- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

martedì 30 aprile 2019

1° maggio, festa del lavoro secondo CGILCISLUIL? Ma mi facci il piacere….. "Il rovesciamento della verità: a proposito di salari e contrattazione"

La fonte non poteva che essere un articolo pubblicato su lavoce.info (clicca qui), portale fondato da Boeri e approdo di tanti liberisti temperati, alfieri della contrattazione di secondo livello e delle riforme di quel mercato del lavoro che hanno introdotto la Fornero, la riscrittura (in peius) dell'articolo 18 legge 300\70 influenzando concretamente l'operato di ministri e governi del centrosinistra.
Da tempo la questione dibattuta riguarda i vari livelli di contrattazione, da anni esiste un modello "vincente", è quello della Cisl e di settori padronali che giudicano la contrattazione aziendale dirimente e ormai preponderante rispetto a quella nazionale di ispirazione cgil.
Nei fatti poi Cgil Cisl Uil hanno da anni trovato una intesa e vanno d'amore e d'accordo cogestendo gli Enti bilaterali, la previdenza e la sanità integrative, sottoscrivono deroghe ai contratti nazionali che permettono a livello aziendale di introdurre dispositivi tali da imbrigliare ogni iniziativa sindacale, tanto è vero che negli ultimi contratti del pubblico impiego hanno sottratto alcune materie di competenza della Rsu per trasferirle a organismi paritetici nei quali sono ammessi solo sindacati firmatari, oppure nel ccnl delle cooperative sociali annunciando un nuovo accordo che limiti il diritto di sciopero nelle cooperative sociali.
Chi oggi, allora, pensa al contratto nazionale come baluardo contro la barbarie omette la verità perchè i contratti di cgil cisl uil (lasciamo perdere quelli dei sindacati gialli) sono stati concepiti per favorire deroghe e scappatoie e assicurare al contempo il monopolio della contrattazione che da sempre non è certo sinonimo di democrazia e partecipazione.
Per essere schematici ma efficaci potremmo asserire che le vecchie divisioni determinate da impostazioni sindacali e politico culturali ben distinte sono state nel tempo armonizzate in nome della pace sociale e della cogestione sindacati e padroni anche quando il conflitto sarebbe necessario solo per difendere elementari diritti.
La querelle tra i vari livelli di contrattazione nasconde ben altro, per esempio aumenti uguali per tutti decisi dal contratto nazionale è visto come una minaccia a quel sistema falsamente meritocratico che poi serve alle parti datoriali per controllare e ricattare la forza lavoro piegandone le istanze, ormai con facilità, ai dettami e agli interessi padronali.
Oggi viene detto che la contrattazione di secondo livello, quella che magari scambia porzioni di salario con welfare aziendale, è piu' egualitaria di quella nazionale, eppure i meccanismi che proporzionano gli aumenti ai livelli e agli inquadramenti posseduti sono proprio decisi dai contratti nazionali di cgil cisl uil. Negli ultimi 20 anni è cresciuta la forbice salariale tra bassi e alti livelli ma il processo è stato non solo assecondato ma favorito dalle dinamiche contrattuali dei sindacati complici.
Di cosa stiamo parlando allora? Gli alfieri della disuguaglianza, delle deroghe ai contratti, dello scambio diseguale tra salario e welfare sono diventati paladini della contrattazione egualitarista?
La contrattazione centralizzata "riduce la dispersione dei salari nominali ma tende ad aumentare la dispersione dei salari reali"? Se i salari reali sono sempre piu' leggeri (come avviene da oltre 20 anni) le cause sono da ricercare nei meccanismi quarantennali che hanno impedito agli stessi recuperi automatici del potere di acquisto per non parlare poi della ossessione padronale di introdurre le gabbie salariali, stipendi differenti in base alle Regioni e ai loro tenori di vita
Al contrario i nostri professori invocano il modello tedesco (ma i salari tedeschi no? eppure un metalmeccanico in italia guadagna il 50% in meno di un operaio tedesco) e pensano che il problema sia legato ai ritardi delle regioni piu' povere dove i meccanismi salariali egualitari, determinati da aumenti decisi dalla contrattazione di primo livello per tutto il territorio nazionale, in presenza di minore produttività e crescita stagnante, sarebbero la causa delle disuguaglianze.
Ma le regioni in ritardo e con il piu' alto tasso di disoccupazione perchè si trovano in queste condizioni? E sullo sfondo non si intravede il cedimento culturale all'autonomia differenziata? E creando salari con importi differenziati si porrebbe fine alla disuguaglianza che scaturisce invece da scelte politiche , produttive, infrastrutturali a livello nazionale?
Il parallelismo tra Nord e Sud italiano con l'Est e l'Ovest tedesco non regge perchè parliamo di mondi lontani e di modelli di sviluppo assai differenti, le regioni dell'est tedesco dopo il crollo del Muro di Berlino presentavano un tessuto industriale di sicuro piu' articolato e ricco del Meridione di Italia, se nel frattempo è stato smantellato bisogna porci allora qualche domanda sull'annessione di queste regioni e sulle dinamiche "coloniali" avvenute .
Ma le differenze sono anche altre, per esempio gli accordi di secondo livello in Italia sono pensati o per fare cassa con gli Enti bilaterali e il welfare aziendale o come elementi peggiorativi rispetto ai contratti nazionali nel nome di quelle deroghe ormai divenute la norma e non solo una eccezione.
Al contrario gli accordi di secondo livello potrebbero essere anche migliorativi per premiare la elevata produttività di un territorio ma questo non avviene perchè la deroga è stata pensata, dai sindacati stessi, come riforma in peius del contratto nazionale. Sta qui il cuore del problema ossia l'arrendevole subalternità dei sindacati complici.
Ma l'obiettivo dell'articolo e dei paladini del modello tedesco è ancora piu' ambizioso, per esempio offrire la possibilità di pagare meno i lavoratori se una azienda non raggiunge un certo livello di produttività, il salario diventa variabile dipendente dei profitti e dei capricci padronali con la promessa che , se sarai buono e prono , verrai un giorno premiato. Psicologia e teorie sociologiche da quattro soldi ad occultare la totale resa sindacale e intellettuale al profitto e a Monsieur capitale, analisi comparative volutamente scisse dai contesti storici e produttivi.
Ridurre i salari, allocare le risorse ove la produttività è minore e maggiore è la disoccupazione è un autentico miraggio che si traduce alla fine nei meccanismi delle gabbie salariali e nel sistema delle deroghe peggiorative, a collegare i salari e le pensioni ai profitti aziendali, altro che modello tedesco e virtuosità della contrattazione di secondo livello. Sono queste ormai le teorie dominanti a sinistra, poi ci chiediamo la ragione per la quale gli operai e i lavoratori votano a destra assorbendone pratiche sociali e corpo ideologico, riflettiamo bene anche il 1 Maggio 2019, una giornata non di festa visti gli aumenti degli infortuni, delle malattie professionali e delle morti sul lavoro, considerato il contesto sociale e culturale ormai dominante e al quale non possiamo assoggettarci rifiutando in toto teorie comode ai padroni e destinate solo ad alimentare disuguaglianze.
controlacrisi.org

