- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -
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giovedì 28 gennaio 2016

fondi pensione chiusi - dipendenti Pubblico Impiego PERSEO-SIRIO-ESPERO: NON C’E’ LIMITE AL PEGGIO

Ma voi vi sentite tranquilli ad affidare il vostro Tfr in queste mani??

Le OS confederali si stanno impegnando in una furiosa campagna pubblicitaria dei fondi di previdenza complementare, ma più il tempo passa e sempre più numerosi sono gli argomenti per diffidare. Curiosa anche la solerzia del Governo che ha stanziato aumenti da elemosina per i rinnovi contrattuali,  ha drasticamente stravolto il sistema pensionistico ma sperpera denaro pubblico per sostenere la previdenza complementare. Ricordiamo la fusione forzata dei due fondi Perseo e Sirio che, a causa delle scarse adesioni, rischiavano di collassare.   
Ma ecco che emergono nuove informazioni che alimentano le nostre perplessità:

Per il fondo Perseo Sirio ed Espero la banca depositaria è l'Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (Icbpi) detentore del circuito Catar Si. Fino a poco tempo fa questo Istituto era formato da un cartello di undici banche: Credito Valtellinese, Banco Popolare, Banca Popolare di Vicenza, Bper banca,  Icrrea Holding, Ubi banca,  Banca Popolare di Cividale, Banca Sella, Gruppo Banca Carige, Banca Popolare di Milano. Di questo cartello ben 7 erano considerate a rischio medio ed elevato come la famosa Banca Etruria ed la Banca Sella condannata per il bidone dei tango bond argentini. Lo scorso 19 dicembre l'Icbpi ha venduto l'89% del suo capitale riducendo drasticamente la presenza delle banche a rischio. Ma possiamo stare tranquilli?  Secondo noi no. L'acquirente è la Mercury Italy srl veicolo dei fondi Advent, Bain e Clessidra. Qui abbiamo un conflitto di interessi fondi detentori di altri fondi un evento non raro nella finanza creativa ma che è uno dei motivi della finanza gonfiata che è poi scoppiata nella bolla della crisi economica. Questa Mercury Italy srl è una società a responsabilità limitata che le fonti giornalistiche accreditano con una capitale di soli 10 mila euro versati dalla Mercury Uk Holdco Limited di Londra altra società a responsabilità limitata. E qui ci chiediamo con soli 10 mila euro e con la formula della responsabilità limitata chi garantisce per i nostri soldi? Ci dicono che i fondi sono garantiti e quindi portiamo a casa almeno il nostro capitale, ma ripetiamo con 10 mila euro? La soluzione è solo una: garantisce lo Stato grazie alle nostre tasse, grazie al blocco dei nostri contratti, grazie alle pensioni sempre più misere ai tagli della sanità.

In parole povere garantiamo noi stessi.

Ma non è ancora finita l'acquisto da parte di Mercury Italy srl dell'89% del capitale di Icbpi sarà un operazione di 2,15 miliardi di euro di questa cifra 1,1 miliardi saranno coperti tramite bond (obbligazioni) lanciati dalla Mercury ma dietro ci sono tre colossi bancari come la britannica Hsbc e le statunitensi Goldman Sachs e Jp Morgan.  Tutte banche coinvolte in scandali legati alla mancata informazione dei loro risparmiatori sui rischi finanziari legati a titoli spazzatura che hanno venduto come oro e che sono state fra le cause della crisi economica cominciata nel 2008.

A questo punto voi vi sentite tranquilli ad affidare il vostro Tfr in queste mani? Noi no.

Vergognosa la funzione svolta dalle OS confederali che invece di mobilitare i lavoratori per una controriforma pensionistica si rendono complici di questo teatrino. Anzi nella bozza di rinnovo contrattuale dei trasporti hanno inserito un articolo in cui obbligano i lavoratori al versamento di 90 euro al fondo di previdenza complementare Priamo, una scelta vergognosa sia perché raggira la volontà di tutti i lavoratori (e sono la stragrande maggioranza) contrari, sia perché accetta supinamente lo smantellamento della pensione pubblica.


25 gennaio 2016

giovedì 24 dicembre 2015

FONDI PENSIONE: il sindacato non si trasformi in “piazzista della previdenza integrativa”

Sostenere che i fondi pensione sono poco chiari e trasparenti,  non  rappresenta solo una linea sindacale tanto che anche la Covip -  autorità amministrativa il cui  compito è quello di vigilare sul funzionamento dei fondi pensione complementari – lo  scrive in una sua circolare  (n. 2603/2012).

La lista dei fondi è sterminata, si è partiti con il settore  privato per sbarcare o “sbancare” - scegliete voi -   nel pubblico impiego.

I fondi pensione vengono venduti facendo leva sulla preoccupazione e paura dei lavoratori che timorosi – e a ragione – di una futura pensione la cui entità si aggirerà su 60 – 70% del netto dello stipendio nei casi più rosei, fino a toccare punte – sarebbe più giusto parlare di abissi - del 44%  del netto dello stipendio, sperano di ottenere un'integrazione che possa recuperare il potere di acquisto della propria pensione. In poche parole, la speranza dei lavoratori (forse sarebbe meglio parlare di necessità)  è di ottenere al termine della vita lavorativa una pensione dignitosa.

            Il Sindacato, dal canto suo, invece di mobilitare lavoratori e lavoratrici per abbassare l'età pensionabile e accrescere il potere di acquisto delle future pensioni si trasforma in piazzista della previdenza integrativa

            A scanso di equivoci, non si tratta solo di una questione economica ma anche di un problema etico, se pensiamo che dietro la previdenza integrativa si cela la speculazione finanziaria che sottrae sempre più risorse agli investimenti nella ricerca, nell'industria. E' ormai pacifico come la speculazione finanziaria abbia mandato in fumo non solo i risparmi di tanti cittadini ma sia alla base della crisi del sistema capitalistico, una crisi che sta distruggendo il settore pubblico. Si pensi alle migliaia di posti di lavoro perduti in Italia per effetto del mancato turn-over, ai precari cacciati dalla Pubblica amministrazione e agli effetti della spending review sui servizi socio sanitari.

In questo scenario, i sindacati confederali perorano la causa della previdenza integrativa  soprattutto in presenza del fatto che il datore di lavoro darà un contributo aggiuntivo dell’1% della retribuzione utile al calcolo del tfr, dimenticandosi che proprio con le ultime manovre  la tassazione sugli stessi è aumentata.  Non trascuriamo però che gli stessi  sindacati  sono coloro che siedono nei comitati di gestione dei fondi e dagli stessi traggono un potere notevole, il tutto a discapito di un ruolo conflittuale che dovrebbe rimettere al primo posto  la difesa del potere di acquisto di salari e pensioni.

Queste criticità appena accennate potrebbero essere sufficienti a mettere in discussione il sistema dei fondi pensione, rifiutato per altro dall'80% della forza lavoro, senza dimenticare che la maggiore redditività sbandierata dai sostenitori della previdenza integrativa dipende dall'andamento dei mercati, insomma dalla speculazione finanziaria, ricordando che il rendimento netto garantito dal tfr è stato fino ad oggi piu' alto (chi poi aderisce ai fondi non puo' fare marcia indietro).


11 dicembre 2015