- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -
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mercoledì 1 luglio 2020

PER NON DIMENTICARE LUIGI MARA PROMOTORE DELLE PIÙ GRANDI VERTENZE LEGALI A TUTELA DEL DIRITTO ALLA SALUTE DEI LAVORATORI E DELLE POPOLAZIONI A RISCHIO CHE SONO STATE REALIZZATE NEL NOSTRO PAESE


Luigi Mara nasce a Vanzaghello (MI) il 10-8-40. È mancato il 12-5-2016. Rimane quasi subito orfano del padre, che perde la vita in un incidente sul lavoro nello stabilimento Montecatini di Castellanza. Passa la sua infanzia presso l'Istituto dei Martinitt di Milano. A 14 anni viene assunto come operaio meccanico nello stesso stabilimento dove il padre era deceduto. Da studente/lavoratore si diploma perito chimico e diventa un ricercatore del Centro Ricerche Montecatini. Nei primi anni '60, da iscritto alla CGIL, inizia ad occuparsi della salute e della prevenzione sui luoghi di lavoro. Forza gli spazi della contrattazione sindacale ed elabora una pratica di tutela della salute sui luoghi di lavoro che individua nel gruppo omogeneo di lavorazione, ovvero nell'insieme di lavoratori sottoposti alla medesima nocività ambientale e agli stessi rischi, il motore del cambiamento delle condizioni di lavoro, attraverso le lotte e la pratica della non delega.

Nel 1968 coglie l'occasione della rivolta studentesca per costruire un'alleanza con i tecnici della salute presenti nelle università e nelle istituzioni sanitarie più sensibili ai destini della classe operaia. Alleanza efficace e duratura che ha dato frutti in tutta la successiva attività del movimento di lotta per la salute. Nei primi anni '70 dà vita, assieme ad altri lavoratori della Montedison, al Gruppo di Prevenzione ed Igiene Ambientale del Consiglio di Fabbrica. È il promotore di lotte che cambiano il modo di produrre e ricercare mettendo al centro la prevenzione, con il radicale rifiuto della monetizzazione del rischio. Su queste coordinate dà battaglia all'interno del sindacato e partecipa a convegni, assemblee, manifestazioni in tutto il territorio nazionale. È soprattutto grazie al suo straordinario impegno che Castellanza diventa il paradigma a livello nazionale nel campo della tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e sul territorio.

Nel 1976 è uno dei fondatori, assieme al compagno e amico fraterno Giulio Maccacaro, di Medicina Democratica - Movimento di lotta per la Salute, a cui si dedicherà fino alla fine. Subito dopo interverrà a Seveso con una rigorosa indagine pubblicata sulla rivista Sapere che smaschera le responsabilità della Hoffman-La Roche nella catastrofe ambientale causata dalla fuoriuscita di diossina. Grazie alle sue straordinarie capacità organizzative vengono realizzati all'interno dello stabilimento di Castellanza memorabili eventi che hanno riscontro in tutto il territorio nazionale. Nel 1980, le sue capacità verranno messe a frutto anche per l'organizzazione degli aiuti ai terremotati dell'Irpinia, terra in cui si sono avvicendati per circa un anno centinaia di muratori, carpentieri, elettricisti e tecnici provenienti dalla realtà di Castellanza. Il loro contributo alla ricostruzione è stato riconosciuto con un formale encomio delle istituzioni locali.

Nel 1981, Luigi Mara paga con il licenziamento, assieme ad altre centinaia di lavoratori della Montedison di Castellanza, l'opposizione ai processi di ristrutturazione dell'azienda. La Magistratura sanerà questa vulnus, non prima di avere sconfitto chi al suo interno era disponibile ad applicare il cosiddetto diritto dell'emergenza, vale a dire la sospensione delle tutele che garantivano i lavoratori da comportamenti padronali discriminatori. Mara vive anche questa battaglia da protagonista, con la passione e la capacità di conquistare gli altri alle ragioni dei lavoratori che tutti gli hanno riconosciuto. Dopo il licenziamento, per Mara, arriva l'espulsione dalla CGIL e, assieme a molti altri compagni di lavoro, dà vita al Coordinamento lavoratrici e lavoratori della Montedison di Castellanza, che ha mantenuto viva per decenni all'interno dello stabilimento una pratica sindacale senza compromissioni con l'azienda. Partecipa ai comitati di redazione di riviste quali Sapere, Scienza e Esperienza, Epidemiologia e Prevenzione lasciando un segno di intelligenza, passione e rigore. Diventa direttore della rivista Medicina Democratica. Nel 1986 è socio fondatore, assieme ad altri componenti del Gruppo di Prevenzione e Igiene Ambientale, del Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro di Castellanza, struttura che diventa riferimento per i gruppi di lavoratori e di popolazione a rischio del territorio.

