mobbing diventa crimine

Suicidi in France Télécom, condannato 
l'ex ad.
L'ex amministratore delegato di France Télécom, Didier Lombard, è stato condannato per mobbing "morale e istituzionale" nel processo legato all'ondata di suicidi dei dipendenti che dieci anni fa scosse il colosso francese delle Tlc. Il mega-manager francese, ex n.1 di France Télécom, dovrà scontare un anno di carcere di cui otto mesi con la condizionale. Condannati alla stessa pena anche altri due dirigenti di France Télécom e la stessa azienda, che dovrà pagare una multa 75.000 euro.

Secondo il tribunale di Parigi, tra il 2007 e il 2008, dai vertici del gruppo si diffuse una clima nocivo di molestie "morali e istituzionali", anche se i giudici non appurano alcun legame diretto tra gli autori e le vittime.​ Una nozione, quella del mobbing morale e istituzionale, che con questa sentenza entra per la prima volta a far parte della giurisprudenza francese.

Piena solidarietà alle lotte dei lavoratori, pensionati e giovani francesi, fortemente mobilitati contro le modifiche peggiorative proposte dal governo francese in tema di pensioni.

Comunicato Stampa
Piena solidarietà alle lotte dei lavoratori, pensionati e giovani francesi, fortemente mobilitati contro le modifiche peggiorative proposte dal governo francese in tema di pensioni.
Le organizzazioni ​ Conup Nazionale, Pensionati ​ Cobas, Usi, Cosdip, CIL Pensionati, le riviste Le Lotte dei Pensionati e Ancora In Marcia, ACU, Pubblico impiego in movimento, Adl Varese, Stas Trasporti Lombardia, Cub Sur, ​ nell’esprimere​ piena solidarietà alle lotte che stanno scuotendo la Francia, condannano la repressione del governo francese e auspicano un'immediata soluzione della vertenza, col ritiro dei pesanti provvedimenti governativi.
Già negli anni passati vaste mobilitazioni contro i tentativi di​ modifica all’orario di lavoro e contro l’attacco al diritto di sciopero hanno scosso la Francia.​ Questa lotta contro le modifiche alle pensioni, che segue le recenti massicce battaglie dei Gilet gialli, costituisce un grande appoggio ed incoraggiamento di mobilitazione per tutti i lavoratori europei e nei fatti spezza la censura e le falsità che i media italiani adottano rispetto alla brutale repressione francese, soffermandosi invece sui cosiddetti black block.
I governanti europei sono tutti al servizio della finanza. Per questo la lotta dei lavoratori francesi è anche la nostra lotta, perché siamo tutti uniti nel combattere le politiche neoliberiste​ del capitale finanziario, che ​ in tutti i paesi europei sta distruggendo i “beni comuni” e la pensione pubblica, ​ imponendo l’innalzamento dell’età pensionabile e il taglio delle pensioni, al fine di favorire le pensioni private.
Gli scioperi partiti il 5 dicembre scorso stanno ottenendo un grande successo di mobilitazione, che vede coinvolti​ i giovani,​ i pensionati, i lavoratori della scuola e quelli della sanità e dell’assistenza sociale; in particolare i ferrovieri e i macchinisti si stanno mostrando molto combattivi e decisi ad andare fino in fondo.
Invitiamo tutte le rappresentanze dei lavoratori a considerare quello che sta succedendo in Francia e ad agire di conseguenza.
In solidarietà con la lotta dei francesi e per programmare le iniziative italiane, le nostre organizzazioni proprio il 5 dicembre hanno tenuto un importante convegno nazionale a Roma e presto organizzeremo nel nostro Paese un incontro per sentire dal vivo l’andamento della lotta.
Le organizzazioni:
Conup Nazionale, Pensionati Cobas, Usi, Cosdip, CIL Pensionati, Le riviste Le Lotte dei Pensionati e Ancora In Marcia, ACU, Pubblico impiego in movimento, Adl Varese, Stas Trasporti Lombardia, Cub Sur
20/dicembre 2019

