- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

venerdì 28 giugno 2019

Viva Via Gaggio Operazione Bridge…le nostre riflessioni Articolo

Sulla vicenda Malpensa abbiamo sempre raccontato le tante riunioni, incontri pubblici, riunioni di commissioni consigliari locali, regionali o nazionali. Per la prima volta però diventa difficile raccontare l’assemblea pubblica di ieri sera, in cui SEA e i nove sindaci del Cuv hanno gestito la serata di presentazione del Bridge Linate, il trasferimento per tre mesi dei voli di Linate a Malpensa. Diventa difficile perché​ per la prima volta, dopo mesi passati a sostenere altro, SEA ha annunciato che la decisione di trasferire i voli da Linate a Malpensa non è sua.​ SEA è un gestore, le decisioni le prendono altri. Ecco, questi altri sono ENAC, le Compagnie aeree e in particolare la Compagnia di Bandiera… sì, il carrozzone di Alitalia che è titolare della maggioranza dei voli che oggi partono da Linate.
E udite udite, ieri sera Enac e Alitalia, responsabili quindi della decisione di trasferire i voli a Malpensa, non c’erano. Bene ma non benissimo, volendo essere ironici.​
Dopo più di un’ora di narrazione non stop da parte di SEA che ha spiegato quali saranno i lavori da fare a Linate e i lavori che hanno deciso di fare a Malpensa, è stata data la possibilità al numeroso pubblico di porre domande per uno o due minuti al massimo.
Le risposte date da SEA sono state a tratti fuorvianti, non pertinenti e in molti casi decisamente lunghe e ripetitive…riducendo ulteriormente il tempo per le altre domande. Alla fine almeno sette – otto persone, compresi noi, non sono riuscite a confrontarsi coi vertici SEA.
Quello che è emerso nelle risposte date è che l’atteggiamento di SEA, mascherato da flemmatico interessamento alle questioni poste, purtroppo è in realtà peggiorato.​ Alle domande precise sono​ seguite repliche generiche e spesso con frasi fatte, come se il pubblico presente si fosse svegliato ieri con un aeroporto di fianco a casa e si potesse accontentare di promesse o affermazioni decisamente deboli e non argomentate.
La popolazione è da anni che continua a informarsi, studiare, analizzare e confrontarsi e per questo motivo deve essere rispettata, ma seriamente.
Le domande e le obiezioni che sono state poste ieri sera meritavano ben altre risposte. La gente è stanca di vedersi calpestare diritti fondamentali come il rispetto della salute e del riposo notturno. Chi vive da anni sotto le rotte è stufo di sentirsi dire che oggi gli aerei sono meno rumorosi, i dati dell’inquinamento acustico in realtà dicono altro.
Non si può in ogni caso accettare che una Società come SEA non preveda​ simulazioni degli scenari del rumore per questi tre mesi e soprattutto che non li presenti durante una serata come quella dell’altra sera a Lonate.
L’apice si è avuto nel momento in cui Alessandro Fidato, Direttore di SEA, ha detto che SEA ha intenzione di ascoltare il territorio, coinvolgerlo nelle decisioni rispettandolo e aprendo un dialogo proficuo.​ In questi decenni​ le stesse identiche parole le abbiamo sentite dire da Fossa, Bencini, Bonomi, Modiano… sono state ripetute e disattese tante volte che ormai hanno perso ogni credibilità.​ Nessuno è contro SEA o l’aeroporto per partito preso, noi certamente non lo siamo, bisogna però riconoscere che purtroppo si è arrivati a questo punto di profondo scoraggiamento dopo anni di mancato rispetto nei confronti del territorio.
Anche noi​ avremmo voluto chiedere come mai non si è pensato di anteporre a valutazione di impatto ambientale questo trasferimento di voli da Linate a Malpensa, così come già avvenuto nel passato.​ Avremmo voluto anche dire che abbiamo contribuito a scrivere, attraverso il nostro Walter, un’interrogazione parlamentare per chiedere chiarimenti circa la mancata VIA su questo trasferimento dei voli, visto che la procedura scelta non ci convince e soprattutto visto che non si può più tollerare il fatto che su questo aeroporto, da sempre, le regole non vengono rispettate.
Abbiamo sentito più volte parlare di territorio, ma ieri sera nessuno degli organizzatori ha citato il Parco del Ticino, che era pur presente in sala con il suo Direttore Peja. Una cosa abbastanza triste!
Nei prossimi mesi terremo monitorato quanto succederà sopra le nostre teste e dopo questo periodo di tre mesi saremo sicuramente impegnati nell’affrontare il nuovo Master Plan 2030 che SEA manderà nei prossimi giorni a ENAC per le ultime sistemazioni e in attesa della procedura di VIA.

