A fine giugno la società dei servizi aeroportuali chiuderà i battenti, sostituita dalla newco Airport handling. Che, in cambio del mantenimento dei posti di lavoro, chiede un taglio di stipendi e riposi. Ma mentre i dipendenti di Linate hanno votato sì, quelli dello scalo varesotto hanno respinto al mittente le ipotesi negoziate dai sindacati. Ora toccherà alle sigle autonome condurre un'altra trattativa. Chiesto incontro al presidente di Sea, Pietro Modiano-
“Coloro che hanno sostenuto il no si sono assunti una pesante responsabilità”, dichiarano in un comunicato congiunto le segreterie lombarde di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Flai. “Con tale epilogo, infatti, diventa estremamente complesso trovare una soluzione che eviti le conseguenze drammatiche che il nostro accordo voleva scongiurare”. In sintesi, l’accordo stabiliva un taglio del salario di circa il 7% (contro il 20% proposto dall’azienda) e cancellava il premio fisso semestrale previsto dagli accordi aziendali di secondo livello in Sea Handling trasformandolo in un premio di risultato, voce dunque variabile, a partire dal 2016. Fino ad allora la decurtazione sarebbe stata coperta con due mensilità “pesanti” da consegnare subito, all’inizio del nuovo rapporto di lavoro. Inoltre era previsto il mantenimento del livello occupazionale raggiunto e del welfare aziendale, pur con la perdita di sei riposi al mese e di due giorni di ferie.
Ora toccherà al sindacato autonomo – Cub e Adl Varese, le uniche due sigle non firmatarie – condurre un’altra eventuale trattativa con l’azienda, ammesso che ci sia. “Noi siamo rappresentativi e l’azienda non può più non tenerne conto”, dichiara Salvatore Ferla (Adl, Associazione delle lavoratrici e dei lavoratori), “abbiamo già chiesto al presidente di Sea Pietro Modiano un incontro”.