sabato 21 dicembre 2019

Ecco come Alitalia è diventata un pozzo senza fondo - Articolo

La storia dell'ex compagnia di bandiera, tre volte sull'orlo del baratro
​ Conto alla rovescia per il salvataggio di Alitalia.​ Il terzo in meno di dieci anni. La crisi della compagnia di bandiera sembra diventata ormai un fenomeno periodico, destinato a ripresentarsi a cadenze regolari, senza mai riuscire a trovare una soluzione definitiva.
Nel 2008 era stata la volta dei "capitani coraggiosi",​ come erano stati definiti gli imprenditori che, nel nome della salvaguardia dell'italianità, erano stati convinti a rilevare Alitalia per scongiurarne una fusione con Air France. Sei anni dopo l'azienda si sarebbe ritrovata di nuovo sull'orlo del fallimento e, ironicamente, un matrimonio con il vettore transalpino sarebbe tornata in agenda come l'opzione migliore per salvarla.
Alla fine, mentre i francesi continuavano ad accaparrarsi gioielli di famiglia del capitalismo italiano, la​ spuntarono gli emiratini di Etihad, con buona pace dell'italianità, dopo una trattativa faticosissima. La terza incarnazione di Alitalia spiccò il volo, tra grandi speranze, il 1 gennaio del 2015. Un anno e mezzo dopo la compagnia perdeva di nuovo mezzo milione di euro al giorno, lamentava il suo nuovo presidente,​ Luca Cordero di Montezemolo. A trasformare Alitalia in una Cariddi che inghiotte capitali pubblici e privati con rapidità​ travolgente è​ stata una lunga serie di scelte imprenditoriali sbagliate e di interventi mal calibrati della politica che iniziano già negli anni '90, all'epoca della prima privatizzazione.
La crisi degli anni '90 e la prima privatizzazione
Le prime turbolenze finanziarie risalgono a meta' anni '90, cinquant'anni dopo la fondazione.​ Cinquant'anni nei quali, sotto il controllo completo dello Stato (l'Iri prima, il ministero del Tesoro poi), Alitalia aveva funto anche da macchina per generare consensi politici a colpi di assunzioni. Un sistema destinato a morire con la fine della Prima Repubblica e con l'ingresso dell'Italia nell'unione monetaria. Con i parametri di Maastricht da rispettare non è​ più​ tempo di spese allegre. Costi che già​ allora rendevano il vettore poco competitivo rispetto alla concorrenza.
Nel 1996 il governo Prodi​ avvia la prima privatizzazione: il 37% del capitale viene quotato in borsa. Manca un partner industriale di peso. Nel 1999 viene la scelta cade sugli olandesi di Klm. Il sodalizio si spezza appena nove mesi dopo.
La rottura con Klm e la tegola dell'11 settembre
All'origine della rottura tra Alitalia e Klm c'è​ lo scontro su quale avrebbe dovuto essere l'hub principale​ del gruppo. Klm puntava sullo scalo milanese di Malpensa. La classe politica di allora non volle però​ far perdere a Fiumicino il primato dei cieli italiani. Il 28 aprile 2000 la compagnia olandese pubblica un comunicato di fuoco nel quale accusa senza mezzi termini l'esecutivo di non aver rispettato i patti. Il presidente di Klm, Leo Van Wijk, afferma che il​ principale responsabile del divorzio​ è "chiaramente" il governo, laddove il comportamento dell'amministratore delegato di allora, Domenico Cempella, "non è particolarmente da biasimare".​
Poco più di un anno dopo, gli​ attentati alle Torri Gemelle​ sferrano un colpo di maglio sul settore. Tutti hanno paura di volare. Ma per un biglietto a poche decine di euro, il rischio si puo' correre, riflette un ambizioso imprenditore irlandese,​ Michael O' Leary, che nel 1991 ristruttura una piccola compagnia aerea locale, RyanAir con una determinazione ferrea nel volerla trasformare in un gigante dell'aviazione.
Ryanair cambia le regole del gioco
O' Leary cambia le regole del mercato con una rapidità​ tale​ da non lasciare ai concorrenti il tempo di controbattere, se non di respirare. Dal 1999 al 2002 i passeggeri trasportati da RyanAir passano da poco più di 5 milioni a 13 milioni e mezzo all'anno. Tutte le compagnie di bandiera europee accusano il colpo ma a subire le conseguenze più dure sono quelle, come Alitalia, che avevano zavorre competitive di lunga data.
Gli anni successivi vedranno polverizzarsi il​ prezzo delle azioni del gruppo, che dal 2001 al 2006 passa​ da 10 euro a circa 1,5 euro. I passeggeri si dimezzano in dieci anni con la quota di mercato che passa dal 50% al 25% del 2005. Nel frattempo.......

