- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

sabato 30 novembre 2019

CONVEGNO DOMENICA 24 NOVEMBRE 2019 su Sanità ed economia dell' Associazione Forum per il diritto alla salute. AUDIO CONVEGNO.

Gli operatori sanitari e sociali, i cittadini e gli attivisti dei movimenti di lotta per la salute, i militanti politici e sindacali mentre assistono al progressivo svuotamento del welfare e del Servizio Sanitario Nazionale ​ attraverso estesi processi di definanziamento tali da non coprire i LEA, privatizzazioni, esternalizzazioni, riduzione drastica del personale dipendente delle Aziende sanitarie locali e ospedaliere (ASL-ASO), sua precarizzazione e sfruttamento, riduzione degli spazi democratici nelle ASL-ASO ​ e utilizzo sempre più esteso della seconda gamba assicurativa tramite il welfare aziendale e le assicurazioni ​ private sostitutive, vedono mancarsi gli strumenti culturali di analisi alternativa al pensiero economico unico dominante rappresentato dalle grandi università pubbliche e private, dai centri di ricerca privati e dalle organizzazioni sindacali corporative. Dire "la salute è un diritto", "la salute non si vende","difendiamo il Servizio Sanitario Nazionale (SSN)" non basta più se non si ha la consapevolezza che ​ il SSN è ​ stato il frutto di decine di anni di lotte operaie, studentesche e popolari e se non si apre una nuova stagione culturale e di lotte sociali che partano dalle radici della storia politica del movimento operaio e democratico: "senza teoria la pratica è cieca" e viceversa.
radioradicale.it

sabato 23 novembre 2019

SOLIDARIETA’ ALLE DONNE CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE 23 nov 2019 - TUTTI IN PIAZZA - FOTO








L'implosione del Sud America

Proteste popolari e indigene in Cile e in Ecuador, elezioni in Argentina e in Bolivia, dove Evo Morales, rieletto per il quarto mandato, è stato costretto alle dimissioni. Il Brasile di Bolsonaro e gli interessi degli Stati Uniti. Che cosa sta accadendo in America Latina? Intervista a Giorgio Tinelli, professore dell’Università di Bologna.
A fine ottobre in Cile un milione di persone sono scese in piazza per chiedere le dimissioni del presidente Sebastian Piñera e la convocazione di un’assemblea costituente. In Ecuador, indigeni e movimenti sociali hanno costretto il governo a ritirare misure economiche imposte dalle istituzioni finanziarie internazionali. In Bolivia il presidente Evo Morales s’è dimesso, il 10 novembre, dopo un report dell’Organizzazione degli Stati Americani che​ ​ provava la frode elettorale durante le elezioni presidenziali di fine ottobre. Il 9 novembre, in Brasile, l’ex presidente della Repubblica Luiz Inacio Lula da Silva, del Partito dei lavoratori, è uscito dal carcere dov’era stato confinato 19 mesi fa, perché gli fosse impedito di correre nuovamente per la guidare il Paese, spianando così la strada al candidato della destra, Jair Bolsonaro, responsabile tra l’altro degli attacchi all’integrità della foresta amazzonica. Sono frammenti di un processo che riguarda tutto il Sud America. Il professor Giorgio Tinelli, docente del Master in relazioni internazionali Europa-America Latina dell’Università di Bologna-rappresentanza in Argentina, con sede a Buenos Aires, aiuta a legarli.
Le mobilitazioni in Cile e in Ecuador hanno riaperto la finestra dei media sull’America del Sud. Nel primo decennio del XXI secolo quest’area aveva rappresentato una speranza perché guidata da governi progressisti. Che cosa s’è inceppato? Perché?