Nel 1988 Luigi Mara è l'artefice di un importante convegno tenutosi presso il Centro Civico Soldini di Castellanza, sulla ricerca per La costruzione della scienza del lavoro, della salute e dell'ambiente, cui fra gli altri partecipano Rossana Rossanda, Lorenzo Tomatis e Marcello Cini. Nello stesso anno consegue la laurea con lode in Biologia, presso l'Università di Pavia. Nel 1997, anno in cui ricorre il ventennale della scomparsa di Giulio Maccacaro, organizza presso l'Università degli studi di Milano un convegno internazionale sulla Attualità del pensiero di Giulio A. Maccacaro, che vede la partecipazione di scienziati, ricercatori, giuristi, assieme a rappresentanti di movimenti con esperienze di lotta per la tutela della salute e dell'ambiente, sia a livello nazionale che internazionale.

Dalla metà degli anni '90 è promotore, nell'ambito di Medicina Democratica, delle più grandi vertenze legali a tutela del diritto alla salute dei lavoratori e delle popolazioni a rischio che sono state realizzate nel nostro paese. Ne citiamo alcune: il processo contro Montedison/Eni per i lavoratori di Porto Marghera morti da cancro per esposizione a CVM; contro l'Eternit di Casale Monferrato per i lavoratori e i cittadini morti a causa di esposizione ad amianto; contro la ThissenKrupp di Torino per l'atroce morte di sette lavoratori;

Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro - Via Roma 2, 21053 Castellanza (VA)

mercoledì 15 gennaio 2020

ACCAM BUSTO ARSIZIO, L’INCENERITORE CHE VOLLE BRUCIARSI DA SE’

Abbiamo più volte parlato dell’inceneritore ACCAM di Busto Arsizio per diversi motivi, in particolare perché al centro di una campagna delle associazioni locali che era riuscita qualche anno fa a convincere una quota sufficiente dei “proprietari” (i Comuni) a procedere al suo spegnimento entro una data “decente” (prima dicembre 2017 poi dicembre 2019).
Anche il Piano regionale rifiuti della Lombardia lo aveva messo tra gli “eliminabili” per la sua intrinseca obsolescenza.
Questa iniziativa è stata resa vana dal successivo Consiglio di Amministrazione che è riuscito a ribaltare la situazione e “allungare” la vita al 2027 (e forse più ….).
https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=7335

Parte di questo Consiglio di Amministrazione a partire dal Presidente, nel corso del 2019, è sotto processo (alcuni hanno già patteggiato) nell’ambito degli “incarichi” dispensati da Nino Caianello (indagine “mensa dei poveri”) – referente di Forza Italia in provincia di Varese. https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=8155
Nell’ambito degli imputati anche la società di consulenza che aveva giustificato tecnicamente la possibilità (e l’opportunità) di proseguire l’attività nonostante i disavanzi accumulati nel tempo (per sanarli si prevede l’incremento della quantità dei rifiuti estendendo l’area di conferimento).
Non è la prima volta che l’impianto è sotto processo, ...
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martedì 17 luglio 2018

LETTERA APERTA AI MEDICI LOMBARDI SULLA RIFORMA DEI CRONICI.

-PUBBLICHIAMO DI SEGUITO DUE LETTERE SEPARATE INDIRIZZATE AI MEDICI DI MEDICINA GENERALE E OSPEDALIERI LOMBARDI RELATIVA ALLA NUOVA RIFORMA SULLA GESTIONE DEI PAZIENTI CRONICI CON L’EVIDENZA DELLE CRITICITA’