mercoledì 26 giugno 2019

Linate Bridge, i Comitati anti-Malpensa alzano la voce. Sea rassicura Articolo

MALPENSA​ – Non si aspettavano un’accoglienza amichevole i vertici Sea e le previsioni della vigilia sono state ampiamente confermate.​ I Comitati anti-Malpensa​ hanno riempito la sala consigliare di Lonate Pozzolo oggi, 24 giugno, per mostrare tutto il loro disappunto.​ Il trasferimento in brughiera per tre mesi (dal 27 luglio al 27 ottobre) dei voli di Linate fa discutere​ e, in due ore di confronto, gli ambientalisti non hanno trovato le risposte che cercavano.
Ci usate come cavie
Jimmy Pasin, voce critica di Somma Lombardo, ha aperto gli interventi del pubblico (150 le persone in sala), sottolineando come il Bridge di Linate sia​ una sperimentazione «sulla pelle dei cittadini»​ per vedere fino a che punto si può espandere Malpensa («Ci usate come cavie»). Ha evidenziato inoltre l’evidente scollamento tra i comitati e i nove sindaci del Cuv, secondo lui troppo accondiscendenti con le logiche aeroportuali («Non siete la controparte dei comitati, vedete di non diventarlo»). Dello stesso avviso​ il sindacalista Salvatore Ferla: «I sindaci dovrebbero chiedersi qual è la cosa migliore per i loro cittadini, non per una società per azioni». Sea non prevede compensazioni per il territorio come contropartita al disagio per i tre mesi del Bridge e questo è stato un altro punto sottolineato durante gli interventi, così come il rischio che​l’accumulo dei ritardi​ possa generare decolli costanti – e dunque rumore – ben oltre la mezzanotte.​ Elena Strohmenger​ (Covest)​ – la voce dei piemontesi – ha ricordato infine che il decreto D’Alema fissa a 21 milioni di passeggeri o 944 movimenti giornalieri il limite di Malpensa e per questo motivo reputa «illegittima» l’operazione Bridge

MALPENSA I Comitati del territorio intorno a Malpensa fanno rete, tra Piemonte e Lombardia. articolo

Un nuovo coordinamento, per raccogliere​ tutti i comitati​ che si occupano e preoccupano dell’impatto di Malpensa. «I cittadini si stanno unendo, al di là della differenza Piemonte-Lombardia»
La​ “Rete Comitati Malpensa” è nata il 17 giugno, con l’obbiettivo di “scambiarsi informazioni e promuovere la partecipazione dei cittadini”. Aderiscono i comitati nati per l’impatto del rumore, quelli che contrastano nuovi interventi infrastrutturali, le associazioni ambientaliste, quelle che si occupano della salute: ci sono infatti gliAmici della Natura ad Arsago Amici della Terra, Viva Via Gaggio, il piemontese​Comitato dei Cittadini di Varallo Pombia Aereoporto Malpensa, il​Comitato Difendere Somma, il Comitato Diritto alla Salute del Varesotto, il​ Comitato SalviAMO La Brughiera, il​ COR 2​ – Coordinamento fra Comuni di Seconda Fascia Malpensa, il​ Covest – (Comitati Ovest Ticino), Legambiente Circolo di Gallarate, la storica​UniCoMal,​ l’Unione Comitati Malpensa.
varesenews.it

MALPENSA Sea spiega l’operazione-Linate a Malpensa, il fronte contrario si mobilita Articolo

Il direttore di Sea Alessandro Fidato ha presentato ai cittadini il piano per fronteggiare la chiusura di Linate. Proteste dal pubblico, con l'adunata di tanti comitati, associazioni ambientaliste, sigle sindacali.
È stato un pomeriggio caldo a Lonate Pozzolo. Al Monastero San Michele ha avuto luogo l’assemblea pubblica per esporre nel dettaglio ai cittadini il progetto ‘Bridge’, vale a dire il progetto realizzato da Sea per far fronte alla​chiusura di Linate – dal 27 luglio al 27 ottobre –​ e il conseguente spostamento della maggior parte dei voli proprio nell’aeroporto varesino (i motivi li abbiamo spiegati in​questo articolo).
«Non c’è bisogno di fare allarmismi», dichiara Alessandro Fidato, Airport Management Director di Sea (qui​ nel dettaglio i piani di Sea per Malpensa).
varesenews.it

martedì 25 giugno 2019

«Siamo a tremila firme» Ospedale da salvare. Articolo

«Il conto preciso non l’abbiamo ancora fatto ma ormai siamo intorno a tremila firme». A parlare è​ Cinzia Colombo, una delle promotrici del Comitato per il diritto alla salute del Varesotto. Nei giorni scorsi la petizione contro l’ospedale unico è andata avanti con successo.
Lo dimostrano le cifre (almeno un centinaio le sottoscrizioni raccolte solo sabato) e soprattutto l’attenzione della gente che l’altro pomeriggio è stata attirata in piazza Libertà da un gioco dell’oca speciale, quello sulla sanità pubblica. Un modo divertente per discutere di un tema molto serio, messo nero su bianco dal comitato in una frase: «Chiudono gli ospedali di Gallarate e Busto Arsizio per fare un ospedale unico: spesa di centinaia di milioni di euro e 150 posti letto in meno».
VISIONE PROSPETTICA
La manifestazione del comitato arriva all’indomani delle parole del direttore generale dell’Asst Valle Olona​ Eugenio Porfido​ che ha ribadito - nell’intervista a​ La Prealpina​del 18 giugno - che non si torna indietro. Lo aveva detto sin dal suo insediamento e lo ha ripetuto, aggiungendo che la nuova opera potrà dare benefici a tutto il territorio se ci sarà la volontà di «cambiare mentalità» e di avere una «visione prospettica».
Se ognuno vorrà difendere il proprio orticello, invece, non si potranno fare quei passi avanti che la sanità moderna impone. Un discorso che Gallarate fatica a recepire. Il Sant’Antonio Abate continua a sentirsi bersagliato e - nonostante le rassicurazioni del dg sull’apertura (a settembre) delle nuove sale operatorie, del riavvio dei lavori al terzo piano per la Chirurgia e della proroga di apertura di Pediatria fino alla fine di luglio - teme di finire stritolato nella riorganizzazione dei reparti e dei servizi del futuro ospedale unico.

