- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

venerdì 31 maggio 2019

i ferrovieri arrabbiati LA7 TAGADA' Venerdì 31 maggio

Andiamo da pensionati tutto sommato “normali”, con pensioni lorde dai 1522 euro in su. Gente che ha lavorato una vita e che da quest’anno si aspettava di veder crescere, anche se di poco, le proprie pensioni e invece è rimasta delusa anche questa volta. 
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Reddito di cittadinanza/Pensione di cittadinanza

Per venire incontro alle richieste provenienti da una pluralità di soggetti (Strutture territoriali INPS, cittadini, CAF, ecc.) è stato predisposto, sul sito dell’Istituto, un simulatore che consente di valutare:
- il possesso dei requisiti reddituali e patrimoniali di cui al comma 1, lett. b) dell’articolo 2 del decreto-legge citato, previsti ai fini dell’accesso al Rdc e alla PdC;
- la misura della prestazione spettante.
Per poter accedere alla nuova funzionalità di simulazione RdC/PdC sarà necessario collegarsi al sito dell’Istituto al seguente percorso: “Prestazioni e Servizi” > “Tutti i Servizi” > “ISEE post-riforma 2015”.
La funzionalità di simulazione sarà fruibile tramite apposita voce di menù e sarà raggiungibile anche tramite link diretto presente nella home page. In particolare:
-​ ​ ​ ​ ​ la funzionalità di​ Simulazione tramite dati relativi ad una DSU attestata valida​ sarà disponibile esclusivamente al cittadino che si autentichi tramite PIN, Carta Nazionale dei Servizi (CNS) o Sistema Pubblico Identità Digitale (SPID);
-​ ​ ​ ​ ​ la funzionalità di​ Simulazione tramite dati ISEE autodichiarati e indicatori simulati​ è utilizzabile senza che sia necessario autenticarsi con PIN, Carta Nazionale dei Servizi (CNS) o Sistema Pubblico Identità Digitale (SPID).
Inps.it

mercoledì 29 maggio 2019

Stress da lavoro, il burnout è ufficialmente riconosciuto Decisione dell'Organizzazione Mondiale Sanità dopo decenni di studi

Ammalarsi da stress da lavoro o da disoccupazione? Oggi, anche sotto il profilo formale, si può. Lo ha deciso l'Organizzazione Mondiale della Sanità che ha sdoganato il burnout considerandolo ufficialmente una sindrome. Inizialmente l'agenzia speciale dell'ONU per la salute aveva lasciato intendere che si trattasse invece di una malattia dopo averlo inserito erroneamente per la prima vota nell'elenco delle malattie. Poi ha aggiustato il tiro e ha specificato che il burnout resta un fenomeno occupazionale (stress da lavoro) per il quale si può cercare una cura ma non è una condizione medica. Oms ha anche fornito direttive ai medici per diagnosticare tale condizione. Si può essere affetti da burnout (letteralmente 'esaurimento', 'crollo')di fronte a sintomi come mancanza di energia o spossamento, aumento dell'isolamento dal lavoro o sensazioni di negatività e cinicismo legati al lavoro, diminuzione dell'efficacia professionale. L'Oms ha anche specificato che prima di diagnosticare qualcuno di burnout occorre anche escludere altri disturbi che presentano sintomi simili come il disturbo dell'adattamento, l'ansia o la depressione. Inoltre il burnout è una condizione che si riferisce solo ad un contesto lavorativo e non può essere estesa anche ad altre area della vita. Il primo ad occuparsi di burnout è stato lo psicologo Herbert Freudenberger con un articolo scientifico pubblicato nel 1974, tuttavia parlava di una sindrome che si riferiva principalmente a professioni cosiddette di aiuto come quelle di infermieri e dottori ed estesa poi più in generale a persone chi si occupano di assistenza o che entrano continuamente in contatto con altre che vivono stati di disagio o sofferenza.
ansa.it

mercoledì 22 maggio 2019

Ospedale unico? “Devono decidere tutti i Comuni, non solo Busto e Gallarate”

Il Comitato per il Diritto alla Salute sta contattando tutti i sindaci del territorio. "Le chiusure della pediatria a Gallarate e dell’oncologia a Busto decise senza nessun coinvolgimento territoriale
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto, che prende le mosse dalla notizia dell’accorpamento tra reparti degli ospedali di Busto e Gallarate.
alcun coinvolgimento dei servizi territoriali.

