- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -
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martedì 5 maggio 2020

SERVE UN COMMERCIO SANO PER L’ECONOMIA, LE PERSONE, IL PIANETA Legami fra TTIP, salute e precauzione ai tempi del Coronavirus

Oltre 150 organizzazioni della società civile in Europa e negli Stati Uniti hanno chiesto in un appello comune ai propri politici “di interrompere i negoziati commerciali che metteranno ulteriormente a repentaglio le norme dell’UE in materia di salute e ambiente e aggraveranno la crisi climatica. È necessario un cambio di rotta”. Spetta al Governo, ai partiti, alle parti sociali e alla società civile far imparare a Bruxelles “la lezione italiana”, o come nelle più prevedibili parabole della shock economy si risponderà al problema - la fragilità sociale, ambientale e economica globale legate alla globalizzazione - con una tra le sue peggiori cause: l’ennesima, incontrollata, liberalizzazione.

Di seguito il testo dell’appello.

“Abbiamo seguito i recenti colloqui tra la Commissione europea e le autorità statunitensi su un nuovo accordo commerciale (un nuovo TTIP) con incredulità e delusione. È chiaro che la Commissione è pronta a soddisfare le richieste di Trump di ridurre i livelli di sicurezza alimentare dell’UE, a scapito della salute pubblica, del benessere degli animali e dell’ambiente, e di compromettere anche gli impegni dell’UE in materia di cambiamenti climatici. La paura delle minacce lanciate dal presidente degli Stati Uniti di imporre tariffe elevate alle auto europee non può essere una scusa per una ritirata dall’interesse pubblico. L’apparente cambiamento di paradigma all’interno della Commissione, che emerge dopo mesi di trattative a porte chiuse e in gran parte al riparo dal controllo pubblico, è estremamente allarmante. Chiediamo ai governi e ai parlamentari dell’UE di spingere la Commissione a modificare questo approccio. Deve essere chiarito all’amministrazione americana che i nostri livelli di salute pubblica e protezione ambientale non sono in vendita. La pressione esercitata dai negoziatori statunitensi sull’Unione europea per abbattere i nostri standard non è una novità. Recenti dichiarazioni rilasciate dal ministro dell’Agricoltura statunitense Perdue hanno chiarito che qualsiasi accordo dipenderà dalle concessioni dell’UE rispetto alla carne sterilizzata con
acido o cloro o trattata con ormoni, ai residui di pesticidi negli alimenti e nei mangimi o per lo mantellamento delle norme di cautela rispetto agli OGM.
La novità è la risposta dell’UE. Quando in precedenza era stato negoziato con gli Stati Uniti un accordo di libero scambio globale (TTIP), la Commissione sosteneva che non avrebbe abbassato gli standard. Ma le recenti dichiarazioni del commissario commerciale Phil Hogan sugli attuali colloqui mostrano un approccio diverso. Ha parlato di “un lungo elenco di barriere normative in agricoltura” che potrebbero essere “risolte” in un accordo. Queste “barriere normative” esistono per delle buone ragioni: abbiamo regole sui pesticidi e gli ormoni chimici nelle carni per proteggere la nostra salute e l’ambiente.
Abbiamo restrizioni sugli OGM per proteggere la biodiversità e i consumatori. Abbiamo restrizioni sulle carni trattate con cloro o acido per proteggere il benessere degli animali e la sicurezza alimentare. L’impegno dei cittadini dell’UE nei confronti di un approccio precauzionale è stato fortemente confermato durante il dibattito pubblico sul TTIP, un accordo commerciale che non sarebbe sopravvissuto a un voto democratico all’interno dell’UE se avesse incluso concessioni sulla scala ora richiesta dagli Stati Uniti.

Riteniamo che la Commissione stia mettendo a rischio gli obiettivi (dichiarati) del “Green Deal europeo”. Questa strategia elenca, almeno sulla carta, diversi elementi ora nel mirino degli Stati Uniti. Ad esempio, secondo la strategia l’UE deve lavorare “per ridurre in modo significativo l’uso e il rischio dei pesticidi chimici”. I ripetuti richiami del Panel intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) e della Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES) a sostegno di un’agricoltura sostenibile aggiungono ulteriore forza a questo impegno.
Tuttavia, la Commissione non ha respinto le richieste degli Stati Uniti di abbassare le ambizioni in questo settore, e quindi rischia di aggiungere potenza al tipo di agricoltura più inquinante. Inoltre, dato che l’approccio conciliante della Commissione è un tentativo di proteggere le esportazioni dall’UE di auto
notoriamente dannose per il clima, la promessa del Green Deal europeo di attuare un approccio più ecologico all’agricoltura e al commercio sembra ora essere compromessa dalla stessa Commissione. Inoltre, la Commissione non ha nemmeno il mandato per condurre negoziati su tali questioni. Il mandato adottato nell’aprile 2019 non lascia spazio ai negoziati su alimenti e altri standard di sicurezza..