lunedì 24 giugno 2019

Gallarate, un gioco dell’oca in piazza per dire no all’ospedale unico Articolo


GALLARATE​ – Uno speciale gioco dell’oca quello portato in piazza a Gallarate oggi, sabato 22 giugno, dal​ Comitato per il diritto alla salute del Varesotto​ «Per riflettere sulle conseguenze dell’ospedale unico.​ Conseguenze future e conseguenze che già patiamo​ con il progressivo smantellamento degli ospedali esistenti di Gallarate e Busto Arsizio», spiega​ Walter Marson.​ Un gioco dell’oca per la salute e la sanità pubblica, con caselle che fermano e fanno avanzare, fino alla vittoria, quando il progetto dell’ospedale unico viene abbandonato e si decide finalmente di investire seriamente sugli ospedali esistenti, sulla struttura, ma anche sul personale.
Valorizziamo i due ospedali esistenti
«Così le liste di attesa che si allungano con i 150 posti letto in meno dell’ospedale unico, le attese al pronto soccorso fanno fermare per un turno, le indagini della Procura fanno finire in prigione, il bisogno della pediatra fanno tornare alla partenza alla ricerca di un altro ospedale visto che a Gallarate si vorrebbe chiudere il reparto – spiega ancora Marson – Una firma a sostegno degli ospedali esistenti oppure il risparmio del verde di​Beata Giuliana​ fanno invece avanzare nelle caselle». L’obbiettivo è chiaro e il gioco allestito oggi vuole essere un modo per provare ad informare i cittadini:​ «Benché cresca di giorno in giorno l’opposizione all’ospedale unico, cominciando a toccare con mano cosa significa,​ benché le indagini in corso stiano mettendo​ in evidenza gli affari che nulla centrano con il diritto alla salute e ad essere curati,​ Regione Lombardia​ e i sindaci di​ Gallarate e Busto Arsizio​ vogliono proseguire nel progetto – concludono i rappresentati del Comitato – Rimanendo in silenzio anche di fronte alla possibilità della chiusura o quantomeno del ridimensionamento dei reparti di pediatria a Gallarate e di oncologia a Busto Arsizio.​ ​ Chiusure per ora evitate grazie alla mobilitazione attivata dal comitato, ma anche dai pediatri di base e dalle associazioni. Perché se non si rimane in silenzio, i risultati si possono ottenere».

Trasferimento voli da Linate a Malpensa ASSEMBLEA PUBBLICA Lunedì 24/06/2019 alle ore 18.00


sabato 22 giugno 2019

Sanitá, a Varese il sindacato Adl chiede che vengano effettuati i passaggi di fascia bloccati da tempo

VARESE, 20 giugno 2019-  Il sindacato Adl chiede immediatamente le progressioni orizzontali per i lavoratori del comparto sanitá dell’Asst Settelaghi Varese.
Dopo mesi di tattative alcuni accordi raggiunti non soddisfano il sindacato di base Adl che sottolinea «Per alcuni lavoratori sono passati già oltre tre anni dall’ultimo passaggio di fascia e molti dipendenti ci chiedono di non far passare ulteriore tempo. Ricordiamo che il precedente Direttore Generale firmò un buon accordo su questo argomento e non vogliamo pensare che il nuovo non voglia fare lo stesso. Questa sottoscrizione dovrebbe essere anche un deterrente per limitare le dimissioni che in questa Azienda stanno aumentando notevolmente».
Situazione di stallo decisionale la quale crea problemi con personale sanitario molti dei quali preferiscono traferirsi altre Aziende Pubbliche oppure nelle piú renumerativa Svizzera, in particolare in strutture sanitarie dal Canton Ticino «Facendo quattro conti si può scoprire che un dipendente della nostra ASST con 18 anni di lavoro ha perso oltre 15.000 euro grazie ai mancati passaggi di fascia che in altri ospedali della provincia di Milano, ma anche del Sud vengono fatti puntualmente», conclude con una nota il sindacato.
varese7press.it

OSPEDALE GALLARATE - BUSTO ARSIZIO Niente scatti di anzianità, AdL attacca

Sono mesi che si continuano a firmare accordi o che sono deleteri per i lavoratori o che servono all’Amministrazione.​ Stiamo inoltre assistendo ad un balletto per mezzo del quale i giusti aumenti contrattuali una volta si mettono e una volta si tolgono dagli ordini del giorno delle trattative.​ Per alcuni lavoratori sono passati già oltre tre anni dall’ultimo passaggio di fascia​ e molti dipendenti ci chiedono di non far passare ulteriore tempo.​ Ricordiamo che il vecchio Direttore Generale firmò un buon accordo su questo argomento e non vogliamo pensare che il nuovo non voglia fare lo stesso».
Secondo il sindacato sarebbe un modo anche «per limitare le dimissioni che in questa Azienda stanno aumentando notevolmente»: «Molti​ dipendenti del comparto preferiscono trasferirsi in altre Aziende Pubbliche, ma anche in Svizzera (facendo molti chilometri) o addirittura in strutture private (in momenti di crisi quest’ultima soluzione non dovrebbe essere mai scelta a meno che non si è molto insoddisfatti soprattutto dal punto di vista economico)».

venerdì 21 giugno 2019

«Sabato 22 giugno, dalle ore 16.00,​ in piazza Libertà a Gallarate, giochiamo.​ Per​ riflettere sulle conseguenze dell’ospedale unico.