domenica 28 aprile 2019

Linate chiude per tre mesi, cosa succederà intorno a Malpensa?

La superstrada trafficatissima e con incidenti quotidiani, i treni da potenziare, il rumore sotto le rotte di decollo, i parcheggi. Se ne parla da mesi, i sindaci sono preoccupati e intanto, tra gestore ed enti, si lavora su vari aspetti
Il tema è lì dall’autunno scorso: Linate chiude per tre mesi, dal 27 luglio 2019 al 27 ottobre, per lavori necessari sulla pista, e​ i voli si trasferiscono a Malpensa. Più di millecinquecento voli in più, a far conti di massima.
Oggi, mercoledì 17 aprile 2019, il tema finisce direttamente sulle​pagine di Repubblica Milano, a ricordare alla metropoli che la questione non è solo affare della zona appena intorno a Malpensa. Non solo perché Milano detiene la maggioranza della società di gestione, ma anche perché milioni di passeggeri, nell’arco di tre mesi, dovranno accedere all’aeroporto, partire e arrivare.
Primo problema: come andare a Malpensa? Autostrada e superstrada 336
Primo punto da discutere, infatti, è l’accesso allo scalo. La​ principale via d’accesso è l’autostrada A8 con proseguimento sulla superstrada 336,​ che da sempre mostra i limiti della progettazione degli anni Ottanta-Novanta, che – nonostante il limite a 90 km/h nella zona più problematica, tra Busto, Gallarate e Cardano – si riflettono in un numero di incidenti elevatissimo. La mancanza di corsia d’emergenza fa sì che anche incidenti senza feriti (ultimo esempio pochi giorni fa) provochino grandi code.​Il tema è stato portato anche in Regione​ e per ora c’è​ una soluzione possibile: deviare una parte consistente di traffico da Milano sulla A4, da cui s’imbocca il prolungamento della 336, “la Boffalora”, che è stata completata negli anni Duemila, ha caratteristiche moderne e una incidentalità minore. Il problema è​ il costo del pedaggio (più alto sull’itinerario via A4 che su quello via A8) e il fatto che i gestori sono due, differenti e concorrenti. Dovrebbe metterli d’accordo la politica.
varesenews.it