Il commissario commerciale Hogan ha affermato che “sta cercando di esaminare i modi in cui attraverso la cooperazione normativa potremmo essere in grado di considerare le barriere non tariffarie come un modo per mettere in discussione le questioni agricole”. Ciò suggerisce che il commissario per il commercio Hogan vuole stabilire un dialogo segreto a lungo termine dietro le quinte per trovare il modo di soddisfare le richieste degli Stati Uniti, per le quali ha il sostegno di alcuni Stati membri.

Non dobbiamo permettere che ciò accada. Ciò minerebbe le leggi e le procedure dell’UE concordate decenni fa, non rientra nell’attuale mandato e non dovrebbe rientrare in un nuovo mandato. Alla luce di quanto affermato e motivato, chiediamo ai governi europei in seno al Consiglio dell’UE e ai parlamentari nazionali e europei di garantire che le nostre preoccupazioni in materia di protezione dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente, trasparenza e coinvolgimento della società civile siano considerate e accolte. I nostri eletti devono chiedere una revisione degli attuali colloqui commerciali con gli Stati Uniti. L’UE deve chiarire inequivocabilmente all’amministrazione degli Stati Uniti che i nostri livelli di salute pubblica e protezione ambientale non sono in vendita, che non soccomberemo alle minacce degli USA e che la politica commerciale deve mettere al primo posto le persone, l’ambiente e il clima”.

Alla luce di questo quadro politico ed economico, come Stop TTIP Italia chiediamo che:
 l’Italia ottenga una moratoria di tutti i trattati commerciali in corso da parte UE fino che non si sia fatta una approfondita valutazione dei loro impatti sulla nostra salute, sull’ambiente, sui diritti dei lavoratori e sul mercato interno;
 che il TTIP venga respinto al mittente, cioè a Donald Trump: negazionista dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici che non sta facendo la sua parte per arginare la diffusione del Coronavirus mentre l’Italia paga in contanti e a caro prezzo la sua scelta interventista e rischia di trovarsi a competere in condizioni di svantaggio con le merci statunitensi sia in Italia, sia nel mercato Europeo, come anche in quello Usa;
 che la lezione del Coronavirus venga assorbita fino in fondo, e per questo, come indicano autorevoli agenzie delle Nazioni Unite, si traduca in più investimenti in sanità, redditi, coesione sociale e tutela dell’ambiente, e non nell’ennesima occasione di speculazione e svendita del Principio di precauzione e degli standard UE, come nei peggiori paradigmi di shock economy.

4 maggio 2020

venerdì 26 aprile 2019

Il nuovo TTIP parte con l’ok dell’Italia — Stop TTIP Italia

Ieri, 15 aprile, tutti i governi dell’Unione – eccetto la Francia, contraria, e il Belgio, astenuto –​ hanno dato il via libera​ ai mandati chiesti dalla Commissione europea per negoziare un nuovo accordo transatlantico di liberalizzazione del commercio con gli Stati Uniti.
Una nuova versione del TTIP, anche se a Bruxelles ci tengono a non usare acronimi diventati “piuttosto tossici”,​ come ha avuto a dire​ la Commissaria al commercio Cecilia Malmstrom. La quale ha però dichiarato che sarà fatto “tutto il possibile” per raggiungere un accordo con gli Stati Uniti​ entro il primo novembre 2019, prima della “scadenza” della Commissione Junker.
L’Europa si trova così a negoziare “con la pistola alla tempia”, cioè sotto il ricatto dei dazi che Trump ha utilizzato negli ultimi mesi per piegare le resistenze nei confronti di​ un accordo pericoloso per i nostri diritti e l’ambiente. Gli Stati Uniti, infatti, non hanno mai nascosto di voler​ mettere sul tavolo delle trattative settori come la chimica e l’agricoltura: le imprese multinazionali e i loro rappresentanti al Congresso, infatti, chiedono da sempre​ regole meno stringenti e più economiche per penetrare nel mercato europeo all’insaputa dei consumatori e dei cittadini. Bruxelles dal canto suo ha negato recisamente che questo accordo metterà a repentaglio la sicurezza alimentare o la salute umana. Ma chiaramente sulla Commissione europea pesano gli stessi, trasversali e transnazionali interessi industriali. Infatti…