GT​ Il tentativo di assemblare una sorta di nuovo pan-latinoamericanismo di tipo bolivariano, con una forte impronta antimperialista e anti-neoliberista, ha coinvolto i Paesi che avevano sposato in quel periodo modelli economici la cui tensione era il superamento degli aggiustamenti strutturali dell’economia. Questi allargavano da decenni la “forbice” sociale tra settori di​ élites​ economiche​ todopoderosas​ ed enormi agglomerati di popolazione che vivevano in stato di povertà, quando non con privazioni tali da essere considerati in assoluta indigenza. Il fallimento del tentativo di fare fronte unico, ovverosia l’ALBA (Alternativa Bolivariana para las Americas), si deve a molti fattori, ma tra questi quello della diversità tra le diverse esperienze politiche in gioco credo che sia uno dei più importanti. A mio avviso, perciò, sono da evitare generalizzazioni troppo semplicistiche su similitudini e comuni tendenze politiche di congiuntura: anche nel periodo d’inizio secolo il denominato “nuovo corso di sinistra” latinoamericano presentava chiare incongruenze e molte diversità tra i vari Paesi che avevano attuato scelte politico-elettorali in controtendenza rispetto al periodo precedente.

lunedì 18 novembre 2019

Taranto: dopo l’ennesima privatizzazione la storia infinita si ripete I disastri della privatizzazione delle acciaierie di Taranto.

Il nostro paese è ormai in mano delle multinazionali e delle loro ciniche pretese. La vicenda della ex Ilva di Taranto lo dimostra abbondantemente.
Per capirci qualcosa, non possiamo limitarci a osservare superficialmente le beghe di partito, gli scontri all’interno della maggioranza di governo e i commenti dei media appiattiti sugli interessi di ArcelorMittal (di seguito Am), ma dobbiamo calare queste polemiche nel contesto della nuova crisi in arrivo e delle strategie globali per il controllo del mercato dell’acciaio. In questo contesto l’Italia sta subendo passivamente le altrui mire egemoniche.
Nel 1965 la società pubblica Italsider inaugura lo stabilimento di Taranto. La fabbrica diventa il più importante stabilimento siderurgico del vecchio continente, che rifornisce non solo l’industria meccanica del Nord Italia, ma gran parte dell’Europa, crea ricchezza e occupazione ed è una delle locomotive del boom economico.
Nel 1995, a seguito della stagione delle privatizzazioni, Italsider, che era stata valutata 4 mila miliardi, viene acquistata dal gruppo Riva, che avrebbe dovuto rilanciare lo stabilimento, per soli 2.500 miliardi e diviene Ilva.
I primi problemi di impatto ambientale e di gravissimi danni alla salute pubblica iniziano proprio in quegli anni. 11.500 saranno i casi di morte attribuiti alle emissioni dai periti della Procura di Taranto. Il rischio di contrarre tumori per la popolazione circostante, anche infantile, e per gli operai, è elevatissimo e conseguentemente la magistratura, nel 2012, ordina il sequestro della fabbrica, definita dai giudici “fabbrica di malattia e morte”, e pone sotto indagine i vertici aziendali (la famiglia Riva). Il governo Monti, per tutelare i 13 mila addetti, oltre a quelli dell’indotto, non trova di meglio che autorizzare per decreto la prosecuzione della produzione.
Ma pochi mesi dopo, siamo nel 2013, il gip Patrizia Todisco dispone il sequestro di 8 miliardi di euro sui beni dei Riva, frutto dei mancati investimenti sulla tutela ambientale. La Cassazione annulla il sequestro ma i Riva lasciano il Consiglio d’Amministrazione e l’azienda viene commissariata dal Governo. Ma quel governo e quelli successivi non prendono nessun provvedimento significativo per risolvere il problema ambientale e, nel 2016, lo Stato si limita a mettere all’asta la fabbrica.
L’asta viene aggiudicata alla più grande multinazionale del settore - la franco-indiana Am che ha stabilimenti in tutto il mondo - nonostante che quest’ultima abbia posto come condizione per proseguire l’attività industriale e per attuare il piano ambientale un provvedimento ad hoc per garantirle una sorta di immunità penale.

domenica 10 novembre 2019

Psa compra Fca: gli italiani pagheranno il prezzo delle sinergie, gli azionisti incassano un premio di 6,7 mld e un dividendo straordinario di 5,5 mld. Articolo