GALLARATE - BUSTO ARSIZIO Il “giro dell’oca” della battaglia per difendere gli ospedali

Il Comitato per il Diritto alla Salute, che si batte contro l'ospedale unico, sarà in piazza con un inedito strumento, per far capire che dalla lotta si può guadagnare o perdere, in termini di diritti e servizi
«Sabato 22 giugno, dalle ore 16.00,​ in piazza Libertà a Gallarate, giochiamo.​ Per​riflettere sulle conseguenze dell’ospedale unico. Conseguenze future e conseguenze che già patiamo con il​progressivo smantellamento degli ospedali esistenti di Gallarate​ e​Busto Arsizio».
L’appello arriva dal Comitato per il Diritto alla Salute, pronto a un nuovo weekend di mobilitazione contro il progetto di accorpamento dei due ospedali.
«Un gioco dell’oca per la salute e la sanità pubblica, con caselle che fermano e fanno avanzare, fino alla vittoria, quando il progetto dell’ospedale unico viene abbandonato e si decide finalmente di investire seriamente sugli ospedali esistenti, sulla struttura, ma anche sul personale.​ Così le liste di attesa che si allungano con i 150 posti letto in meno dell’ospedale unico, le attese al pronto soccorso fanno fermare per un turno, le indagini della Procura fanno finire in prigione, il bisogno della pediatra fanno tornare alla partenza alla ricerca di un altro ospedale visto che a​ Gallarate​ si vorrebbe chiudere il reparto. Una firma a sostegno degli ospedali esistenti oppure il risparmio del verde di Beata Giuliana fanno invece avanzare nelle caselle».
varesenews.it

giovedì 20 giugno 2019

Ospedali Busto A., Gallarate, Saronno e Somma L. ADL CHIEDE LE PROGRESSIONI ORIZZONTALI DETERRENTE CONTRO I TRASFERIMENTI

Il sindacato Adl chiedeimmediatamente le progressioni orizzontali per i lavoratori del comparto.
Sono mesi che continuano a firmare accordi che sono deleteri per i lavoratori e che servono solo all'Amministrazione.
Stiamo oltremodo assistendo ad un balletto per mezzo del quale i giusti aumenti contrattuali una volta si mettono e la volta dopo si tolgono dall’ordine del giorno delle trattative.
Per alcuni lavoratorisono passati oltre tre anni dall'ultimo
passaggio di fascia e molti dipendenti ci chiedono di non far passare ulteriore tempo.
Ricordiamo che l’ex Direttore Generale firmò un buon accordo su questo argomento e non vogliamo pensare che il nuovo non voglia fare lo stesso.
Questa sottoscrizione è anche un sicuro deterrente per limitare le dimissioni, che in questa Azienda stanno aumentando notevolmente.
Molti dipendenti del comparto preferiscono trasferirsi in altre Aziende Pubbliche, anche in Svizzera (facendo molti chilometri) e/o addirittura in strutture private (in momenti di crisi quest'ultima
soluzione non dovrebbe essere mai scelta a meno che non si è molto insoddisfatti soprattutto dal punto di vista economico).
Facendo quattro conti si può scoprire che un dipendente della nostra ASST con 18 anni di lavoro ha perso oltre 15.000,00€ grazie ai mancati passaggi di fascia che, in altri ospedali della provincia di ​ Milano ed anche del Sud Italia, vengono fatti puntualmente.

mercoledì 19 giugno 2019

Dobbiamo avere il coraggio di dire che il capitalismo è morto – prima che ci porti tutti all’inferno

La crisi del capitalismo deriva da due dei suoi elementi basici. Il primo è la​ crescita perpetua. La crescita economica è l’effetto aggregato della ricerca di accumulare capitale e fare profitto. Il capitalismo non regge senza crescita, ma si deve riconoscere che la crescita perpetua su un pianeta finito deve portare inesorabilmente a una calamità ambientale.
Chi difende il capitalismo dice che, se il consumo passa dai beni ai servizi, la crescita economica può essere indipendente dall’uso delle risorse materiali. La scorsa settimana un​ articolo​ sulla rivista New Political Economy, Jason Hickel e Giorgos Kallis, hanno ragionato su questa affermazione e hanno scoperto che è vero che nel 20° secolo si è verificato un disaccoppiamento relativo (il consumo di risorse materiali è cresciuto, ma non tanto rapidamente come la crescita economica), nel 21° secolo c’è stato un riavvicinamento: comunque ad oggi il crescente consumo di risorse ha raggiunto o superato il tasso della crescita economica. Il disaccoppiamento assoluto, necessario per evitare la catastrofe ambientale (una riduzione dell’uso di risorse materiali) non è mai stato raggiunto e sembra che questo sia impossibile se la crescita economica continua.​ La crescita verde è un’illusione.
Un sistema basato sulla crescita perpetua non può funzionare se non esistono zone di periferia e zone di​ esteriorizzazione. Ci deve sempre essere una zona di estrazione – una zona da cui si ricavano i materiali senza pagarli per quello che veramente valgono – e una zona di smaltimento, dove i costi della produzione vengono scaricati sotto forma di rifiuti e di inquinamento, così la scala dell’attività economica è destinata a salire fino a quando il capitalismo non avrà inquinato qualsiasi cosa, dall’atmosfera agli abissi degli oceani e l’intero pianeta sarà diventato una zona di sofferenza: tutti noi ormai già​ abitiamo alla periferia di quella macchina che produce profitto.