 LETTERA APERTA AI MEDICI DI MEDICINA GENERALE
Ancora a proposito di cronici
Dopo oltre 15 mesi dalla stesura della prima delibera sulla gestione dei malati cronici alcuni nodi sembrano venire al pettine. Aumentano le prese di posizioni critiche, anche autorevoli e molto dure.
C’è quella dell’ ANPO ASCOTI FIALS MEDICI che si aggiunge a quelle già espresse da SNAMI, SIMET, UMI, Medicina Democratica, da altri sindacati e associazioni medici e pure da settori della FIMMG.
C’è un recente intervento del Comune di Milano che, di fronte agli evidenti disagi e incertezze della popolazione, si propone, coinvolgendo i municipi, come strumento di garanzia e di vigilanza.
C’è un’ adesione regionale dei MMG che rimane sotto la soglia del 50% e intorno al 25% nell’area milanese.
La Regione non fornisce alcun numero, ma l’adesione dei pazienti risulta comunque largamente al di sotto delle aspettative dell’assessorato e, nei primi tre mesi di reclutamento, non sembrerebbe aver raggiunto nemmeno il 10%. Al di là dei numeri precisi si tratta di una percentuale irrisoria.
C’è la risposta alle critiche dell’assessore alla Sanità che prospetta una messa a regime del nuovo sistema in cinque, avete letto bene, cinque anni.
Di fronte al tentativo imposto dalla Regione di trasformare gli ospedali in gestori, è stato spiegato bene dai medici ospedalieri, anche attraverso appelli pubblici, come l’ospedale, da sempre pensato come il luogo per la cura dei malati acuti, non sia il posto adeguato per carenze strutturali, organizzative e culturali a occuparsi della gestione complessiva della cronicità.

mercoledì 16 maggio 2018

TURBIGO Morti per amianto, la Cassazione riporta in appello il processo

La vicenda della Centrale elettrica di Turbigo. Dopo la rinuncia della Procura, le associazioni delle vittime hanno fatto ricorso in sede civile e ottenuto la riapertura

La Cassazione riapre -in sede civile – il processo per la morte per amianto di tre operai della centrale elettrica di Turbigo.
Il nodo tutto specifico del processo per la centrale di Turbigo è larinuncia della Procura di Milano di fare ricorso in Cassazione contro le assoluzioni. Per questo una parte delle associazioni coinvolte hanno deciso di proseguire in sede civile mentre  Inail e Turbigo non hanno ritenuto di proseguire, Medicina Democratica, Associazione Italiana Esposti Amianto hanno presentato ricorso civile.La sentenza è arrivata nella serata di martedì 15 maggio e, appunto, rinvia in appello, in sola sede civile, il processo per gli omicidi colposi di tre operai che lavorarono alla centrale negli anni Sessanta-Settanta. 
Un pronunciamento quasi inaspettato, perché in qualche modo ribalta una doppia sentenza conforme  che, in primo grado e poi (il 21 febbraio 2017) in appello, aveva assolto due dirigenti e il responsabile civile di Enel, allora proprietaria dell’enorme centrale termoelettrica.
Quasi stupita dall’esito è Chiara Misin, figlia di Oscar Misin (nella foto), operaio di Samarate scomparso nel 2012 per mesotelioma pleurico: «Anche se le vittime come eredi sono uscite dal processo, io e mia madre abbiamo assistito a tutte le udienze, in attesa della giustizia. Questa per noi è una sentenza importantissima, che seppur in civile ribalta le due sentenze fotocopia di primo grado e appello. Ci abbiamo creduto, come figlia e moglie di Oscar e anche come associazione».
«È una sentenza storica- ha aggiunto l’avvocato Laura Mara, che ha patrocinato le associazioni – che apre scenari inediti per gli innumerevoli casi aperti su tutto il territorio nazionale, e che arriva nonostante il mancato ricorso da parte della Procura della Repubblica, che invece era stata presente in tutti gli altri processi in Cassazione, che priva la possibilità di  perseguire i responsabili anche penalmente. Assenza inspiegabile, su cui occorrerà riflettere a Milano».
«Il fatto sussiste», dicono dall’AIEA: i morti di amianto di Turbigo non sono morti per caso o per fatalità e qualcuno ne ha la responsabilità e dovrà pagare, almeno in termini pecuniari: è questo il fatto nuovo che scaturisce da questa sentenza,« che ribalta ben quattro precedenti sentenze della stessa IV Sezione Penale di Cassazione, basate fondamentalmente su una sorta di “escamotage”, di cavillo giuridico e cioè che non sarebbe stato dimostrabile il momento della cosiddetta “induzione”, e cioè quando il processo cancerogenetico, per ciascuno dei lavoratori deceduti, è iniziato». Una interpretazione basata -dicono ancora da AIEA – su una accezione del tutto discutibile, ritenuta errata dalla letteratura internazionale, nonché da precisi documenti scientifici nazionali.
Per l’Associazione Esposti Amianto è un passaggio importante anche per le vicende di altre centinaia di operai morti di mesotelioma dopo aver lavorato alla Bronit di Broni- Pavia, alla Pirelli di Milano, alla Ansaldo Franco Rosi di Legnano e alla Montedison di Mantova.