venerdì 26 aprile 2019

Il nuovo TTIP parte con l’ok dell’Italia — Stop TTIP Italia

Ieri, 15 aprile, tutti i governi dell’Unione – eccetto la Francia, contraria, e il Belgio, astenuto –​ hanno dato il via libera​ ai mandati chiesti dalla Commissione europea per negoziare un nuovo accordo transatlantico di liberalizzazione del commercio con gli Stati Uniti.
Una nuova versione del TTIP, anche se a Bruxelles ci tengono a non usare acronimi diventati “piuttosto tossici”,​ come ha avuto a dire​ la Commissaria al commercio Cecilia Malmstrom. La quale ha però dichiarato che sarà fatto “tutto il possibile” per raggiungere un accordo con gli Stati Uniti​ entro il primo novembre 2019, prima della “scadenza” della Commissione Junker.
L’Europa si trova così a negoziare “con la pistola alla tempia”, cioè sotto il ricatto dei dazi che Trump ha utilizzato negli ultimi mesi per piegare le resistenze nei confronti di​ un accordo pericoloso per i nostri diritti e l’ambiente. Gli Stati Uniti, infatti, non hanno mai nascosto di voler​ mettere sul tavolo delle trattative settori come la chimica e l’agricoltura: le imprese multinazionali e i loro rappresentanti al Congresso, infatti, chiedono da sempre​ regole meno stringenti e più economiche per penetrare nel mercato europeo all’insaputa dei consumatori e dei cittadini. Bruxelles dal canto suo ha negato recisamente che questo accordo metterà a repentaglio la sicurezza alimentare o la salute umana. Ma chiaramente sulla Commissione europea pesano gli stessi, trasversali e transnazionali interessi industriali. Infatti…

martedì 23 aprile 2019

giovedì 25 aprile CORTEO ANTIFASCISTA Ore 9.30 piazza Libertà SARONNO


Busto Arsizio/Altomilanese Comitato Antifascista: “Il nostro 25 Aprile in piazza contro chi ne svilisce il significato”

Per il secondo anno i componenti del gruppo non prenderanno parte alle celebrazioni organizzate dall'amministrazione: "Dal Comune cerimonie senza anima"
Il​ Comitato Antifascista di Busto Arsizio​ invita «tutti gli antifascisti e quanti hanno in animo i valori della Costituzione e della democrazia a partecipare alla Celebrazione della Liberazione che si terrà in​ piazza Vittorio Emanuele II a Busto Arsizio a partire dalle h 11,30 del 25 aprile».
Per il secondo anno consecutivo il Comitato Antifascista organizza una manifestazione separata dalle celebrazioni dell’Amministrazione Comunale e denuncia come «riduttive e minimali le proposte per la giornata che noi antifascisti riteniamo fondativa del nostro Paese​ reso repubblicano e democratico grazie alla lotta di popolo, di uomini e di donne sollevatisi contro la barbarie nazi-fascista».
Il Comitato Antifascista esprime la propria preoccupazione per «una ‘tradizione ‘che questa Amministarzione, in maniera strisciante, coltiva nei confronti del 25 aprile, ridotta ad​ un corteo che sono “due passi invisibili” per una strada del centro, narrata in un intervento dal titolo​ ‘Resistenza di popolo?’ che già nella formulazione​ avanza un dubbio,​ minando così una delle poche certezze di questa fragile democrazia, e conclusa dal momento religioso che evoca la celebre formula “missa est” a cui si risponde “Deo gratias”, sollevando così tutti dal peso della discussion
e laica in libero Stato».