sabato 15 giugno 2019

CONUP: UN PASSO PIU’ AVANTI

Ho seguito il dibattito che si è sviluppato via mail, normalmente non intervengo mai nei dibattiti mail, perché per esperienza vissuta, li considero deleteri , perché quando non si ha di fronte l’ interlocutore è più facile scadere nell’ insulto e nella denigrazione, che poi girando via mail creano danni nei rapporti interpersonali tra compagni irrisolvibili. Visto che però non ho potuto partecipare alle ultime riunioni del coordinamento per impegni ho deciso di inviarVi queste mie considerazioni.
Questo coordinamento nato nella assemblea di dicembre a Firenze ha senso solo se riesce a stare un passo più avanti dal resto del sindacalismo di base. Non deve cioè, a mio avviso, stare col bilancino a distribuire patenti di più unità a questo o quel sindacato di base. E’ chiaro che ci sono dei momenti e degli scioperi in cui qualcuno commette più errori dell’altro (esempio USB sulla scuola), ma il problema è molto più profondo e riguarda tutto il sindacalismo di base nessuno escluso. E sostanzialmente consiste nell’anteporre l’egoismo di organizzazione,​ l’interesse alla sopravvivenza della sigla e/o della sua crescita agli interessi dei lavoratori. L’organizzazione di appartenenza diventa quindi il fine ultimo per cui operare e non un mezzo per l’emancipazione e/o liberazione degli oppressi.
Ovviamente per questo fine si costruiscono dei muri ideologici e dei dogmi che servono delineare il perimetro: Es. chi partecipa alle elezioni RSU col regolamento attuale è definito una sorta di tradimento!! Scioperare assieme ai sindacati confederali un cosa inaccettabile, come del resto partecipare alle loro manifestazioni di piazza.​ Dimenticando che alle elezioni partecipi alle regole stabilite purtroppo da altri, è come un partito che alle elezioni partecipa, anche se il modello elettorale non è assolutamente condiviso! Sugli scioperi e/o manifestazioni si deve valutare se serve partecipare a quelle dei sindacati di regime per aprire interlocuzioni di dialogo con quella parte di lavoratori, che sono purtroppo ancora la maggioranza e​ che credono ancora a quei sindacati, mentre altre volte serve invece scioperare separati, ma non deve essere come oggi purtroppo è, un dogma ideologico, ma una scelta tattica da valutare caso per caso.
In sostanza il sindacalismo di base fino ad ora non è stato, non è, e cosi come è ora, non sarà mai una alternativa generale ai sindacati di regime. E’ riuscito e riesce in alcuni luoghi di lavoro in alcuni comparti ad essere maggioranza ed ad ottenere dei risultati per gruppi di lavoratori, ma non riesce ad essere, perché diviso e settario, una alternativa complessiva e generale ai sindacati di regime, che nonostante tutto quello che hanno fatto di negativo, continuano ad essere la rappresentanza generale dei lavoratori italiani.​ Oggi poi si stà aprendo un dibattito sulla unificazione dei tre sindacati di regime CGIL-CISL-UIL, non so se è un dibattito senza costrutto, per riempire le pagine di giornali in occasione del 1°maggio. Ma ho il sospetto, visto che l’ uscita di Landini è stata preceduta da interventi di giornali della destra economica che chiedevano l’unità dei sindacati e a fronte di un sostegno esplicito da parte di Confindustria che sia un disegno con qualche fondamento. Ed il disegno è quello di un unico sindacato di regime! Sostenuto poi da una legge sulla rappresentanza che faccia tabula rasa del​ resto dei sindacati , sia quelli di destra che firmano accordi di dumping sociale, ma soprattutto del sindacalismo di base e conflittuale.
I padroni si rendono conto dopo la vicenda dei gilet gialli in Francia, che è la prima esplosione sociale in Europa contro l’ austerità neoliberista, che la presenza diffusa , anche se oggi , divisa e settaria , di sindacati di base è comunque un pericolo potenziale ed avere come rappresentanza dei lavoratori un unico sindacato moderato di regime è una garanzia di controllo dei conflitto sociale.
Tutto questo ragionamento per dire che il coordinamento ha senso se riesce stare un passo più avanti del resto del sindacalismo di classe, criticando tutti gli attuali sindacati di base,​ ma dialogando con tutti, solo così possiamo essere, almeno, quella provocazione positiva che può tentare di far riflettere l’insieme dei gruppi dirigenti e soprattutto dei militanti degli attuali sindacati di base.
Galli Marco
CONUP Varese
Maggio 2019

A tutti i lavoratori, giovani e pensionati

A 8 anni di distanza, l'impianto devastante della Controriforma Fornero continua a rappresentare il punto di attacco più alto e crudele alle condizioni di vita di chi ha cessato, o sta per cessare, il rapporto di lavoro. L'attacco alla pensione pubblica partito con la riforma Dini nel 1995, lo stravolgimento del diritto alla pensione col passaggio dal sistema di calcolo retributivo all'attuale contributivo, piu' penalizzante per chi va in pensione, non e' stato fermato con le recenti misure del governo giallo-verde (vedi quota 100, provvedimento per pochi, ma che dimentica lavoratori precoci e donne). Oggi si toccano le pensioni in essere, anche quelle modeste, con il pretesto delle "pensioni d'oro". La mancata piena rivalutazione della stragrande maggioranza delle pensioni è l’ennesimo furto ai danni dei pensionati fatto pure da questo governo.
A differenza dei Sindacati Confederali noi rivendichiamo il RIPRISTINO DEL CALCOLO RETRIBUTIVO, ispirato al principio di solidarietà e di redistribuzione della ricchezza, che è
LA BASE DI OGNI SISTEMA DI PREVIDENZA SOCIALE PUBBLICA.
Perciò siamo fortemente contrari a qualsiasi forma di privatizzazione, dai fondi pensione alle forme di assicurazione e respingiamo il tentativo di dividere i lavoratori, contrapponendo gli interessi dei giovani a quelli degli anziani, o dei lavoratori del settore privato a quelli del pubblico impiego, o gli italiani agli stranieri. I DIRITTI UMANI E SOCIALI SONO UNIVERSALI !!! Rigettiamo inoltre ogni commistione tra Previdenza e Assistenza, riaffermando che la Previdenza, per definizione, interviene a prevenire il disagio, attraverso la funzione della redistribuzione.
Gli studi di molti economisti non allineati alla vulgata neoliberista, ci confermano cheUN'ALTERNATIVA E' POSSIBILE; DIPENDE DALLA VOLONTA' POLITICA DI INVESTIRE IN PREVIDENZA E SERVIZI SOCIALI (sanità, istruzione, ecc.), piuttosto che in opere nocive all'umanità e all'ambiente. Questi studi devono diventare un sostegno allo sviluppo di lotte unitarie tra lavoratori, giovani e pensionati. Così come è necessario unire gli sforzi di unità e di lotta tra lavoratori, giovani e pensionati di tutti i paesi europei, per cambiare a fondo le politiche economiche che stanno distruggendo posti di lavoro, diritti e welfare.
Questo governo ha piegato la testa ed e' passato da quota100 flessibile, promessa in campagna elettorale, ad una forma rigida (62+38 ) e con paletti tali che sta provocando frustrazione tra le donne, già fortemente penalizzate per il mancato riconoscimento del proprio ruolo sociale ed in famiglia, e divisioni tra quei lavoratori che han cominciato presto a lavorare ed ai quali oggi è ancora impedito di andare in pensione, nonostante abbiano superato i 41 anni di contribuzione.
Ai Sindacati Confederali, che si “muovono” strumentalmente solo ora, dimostrando una volta di più la loro ambiguità e complicità verso queste desolanti politiche sociali ed al governo attuale, in concomitanza della giornata di mobilitazione dell’1 giugno, noi ribadiamo con forza i nostri obiettivi:
In pensione a 60 anni o con 35/40 di contributi; FLESSIBILITA' PENSIONISTICA VERA, non un surrogato! Vogliamo un vero riconoscimento delle attività usuranti. Siamo contro il mantra neoliberista delle politiche economiche europee e nazionali che spremono i subordinati fino all'osso, minandone la salute come purtroppo e' dimostrato dal continuo aumento dei morti sul lavoro. Vogliamo la separazione dell'assistenza dalla previdenza calcolata col ripristino del sistema retributivo. No ai fondi pensioni ed alla finanziarizzazione del sistema pensionistico pubblico.
1 giugno 2019
Comitato Scuola per il Diritto alla Pensione; Coordinamento Nazionale Unitario Pensionati di oggi e di domani (CoNUP); Coordinamento Milanese di solidarietà “dalla parte dei Lavoratori”; AdL Varese; Blog Pennabiro; ACU (Associazione Consumatori Utenti)