Il Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto ha inviato a tutti i Sindaci dei comuni afferenti la ASST Valle Olona una lettera per chiedere loro di aderire al Comitato per l’accordo di programma per la realizzazione dell’ospedale unico di Busto Arsizio e Gallarate. La lettera è stata portata anche alla conoscenza dei candidati sindaci dei comuni ove si terranno le elezioni per il rinnovo delle 
Varesenews.it

Ospedale unico, “devono partecipare e decidere tutti i comuni”

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato a firma del “Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto” che si rifà al progetto dell’ospedale unico di Busto-Gallarate e alle chiusure, annunciate in questi giorni, della pediatria a Gallarate e dell’oncologia a Busto Arsizio.
Il Comitato ha inviato una lettera a tutti i sindaci dei comuni che ricadono nel distretto sanitario della “Valle Olona” invitandoli ad aderire al “Comitato che dovrà decidere se e come verrà fatto l’ospedale unico”. Di seguito, il testo integrale.
“Le chiusure della pediatria a Gallarate e dell’oncologia a Busto Arsizio, annunciate in questi giorni, che forse neppure riapriranno dopo il periodo estivo, rendono evidente come l’ipotesi di ospedale unicoincida sulla qualità del servizio sanitario pubblico, indebolendoprogressivamente le attività degli ospedali esistenti.

martedì 21 maggio 2019

Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto ​ Comunicato stampa ​ Ospedale unico Gallarate - Busto Arsizio

Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto
Comunicato stampa
Ospedale unico Gallarate - Busto Arsizio
Le chiusure della pediatria a Gallarate e dell’oncologia a Busto Arsizio, annunciate in questi giorni, che forse neppure riapriranno dopo il periodo estivo, rendono evidente come l’ipotesi di ospedale unico incida sulla qualità del servizio sanitario pubblico, indebolendo progressivamente le attività degli ospedali esistenti. Una decisione che, al di là dei proclami del direttore generale, è stata presa senza alcun coinvolgimento dei servizi territoriali.
Il Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto ha inviato a tutti i Sindaci dei comuni afferenti la ASST Valle Olona una lettera per chiedere loro di aderire al Comitato per l’accordo di programma per la realizzazione dell’ospedale unico di Busto Arsizio e Gallarate. La lettera è stata portata anche alla conoscenza dei candidati sindaci dei comuni ove si terranno le elezioni per il rinnovo delle amministrazioni comunali.
La discussione sul progetto dell’ospedale unico ha finora coinvolto solo i sindaci dei comuni di Busto Arsizio e Gallarate, che peraltro non si sono in alcun modo preoccupati di coinvolgere la cittadinanza nel percorso decisionale, trascurando il fatto che tale progetto interessa dal punto di vista sanitario tutti i cittadini che per i loro bisogni si rivolgono agli attuali ospedali di Busto Arsizio e Gallarate.
La legge assegna ai sindaci la responsabilità della condizione di salute della popolazione del suo territorio e i consigli comunali condividono queste responsabilità. Pertanto riteniamo necessario che del Comitato che dovrà decidere se e come verrà fatto l’ospedale unico facciano parte i rappresentanti dei cittadini di tutto il territorio interessato al progetto.
Oltre a doverosamente intervenire nella progettazione del sistema sanitario che si intende realizzare nel nostro territorio, riteniamo altrettanto importante che tutti i cittadini dell’area servita dagli ospedali di Busto e Gallarate siano coinvolti, anche attraverso i propri rappresentanti, nel procedimento di VAS e quindi nella valutazione dell’impatto urbanistico e viabilistico del progetto che, per le dimensioni e il ruolo previsti, non riguarda soltanto i due comuni più popolosi ma un territorio molto più vasto.
Non da ultimo le istituzioni del territorio dovrebbero essere coinvolte nella valutazione dei rilevanti aspetti economici che il progetto comporta, sia per valutarne il migliore utilizzo per rispondere ai bisogni sanitari della popolazione rappresentata, sia per evitare che interessi speculativi o illeciti ne condizionino il progetto.
Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto
20 maggio 2019

lunedì 20 maggio 2019

"Sindacato unico non vuol dire unità dei lavoratori. Un accordo per salvare una gloriosa macchina degli affari!".

