Le lavoratrici e i lavoratori del
San Raffaele hanno approvato l’accordo sottoscritto dalla RSU e dalle
organizzazioni sindacali con i rappresentanti della proprietà il 10 maggio
scorso.
Un accordo non privo di aspetti
oggettivamente discutibili, sofferto e difficile perché la scelta di non
piegarsi ai ricatti del nuovo padrone del S. Raffaele, fatta dalla maggioranza
della RSU, era strenuamente avversata oltre che dalla Direzione anche da
CGIL-CISL-UIL, che avevano dichiarato apertamente la loro disponibilità a
firmare accordi di totale sottomissione alla volontà dell'Amministrazione.
Le ombre di questo accordo non
possono però oscurare il messaggio forte che è uscito dalla lotta dei
lavoratori del San Raffaele: alle richieste dei padroni si può dire di NO,
anche in contesti difficili.
Chi avrebbe mai scommesso sulla
capacità delle lavoratrici e dei lavoratori di bloccare, almeno
temporaneamente, la normalizzazione del S. Raffaele, in un contesto dove la
controparte non è una qualsiasi azienda ma la proprietaria di 19 ospedali,
azionista di Banca, comproprietaria del Corriere della Sera ?
Il San Raffaele è un istituto
accreditato con la Regione Lombardia, che ne finanzia le prestazioni erogate.
In questo ospedale edificato e
mantenuto con soldi pubblici, considerato una eccellenza del sistema
sanitario regionale, si è verificato il più grosso crack finanziario degli
ultimi decenni. La nuova proprietà, che ha
rilevato l’Istituto dopo il fallimento, ha deciso di recuperare questo
deficit sulla pelle dei lavoratori, saccheggiando i loro stipendi e
imponendo una riorganizzazione che diminuisce la qualità dell'assistenza.
L'Ospedale S. Raffaele non ha
esitato a scegliere la strada dello scontro frontale con la RSU mettendo sulla
bilancia anche la peggiore delle rappresaglie: il licenziamento di 244
lavoratori.
Licenziamenti che sono diventati
esecutivi e che sembravano un macigno impossibile da rimuovere.
La RSU, e i lavoratori che
l'hanno sostenuta, non si sono arresi e hanno continuato a lottare mantenendo una
posizione chiara: I DEBITI DEL S. RAFFAELE NON DEVONO PAGARLI I LAVORATORI.
Dopo 6 mesi di lotte e di
mobilitazioni, con un presidio permanente davanti all’ospedale, un'intesa al
ribasso bocciata dai lavoratori, è arrivato un accordo accettato da tutte le
OO.SS., dalla RSU e dai lavoratori.
L' accordo prevede il ritiro
dei 244 licenziamenti e il rientro dei 64 lavoratori licenziati già
lasciati a casa e il mantenimento del Contratto della Sanità Pubblica,
che il padrone vuole cancellare per sostituirlo con quello meno tutelante della
Sanità Privata.
Come spesso accade però negli
accordi che scaturiscono in situazioni di forte conflitto fra le parti, ai
lavoratori è toccato comunque un prezzo molto salato da pagare, perché hanno
dovuto sacrificare una parte del loro salario mensile (in media il 9%).
Quando si perdono condizioni
contrattuali di miglior favore non si può mai parlare di vittoria,
soprattutto in un contesto dove non esiste alcun dubbio su chi sia stato il
responsabile del tracollo finanziario di questo Ospedale: con i tagli subiti
al massimo si può dire che i lavoratori si sono battuti per la riduzione del
danno.
Sull'accordo siglato pesa
inoltre il fattore tempo, perché il San Raffaele si è impegnato in cambio
del ritiro dei contenziosi a non licenziare ma solo fino al 2014. L 'accordo ha infatti cancellato la possibilità di
ricorrere anche contro due ricorsi rigettati dal Giudice del Lavoro in prima
istanza, con motivazioni bruttissime, che rischiano di pesare fortemente sulle
future vertenze legali del sindacalismo di base.
Cosa accadrà dopo è presto
ancora per dirlo, ma questo vuol dire che la lotta per difendere i diritti al
San Raffaele non si può certo dichiarare conclusa.
Il Coordinamento Cittadini e
Lavoratori della Sanità di Milano si è battuto in questi mesi a fianco dei
lavoratori in lotta del San Raffaele, coinvolgendo i lavoratori di altre
strutture sanitarie e di assistenza, che oggi fanno i conti con i tagli
salariali, riduzioni di posti letto, chiusure dei reparti e di servizi.
Ridurre il
personale, già al limite della sufficienza, significa provocare disagi, perdite
di tempo, mal servizio ai pazienti. Tenere i lavoratori in condizioni di
tensione di incertezza per il futuro, di precarietà o di bassi salari, implica
sempre conseguenze negative per gli utenti.
LA SANITÀ È UN
BENE COMUNE, Costituzionalmente garantito che deve essere esente da
profitti
PER QUESTO
VOGLIAMO CHE IL S.RAFFAELE DIVENTI UN ISTITUTO PUBBLICO CON LA PARTECIPAZIONE E
IL CONTROLLO DEI CITTADINI UTENTI E DEI LAVORATORI.