L'operazione franco-italiana non è assolutamente una "fusione alla pari" come si è tentato di farla passare, ma una acquisizione tout court da parte dei francesi, che avranno il vero potere su tutto. Si tratta dell'ultimo (e inevitabile) atto di un progressivo disimpegno dell'Exor degli Agnelli-Elkann dalla produzione di quattro ruote. Non avendo investito su elettrico, modelli competitivi in Europa e altri importanti ambiti, Fca non poteva che finire così. Non è vero che l'occupazione verrà salvaguardata, sono dichiarazioni di rito.
Certo, si crea il quarto player mondiale dell’automotive, con​ 8,7 milioni​ di veicoli prodotti,​ 170 miliardi​ di ricavi,​ 11 miliardi​ di utile operativo ricorrente. Ma anche con​ 3,7 miliardi​ di “sinergie” (altrimenti dette: tagli) annunciate. Sinergie che verranno fatte soprattutto in Europa, dove ci sono quattro marchi sovrapponibili (Peugeot, Citroen, Opel e Fiat) ed è facile prevedere che a farne le spese saranno soprattutto gli italiani.
industriaitaliana.it

martedì 5 novembre 2019

Microsoft prova la settimana lavorativa di 4 giorni (e la produttività si impenna) Art

Microsoft testa la settimana corta in Giappone
Nell'ambito di questo esperimento, Microsoft ha concesso ha deciso di chiudere il venerdì la sua sede di​ Tokyo, con i suoi​ 2.300​ dipendenti​ che hanno avuto tre giorni liberi ogni settimana per un mese. Un test che è servito per valutare quale sarebbe stato l'impatto di una settimana ridotta, sia sulla vita dei lavoratori, sia sulla produttività. Con grande sorpresa, analizzando i dati dell'esperimento, Microsoft ha notato come durante quel periodo la​ produttività, misurata in termini di vendite per ogni dipendente, sia aumentata​ del​ 39,9%​ rispetto al mese di agosto del 2018. Ma in vantaggi della settimana corta non hanno riguardato soltanto la produttività: Microsoft ha certificato anche un calo dei​ costi​ aziendali.
Ad esempio, il consumo di​ energia​ elettrica​ è diminuito del 23,1%, mentre quello di​ carta​ è sceso del 58,7%. Feedback positivi anche da parte de dipendenti che quasi all'unanimità (il 92,1%) hanno affermato di​ apprezzare​ una settimana lavorativa di quattro giorni. Visti i risultati positivi, l'azienda sembra intenzionata a riproporre l'esperimento anche nel corso del prossimo inverno: una strada che porta ad un lavoro sempre più flessibile e che può tradursi in benefici per i livelli di stress dei lavoratori.
Today.it

Migranti, dati oltre le bufale: fanno bene al bilancio dello Stato | Il Dossier Statistico Immigrazione 2019 Art

I migranti​ sono sempre al centro dell'attenzione mediatica, un'attenzione che tuttavia si concentra sul "problema sicurezza" e su quello degli​ sbarchi. Occorre allargare il discorso​ ragionando su dati reali e non su percezioni che troppo spesso si plasmano a beneficio della propaganda politica​ direttamente connessa alla retorica della "invasione".
In primis quindi​ i numeri:​ nell'ultimo anno sono sbarcati in Italia un quinto dei migranti approdati in Grecia e la metà di quelli approdati in Spagna. In tale contesto, è sorprendente constatare che i 20 casi mediatici delle navi umanitarie cui il governo gialloverde ha vietato l’attracco - bloccandole in mare per una media di circa 10 giorni ciascuna - con la dottrina dei "Porti Chiusi" hanno riguardato, nel complesso, una quota di migranti minoritaria a fronte delle migliaia che nel frattempo sono approdare con i cosiddetti "barchini fantasma".
Come mette in luce il "Centro Studi e Ricerche IDOS" il fenomeno migratorio che coinvolge l'Italia è dominato a priori da un problema: il restringimento delle possibilità di​ entrata legale​ per i​ migranti economici. Ciò porta ad un flusso misto in cui si mescolano con i​ profughi: l'effetto è un vero e proprio ingorgo di richieste di asilo che nella maggior parte dei casi si risolve con un rigetto: su 95.200 domande esaminate nel 2018 solo un terzo è sfociato in una qualche forma di protezione.
Ciò​ premesso è necessario fare i conti con la realtà dell'immigrazione in Italia:.......
Today.it