giovedì 18 aprile 2019

Leonardo, Piattaforma di Rinnovo Contratto Interno: se chiedi poco ottieni meno


Leonardo, Piattaforma di Rinnovo Contratto Interno:
se chiedi poco ottieni meno
Dopo una prima lettura della piattaforma abbiamo riscontrato le seguenti osservazioni, mentre quello che non indichiamo, lo si ritiene condivisibile (parità di genere, accesso alla rete agli operai, assunzioni disabili, ecc..), vedremo poi cosa si ottiene rispetto alle richieste, tenendo ben presente che, a differenza del primo accordo di gruppo “one-company”, quando eravamo in una fase critica rispetto al mercato internazionale con un crollo della produzione, oggi siamo all’esatto opposto, il mercato cresce e tutti si aspettano che vendiamo gli elicotteri per risollevare tutto il gruppo, in sostanza, in questo momento, abbiamo una forza contrattuale molto diversa rispetto a 4 anni fa, abbiamo, quindi, un rapporto di forza che ci consentirebbe di avere voce in capitolo rispetto alle rivendicazioni.
Su 17 pagine di proposta di rinnovo contrattuale, ben 6 sono di premessa, con ipotesi di accordi internazionali, mercati di riferimento, priorità, mercato della difesa, organizzazione, investimenti, eccetera, eccetera. All'interno di queste 6 pagine di “premessa” ci sono anche cose molto importanti che però, inserite con un solo trafiletto all'interno di un quadro generale, non vengono praticamente evidenziate nell'importanza che dovrebbero avere, esempio:
Le due righe all'interno del capitolo “priorità” dove si dice che un'azienda come Leonardo deve avere, tra gli obiettivi, il fatto di puntare in un sistema ecosostenibile attraverso la riduzione delle emissioni, sull'autogenerazione dell'energia e la mobilità a minor impatto ambientale, questi sono punti importanti ma, se inseriti in un contesto generico, che raggruppa tutta la strategia dell'azienda, perde di significato.
Il secondo trafiletto all'interno del capitolo “organizzazione ed investimenti”, che riteniamo di fondamentale importanza, è quello che dice (in una riga) che è di basilare importanzarecuperare le competenze perse per la pesante esternalizzazione, questo argomento andrebbe inserito con maggior forza all'interno della piattaforma vera e propria o ha poco senso.
Un altro punto condivisibile è quello che propone dimigliorare l'integrazione tra i vari stabilimenti e sedi,soprattutto nella divisione elicotteri, questo punto era già presente nella “strategia” di Moretti ma non è mai stato realizzato, ora viene riproposto all'interno della proposta sindacale, all’interno della premessa ma non se ne da l'importanza che merita.
L'inizio vero della piattaforma è praticamente la conclusione della premessa, dove si propone (alla direzione aziendale) di coinvolgere maggiormente i sindacati all'interno dei consigli di amministrazione o nei gruppi di lavoro dove si prendono le decisioni di tutta l'azienda. Questa richiesta, per quanto capibile da parte dei dirigenti sindacali, da però, una preoccupante prospettiva futura di perdita di collegamento con i lavoratori, mantenendo un controllo verticistico di tutto il gruppo, che è (e sarà) sempre in mano all'azienda. Esempi di questo tipo ci sono già come la gestione dei fondi pensione o la gestione della sanità integrativa come metasalute: questi fondi, che sono co-gestiti con la direzione aziendale, sono sempre stati in mano alla parte datoriale, che riesce sempre ad imporre le decisioni.
Un altro rischio di questa richiesta di co-partecipazione alle decisioni aziendali, è quello che poi non si potrà più protestareper le decisioni prese, dato che i nostri rappresentanti sindacali saranno direttamente coinvolti nelle decisioni, essendo presenti nei tavoli decisionali. In sostanza una volta che le decisioni ricadono sui lavoratori, i lavoratori devono pure stare zitti, visto che chi li rappresenta, prenderà le decisioni con l’azienda.
Entrando nel merito della piattaforma la prima cosa che si nota è che lo 85% degli argomenti da trattare è spostato sulla parte di divisione o sulla parte nazionale lasciando solo una piccola parte di argomenti nella trattativa di sito, questo è esattamente il contrario di ciò che era emerso nel confronto tra le RSU locali nelle varie riunioni, dove si diceva che andava chiesto una maggiore partecipazione al tavolo di discussione e di trattativa nei siti.
Questo orientamento è evidenziato dalla richiesta diuna maggiore forza e rappresentanza tra le RSU nei vari siti, un potenziamento del numero di delegati in trattativa a Roma e, più precisamente, si chiede di incrementare il numero dei delegati trattanti a Roma, circa 90, con relativi costi per la partecipazione, rimborsi spese, pernottamenti, ecc. che ricadranno inevitabilmente nel costo della piattaforma complessiva.
Per quanto riguarda la formazione, riteniamo condivisibile la richiesta cheTUTTI debbano avere accesso alla rete aziendale, perché tutti abbiamo gli stessi diritti di formazione (e non solo) che Leonardo organizza in rete aziendale, ma questo capitolo va messo tra quelli di fondamentale importanza, per non lasciare gli operai con minori diritti rispetto agli altri.
Per quanto riguarda la sanità integrativa e la previdenza complementare, riteniamo un errore continuare ad insistere su questi capitoli nel budget contrattuale (e cioè a nostre spese). Da una parte si fanno pagare meno tasse alle aziende, dall’atra si chiede di destinare una parte dei nostri aumenti alla sanita integrativa e alla pensione complementare proprio per effetto del disservizio “nazionale” causato dalle “meno tasse”.
Pensiamo siano condivisibili le proposte contenute nei capitoli “ferie solidali”, nel “portale welfare” e “welfare sociale”, ma dobbiamo sempre ricordare che gli operai ha difficolta ad avere gli stessi trattamenti del resto dei dipendenti, sarebbe ora che si rivendichi con forza la parità dei diritti soprattutto nelle aziende con la maggior capacità produttiva. Riteniamo più che condivisibile la richiesta di aumento del 40% del superminimo​ collettivo, peccato che non tutti hanno tale superminimo.
Sulle alte professionalità, le prestazioni e l’inquadramento, ci pare evidente che l’azienda abbia già preso la sua direzione nonostante i numerosi comunicati sindacali che dichiaravano la loro contrarietà. Forse l’unica azienda del gruppo che può vantare una trattativa collettiva sulle professionalità sia Agusta (ex), mentre tutte le altre aziende del gruppo usano criteri molto personali e poco professionali, d’altronde, visto l’orientamento “nazionale” che si sta dando alla piattaforma, la trattativa collettiva sulle professionalità, rimarrebbe uno dei pochi collegamenti tra lavoratori e RSU, perso anche questo non resta che i servizi, i 730 e i fondi integrativi e ci pare proprio ben poca cosa. È necessario ripristinare all'interno del gruppo, annualmente, le verifiche e il confronto tra le RSU e l’azienda, sulle professionalità, impedendo alla direzione aziendale di decidere unilateralmente.
Per quanto riguarda il premio di risultato, visto che ogni anno, per un motivo o per un altro, ci perdiamo sempre centinaia di euro, oltre al fatto che il premio è fermo da diversi anni, riteniamo sia ora diconsolidare una parte del premio (almeno la metà), mentre si può lasciare il resto del PDR legato all’andamento aziendale, consentendo l’omogeneizzazione del premio per tutte le aziende del gruppo, solo così ha un senso una proposta di aumento uguale per tutto il gruppo, diversamente un aumento di mille euro equivale per Agusta (5 mila dip) ad 1/6 del PDR totale, mentre per tutte le altre aziende del gruppo (25 mila dip) corrisponde a circa il 50% del PDR rendendo la richiesta difficile da ottenere tanto più che tutti gli obbiettivi sono in percentuale, (es: 20% il I° livello, 25% il II° e 55% il III°), questo significa che, se non si raggiunge il I° livello la divisione elicotteri (noi) ci perde circa 1200 euro mentre nelle altre divisioni la perdita è di circa 500 euro, a noi pare una bella differenza.
Cosa manca nella piattaforma sindacale che andrebbe integrato per poterne discutere con la direzione aziendale?
Ogni sindacato presente con RSU nei vari siti, ha diritto ad almeno un rappresentante nei coordinamenti sindacali ad ogni livello di trattativa.
Andava stabilita la percentuale di consolidamento del PDR (almeno il 50%) anziché dire genericamente che si deve avviare una discussione per consolidare una parte del PDR;
Andavano messi dei paletti sulle attività date fuori,ormai in Agusta siamo ad una percentuale del 35/40%, tra poco non saremo più in grado di progettare​ costruire elicotteri;
Sarebbe necessario prevedere il rientro graduale delle lavorazioni, garantendo ai lavoratori di queste imprese eventuali assunzioni in Leonardo;
Chiarire i rapporti con le altre aziende del gruppo non italiane, è assurdo che si sposti il lavoro in Polonia sottraendolo alle nostre aziende italiane solo per sfruttare il costo del lavoro, la Polonia ha già detto che in grado di fare tutto in casa il nuovo AW249, e questo è un nuovo progetto;
Dare agli operai l’accesso alla rete aziendale per gestire le richieste, la formazione, i benefit, i permessi, ecc.. che si continua a rimandare;
Stabilire un premio di anzianità, per invogliare i lavoratori a rimanere in azienda, es: 100€ per anno di presenza, dato che molti lavoratori approfittano dell’alta professionalità acquisita in Leonardo per cambiare ditta e questo per l’azienda significa una grave perdita che non riesce a contrastare.
Parificare i diritti (Art.​ 18) e lo stipendio dei neo assunticui non si applicano alcune voci economiche che hanno, invece, i vecchi dipendenti, derivante dai vecchi accordi aziendali (premio feriale ecc.).
Per gli appalti, le aziende che non rispettano i CCNL e le regole sia quelle scritte sia quelle di buon senso, vanno estromesse dalle gare.
Consentire, a chi non accetta la sanità integrativa o la pensione integrativa, di avere un incremento contributivoper la pensione pubblica o un contributo economico in busta paga di pari entità.
Per ora è sufficiente, tanto poi faremo il punto della situazione quando si entrerà nel merito della trattativa e, uno ad uno, tutte le richieste verranno riformulate: come al solito se chiedi il 100%, la mediazione sarà 40/50%, ma se già chiedi il 65/70% (come stiamo facendo noi), la mediazione si abbassa al 20/30%, questa è la logica con cui si affrontano queste trattative.
Stabilire un piano di assunzioni oltre il necessario, per andare incontro alla crisi occupazionale nazionale, in qualità di azienda para-statale, visto che nessuno si scandalizza per il buco di bilancio di 3 miliardi di euro. Ben vengano le acquisizioni di aziende in crisi.
In pratica per noi la piattaforma è incompleta e non ha recuperato tutte le dimenticanze della prima trattativa, vedremo la contro-proposta aziendale e solo allora ci saranno le basi per una valutazione complessiva.
15 aprile 2019