lunedì 9 luglio 2018

Il Ministro Di Maio non firmi il JEFTA

La Commissione Europea sta accelerando la ratifica del trattato Jefta di liberalizzazione commerciale tra Europa e Giappone (Jefta), in vista del vertice Eu-Giappone previsto per domani a Bruxelles.  Sul tavolo vuole portare il via libera a un trattato tossico e pericoloso per cui ha attivato una procedura speciale attraverso il quale i ministri dell’Unione, tra i quali il ministro italiano dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, potranno sottoscriverlo entro domani tranquillamente da casa.
NOI CHIEDIAMO AL MINISTRO DI MAIO DI NON CEDERE E DI NON FIRMARE IL TRATTATO, RISPETTANDO GLI IMPEGNI ASSUNTI IN CAMPAGNA ELETTORALE.
Da molti anni le nostre organizzazioni stanno chiedendo di fermare questi trattati che, senza adeguate valutazioni di impatto sociali e ambientali, indeboliscono la capacità dei nostri Paesi di lavorare a una buona economia che sostenga i territori e una buona occupazione”.  Le nostre analisi in questa Scheda su Jefta
Il Jefta, negoziato in segreto e leggibile solo grazie al Leak di Greenpeace è particolare insidioso perché non sarà sottoposto alla ratifica dei parlamenti nazionali visto che non si occupa di investimenti, Come i suoi fratelli CETA e TTIP, però, non riconosce il principio europeo di precauzione che protegge la bostra salute, e  stabilisce un dialogo riservato tra le due parti su regole e diritti cui i cittadini non possono partecipare. Il Jefta forza, inoltre, una liberalizzazione dei servizi senza garantire un’adeguata protezione ai nostri prodotti di qualità con Indicazione Geografica protetta, anzi indebolisce, con l’abbattimento dei controlli alle frontiere, la protezione del mercato europeo dalla contaminazione da Ogm di cui il Giappone è leader brevettuale.
Di Maio, dunque, ascolti i cittadini e rispetti il Contratto di Governo in cui si è impegnato a opporsi non solo a TTIP e CETA, ma anche “ai trattati di medesima ispirazione per gli aspetti che comportano un eccessivo affievolimento della tutela dei diritti dei cittadini”.
Come Campagna Stop TTIP/StopCETA Italia chiediamo la riconvocazione urgente del Tavolo di confronto sui negoziati commerciali con parti sociali e società civile convocato da tutti i suoi predecessori dalla ministeriale Wto da Seattle in poi per gli aggiornamenti sulle posizioni del Governo italiano nei principali negoziati commerciali e un dialogo più stretto sulle politiche commerciali del nostro Paese come da impegni assunti in campagna elettorale con la sottoscrizione del documento d’impegno #NoCETA #Nontratto

lunedì 19 giugno 2017

Il CETA è arrivato in Senato. L’accordo tossico UE-Canada sarà votato giovedì 22 giugno 2017 e serve una mobilitazione di massa per fermare il processo di ratifica.

Non c’è tempo da perdere, soltanto la partecipazione di tutti
può cambiare le sorti di questa battaglia dopo l’accelerazione del governo.
Poco più di un anno fa 40 mila persone hanno inondato le strade di Roma
contro TTIP e CETA. Adesso è il momento di tornare a farci sentire.
La Campagna Stop TTIP Italia lancia una mobilitazione permanente
a partire da oggi:
ciascuno di noi può impegnare qualche ora del proprio tempo
per contattare i senatori italiani chiedendo loro di votare NO alla ratifica.
Ecco i prossimi passi proposti:
1. Invia subito una lettera a tutti i senatori, mettendo in chiaro che chiunque approvi il CETA non avrà mai il tuo voto 