venerdì 2 marzo 2018

COMUNICATO STAMPA: IL DIRITTO ALLA SALUTE PER I MALATI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI E I DISABILI GRAVI DEVE ESSERE GARANTITO

Medicina Democratica
COMUNICATO STAMPA: IL DIRITTO ALLA SALUTE PER I MALATI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI E I DISABILI GRAVI DEVE ESSERE GARANTITO
Il 24 febbraio 2018, presso il Centro di Aggregazione Multifunzionale (CAM) Garibaldi di Corso Garibaldi 27, si sono riunite alcune associazioni della città Metropolitana di Milano e della Provincia di Pavia con lo scopo di verificare se i diritti sociali e sanitari delle persone con gravi disabilità, compresi gli anziani cronici non autosufficienti, siano effettivamente rispettati.
Dalla discussione si sono rilevate in regione Lombardia gravi carenze: in ragione di ciò anche in relazione alle prossime elezioni regionali, sono state esplicitate le seguenti richieste da sottoporre ai candidati:
1.       GLI OSPEDALI LOMBARDI DEVONO DIMETTERE IN MANIERA APPROPRIATA LE PERSONE PRIVE DI AUTONOMIA NEL COMPIERE LE FUNZIONI PIU’ ELEMENTARI DELLA VITA (DISABILI GRAVI – NON AUTOSUFFICIENTI. LE DIMISSIONI DEVONO AVVENIRE TRAMITE VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE DA EQUIPE FORMATE DA OPERATORI PROFESSIONALI CON FATTIVO INTERVENTO DEI FAMIGLIARI DELLE PERSONE INTERESSATE.
In altri termini fino a che non siano individuati i percorsi sanitari e sociali definiti, non si deve procedere alle dimissioni. In caso di dimissioni “selvagge” le associazioni per i diritti continueranno a fornire gli strumenti necessari ad opporsi ad esse, compreso i ricorsi alla Magistratura.
2.       IN CASO DI RITORNO DELLE PERSONE MALATE NON AUTOSUFFICIENTI PRESSO LE PROPRIE ABITAZIONI, E’ NECESSARIO UN SUPPORTO DOMICILIARE MEDICO CLINICO ED INFERMIERISTICO ADEGUATO, DI SUFFICIENTI ORE GIORNALIERE IN RELAZIONE ALLE PATOLOGIE DIAGNOSTICATE. Coloro che assistono (famigliari o assistenti) devono ricevete un adeguato compenso monetario.
3.       IN CASO DI TRASFERIMENTO IN STRUTTURE PROTETTE PERMANENTI (RSA, RSD) IN CONTINUITA’ ASSISTENZIALE, VI DEVE ESSERE UN PERSONALE SUFFICIENTE NEL NUMERO E QUALITATIVAMENTE FORMATO (medici, infermieri, fisioterapisti, educatori, assistenti sociali…) PER FORNIRE LE MIGLIORI CURE E LA DOVUTA ASSISTENZA. OGNI FORMA DI CONTENZIONE DEVE ESSERE BANDITA.
LE RETTE DELLE RSA DEVONO ESSERE COMMISURATE A QUANO STABILITO DALLE LEGGI IN VIGORE, LA REGIONE DEVE DA PARTE SUE CORRISPONDERE IL 50% (70% SE SI TRATTA DI DISABILI) DELLA RETTA TOTALE SECONDO RIFERITA ALLA SINGOLA RSA E PER CLASSE SOSIA; IL COMUNE DEVE, SE RICHIESTO, E SECONDO QUANTO STABILITO DAL DPCM 159/2013 L’INTEGRAZIONE ALLA RETTA CHE CONSISTENTE NELLA DIFFERENZA FRA LA RETTA E L’ISEE (SENZA ALTRE CLAUSOLE PEGGIORATIVE DELLE NORME: IL REGOLAMENTO COMUNALE NON PUO’ CONTRASTARE LA LEGGE!).
4.       NEL CASO IN CUI LE PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI SIANO AFFETTE DA MALATTIE GRAVISSE “AD ALTA INTEGRAZIONE SANITARIA” IL COSTO ECONOMICO DEVE ESSERE A TOTALE CARICO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE.
I PARTECIPANTI ALL’INCONTRO che è iniziato e si è concluso con l’intervento del dott. Andrea Ciattaglia della Fondazione Promozione Sociale di Torino e nel quale sono intervenuti altri esponenti di associazioni: per il GAD di Cinisello, la signora Lina Lomuscio; per MTD di Pavia l’ing. Arek Filibian e la dott.ssa Paola Bernuzzi, con ulteriori intervenuti di chi ha esposto i casi dei propri famigliari colpiti da cronicità e non autosufficienza e che hanno subito evidenti torti dalla pubblica amministrazione, AUSPICANO CHE FINALMENTE, CON L’AVVENTO DELLA NUOVA GIUNTA REGIONALE, I DIRITTI VENGANO ASSICURATI E GARANTITI, e che il piano nazionale della cronicità non venga spinto fino a creare un nuovo settore “socioassistenziale” verso la creazione di assicurazioni private.
Per Medicina Democratica onlus e associazione senza limiti onlus: Fulvio Aurora 