COMUNICATO ​ Ancora In Marcia: IL MACCHINISTA LICENZIATO DUE VOLTE

COMUNICATO
​ IL MACCHINISTA LICENZIATO DUE VOLTE​ 
17 APRILE 2019 -
Il 29 marzo scorso, la Corte di Cassazione ha accolto due punti del ricorso di Trenitalia contro Lorenzoni. La sentenza della Corte di appello di Genova, aveva dato ragione al macchinista Silvio Lorenzoni, licenziato da FS per essersi rifiutato di guidare i treni merci ad "equipaggio misto".
La Corte di Cassazione ha rimandato il giudizio nuovamente alla Corte di appello per riesaminare le eccezioni sollevate, però con nuovi giudici, sostenendo che non può essere dimostrata l'insicurezza del modulo di "condotta misto" in quanto al momento non esiste una casistica. Inoltre, perché la Corte di Appello di Genova non poteva sindacare sul modulo di condotta più opportuno.
Rimaniamo allibiti dalle motivazioni addotte dalla Cassazione e riteniamo, altresì, che non si possa aspettare il morto per potere decidere.
Esprimiamo, quindi tutta la nostra solidarietà, a Silvio Lorenzoni e al suo avvocato Roberto Lamma, che stanno portando avanti una battaglia che è una battaglia di civiltà, con coraggio e grande determinazione.
Rammentiamo infine le gravi responsabilità che hanno tutti i sindacati firmatari degli accordi che hanno introdotto l agente solo e l equipaggio misto e del contratto in vigore che li ha incorporati, sia nella vicenda di Silvio che in tutto ciò che riguarda la salute e la sicurezza dei macchinisti, messe a repentaglio anche da questi tipi di scelte.
La redazione di ancora in marcia