mercoledì 12 giugno 2019

Sciopero del 14 giugno di fim fiom uilm LO SCIOPERO E’ UN DIRITTO E VA DIFESO MA Bisogna evitare di chiedere sacrifici inutili ai lavoratori

Sciopero del 14 giugno di fim fiom uilm
LO SCIOPERO E’ UN DIRITTO E VA DIFESO
MA Bisogna evitare di chiedere sacrifici inutili ai lavoratori
Secondo noi ci sono altre urgenze da chiedere a chi ci governa rispetto alla piattaforma esposta ai lavoratori nelle assemblee fatte in questi giorni:
Eliminare tutte le limitazioni e i veti sugli scioperi: dietro ogni sciopero c’è sempre una violazione dei diritti,​ delle leggi, degli accordi. Lo sciopero è un sacrificio per chiunque, nessuno si mette a scioperare perché non sa come impiegare il tempo. Limitare il diritto di scioperare tramite leggi (vedi decreto sicurezza o legge 146/90) o accordi (vedi TU RSU del 10/1/2014) è un sopruso contro tutti i lavoratori che va contrastato con ogni mezzo.
Rispristinare l’articolo 18 L.300/70 ed estenderlo a tutti i lavoratori dipendenti rimettendo la dimostrazione della prova a carico del datore del lavoro e non del lavoratore che viene licenziato.
Fare un esame di coscienza e rendersi conto che i fondi pensione e la sanità integrativa creano una struttura parallela allo stato sociale e sottraggono risorse allo stato stesso con un elevato costo di gestione. Parallelamente si chiede al governo di ridurre le tasse agli industriali e di aumentare le quote dei fondi integrativi.​Questi fondi vanno eliminati o girati all’INPS e al SSN.
Aumentare l’entità delle pensioni future. Siamo in una fase di passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo e già si vedono le differenze economiche tra le pensioni dei lavoratori che hanno pochi mesi di differenza di anni lavorati. Il futuro sarà sempre più problematico se non si ritorna ad avere una pensione dignitosa, magari riducendo le tasse alle pensioni come fanno in altri paesi o si deve tornare al calcolo retributivo.
Le nuove tecnologie creeranno (nuovamente) una caduta occupazionalecome sta succedendo in altri paesi europei, è indispensabile che se si riconoscono dei contributi pubblici per l’innovazione tecnologica, come sta avvenendo negli ultimi anni, le aziende devono garantire un livello occupazionale minimo, altrimenti non possono accedere al fondo pubblico.
Aumentare l’entità degli assegni famigliari per i bassi redditi, aumentare le detrazioni per le famiglie, consentire percorsi preferenziali pensionistici per i disabili, per lavori usuranti, rendere la maternità/paternità un piacere e non un peso o un onere che ne preclude la carriera o ne limita la vita sociale, così si fa morire uno stato.
Sostenere le poche cose positive che sta facendo il nuovo governo: il salario minimo garantito, la quota 100 e i reddito di cittadinanza finalizzato alla ricerca del lavoroinvece di contrastarli solo perché arrivano da un “governo non amico”.
Eliminare tutte le forme di lavoro precario se non finalizzato alla stabilizzazione del lavoro, inoltre serve penalizzare le cooperative create solo per abbattere il costo del lavoro nelle gare d’appalto, limitare la proliferazione delle aziende on-line creando un controllo territoriale e stabilendo un rapporto tra esercenti e popolazione, come avveniva anni fa per i negozi.
Quando si organizza una protesta nazionale a sostegno di una piattaforma rivendicativa e si chiede udienza al governo, ci risulta molto difficile credere che la parte datoriale sia d’accordo con tale piattaforma, come è accaduto e come sta accadendo in questi ultimi mesi: il ruolo del sindacato non può essere di supporto al datore di lavoro. Questi anni di crisi ci hanno dimostrato che a quasi tutti i datori di lavoro interessa solo guadagnare il più possibile, anche attraverso lo sfruttamento delle maestranze, laddove ve ne è la possibilità, violando leggi e accordi.​ ​ ​ ​ 
5 giugno 2019

martedì 11 giugno 2019

BUSTO ARSIZIO Il Comitato per il diritto alla Salute: “Del nuovo ospedale sappiamo solo chi gestirà il bar”

