Castiglioni arrestato, i sequestri a Varese
La Guardia di finanza sta ricostruendo l'organigramma delle società e sta bloccando le proprietà di diversi immobili, per recuperare i soldi che secondo le accuse sarebbero stati sottratti allo stato
E’ una lunga lista, quella dei sequestri che colpiscono l’imprenditore Gianfranco Castiglioni. Non si vedono fisicamente i sigilli, ma sono le carte quelle che contano. In sostanza, la Guardia di finanza ipotizza frodi fiscali per decine di migliaia di euro, e ora sta cercando di mettere in cascina i beni degli indagati, per eventuali future confische a tutela dello stato. Si parla delle quote di controllo della capogruppo che finora ha gestito 19 società operativa e 6 neocostituite (le cui quote sono state a loro volta sequestrate). La Casti spa ha un concordato preventivo in corso al tribunale di Varese, ma gli inquirenti hanno agito anche e soprattutto perché sospettano, sulla scorta di quanto ipotizzato dal pm dal gip di Spoleto, che i movimenti societari tra tutte le società possano portare a una spoliazione di beni. Per i pm il sospetto è alimentato anche dal fatto che l’imprenditore ha intestato alla moglie e ai figli molte di queste società.
Varese - L’arresto di Gianfranco Castiglioni allarma i lavoratori delle sue aziende varesine. «Subito un incontro con il prefetto e le istituzioni per salvare attività produttive e posti di lavoro». Le aziende del nostro territorio sono sane ma pagano i problemi di liquidità che hanno colpito il Casti Group: almeno 350 persone sulle spine.
In provincia di Varese tremano i 230 dipendenti della Siac di Cavaria, più quelli del Palace Hotel, degli uffici Casti Group in via Sanvito (tra cui c’è anche Sleme, azienda di trasporti) e della Franz Isella di Casciago, che produce container per la logistica.
In tutto 350-400 dipendenti, ma in tutta Italia il conto supera i mille, se contiamo i 450 in Umbria (Isotta Fraschini e Ims, le aziende da cui è partita l’inchiesta per frode fiscale), i 120 della Capica di Albignasego (Padova), il centinaio della Corimec (ha prodotto container per l’esercito Usa in Iraq) tra Cremona e Piacenza. A cui andrebbero aggiunti i 463 della Tosi di Legnano, finita in mani indiane, i 330 della Algat nel Canavese e i 23 delle Ferriere di Dongo, entrambe fallite.