E' trascorso anche il 1 Maggio all'insegna del Sindacato unico e del partito unico per la riduzione del cuneo fiscale. In qualunque modo la vogliate pensare nel nostro paese la rimozione della memoria storica ha sempre giocato brutti scherzi.
La guerra coloniale, con ampio utilizzo dei gas contro inermi popolazioni civili, è stata trasformata in opera di civilizzazione attraverso edifici pubblici, strade e scuole italiane, la politica imperiale di epoca monarchica e fascista, le occupazioni militari e le stragi di innocenti rimossi in un colpo solo, non prima di avere riscritto i libri di testo nelle scuole cancellandone qualche paragrafo scomodo lanciando la ennesima crociata contro l'insegnamento tradizionale della storia e della geografia. La deportazione degli ebrei, l'alleanza del fascismo con il nazismo ridotti a episodi marginali, "a grandi errori del Regime che non possono inficiare quanto di buono è stato fatto da Mussolini", la memoria storica viene sapientemente rimossa per rileggere la storia a uso e consumo della politica odierna, del revisionismo che ha bisogno di manipolare la realtà e la lettura del passato specie quando i testimoni diretti di quei tempi sono ormai merce rara
Inutile dilungarsi, il nostro paese ha condotto una crociata per la rimozione della memoria storica o per la riscrittura della cronaca recente. E le manpolazioni avvengono " a destra come a sinistra" quando si vuol far passare una lettura a senso unico atta a giustificare le incoerenti scelte dei nostri giorni. Se chiedessimo a uno studente universitario dei cosiddetti anni di piombo non sarebbe raro sentir confondere lo stragismo nero con il movimento del settantasette, attribuire alle Brigate Rosse la strage di Bologna e via dicendo.

Analogo discorso potremmo fare per le questioni di carattere sindacale. Chi ricorda la svolta dell'Eur, la politica dei sacrifici? Ben pochi, ricordiamo che anche la riscrittura del'art 18 con il rito Fornero, la manipolazione di alcuni articoli dello Statuto dei lavoratori (ove si parla di controlli e videosorveglianza) avvenuti pochissimi anni fa sono caduti nell'oblio collettivo, sapientemente rimossi dall'agenda sindacale e dalla coscienza dei lavoratori
Il tuo stipendio perde potere di acquisto, in 20 anni le famiglie hanno dato fondo ai loro risparmi accumulati nei 30 anni ? La colpa non è mai degli accordi tra padroni e sindacati e dei meccanismi che ormai governano gli irrisori aumenti contrattuali, nessuno a riflettere se il codice Ipca abbia affossato, su suggerimento dell'Ue, il potere di acquisto dei salari, nessuno prova a leggere i contratti con quel sano distacco che permetterebbe di coglierne arrendevoli contenuti non solo per la parte relativa al salario ma anche laddove si parla di tutele collettive ed individuali.
Un accordo si fa in due ci veniva detto da giovani giusto per richiamarci alla realtà ma se presenti una piattaforma ai lavoratori con 10 rivendicazioni e ne porti a casa a mala pena una puoi decantare le lodi della trattativa magnificandone i risultati? E' quanto succede ormai da anni nelle trattative sindacali.
controlacrisi.org

domenica 19 maggio 2019

Un bellissimo zainetto per il 70° di Leonardo GRAZIE “LEO” PER IL SONTUOSO E PRESTIGIOSO REGALO