Milano, 24 febbraio 2018

lunedì 15 gennaio 2018

Lettera aperta all’assessore al welfare sulla riforma lombarda relativa alla gestione dei pazienti cronici - Egregio Assessore al Welfare Regione Lombardia

Egregio Assessore al Welfare Regione Lombardia 
Avv. Giulio Gallera

Scopo dichiarato della riforma sanitaria attuata con le deliberazioni n. 6164 e n. 6551/2017 è quello di migliorare l’assistenza per i cittadini affetti da patologie croniche.
Lo strumento individuato (affidamento ad un Gestore) non sembra però affrontare alcuno dei nodi che rendono difficile per i pazienti e per i Medici di Medicina Generale (sostanzialmente e inopinatamente posti ai margini del progetto) far fronte, in modo adeguato, alle necessità di procedure diagnostiche e terapeutiche.
I disservizi sono stati ripetutamente evidenziati dalle voci critiche levatesi da più parti, mai da Lei raccolte, e che – confidando finalmente in una Sua risposta puntuale nel merito – possono così riassumersi.

  1. non affronta e non risolve il problema annoso delle liste di attesa. Tale disfunzione, fra le maggiori inefficienze lamentate dai soggetti interessati,  risulta ulteriormente aggravata dalla cattiva gestione derivante dai “tetti di spesa” (che sono causa notoria del blocco di attività ambulatoriali, visite specialistiche e prestazioni sanitarie regolarmente verificatesi negli ultimi mesi dell’anno, a cui  dovrebbe ovviarsi – ma il suggerimento è meramente indicativo essendo ben più ampio il campo degli sprechi –   limitando o eliminando consulenze, uffici di staff e altre sovrastrutture burocratiche oggettivamente inutili. Da anni si assiste invece a tagli  continui e sistematici  al sistema sanitario pubblico, “compensati” da abnormi finanziamenti a favore del sistema privato accreditato. Anche i provvedimenti in esame risentono della medesima filosofia);
  2. toglie ai malati cronici la libertà di scelta, ovvero la possibilità di continuare a farsi seguire dallo stesso specialista o dalla stessa struttura sanitaria presso i quali erano in cura precedentemente, costringendoli ad accettare lo specialista e le strutture sanitarie, pubbliche o private accreditate, imposte dal gestore;
  3. ignora volutamente che, per evitare sia inutili e interminabili attese telefoniche sia lunghe liste di attesa, sarebbe sufficiente ristabilire, come era nel passato,  la possibilità di fissare immediatamente, al termine della visita programmata, la data per il successivo controllo. Questa soluzione sarebbe ottimale in particolare per i malati cronici ed estremamente conveniente sul piano economico perché non necessiterebbe di alcun gestore;
  4. determina possibili e spiacevoli situazioni conflittuali e di confusione nel caso in cui il paziente scegliesse un gestore per la cronicità pur rimanendo necessariamente in carico al proprio medico di base per tutte le altre malattie;
  5. omette di precisare se eventuali prestazioni non inserite nel PAI che si rendessero necessarie nel corso dell’anno saranno, o meno, a carico del paziente;
  6. provoca indebite violazioni del segreto professionale e del diritto alla privacy, rinviando genericamente a successivi provvedimenti le modalità di trattamento dei dati sensibili;
  7. prevede la destinazione di soldi pubblici per pagare i compensi destinati alle nuove figure previste dalla proposta regionale  (manager, coordinatori, medici addetti alla stesura del PAI, ecc.); in tal modo diminuirà la disponibilità economica destinata direttamente alle cure e all’assistenza dei cittadini;
  8. contiene errori madornali nella formulazione dei set di riferimento.
Valga, ad esempio, il set relativo ai pazienti ipertesi, nel quale risultano inclusi la mammografia, la RX lombosacrale, del femore e della caviglia e la visita urologica, mentre sono del tutto assenti il monitoraggio 24 ore pressione, l’ECG dinamico Holter, il test da sforzo,  EcoColor Doppler grossi vasi addominali, EcoColor Doppler arterie renali.  Non essendo prevista la possibilità che il gestore richieda prestazioni al di fuori dei Set di riferimento, deve dedursi che le stesse, a causa dell’illogicità della previsione del set (di cui sarebbe interessante conoscerne gli autori), siano a totale  carico del paziente.
In attesa di Sue eventuali repliche, La invitiamo a un confronto pubblico, lasciando a Lei la proposta di data e luogo.