mercoledì 18 dicembre 2019

COMUNICATO PRECARI AUTOCONVOCATI DI COORD. PRECARI AUTOCONVOCATI MILANO

Coordinamento precari della scuola autoconvocati
Domenica 15 dicembre si è svolta a Milano l’assemblea nazionale dei precari della scuola promossa dal Coordinamento precari della scuola autoconvocati che, lo ricordiamo, nasce a Milano nell’Ottobre 2019.
Significativi gli interventi da tutt’Italia e le partecipazioni, che confermano nuovamente la volontà di proseguire la lotta a favore della stabilizzazione definitiva dei precari. Il punto di partenza delle discussioni è stato il Decreto scuola, che inizierà l’iter parlamentare in Senato lunedì 16 dicembre, per essere definitivamente convertito in legge entro fine mese.
L’assemblea si è aperta con un intervento incisivo del Coordinamento dei precari della scuola autoconvocati, i relatori hanno affrontato e criticato le soluzioni proposte dal decreto, come già affrontato ampiamente nella piattaforma presentata precedentemente. Tra i punti, quello dei numeri insufficienti proposti per il concorso straordinario pari a meno del 25% circa del fabbisogno nazionale; la mancanza di percorsi abilitanti speciali per tutti coloro che ne sono privi; l’importanza di seguire la normativa europea e di stabilizzare coloro che hanno almeno 36 mesi di servizio su materia e sostegno. Si è posto inoltre l’accento sulla scorrettezza di bandire un concorso ordinario parallelo a quello straordinario, mentre migliaia di docenti in servizio non hanno davanti una reale prospettiva di impiego futuro stabile. Si è analizzata la questione concorso straordinario per CDC (classi di concorso) che in molte regioni non verrà probabilmente bandito. Si è discusso della questione sostegno, che rimane una delle piaghe peggiori della scuola sia dalla parte dei docenti precari, che si vedono ancora una volta esclusi in via prioritaria da qualsiasi percorso di stabilizzazione, come l’impossibilità di partecipare ad un concorso straordinario sostegno e la prospettiva di un V ciclo TFA che punterà ancora una volta su un reclutamento di massa selvaggio per tutti coloro che vorranno insegnare sostegno anche senza esperienza alcuna. Si è posto l’accento sulla questione preoccupante della Sardegna che come ragione svantaggiata richiede sforzi economici e spostamenti impegnativi per i precari che devono conseguire una specializzazione ad esempio, che rimane un lusso di pochi rispetto al fabbisogno generale, questo anche nel panorama nazionale, pertanto anche avanzare la proposta di eventuali corsi di specializzazione e abilitazioni future online porterebbe a importanti soluzioni in tutt’Italia. Altri interventi hanno voluto segnare l’impossibilità di dialogare con questo Governo e con quello precedente, anche per i numerosi tentativi di modifica di questo decreto con proposte proprie fatte dai nuovi coordinamenti mai valutate e promosse.
Hanno partecipato all’assemblea: Coordinamento di Cagliari per la Sardegna; Coordinamento precari di Vercelli; Coordinamento precari di Torino; Comitato Nazionale Docenti Precari di Pistoia; Noi Scuola di Firenze; ANDDL; RiconquistiamoTuttoOpposizione CGIL; COBAS; adl COBAS; SGB; USI; CUB. Studenti di alcuni licei e Università milanesi riuniti nei collettivi Kasciavit, Rete Studenti Milanesi, Syntagma e Lume; precari in servizio; docentidi ruolo.
Tutti hanno convenuto sull’ importanza di strutturare azioni efficaci d’informazione, reclutamento e sensibilizzazione a favore di docenti precari e di ruolo e precari della scuola in generale, con il supporto anche delle RSU; infine la mobilitazione e lo sciopero nazionale.
Tutti (con la sola astensione di ANDDL) hanno votato a favore della formazione e crescita di un unico Coordinamento Nazionale Unitario dei precari della scuola e sulla necessità di indire un sciopero nazionale al più presto con data da definire all’assemblea del 19 dicembre 2019 alle 17:00 presso l’associazione "in marcia” Stazione Centrale, Milano.
Coordinamento precari della scuola autoconvocati

5 dicembre a Roma, convegno sulle pensioni, Villaggio Globale, Lungotevere Testaccio 1, ore 10.30/15.00 VIDEO