2. Partecipa al tweetstorm sui senatori martedì 20 giugno dalle 12

giovedì 11 maggio 2017

Ttip Libero scambio, il tribunale di Strasburgo dà ragione alle Ong

Si è riaperta a sorpresa la partita sui trattati di libero scambio in Europa. Proprio nel giorno in cui il vice presidente della Commissione europea Frans Timmermans ha ammesso che bisogna ripensare il modo con cui l'Unione si confronta con la globalizzazione, il tribunale di Strasburgo ha bocciato l'esecutivo europeo per essersi rifiutato di registrare l'iniziativa dei cittadini che chiedevano di bloccare i negoziati sul Ttip, l'accordo commerciale con gli Usa - poi effettivamente naufragato con l'arrivo a Washington di Donald Trump.
LA COMMISSIONE SCEGLIERÀ IL RICORSO? La sentenza non bloccherà certo i futuri negoziati. Ma il segnale è fortissimo perché i giudici di Strasburgo hanno scritto nero su bianco che l'esecutivo europeo non ha tenuto conto del «principio di democrazia». Entro due mesi dalla notifica, spiegano a Lettera43.it da Strasburgo, la Commissione può impugnare il giudizio, ma c'è una «responsabilità politica» a cui è chiamata a rispondere.
La storia inizia nel 2014 quando la campagna di mobilitazione Stop al Ttip presenta una "European citizens initiative" (iniziativa dei cittadini europei), cioè il corrispettivo europeo della legge di iniziativa popolare italiana. Il diritto di iniziativa Ue prevede che un milione di cittadini possano invitare la Commissione a presentare una proposta legislativa. Servono un milione di firme, da almeno sette Paesi e ogni nazione deve raggiungere un numero minimo di sostenitori in base alla popolazione: per l'Italia bisogna superare le 54.750 adesioni. La proposta infine deve poter essere tradotta in un atto legislativo che vada a implementare i trattati o modificare il diritto dell'Unione.

FURONO RACCOLTE 3,2 MILIONI DI FIRME. La Commissione può rifiutarsi di registrarla se non risponde ad alcune condizioni, per esempio se è contraria ai valori dell'Unione, se è vessatoria o frivola o se ancora propone un atto legislativo che è al di fuori dei suoi stessi poteri. Le 500 organizzazioni non governative che animavano la campagna anti Ttip sono riuscite a raccogliere 3,2 milioni di firme - più del triplo di quelle richieste -, in 23 Paesi europei, per chiedere all'esecutivo europeo una sola cosa: che raccomandasse al Consiglio di annullare il mandato concesso dalla stessa Commissione sul secondo round di negoziati per il Ttip e di astenersi dal concludere il terzo sul Ceta.

martedì 30 agosto 2016

Ttip, intervengono Bruxelles e la Merkel: "Le trattative continuano"

Il Ttip non è fallito, anzi proprio nel finale potrebbe arrivare un colpo di coda decisivo, parola di Bruxelles e della cancelliera tedesca Angela Merkel. All'indomani delle accuse di fallimento da parte del vice cancelliere tedesco, Sigmar Gabriel, sono intervenuti prima la Commissione europea e poi la stessa Merkel per ribadire che i negoziati tra Ue e Usa per sviluppare un accordo globale di libero scambio (Ttip) stanno avanzando. "La Commissione europea ha compiuto progressi costanti negli attuali negoziati sul Ttip", ha detto il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, rispondendo a una specifica domanda in conferenza stampa aggiungendo che "anche se le trattative commerciali richiedono tempo, il processo è in funzione".

Il portavoce della commissione Ue ha anche sottolineato che i negoziati sono entrati in una "fase cruciale", perché le proposte su tutti i capitoli sono ormai sul tavolo. Schinas ha ricordato che la Commissione ha ottenuto dall'ultimo vertice europeo di questa estate l'appoggio dei 28 stati membri dell'Unione europea a negoziare. "Abbiamo un mandato di negoziazione che è stato accettato all'unanimità", ha detto. "Se le condizioni sono soddisfatte, la Commissione europea è pronta a completare l'accordo entro la fine dell'anno".