Un bellissimo zainetto per il 70° di Leonardo
GRAZIE “LEO” PER IL SONTUOSO E PRESTIGIOSO REGALO
Ora ci aspettiamo un taglio al PDR per recuperare la straordinaria spesa?
A metà marzo la direzione del personale convoca le RSU per informarla che, per la ricorrenza del 70esimo anniversario di Leonardo, verrà regalato a tutti i dipendenti un PRESTIGIOSO ZAINETTO con il logo Leonardo e il ricordo del 70° anniversario. La voce corre veloce e subito arrivano le prime richieste di chiarimenti da parte dei dipendenti: ma di quale Leonardo si parla? Il Da Vinci è nato 567 anni fa e non 70, Agusta ne ha già compiuti 100, il nome Leonardo ne ha ben oltre i 567, invece, se si parla della neonata azienda Leonardo “ONE COMPANY”, bè, se non ci si ricorda male, ha appena 3 anni di vita…​ Ma, come dice il proverbio, “A CAVAL DONATO NON SI GUARDA IN BOCCA” quindi, visti i dati di bilancio 2018 e quelli dei primi mesi 2019 (+54%), visto il lauto dividendo agli azionisti, visto il buon andamento della ditta, siamo sicuri che il regalo sarà, oltre che prestigioso, anche ben gradito, tenendo presente che i dipendenti Agusta stanno contribuendo, e non poco, al rilancio di tutto il gruppo. Attendiamo con fiducia il fantastico regalo………
Mentre passano i giornisenza che si materializzi questo regalo, i soliti ben informati cominciano a far girare una foto di uno zainetto con il logo Leonardo e la scritta 70° che assomiglia molto a quelli usati dagli sportivi per riporvi le scarpe da gioco: un semplice sacchetto in tessuto con una corda che funge sia da tracolla sia da chiusura; ma figurati se Leonardo, con gli incassi che sta facendo, ci regala uno zainetto di questo tipo, non è credibile, ma tanto è solo questione di giorni….
Verso la fine di Aprile, dopo un’attesa di un mese, si presenta il capo ufficio/reparto, con il regalo e la richiesta di firma da apporre sul modulo per aver ricevuto tale dono, mica che per errore ce ne diano due!!! C’è da rimanere allibiti, il gran bel regalo non è altro che la summenzionata tracolla in tessuto che gli sportivi usano per riporre le scarpe da gioco, ma va, da non crederci, costo unitario per ogni zainetto circa 50 centesimi + 0.3 centesimi per la scritta, ma come siamo caduti in basso!!!
Sembra quasi una presa in giro, ma come, hanno pure convocato le RSU per ANNUNCIARE l’arrivo del prestigioso regalo, la ricorrenza del 70° ecc., e poi cosa ci consegnano? Una tracolla da 50 cent.? MA NON VI VERGOGNATE? E questa sarebbe la considerazione che avete dei vostri dipendenti? Poi ci venite a raccontare che bisogna credere nell’azienda, fare gruppo, avere in mente gli obiettivi, ecc.. Intanto la direzione del personale (quelli che restano) non ha più il coraggio di decidere nulla senza il benestare di Roma, i vari HR delle varie sedi non si sbilanciano più su nulla, non danno più risposte certe, hanno il terrore di dare indicazioni contro il parere di Roma..
Vista la tirchieria di questa prestigiosa azienda, ora cosa dobbiamo aspettarci? che ci venga decurtato il premio di risultato per rientrare della spesa degli zainetti? Come se fosse difficile farlo visto che ogni anno ci stiamo rimettendo migliaia di euro senza che nessuno alzi la voce, non ultimo, l’errore di bilancio sulla previsione aziendale Agusta (2016) poi smentito dai dati reali (2017) che pare ci abbia fatto perdere il secondo obbiettivo del premio pagato nel 2018, per un valore di oltre mille euro per dipendente. Vi dobbiamo ricordare che, se il reddito annuo (RAL) è uguale all’anno prima, se non addirittura inferiore, non si può parlare di aumento di stipendio!!!!​
Rimaniamo comunque fiduciosi che il nostro ben amato amministratore delegato sia ben conscio del fatto che la crisi non si supera mettendo dei numeri “inventati” nella relazione annuale, ma con il lavoro e il sudore di centinaia di lavoratori che ci mettono l’anima per questa azienda, nonostante questi miseri segnali di scarsa considerazione. Speriamo che il messaggio arrivi forte e chiaro ..….

venerdì 17 maggio 2019

Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto

Comunicato stampa
Il Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto ha chiesto nei giorni scorsi di fermare il progetto dell’ospedale unico, dopo che dagli atti del Tribunale di Milano è emersa l’ipotesi che l’operazione fosse gestita da Caianiello e che il business fosse la trasformazione delle aree adiacenti alla SS336 da agricole in edificabili.
Ci hanno risposto Eugenio Porfido, direttore generale dell’ASST Valle Olona, con una tautologia: “i vantaggi di una nuova sede con nuove prospettive organizzative sono del tutto evidenti”, ed Emanuele Monti, presidente della commissione sanità lombarda, che giudica idioti i nostri argomenti ma non riesce a esprimere i propri.
Secondo Monti, la nostra sarebbe una “immotivata contrarietà a qualcosa che porta solo benefici” e “senza l’ospedale unico Busto e Gallarate non avrebbero un futuro roseo”.
Quali sono i vantaggi e i benefici? Talmente sono evidenti che Porfido e Monti non ne fanno cenno! Ma anche nella DGR 21/01/2019 n. XI/1166 “Promozione dell’accordo di programma per la realizzazione del nuovo ospedale di Busto Arsizio e Gallarate” non se ne trova traccia.
Per tale ragione in data 26/04/2019, ben prima dei 43 arresti, il Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto ha protocollato un’osservazione alla suddetta DGR, avvalendosi della facoltà prevista dall’art. 6 dalla legge regionale 2/2003 che disciplina gli strumenti della programmazione negoziata.
Ecco i principali contenuti dell’osservazione.
La Giunta Regionale non sa o non dice cosa voglia realizzare.
Infatti nella delibera si afferma la generica volontà di realizzare una struttura sanitaria per acuti (ospedale unico Busto-Gallarate), manon sono indicate, come invece prescrive la legge 2/2003, “le opere e gli interventi che si intendono realizzare”.
La Giunta Regionale non sa o non dice perché voglia realizzare un ospedale unico.
Infatti, nonostante il comitato di pilotaggio, istituito nel 2016, abbia avuto il supporto di tre professori universitari, tra cui un epidemiologo, nella delibera non risulta alcuna analisi dei bisogni sanitari e socio-sanitari della popolazione interessatache giustifichi la necessità di chiudere gli ospedali di Busto Arsizio e Gallarate e di costruire un ospedale unico.
La Giunta Regionale sa invece bene dove realizzare l’ospedale unico.
Infatti l’unico risultato evidente del comitato di pilotaggio è l’individuazione dell’area di “Beata Giuliana” per la costruzione dell’ospedale unico. Si tratta di un’area verde di fondamentale importanza che, con la costruzione dell’ospedale unico e la realizzazione delle opere viabilistiche necessarie sarebbe cementificata. Oggi sappiamo che la cementificazione potrebbe andare anche oltre, e riguardare anche le aree agricole adiacenti alle nuove strade.
La Giunta Regionale sa bene anche quale sarà il destino dei vecchi ospedali: l’operazione sarà finanziata anche cedendo i vecchi ospedali ai costruttori del nuovo. Un patrimonio pubblico di enorme valore sarà facile preda della speculazione immobiliare.
Il Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto attende fiducioso un puntuale riscontro alle proprie osservazioni da parte della Giunta Regionale, e invita Emanuele Monti a esercitare, in quanto consigliere regionale e presidente della commissione sanità, il proprio potere di controllo sugli atti della giunta regionale.
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Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto

giovedì 16 maggio 2019

BUSTO ARSIZIO Accam, vertici azzerati, si dimettono anche gli altri tre membri del cda

Vertici azzerati in seguito all'inchiesta della Procura di Milano. La società potrebbe essere affidata ad un amministratore unico
Accam è sempre di più nel caos. Anche i rimanenti tre consiglieri di amministrazione:​Fabio Tonazzo, Annalisa Carù e Gabriella Calvi. Le loro dimissioni sono arrivate 24 ore dopo quelle della presidente​Laura Bordonaro, dell’altro consigliere​Alberto Bilardo, del presidente del collegio sindacale​ Sommaruga​ e degli altri due supplenti.
La società si presenterà all’assemblea dei soci del 20 maggio senza nessun rappresentante del consiglio di amministrazione in carica effettiva (i tre consiglieri e il presidente del collegio sindacale, infatti, rimarranno al loro posto ma solo per gli affari ordinari).​ La decisione apre la strada alla nomina di un amministratore unico (possibilmente scelto da una società esterna), come ipotizzato ieri in un summit tra i sindaci di Busto Arsizio, Gallarate e Legnano sull’argomento.
L’azzeramento dei vertici di Accam, che si ritrova anche la direttrice generale Paola Rossi attualmente sottoposta alla misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, è frutto dell’indagine Mensa dei Poveri​ della Procura di Milano
varesenews.it

LEGNANO Operazione “Piazza Pulita”, arrestati sindaco e due assessori di Legnano

Turbata legalità degli incanti, turbata libertà di scelta del contraente e corruzione elettorale. Sono queste le accuse a carico dei tre, arrestati dalla Guardia di Finanza di Milano.
Turbata legalità degli incanti, turbata libertà di scelta del contraente e corruzione elettorale. Tangenti, in sostanza.
Sono queste le​ accuse a carico di tre persone, arrestate dalla Guardia di Finanza di Milano nel quadro dell’operazione “Piazza Pulita”​ coordinata dalla Procura della Repubblica di​ Busto Arsizio.
In manette sono finiti il sindaco di​ Legnano​ Gianbattista Fratus​ (Lega) e l’assessore e vicesindaco in quota Forza Italia Maurizio Cozzi. La terza persona arrestata è​ Chiara Lazzarini,​ assessore ai Lavori Pubblici nominata da pochi mesi.
A Fratus sono stati concessi gli arresti domiciliari così come all’assessore Lazzarini. In carcere invece Cozzi, che ha la delega al Bilancio.
I particolari dell’operazione “Piazza Pulita” verranno resi noti in una conferenza stampa in Procura a Busto Arsizio.
L’amministrazione comunale di​ Legnano​ non vive da mesi una situazione tranquilla.​ La giunta è caduta il 29 marzo dopo essere stata​sfiduciata dalla metà dei consiglieri comunali, ma la crisi era stata​ ricomposta grazie all’intervento del difensore civico regionale Carlo Liosfruttando il fatto che non tutti i consiglieri comunali si erano dimessi contemporaneamente.

mercoledì 15 maggio 2019

BUSTO ARSIZIO Le associazioni ambientaliste: «Chiudere l’inceneritore Accam»