martedì 16 aprile 2019

Incendio Notre-Dame: Colpo al cuore dell’Europa? No, l’Ue è annegata coi migranti morti nel mar Mediterraneo

“L’incendio di Notre-Dameè un colpo al cuore dell’Europa? Il colpo al cuore dell’Europa forse lo stiamo guardando dal lato sbagliato”. “Giusto, l’Europa non è in fiamme per Notre-Dame ma piuttosto è annegata nel Mediterraneo”. Michela Murgia e Roberto Savianoconcordano sulla lettura del rogo che ha devastato il capolavoro gotico di Parigi, simbolo della Francia e dell’architettura europea. Rispondendo di fatto a chi ha parlato di un “colpo simbolico al cuore dell’Europa”, i due scrittori danno una lettura diversa di quanto accaduto e della reazione dei cittadini italiani ed europei.
ilfattoquotidiano.it


730 2019



sabato 13 aprile 2019

Un primo bilancio del reddito di cittadinanza

Il dibattito sul reddito di cittadinanza inizia sul finire degli anni ottanta quando i 5 Stelle non esistevano e Grillo era solo un comico televisivo.

Attribuire la paternità di un dibattito a chi è senza memoria storica gioca sempre brutti scherzi perchè non si coglie l'aspetto rilevante della questione, aspetto ancora oggi valido ossia il conflitto tra due culture spesso antitetiche, la cultura lavorista e quella invece che ritiene il reddito indispendente dalla prestazione lavorativa.

Negli anni ottanta esisteva un welfare funzionante e capace di erogare servizi, l'università aveva costi accessibili per le famiglie operaie, la sanità era gratuita, il potere di acquisto di salari e pensioni decisamente piu' elevato con meccanismi di adeguamento del costo della vita sapientemente distrutti dai fautori delle politiche di austerità. Sono trascorsi lustri da allora, anni nei quali la povertà è tornata a manifestarsi con forza attanagliando settori sociali emersi dalla miseria negli anni del boom economico, anni nei quali la disoccupazione è cresciuta e con essa sono diminuiti i lavori stabili.

E cosi' la povertà  è sempre piu' diffusa, colpisce migranti ed autoctoni, i servizi sociali sono in costante riduzione e la lotta tra poveri è il cavallo sul quale sono saliti in molti, ultimi la Lega e il Mov 5 Stelle.

Nell'agenda politica le misure di contrasto alla povertà sono arrivate tardi alimentando il clima di razzismo verso i migranti, solo due anni fa è stato approvato dal centrosinistra il reddito d’inclusione, poi è arrivato il reddito di cittadinanza che ha portato gli stanziamenti dai 2 miliardi iniziali ad 8. 
delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com