Ieri il vice cancelliere e ministro dell'economia tedesco Sigmar Gabriel, in un'intervista alla rete televisiva pubblica Zdf, aveva rilevato che "i colloqui con gli Stati Uniti sono di fatto falliti perché noi europei, naturalmente, non dobbiamo soccombere alle richieste americane: nulla si sta muovendo in avanti". Il blocco sarebbe legato alle imminenti elezioni negli Usa e a quelle in Francia e Germania del prossimo anno. 
repubblica.it

martedì 31 maggio 2016

Il fronte “anti-Ttip” chiama i candidati a esprimersi

«Vogliamo che i cittadini siano informati sul Ttip e sulle sue conseguenze». Il Comitato Stop TTIP, costituitosi anche a Gallarate, spinge sull’acceleratore della campagna informativa sul Trattato Usa-Ue sul Commercio e gli Investimenti. E lo fa (anche) con un appello ai candidati sindaci e alle liste che si presentano alle elezioni comunali.
«Il Comitato si è costituito da poco più di un mese» spiega Carlo Parascandolo, una delle persone impegnate nell’opera di divulgazione e contrasto del trattato. «Scopo principale è informare i cittadini su cosa è il Ttip che è in corso di trattazione e quali sono le ricadute sui cittadini, in termini di condizioni di vita, ma anche di democrazia e partecipazione sociale». Il trattato transatlantico tra Usa e Ue è attualmente al centro di trattative che sono quasi completamente segrete, avendo l’Unione Europea delegato alla Commissione tutta la fase preparatoria in vista della firma del trattato, in via riservata. Le preoccupazioni di chi è contrario riguardano la possibilità che,attraverso il trattato e il superamento della sovranità nazionale su alcune materie, si arrivi – in particolare – ad un indebolimento delle tutele per i diritti dei lavoratori, alla diminuzione delle tutele ambientali, ad una normativa meno stringente in particolare nel settore alimentare. «Come Casa delle donne – spiega Ivana Graglia – riteniamo che le donne siamo le più penalizzate, a partire da quelle meno abbienti, a partire dall’alimentazione e dall’ambiente di lavoro, dove diminuiranno i diritti che già oggi vedono le donne discriminate.
Fiorenzo Campagnolo, del sindacato di base AdL, spiega: «Cominciamo ora a muoverci per fare luce sul trattato. La partecipazione dei cittadini era fino a pochi mesi fa scarsa, madopo il 7 maggio i mass media iniziano a interessarsi di più». Il 7 maggio è il giorno della manifestazione che ha portato a Roma 30mila persone, tappa italiana di una serie di mobilitazioni che hanno toccato anche gli Stati Uniti, Berlino (250mila in manifestazione, in Germania il tema è molto discusso), in Spagna. «A Barcellona – Parascandolo – su iniziativa del sindaco si è svolto un incontro europeo degli amministratori locali, con una dichiarazione finale siglata da più di 40 città europee, che chiede informazione e chiarezza».

martedì 3 maggio 2016

FERMIAMO IL TTIP

UE e USA stanno negoziando da quasi tre anni il Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP), il cui obiettivo, al di là della riduzione dei già esigui dazi doganali, è soprattutto quello di ridefinire le regole del gioco del commercio e dell’economia mondiale, anche attraverso l’armonizzazione di regolamenti, norme e procedure su beni e servizi prodotti e scambiati nelle due aree. L’Unione Europea e gli Stati Uniti presentano questo accordo come una questione tecnica, invece si tratta di argomenti che toccano da vicino la quotidianità di tutti: l’alimentazione e la sicurezza alimentare, le prospettive di sviluppo economico e occupazionale, soprattutto delle piccole e medie imprese, il lavoro e i suoi diritti, la salute e i beni comuni, i servizi pubblici, i diritti fondamentali, l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge e la democrazia.

Il TTIP minaccia i diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e la sicurezza alimentare, mette sul mercato sanità, istruzione e servizi pubblici, pone a rischio la qualità del cibo e dell’agricoltura e l’attività di gran parte delle piccole e medie imprese. Il TTIP è anche un attacco alla democrazia, permettendo alle imprese multinazionali di chiamare in giudizio tramite strumenti di arbitrato estranei alla magistratura ordinaria e ad esse riservati in esclusiva, qualsiasi governo che con le proprie normative pregiudichi i loro profitti, limitando e disincentivando di fatto l’esercizio del diritto a legiferare di parlamenti, governi e amministrazioni locali democraticamente eletti. Dobbiamo fermare il trattato.

Data la fase in cui sta entrando il negoziato è arrivato il momento di costruire, tutte e tutti assieme, un grande appuntamento nazionale Per fermare il TTIP. Per tutelare i diritti e i beni comuni. Per costruire un altro modello sociale ed economico, per difendere la democrazia. Tutte e tutti insieme è possibile fermarli.