Nella lettera (firmata da Medicina Democratica, Ecoistituto della Valle del Ticino di Cuggiono, Associazione 5 agosto 1991 di Buscate, Comitati Salviamo il Paesaggio di Casorezzo e Inveruno, Comitato No Terza Pista di Vanzaghello, Comitato Rifiuti Zero di Busto Arsizio – NoInceneritore Busto Arsizio e Legambiente Turbigo) viene citata la mancata chiusura dell’inceneritore entro il 2021, data fissata dalla stessa assemblea dei soci, «hanno speso milioni di euro per riuscire ad abbassare le emissioni di ossidi di azoto entro i limiti dell’AIA, hanno voluto ridargli vita con una previsione di chiusura al 2027 (ma pensando andare ben oltre) motivandola con la necessità di sanare gli enormi buchi di bilancio e sfidando anche la contrarietà di numerosi piccoli comuni (purtroppo non sufficienti, in termini di quote, per avere la maggioranza). Ci stiamo riferendo agli (speriamo ormai ex) amministratori di Accam e ai tre principali comuni soci».
varesenews.it

lunedì 13 maggio 2019

Trasferimento attività, immobili e dipendenti da Leonardo Elicotteri a LGS DOPO 3 ANNI DI INTOPPI E LUNGAGGINI FINISCE IL “DISAGIO” DEI LAVORATORI

A fine 2018 la direzione Leonardo Elicotteri ha attivato, per la seconda volta (marzo 2017), la procedura di “cessione di ramo d’azienda” per trasferire in LGS le attività di manutenzione e gestione dei servizi e i lavoratori che svolgono tale attività. La procedura di Cessione di ramo d’azienda (art. 47 L. 428/1990), è una procedura obbligatoria proprio allo scopo di tutelare i lavoratori coinvolti nel trasferimento. Oltre alle attività e al personale sono passati di proprietà di LGS tutti gli immobili che, di conseguenza, non saranno più il “capitale” immobiliare in dote (e nel bilancio) a Leonardo, senza contare il valore storico degli immobili. Questa è l’ultima “trance” di trasferimenti che riguarda la divisione Elicotteri, per un totale di 61 lavoratori (21 a C.C., la più numerosa oltre a Roma, 5 a Vergiate). E’ l’ultimo capitolo di una decisione presa da Moretti quando, contemporaneamente al passaggio dei lavoratori dalle altre divisioni, passarono in LGS tutte le attività di manutenzione/servizi dell’intero gruppo Leonardo (396 lavoratori distribuiti in 41 sedi).
LGS rientra come azienda di servizi “controllata”, controllata finché non sarà più conveniente venderla, o finche non sarà più economico far fare lo stesso lavoro ad altre aziende. Secondo Leonardo non sono previste conseguenze giuridiche, economiche e sociali pregiudizievoli nei confronti dei lavoratori ai quali verranno mantenuti, quale trattamento di miglior favore i trattamenti economici normativi applicati al momento della cessione e di questo noi dubitiamo fortemente dato che alcune attività di manutenzione sono rimaste in carico a Leonardo Elicotteri, e, secondo i lavoratori, tali attività corrispondono ad una buona fetta del loro “vecchio” lavoro che va anche oltre il 30% del totale (a vergiate si arriva al 50%); contemporaneamente, come più volte sospettato dai lavoratori,​ la direzione LDE ha ricostituito gli uffici (e il personale) passato in LGS.
​ Queste erano le richieste dei lavoratori totalmente disattese:
1.​ ​ ​ ​ ​ Prevedere, per chi non accetta il passaggio in LGS, la possibilità di essere ricollocato in Leonardo Spa anche attraverso una specifica formazione in caso di cambio mansione;​
2.​ ​ ​ ​ ​ Prevedere che, se Leonardo spa decidesse successivamente alla cessione di ramo d’azienda di ricostituire una unità operativa con le medesime mansioni dei lavoratori ceduti, gli stessi devono avere la precedenza sulla riassunzione rispetto ad altri;
3.​ ​ ​ ​ ​ Qualora Leonardo Spa decidesse di vendere a terzi l’azienda LGS, venendo meno le condizioni di maggior tutela nei riguardi di un’azienda a partecipazione statale, i lavoratori coinvolti nella cessione di ramo d’azienda devono avere la possibilità di rientrare in Leonardo Spa;
4.​ ​ ​ ​ ​ Prevedere che la RAL sia comprensiva dell’ultimo PDR percepito nell’azienda di provenienza;
5.​ ​ ​ ​ ​ Prevedere il mantenimento di tutte le libertà di movimento interne (banca, mensa, dentista ecc.) alle medesime condizioni, anche economiche, dell’azienda di provenienza;
A fine 2018 i lavoratori hanno subito una nuova riorganizzazione che ha ulteriormente accentuato il disordine gestionale. Secondo una prima valutazione, riteniamo ci sia ancora molta confusione rispetto al loro ruolo a causa di continui cambi di attività, incrementi di mansioni anche oltre il loro inquadramento, sovraccarichi di compiti e funzioni, con l’ufficio perennemente in sottorganico. In aggiunta alle richieste dei referenti LGS e della divisione elicotteri, si sono aggiunte​ quelle da Roma ma senza stabilire le priorità e con la mole di lavoro che si moltiplica giorno per giorno dato che, alle attività quotidiane, si sommano le continue,​ pressanti ed urgenti richieste di reportistica / relazioni da parte delle strutture centrali oltre a dover rispondere sia ai loro superiori, sia alla gerarchia della divisione Elicotteri che ora pretende un servizio “ad hoc”.
La confusione è evidente anche per le attività di competenza della divisione elicotteri visto che, dopo il passaggio dei dipendenti in LGS, si ritrova un ufficio decisamente sottodimensionato ma si ostina a non richiedere indietro nessun ex lavoratore da LGS ancorché già più che formato.
Noi siamo convinti che i lavoratori hanno la forza per migliorare la loro condizione di lavoro, ora più che mai possono ottenere quello che non hanno avuto durante il passaggio in LGS: il rispetto del loro lavoro e del loro ruolo all'interno del gruppo Leonardo; se e quando si decideranno a rivendicare i loro diritti noi di ADL saremo pronti come lo siamo stati in passato, quando questi lavoratori, scaricati dai sindacati cui pagano l'iscrizione, ci hanno chiesto una mano.
6 maggio 2019