«Mentre continua il progressivo depotenziamento degli ospedali di Gallarate e Busto Arsizio, con la prevista chiusura della pediatria a Gallarate, che sta provocando diverse contrarietà anche fra i lavoratori dell’ospedale, i pediatri di base, le associazioni di volontariato, mentre sul versante dell’ospedale unico, si continua a ignorare quali reparti avrà e quali invece scompariranno o verranno ridimensionati, visto la prevista riduzione di almeno 150 posti letto, si è già proceduto ad affidare la gestione del bar alla Cooperativa presidiata da Giuseppe Filoni, uomo di Caianiello indagato nell’indagine “Mensa dei poveri”».
varesenews.it

SOLIDARIETÀ AL CRAL DELL’OSPEDALE Presidio contro l’ospedale unico: “Progressivo depotenziamento dei reparti”

Sono diversi i fronti sui quali si batte il Comitato per la Salute del Varesotto che ha manifestato, nel pomeriggio di martedì 11 giugno, davanti all’ingresso dell’ospedale di Busto Arsizio.
Innanzitutto la questione ospedale unico: “Da due anni ne stanno parlando, è stato deciso dove farlo senza che ci sia uno straccio di progetto rispetto alla salute e nessuna analisi dei bisogni sanitari – evidenzia la referente del Comitato, Cinzia Colombo – il  progetto, al momento, è solo urbanistico. Questo evidentemente è un problema perché la prima preoccupazione della Regione e del direttore generale dovrebbe essere quella di assicurare la salute a noi cittadini. La direzione precedente aveva garantito che non ci sarebbero state diminuzioni dei posti letto – prosegue Colombo – ora scopriamo che invece verranno ridotti di almeno 150, il che vuol dire che alcuni reparti verranno cancellati o depotenziati”.
C’è inoltre preoccupazione per la prevista chiusura estiva dei reparti di Pediatria a Gallarate e di Oncologia a Busto:
informazioneonline.it

in solidarietà con il CRAL dei dipendenti dell'ospedale il Comitato per il diritto alla salute del Varesotto organizza un PRESIDIO Martedì 11 giugno 2019 A partire dalle ore 16.00 davanti l'ospedale di Busto Arsizio FOTO





sabato 8 giugno 2019

Comitato per il diritto alla salute del varesotto LA NOSTRA SOLIDARIETA’ AL CRAL DELL’OSPEDALE DI BUSTO ARSIZIO

Comitato per il diritto alla salute del varesotto
LA NOSTRA SOLIDARIETA’ AL CRAL DELL’OSPEDALE DI BUSTO ARSIZIO
Continua il progressivo depotenziamento degli ospedali di Gallarate e Busto Arsizio, con la prevista chiusura della pediatria a Gallarate. Chiusura estiva, senza certezza della sua riapertura a settembre, che sta provocando diverse contrarietà anche fra i lavoratori dell’ospedale, i pediatri di base, le associazioni di volontariato. Resta invece in silenzio l’amministrazione di Gallarate e il sindaco, che certo ha in questi giorni preoccupazioni importanti e che però resta responsabile della salute dei cittadini. Mentre sul versante dell’ospedale unico, si continua a ignorare quali reparti avrà e quali invece scompariranno o verranno ridimensionati, visto la prevista riduzione di almeno 150 posti letto. In compenso si è già proceduto ad affidare la gestione del bar alla Cooperativa presidiata da Giuseppe Filoni, uomo di Caianiello indagato nell’indagine “Mensa dei poveri” che ha portato in carcere come misura cautelare diversi esponenti politici del varesotto. Indagine che ha evidenziato anche possibili affari sull’ospedale unico e sulle aree verdi della SS336, come emerge dal verbale dell’interrogatorio dell’ex sindaco di Lonate Pozzolo e dalle dichiarazioni del sindaco Cassani ai PM riportate dalla stampa.
C’è una strategia: per obbligarci all’ospedale unico, chiudono un pezzettino alla volta gli ospedali esistenti, rendendoli volutamente inefficienti. Nel contempo si lavora sugli interessi che circondano l’ospedale unico.​ ​ A spese della nostra salute e della professionalità degli operatori sanitari, che infatti scappano o non partecipano ai concorsi indetti. E il tutto viene deciso nelle segrete stanze, che i sindaci di Gallarate e Busto Arsizio hanno lasciato irresponsabilmente chiuse. Ad aprirle un po’, non ci hanno purtroppo pensato i sindaci delle nostre città, ma le indagini in corso.
Per questi motivi e in solidarietà con il CRAL dei dipendenti dell'ospedale il Comitato per il diritto alla salute del Varesotto organizza un
PRESIDIO
Martedì 11 giugno 2019
A partire dalle ore 16.00
davanti l'ospedale di Busto Arsizio
Comitato per il diritto alla salute del varesotto
7 giugno 2019

giovedì 6 giugno 2019

Bufera nell'ospedale di Busto Arsizio attorno alla gestione del bar interno il cui appalto è stato vinto da un uomo di Caianiello