martedì 9 aprile 2019

QUANDO SINDACATI E IMPRESE LA PENSANO ALLO STESSO MODO

QUANDO SINDACATI E IMPRESE LA PENSANO ALLO STESSO MODO
Il potere d’acquisto dei lavoratori è fermo, la crisi è iniziata nel 2008 e da quella crisi non siamo
ancora usciti. Le statistiche potranno anche essere manipolate e lette con parzialità, i risultati ottenuti
con metodi analitici differenti, ma, alla fine, i numeri non ammettono obiezioni. La crescita zero ha
avuto un risultato: aziende e sindacati hanno fatto fronte unico rispetto al Governo, eppure le
aziende hanno non poche responsabilità avendo spesso disinvestito in ricerca e modelli produttivi
all'insegna della innovazione tecnologica optando, invece, per la riduzione del costo del lavoro e gli
ammortizzatori sociali. E' quindi possibile un'alleanza tra lavoratori e padroni per il rilancio
dell'economia? Abbiamo forse interessi in comune da difendere?
La storia insegna altro e ogni volta che abbiamo ceduto alle sante alleanze, il potere di acquisto
e di contrattazione è crollato ai minimi termini, ripercorrere quanto accaduto tra la fine degli anni
settanta e i primi ottanta sarebbe utile per confutare il luogo comune secondo il quale, nei momenti di
crisi, debba prevalere il cosiddetto senso di responsabilità. Mentre i salari perdevano potere di
acquisto e il lavoro diventava sempre piu' precario e insicuro, la forbice sociale ed economica si è
allargata e con essa disparità e disuguaglianze sociali. La crisi c'è stata ma non tutti ne hanno
subito le ripercussioni, anzi, qualcuno esce dall'ultimo decennio decisamente rafforzato. I
dipendenti hanno tutto l'interesse a dubitare dei patti con i padroni e del cosiddetto patto per la
fabbrica, si va facendo strada, infatti, il complesso sistema di deroghe al CCNL.
E proprio dalla crisi dell'ultimo decennio i salari hanno perso mediamente 5mila€, poi si potrà
disquisire sulla ragione di questa perdita secca, sicuramente la pressione fiscale è cresciuta e, ad ogni
rinnovo, gli aumenti sono stati decisamente irrisori. Il primo risultato della santa alleanza tra
sindacato e padroni, è proprio l'offensiva contro il fisco, la richiesta non è quella di salari più alti
ma si pensa solo a ridurre la pressione fiscale. Un “leitmotiv” caro alle imprese diventa così il
cavallo di battaglia sindacale, troppe tasse diventano la causa della depressione salariale. Un drastico
taglio del cuneo fiscale servirebbe anche ai salari sotto 40mila€, ma possibile che la soluzione dei
bassi salari sia solo quella di ridurre le tasse e non di aumentarne gli importi? Ma non dubitate, se
tagli sociali ci saranno, i sindacati e le aziende potranno compensarli con la previdenza e la
sanità integrativa, è questa alla fine la merce di scambio anche se a rimetterci saranno sempre e solo
i lavoratori con lo scambio diseguale tra aumenti salariali dignitosi sostituiti dal welfare aziendale.
I CCNL degli ultimi dieci\dodici anni non sono serviti a tutelare i salari dall’inflazione, sono la
causa della perdita di potere di acquisto. Firmare accordi a perdere non ha aiutato le imprese a
innovarsi, non ha salvato i posti di lavoro, non permette oggi la ripresa della dinamica salariale. In
Italia si cresce poco o nulla, il decennio trascorso ha accresciuto i ritardi dell'Italia rispetto alla media
Ue. Nel recente passato riducendo le tasse alle imprese e stravolgendo a loro uso e consumo il
diritto del lavoro, non si sono ottenuti grandi risultati, forse la storia non è stata fonte di
insegnamento se torniamo a proporre soluzioni a misura padronale.
Esiste una via di uscita? Sicuramente la ripresa dei salari è legata agli andamenti economici e agli
investimenti statali, non basta tagliare le tasse e il costo del lavoro quando non crei ricchezza
innovando e costruendo nuova occupazione. Non bastano sussidi per la ripresa della domanda, non
possono esserci ancora a lungo dinamiche salariali che demandino le decisioni rilevanti alla
contrattazione di secondo livello, la scommessa per padroni e sindacato è quella di ridurre il
cuneo fiscale dimenticando che, da questa riduzione, a guadagnarci saranno soprattutto le
imprese, mentre le classi sociali meno abbienti pagheranno in termine di aumento dei costi relativi
alla sanità e ai servizi sociali e della istruzione.
Ciao e
10 aprile 2019

lunedì 8 aprile 2019

Mimmo Lucano e padre Alex Zanotelli arrivano a Varese

Presenteranno al Salone Estense del Comune "È stato il vento.." la fondazione creata per dare continuità al progetto di accoglienza di Riace
Martedì 9 aprile​ alle ore 20.45 presso il Salone Estense del Comune di Varese,​ Mimmo Lucano​ e​ padre Alex Zanottelli​ presentano “È stato il vento..” la fondazione creata per dare continuità al progetto di accoglienza di​ di accoglienza di Riace.

OSPEDALI di Gallarate, Busto A., Somma L., Saronno GLI ALTRI FANNO DISASTRI ADL CHIEDE NUOVE PROGRESSIONI ORIZZONTALI

OSPEDALI di Gallarate, Busto A., Somma L., Saronno
GLI ALTRI FANNO DISASTRI
ADL CHIEDE NUOVE PROGRESSIONI ORIZZONTALI
I sindacati firmatari, Cgil, Cisl, Uil e Fials, firmano un accordo molto negativo
per i dipendenti perchè:
– la produttività diminuisce per tutti perché, invece di finanziare il gettone di
presenza e il progetto per il pronto soccorso con fondi aziendali, si prelevano
250.000€ dal fondo dei lavoratori;
– i turnisti che lavorano in servizi su 12h devono stimbrare 10';
– l'indennità di turno non viene più corrisposta per intero facendo pochi turni,
ma viene decurtata se non ne fai una maggior percentuale.
Gli stessi sindacati ed anche i sindacati infermieristici, sono corresponsabili
della variazione delle matrici dei turni, perché hanno partecipato a più tavoli
tecnici, che l'amministrazione ha preso a pretesto per dire che c'è stato un
lungo confronto. Adl ha sempre sostenuto che non bisognava
parteciparvi proprio per questo motivo.
Molte lavoratrici chiedono ad Adl di organizzare una raccolta firme contro
questo accordo e questi nuovi turni, che ovviamente continuano a creare
grosse problematiche organizzative.
Considerando poi che la RSU non aveva deliberato nulla di tutto ciò ma che è
stato fatto un colpo di mano in delegazione trattante, la richiesta dei
lavoratori è ancor più fondata.
Adl, crede che prima di discutere di altri argomenti si debba subito fare un
nuovo accordo sulle progressioni orizzontali, visto che sono passati più di
3 anni dalle ultime.
Diffidate da questi sindacati che dicono di essere firmatari e/o
rappresentativi perché, per rimanere in tale stato, sottoscriverebbero anche
la propria condanna a morte.
F.i.p. Gallarate 8 aprile 2019