Cordiali saluti,

Vittorio Agnoletto, medico, co-conduttore della trasmissione “37e2”
Fulvio Aurora, Medicina Democratica nazionale – responsabile delle vertenze giudiziarie

Albarosa Raimondi, medico, esperta di organizzazione dei servizi sanitari. 

venerdì 15 dicembre 2017

LOMBARDIA: TUTTI I MALATI CRONICI DOVRANNO DECIDERE

LOMBARDIA: TUTTI I MALATI CRONICI DOVRANNO DECIDERE
LA RIFORMA DEL GESTORE: NO GRAZIE!
La regione Lombardia sta inviando un dépliant di “propaganda” per convincere i malati

La Regione Lombardia sta diffondendo un volantino per spiegare che cosa significa “un nuovo modello di presa in carico per i cittadini affetti da patologie croniche”. Lo fa dopo diversi mesi da quando ha deliberato (DGR 6164 del30/01/2017 e DGR 6551 del 04/05/2017). Non si può dire che ciò sia l’informazione capillare di cui parlano le delibere. Un volantino che si presenta come molto accattivante, ma più che altro è ingannevole. I cittadini devono scegliere se aderire o no a tale disposizione. I medici di base o medici di medicina generale (MMG) hanno già dovuto scegliere. In gran parte non hanno aderito.

La decisione è stata presa senza aver coinvolto o ascoltato i cittadini malati cronici, diretti interessati

Il centro del sistema che è stato adottato  – ci informa la regione – inizierà nei primi mesi del 2018. Ci sarà “un gestore” che potrà prendere in carico fino a 200.000 cittadini affetti da una o più malattie croniche: il gestore è un ente giuridico (una cooperativa, una società);  sarà un medico solo nel caso in cui un gruppo di medici di base si sarà aggregato e avrà costituito una cooperativa, altrimenti il medico “della presa in carico” verrà assunto e nominato dal gestore. E quindi il paziente non sceglierà il medico, ma sarà il gestore a farlo: il paziente  sarà sottoposto al gestore per la sua malattia cronica, non per le altre eventuali malattie.

Il paziente che rifiuterà il gestore, rimarrà, come adesso, in carico al suo medico curante.

Si consideri che i pazienti malati cronici più gravi – i non autosufficienti – sono tagliati fuori dal sistema: se ricoverati in ospedale vengono dimessi al più presto senza la dovuta “continuità terapeutica” e socio sanitaria. Al di là delle leggi, la presa in carico è dei famigliari che dovranno arrangiarsi a trovare i servizi domiciliari (sempre per tempi limitati), oppure dovranno pagare una badante se avranno i denari sufficienti. Se poi la persona cronica non autosufficiente avrà la necessità di un ricovero residenziale definitivo dovrà cercare a fatica una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) a pagamento i cui costi medi sono di circa di 2500 euro al mese (… e non sarà semplice ottenere l’integrazione da parte del comune…).
Nel volantino si dice che “il medico scelto dal paziente” si occuperà delle prenotazioni di visite ed esami.