Manifestazione Nazionale
STOP TTIP
sabato 7 maggio 2016
Roma ore 15.00 P.zza Repubblica



Chiediamo a tutte le donne e gli uomini da sempre attivi in difesa dei diritti e dei beni comuni, ai sindaci, ai comitati, alle reti di movimento, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni contadine e consumeristiche, agli ambientalisti e al mondo degli agricoltori e delle piccole imprese e a tutti quanti hanno a cuore la democrazia, di costruire assieme a noi una grande manifestazione nazionale e promuovere iniziative di informazione dei cittadini e di approfondimento sulle conseguenze del TTIP.

venerdì 22 aprile 2016

Una serata per le ragioni del "no" al TTIP

Venerdì 22 aprile alle ore 21.00 si terrà un incontro aperto a tutti sul TTIP, il Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti, l’accordo di scambio tra Stati Uniti e Unione Europea, alla CUAC di Arnate, in via Torino 64.
Il fronte del “no” al TTIP è costituito da varie realtà (vedi qui).
Sarà ospite della serata Marco Schiaffino, giornalista freelance e membro del Comitato Stop TTIP e di ATTAC Italia, che, nel quadro della campagna Stop TTIP,interverrà per spiegare che cos’è il TTIP, le ragioni per cui dire “no” e i rischi per la salute, la democrazia e il ruolo di sovranità sia dei cittadini sia degli stati europei.
Schiaffino esporrà inoltre le motivazioni e gli obiettivi della manifestazione nazionale relativa al trattato, prevista per il 7 maggio a Roma.
L’incontrò è organizzato dal Comitato STOP TTIP Gallarate e Gallaratese, creato agli inizi di aprile su iniziativa della Casa delle Donne “Anna Andriulo” di Gallarate. Vi hanno già aderito le ACLI, l’ ACU, l’ADL, l’Alleanza Cooperativa San Martino Ferno, la CUAC, Gallarate 5 stelle, Gallarate a Sinistra Gallarate in Movimento, Gaspensa GAS Gallarate, Lega Ambiente, Medicina Democratica onlus, Rete per il Diritto alla Salute, Rifondazione e SEL. Collabora il Comitato STOP TTIP di Sesto Calende.

STOP TTIP incontro pubblico a Gallarate VENERDI' 22 APRILE 2016

FERMIAMO IL TTIP - incontro pubblico presso CUAC via Torino 64 - con Marco Schiaffino - del Comitato STOP TTIP , Attac Italia, giornalista freelance- organizzato dal Comitato STOP TTIP di Gallarate e del Gallaratese


FERMIAMO IL TTIP
(TRATTATO TRANSATLANTICO USA/UE)
Le persone e il pianeta prima dei profitti
I CITTADINI DEVONO POTER DECIDERE DEL PROPRIO FUTURO

TTIP :
è un accordo tra Stati Uniti e Unione europea che vuole abbattere regolamentazioni, standard, normative e dazi per aumentare i commerci transatlantici. Un'opportunità per pochi, che lascerebbe i cittadini europei e statunitensi in balia degli interessi delle grandi aziende, abbassando le tutele ambientali, sociali, sanitarie e con il rischio di una progressiva privatizzazione dei servizi pubblici.

Agroalimentare :
butterebbe fuori mercato centinaia di migliaia di produttori. Secondo il Parlamento europeo l'import di prodotti alimentari a basso costo aumenterebbe del 118%

Qualità del cibo:
permetterebbe l'utilizzo di molti pesticidi ora banditi in Europa e la possibile importazione di Organismi geneticamente modificati

Indicazioni geografiche:
rafforzerebbe il mercato estero di pochi grandi marchi non tutelando tutte le nostre 271 tipicità riconosciute. Recenti accordi hanno dimostrato come la tutela non sia totale accettando la compresenza di marchi "contraffatti"

Servizi pubblici:
faciliterebbe la privatizzazione dei servizi che grazie anche al negoziato TiSA sui servizi, finirebbero sul mercato

Investimenti:
prevederebbe un arbritato privato (ISDS) grazie al quale le imprese possono denunciare i Governi chiedendo compensazioni per leggi che tutelano i diritti ma mettono in discussione i profitti

Ambiente :
indebolirebbe le leggi di protezione ambientale e sanitaria nel comparto chimico o di lotta al cambiamento climatico

Impatti economici :
diversi studi parlano di depressione della domanda interna, crollo del commercio tra i Paesi europei e conseguente diminuizione del PIL EU