- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

martedì 9 aprile 2019

QUANDO SINDACATI E IMPRESE LA PENSANO ALLO STESSO MODO

QUANDO SINDACATI E IMPRESE LA PENSANO ALLO STESSO MODO
Il potere d’acquisto dei lavoratori è fermo, la crisi è iniziata nel 2008 e da quella crisi non siamo
ancora usciti. Le statistiche potranno anche essere manipolate e lette con parzialità, i risultati ottenuti
con metodi analitici differenti, ma, alla fine, i numeri non ammettono obiezioni. La crescita zero ha
avuto un risultato: aziende e sindacati hanno fatto fronte unico rispetto al Governo, eppure le
aziende hanno non poche responsabilità avendo spesso disinvestito in ricerca e modelli produttivi
all'insegna della innovazione tecnologica optando, invece, per la riduzione del costo del lavoro e gli
ammortizzatori sociali. E' quindi possibile un'alleanza tra lavoratori e padroni per il rilancio
dell'economia? Abbiamo forse interessi in comune da difendere?
La storia insegna altro e ogni volta che abbiamo ceduto alle sante alleanze, il potere di acquisto
e di contrattazione è crollato ai minimi termini, ripercorrere quanto accaduto tra la fine degli anni
settanta e i primi ottanta sarebbe utile per confutare il luogo comune secondo il quale, nei momenti di
crisi, debba prevalere il cosiddetto senso di responsabilità. Mentre i salari perdevano potere di
acquisto e il lavoro diventava sempre piu' precario e insicuro, la forbice sociale ed economica si è
allargata e con essa disparità e disuguaglianze sociali. La crisi c'è stata ma non tutti ne hanno
subito le ripercussioni, anzi, qualcuno esce dall'ultimo decennio decisamente rafforzato. I
dipendenti hanno tutto l'interesse a dubitare dei patti con i padroni e del cosiddetto patto per la
fabbrica, si va facendo strada, infatti, il complesso sistema di deroghe al CCNL.
E proprio dalla crisi dell'ultimo decennio i salari hanno perso mediamente 5mila€, poi si potrà
disquisire sulla ragione di questa perdita secca, sicuramente la pressione fiscale è cresciuta e, ad ogni
rinnovo, gli aumenti sono stati decisamente irrisori. Il primo risultato della santa alleanza tra
sindacato e padroni, è proprio l'offensiva contro il fisco, la richiesta non è quella di salari più alti
ma si pensa solo a ridurre la pressione fiscale. Un “leitmotiv” caro alle imprese diventa così il
cavallo di battaglia sindacale, troppe tasse diventano la causa della depressione salariale. Un drastico
taglio del cuneo fiscale servirebbe anche ai salari sotto 40mila€, ma possibile che la soluzione dei
bassi salari sia solo quella di ridurre le tasse e non di aumentarne gli importi? Ma non dubitate, se
tagli sociali ci saranno, i sindacati e le aziende potranno compensarli con la previdenza e la
sanità integrativa, è questa alla fine la merce di scambio anche se a rimetterci saranno sempre e solo
i lavoratori con lo scambio diseguale tra aumenti salariali dignitosi sostituiti dal welfare aziendale.
I CCNL degli ultimi dieci\dodici anni non sono serviti a tutelare i salari dall’inflazione, sono la
causa della perdita di potere di acquisto. Firmare accordi a perdere non ha aiutato le imprese a
innovarsi, non ha salvato i posti di lavoro, non permette oggi la ripresa della dinamica salariale. In
Italia si cresce poco o nulla, il decennio trascorso ha accresciuto i ritardi dell'Italia rispetto alla media
Ue. Nel recente passato riducendo le tasse alle imprese e stravolgendo a loro uso e consumo il
diritto del lavoro, non si sono ottenuti grandi risultati, forse la storia non è stata fonte di
insegnamento se torniamo a proporre soluzioni a misura padronale.
Esiste una via di uscita? Sicuramente la ripresa dei salari è legata agli andamenti economici e agli
investimenti statali, non basta tagliare le tasse e il costo del lavoro quando non crei ricchezza
innovando e costruendo nuova occupazione. Non bastano sussidi per la ripresa della domanda, non
possono esserci ancora a lungo dinamiche salariali che demandino le decisioni rilevanti alla
contrattazione di secondo livello, la scommessa per padroni e sindacato è quella di ridurre il
cuneo fiscale dimenticando che, da questa riduzione, a guadagnarci saranno soprattutto le
imprese, mentre le classi sociali meno abbienti pagheranno in termine di aumento dei costi relativi
alla sanità e ai servizi sociali e della istruzione.
Ciao e
10 aprile 2019