Ciò NON significa che le liste di attesa verranno superate o che NON si creino  discriminazioni.

Medicina Democratica ed altri 4 Sindacati medici hanno promosso un ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale)  per incostituzionalità delle delibere in quanto contrastano con la legge di Riforma Sanitaria (n. 833 del 1978), con la legge Balduzzi (n. 189/2012, con l’Accordo Collettivo Nazionale (ACN del 2009) dei medici di medicina generale, nonché direttamente con gli articoli 32, 41 e 117 comma 2 lettera m della Costituzione). Successivamente è seguito un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, appellando la mancata sospensiva del TAR. Il Consiglio di Stato ha accolto in parte l’appello stabilendo che il TAR deve fissare velocemente l’udienza di merito per il giudizio definitivo.

La Regione Lombardia non può proseguire nel suo intento senza attendere la sentenza del TAR

Siamo in una regione che ha dato ampio spazio agli ospedali privati, agli istituti privati di riabilitazione, nonché agli istituti privatistici per malati cronici non autosufficienti. Ora con il gestore si privatizza anche la medicina generale.  Ci mancava! E a che scopo? Non certo per salvaguardare la salute dei cittadini, ma per interessi economici e corporativi.


Medicina Democratica - 37e2 Radio popolare - Comitato diritto salute varesotto

lunedì 24 luglio 2017

MEDICINA DEMOCRATICA CONTRO LA DGR LOMBARDIA SUI “MALATI CRONICI”

COMUNICATO STAMPAMEDICINA DEMOCRATICA RICORRE AL TAR DELLA LOMBARDIA CONTRO LA DELIBERA  6551 DEL 4/5/2017 “DEL GESTORE”
L’associazione Medicina Democratica-onlus (MD) ha presentato ricorso contro la DGR di cui al titolo con gli avvocati Francesco Trebeschi e Federico Randazzo del foro di Brescia.  La delibera sostanzialmente modifica la figura del medico di medicina generale (MMG) facendo assumere i compiti di seguire i malati cronici ad un cd gestore pubblico o privato.
MD ritiene che il ruolo del MMG con questa delibera sia stato snaturato, che ancora di più i cittadini utenti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) possano subire nefaste conseguenze. Il SSN è nato come sistema pubblico, universale, partecipato nel quale fondamentale risulta essere la figura del MMG, scelto liberamente da ogni cittadino e a cui rivolgersi in prima istanza, salvo gravi traumi o patologie urgenti, per ogni problema di salute. Il MMG segue il paziente in ogni fase del suo percorso di salute.
Viene invece proposto un gestore quale entità giuridica presumibilmente privato nella gran parte dei casi. Un gestore potrà seguire fino a 200.000 pazienti; dovrà quindi nominare diversi altri medici in relazioni ai compiti che gli sono assegnati: il MMG verrà se non deposto, messo da parte, pur potendo essere cogestore
Ci chiediamo CUI PRODEST? A che serve tutto questo ampio, complicato e burocratico sistema? La risposta che possiamo dare è la seguente: a favorire il sistema privato e a smantellare il sistema pubblico attaccandone la parte di base più consistente.
Ad ogni buon conto nel ricorso si contesta fondamentalmente   l’incostituzionalità della delibera: da quando una delibera modifica la legge? Nello specifico si spiega come vengano disattese alcune norme costituzionali e leggi importanti: Articolo 32 e 117 della Costituzione, Articoli 25 e 48 della legge 833/1978 (istitutiva del SSN), articoli 8 e 19 decreto legislativo 502/92, articoli 9 e 10 della legge regionale n. 33 del 2009 e pure articoli 12,13 bis e 45 dell’Accordo Collettivo Nazionale dei MMG (2009).
Infine si sottolinea che non vi è stata ne partecipazione, ne condivisione con le istanze politiche e associative della regione.  Non si può confondere la partecipazione con gli incontri informativi promossi dall’Assessore alla Sanità anche se in questi non sono mancate contestazioni.
Milano 11 luglio 2017
Medicina Democratica Lombardia