domenica 12 maggio 2019

COMUNICATO ADL MILANO - ADL VARESE Lavoratrici/Lavoratori GRANCASA spa

Il giorno 07/05/2019 abbiamo avuto il secondo incontro con la Direzione
Grancasa che ha confermato l’intenzione di procedere con il taglio del
personale tramite licenziamenti collettivi avviati con la procedura di mobilità,
senza alcuna garanzia che tali tagli possano essere sufficienti ad una ripresa
dell’attività e al recupero della clientela perduta in questi anni.
È ovvio che siamo davanti a una contraddizione assoluta, dopo anni di utilizzo
di ogni risorsa pubblica disponibile, dalle casse integrazioni ai contratti di
solidarietà, con cui Grancasa ha risparmiato risorse da investire per rilanciare
l’azienda, in realtà oggi il risultato ci fa percepire un’inadeguatezza gestionale
che ha il solo fine di tagliare costi, senza prospettive e confermando, a
domanda precisa, di navigare a vista assoggettati al controllo dalla Banca a
cui sono stati ipotecati gli immobili, a garanzia del prestito elargito per pagare
solo parte dei debiti.
Come Organizzazioni Sindacali al fine di dipanare la situazione, abbiamo
diffidato la Società nel procedere con i tagli previsti che renderebbero
impossibile la necessaria maggiore presenza lavorativa come invece prevista
dall’orario continuato attuato ultimamente dalla società. È ovvio che la
riduzione del personale addetto creerebbe un sicuro disservizio nella gestione
dei punti vendita a danno sia dei dipendenti che della clientela, tutt’altro che
conciliante con uno spirito di rilancio da grande magazzino commerciale e
invece più vicino ad un idea di discount.
Tuttavia abbiamo proposto che l’esubero dichiarato venga superato con
strumenti che, pur mantenendo i criteri di risparmio dei costi societari,
manterrebbero occupazione e credibilità nel rilancio della società:
 verifica e riduzione del numero di dipendenti dichiarati in esubero, alla
luce delle varie dimissioni e dei pensionamenti nell’ultimo periodo;
 volontarietà da parte dei dipendenti riguardo all’accettazione di
licenziamento incentivato da buonuscita;
 utilizzo del part-time al fine di assorbire l’eventuale rimanenza del monte
ore di esubero dichiarato e già oggi inferiore al 20% del monte ore totale.
Le nostre proposte garantirebbero la continuità lavorativa e di reddito a tutti i
dipendenti, eviterebbero alla società, non solo il costo dei contributi da
versare per i licenziamenti, ma anche l’esborso di tfr e ratei dovuti al fine
rapporto, oltre che soddisfare le esigenze aziendali di risparmio, diminuendo
da subito il costo del lavoro che potrebbe essere utilizzato per pagare i
numerosi creditori e dare risorse per le campagne promozionali.
È indispensabile un più ampio piano industriale, che valuti opzioni alternative
alla mera mobilità, che si ponga degli obiettivi a lungo termine, che valuti se
un domani, recuperati i clienti e magari aumentate le vendite, il personale
rimasto sia sufficiente per garantire il corretto svolgimento delle operazioni di
vendita e assistenza ai clienti.
Nonostante il nostro impegno per far ragionare la Direzione, sembra che
Grancasa non sia intenzionata a valutare altre soluzioni differenti dai
licenziamenti, quindi è indispensabile che lavoratrici e lavoratori si rendano
realmente partecipi del loro futuro, sia se disponibili ad essere licenziati che
se interessati a mantenere il loro reddito e posto di lavoro, senza lasciare ad
altri scelte che condizioneranno il loro futuro.
Verrà indetta a breve l’Assemblea sindacale che proporrà all’ordine del giorno
una discussione aperta con Lavoratrici e Lavoratori per dare forza alle ragioni
che ADL Milano e Varese hanno esposto alla società, con il fine ultimo di
salvare posti di lavoro e continuità lavorativa, eliminando ogni percezione di
eventuali speculazioni o profitti sulle spalle di lavoratrici e lavoratori che nulla
avrebbero a che fare con la corretta gestione di un grande marchio nella
grande distribuzione.
A presto