Da 27 anni​ il Cral dell’ospedale di Busto Arsizio gestisce il bar interno, un semplice punto di ristoro per gli utenti dell’ospedale e per chi ci lavora.​ A 3 anni dalla scadenza naturale della concessione firmata nel 1992, però, la direzione dell’Asst Valle Olona ha deciso di indire​ una gara per affidare la gestione del bar ad una società esterna​ e ha intimato al Cral di lasciare i due locali a partire da oggi.
La vicenda in sè sembra di poco conto ma ci sono diversi elementi che la rendono particolare. Il primo è il fatto che il Cral (Circolo ricreativo assistenziale lavoratori) non sembra aver mai avuto problemi di gestione e, anzi, grazie al bar ha potuto organizzare molte iniziative per i dipendenti dell’ospedale e anche per i più bisognosi.
Il secondo fatto curioso lo racconta bene​ Bruno Coltrario, consigliere del Cral e sindacalista Cgil:«Abbiamo presentato un ricorso al Consigli di Stato che dovrà risponderci il 13 giugno – spiega – ma​ non capiamo perchè si sia voluto accelerare i tempi e intimare lo sgombero dei locali entro oggi,​ lunedì. Noi da qui non intendiamo andarcene fino a quel giorno» – (cosa che non si è verificata perchè il bar è rimasto aperto anche oggi, ndr).
varesenews.it

domenica 2 giugno 2019

Contratti di lavoro: il modello che avanza

Sta facendo discutere il nuovo contratto siglato alla multinazionale tedesca Bayer, un contratto basato sui bonus e sul welfare aziendale. Gli infortuni e le morti sul lavoro aumentano nel mondo, crescono in  termini esponenziali le malattie derivanti da produzioni nocive all'uomo e all'ambiente, il capitalismo dal volto umano non esiste anche se si presenta ai nostri occhi attento alla salute dei suoi subalterni, magari delocalizzando nei paesi in via di sviluppo o nel terzo mondo le produzioni piu' pericolose.

Le nuove relazioni sindacali alla Bayer faranno scuola tanto che si esalta la rinnovata e crescente attenzione dell'azienda verso la salute dei suoi lavoratori nelle sedi tedesche e non, si promettono controlli medici gratuiti per tutti\e, una preoccupazione che forse scaturisce non solo dallo scambio diseguale tra aumenti salariali e welfare aziendale ma anche dalla preoccupazione che la forza lavoro sia in grado di sopportare ritmi sempre piu' intensi . Ma a pensar male si fa sempre bene perchè il capitalismo dal volto umano ha tratto in inganno tanti lavoratori e gli stessi sindacati.

Per questo è bene liberare il campo da due equivoci: la produzione la produttività aumenta e migliora qualitativamente dove si fanno investimenti e nel caso Bayer gli investimenti sono stati cospicui ricavandone un aumento della produzione , del fatturato e degli utili netti, accordi sindacali che hanno permesso di lavorare sette giorni su sette  a ciclo continuo, h 24.  Molti pensionamenti sostituiti da manodopera specializzata e con innovazioni tecnologiche che hanno ridotto il fabbisogno di manodopera. Da qui scatutisce l'ultimo accordo sindacale che assegna alla produttività individuale sempre piu' spazio a discapito della contrattazione collettiva.
Nasce cosi' il doppio premio non solo per i dirigenti ma anche per gli operai per spingere questi ultimi alla formazione, all'incremento della produttività, ad acquisire sempre maggiori competenze con un utilizzo flessibile della forza lavoro e dei tempi produttivi. 

Occhialini digitali, telecamere, monitor presenti sulla linea e i tablet agli operatori per gestire la linea sono tra le principali innovazioni che fanno risparmiarealla multinazionale soldi in forza lavoro viva intensificandone lo sfruttamento. Pensiamo agli occhialini con tanto di display attraverso cui  i lavoratori ricevono dati, informazioni e suggerimenti in tempo reale per ridurre sprechi e tempi morti, l'uomo diventa un robot telecomandato e guidato in ogni suo movimento, dedito in toto al profitto attraverso un algoritmo dedito alla intensificazione dei ritmi.

La fabbrica del futuro sta muovendo i primi passi, anzi ce ne rendiamo conto con anni di ritardo con il consenso attivo del sindacato disponibile a sperimentare la flessibilità oraria il cosiddetto coworking e lo smart working, tutti elementi cardini dell'accordo integrativo  2018-2021
Questa intesa prevede una sorta di premio individualizzato (chi accetta e sostiene i cambiamenti alienanti sarà premiato) , parliamo del cosiddetto premio di partecipazione con la scusa di volere conciliare i tempi di vita con quelli dediti al lavoro (che crescono in termini esponenziali anche attraverso tablet e smartphone), un premio che poi si traduce in bonus servizi da spendere  Lo scambio diseguale per essere appetibile deve prevedere un incremento del premio per chi lo accetta.
Siamo in presenza di una sorta di "ricatto" con il benestare sindacale o davanti a un nuovo sistema di relazioni sindacali? Il ricorso allo smart working è un aiuto ai lavoratori o alla produzione? E in cambio di cosa?

Il capitalismo 4.0 diventa ecologista e cosi' il lavoro da postazioni o da casa viene fatto passare come una conquista per ridurre l'utilizzo dei mezzi e ridurre l'inquinamento , meno stress (ma sarà poi vero se in cambio il lavoro diventa sempre piu' alienante con la connessione h 24?) , si è sperimentato prima tra i dirigenti e i quadri per poi estenderlo alla restante forza lavoro.
La domanda da porci è una sola: le innovazioni riducono i tempi di lavoro, lo sfruttamento e l'alienazione oppure rispondono a interessi solo aziendali? La nostra risposta è scontata ma a pensarla diversamente è il sindacato complice sempre piu' convinto di collaborare con il capitalismo dal "volto umano ed ecologista"
delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com.it