domenica 7 aprile 2019

Matite per Riace 7 aprile ore 19.30 castello comboniani Venegono superiore


Parco del Ticino stronca la ferrovia T2-Gallarate: 6 minuti in meno per raggiungere Gallarate non sono il motivo per cui si può giustificare un’opera che intaccherà pesantemente la riserva che cerchiamo di tutelare Art. Malpensa24

«Il Parco del Ticino non è a priori contrario alla ferrovia T2-Gallarate: ma non abbiamo tutti gli elementi richiesti per valutarne l’effettiva necessità. Di certo i sei minuti in meno per raggiungere Gallarate non sono il motivo per cui si può giustificare un’opera che intaccherà pesantemente la riserva che cerchiamo di tutelare». Dalla Cascina del Monte Diviso a Gallarate, oggi 6 aprile, si sono levati alti i dubbi verso il progetto di Regione Lombardia, FerrovieNord e Sea per realizzare il collegamento ferroviario dal terminal 2 di Malpensa a Gallarate, passando per i boschi della brughiera. E se l’ente parco batte i piedi per difendere una delle ultime riserve incontaminate di una Lombardia inglobata dalle infrastrutture, chiedendo più dettagli e risposte sul progetto, Legambiente non ha dubbi sull’impatto negativo dell’opera e chiede che venga fermato l’iter di progettazione. «A costo di rivolgerci al Tar».

Si progetta a scapito dei boschi

Basta pensare ai cambiamenti climatici in atto per capire, secondo Legambiente, che l’attenzione all’ambiente deve essere una priorità «eppure non sembra che le istituzioni abbiano questa visione. E pur di fare le infrastrutture, si progetta a scapito dei boschi. È successo con Pedemontana e anche con Malpensa». Legambiente non è contraria «alle infrastrutture in generale che favoriscono il traffico su ferro. Ma si tratta in questo caso di un progetto che mangerà del territorio e già questo è un valido motivo per interrompere l’iter. Se necessario, per far sì che accada ricorreremo al Tar».

La posizione del Parco del Ticino

Per il Parco del Ticino la situazione non è così semplice da giudicare perché nel progetto sono stati omessi «volutamente, forse, per non discuterne», secondo il direttore dell’ente Claudio Peja, «elementi fondamentali per la sua valutazione». Parco del Ticino non si schiera contro a priori né dà il suo assenso incondizionato: chiede però di conoscere «quale sia l’effettivo impatto positivo del raddoppiamento della Rho-Gallarate. La possibilità di usare la ferrovia come trasporto merci: anche di questo non sappiamo nulla, così come della possibilità di far diminuire i tir in partenza da Cargo City sempre sfruttando la ferrovia».
Nel parere espresso dal Parco, queste domande ci sono: «eppure abbiamo difficoltà ad avere un dialogo per ottenere risposte rispetto ad un progetto che non ha  motivazioni a supporto: quanti boschi saranno tagliati? Quali saranno le compensazioni? Quanti i danni in fase di cantiere?». Secondo Peja, è difficile pensare che «dei tecnici non abbiano preso in considerazione certi elementi. Forse sono stati omessi per forzare la realizzazione dell’opera, che, però, non può essere giustificata da soli sei minuti risparmiati per raggiungere Gallarate in treno».
Il dato certo è uno solo: saranno circa 48.237,50 i metri di riserva che si perderanno, come spiega la rappresentante del consiglio d’amministrazione Gioia Gibelli, «e la riserva del Parco del Ticino, che è la sola parte naturale che resiste in Lombardia e che puntiamo a rendere anche transfrontaliera, rischia di essere intaccata da un progetto che non conta solo la T2-Gallarate, ma anchel’ampliamento di CargoCity, la statale 11 per collegare Vigevano con la 336, la bretella di Gallarate per Pedemontana». In tutto ciò, secondo l’ente, Regione sta anche sottovalutando iltrasferimento dei voli da Linate a Malpensa: «Non vediamo una programmazione seria per quest’estate specialmente per la questione parcheggi. Stiamo lavorando noi con i Comuni perevitare di trovare le macchine parcheggiate nei boschi».
Parco del Ticino ribadisce così la necessità di un confronto, ampio e complessivo sulla questione infrastrutture: «Malpensa c’è e non vogliamo sabotarne la crescita, ma nemmeno autorizzare che ci distrugga il territorio. Si deve discutere e arrivare a compromessi per delle soluzioni che abbiano alla base la salvaguardia del nostro capitale ambientale».
malpensa24.it