ADL Milano - ADL Varese

venerdì 10 maggio 2019

Comunicato del Comitato per il diritto alla salute del Varesotto ​ Dopo il terremoto giudiziario che ha sconvolto la politica varesina, l’ospedale unico Gallarate-Busto A. va fermato

Estrapolato dagli atti giudiziari della Procura di Milano, dopo le indagini che hanno
travolto Gallarate, Busto Arsizio, Cassano Magnago e altre realtà lombarde:
Domanda: “Sull’operazione dell’ospedale unico di Gallarate c’entra Caianiello?”
Risposta: “Sì, la sta gestendo in prima persona Caianiello insieme a Ferrazzi e coinvolge
l’assessore alla sanità della Regione Lombardia Gallera, tramite l’assessore Sala”
E ancora: “il business era ritrasformare le aree agricole (della 336) in aree edificabili”.
Il comitato per il diritto alla salute del Varesotto da tempo sostiene che il progetto
dell’ospedale unico non si occupa della salute dei cittadini, ma degli interessi legati alla
costruzione dell’ospedale e alle opere che ne conseguiranno. Tant’è che dopo oltre un
anno ci si è occupati unicamente della zona dove farlo sorgere, senza neppure uno straccio di indagine epidemiologica per capire i bisogni sanitari di noi utenti.
A leggere il PGT di Gallarate, ora ovviamente fermo dopo gli arresti, si intuiva la volontà di
cementificare le aree verdi della SS336, al confine con Busto Arsizio. Utilizzando lo
strumento dell’accordo di programma regionale, che ha il “vantaggio” di limitare il potere
della città di Gallarate e del suo consiglio comunale alla sola ratifica delle varianti
urbanistiche. Per non parlare delle aree degli ospedali attuali, da dismettere, che si vogliono“valorizzare economicamente”. Un altro possibile ghiotto piatto da servire agli appetiti insaziabili del malaffare.
Di fronte a quanto emerso dalle indagini, serve fermare il progetto dell’ospedale unico
ORA!
Perché, anche in assenza di reati (visto che appalti e incarichi non sono stati ancora
affidati) è diventato del tutto evidente che la volontà di costruirlo non c’entra nulla con la
salute e con l’impossibilità di intervenire sulle attuali strutture ospedaliere per migliorarle.
I tempi previsti dalla Regione sono già slittati una volta e nuovamente salteranno con il
secondo tentativo di accordo di programma (che dovrebbe chiudersi entro gennaio 2020) e
con le indagini in corso (a meno che si voglia fare finta di niente e andare avanti negando
l’evidenza).
Il progetto va fermato subito e serve investire sugli ospedali esistenti: sulle strutture, sulla tecnologia, sul personale.
Invece pare si voglia chiudere anche la pediatria a Gallarate, a settembre, approfittando
degli accorpamenti di reparto che vengono previsti nel periodo estivo.
Proseguire nella lenta dismissione degli ospedali di Gallarate e Busto Arsizio sarebbe
criminale, sarebbe arrendersi a chi tenta di fare della salute un affare personale e
diventarne complici.
Comitato per il diritto alla salute
Galalrate 10 maggio 2019

giovedì 9 maggio 2019

L’arresto di Rivolta e gli affari sull’ospedale unico, così è crollato l’impero di Caianiello

Le rivelazioni che, nel corso di tre interrogatori investigativi successivi al suo arresto, l’ex sindaco Rivolta (condannato in via definitiva ad anni 4 di reclusione con sentenza di applicazione concordata della pena) ha fatto, in ordine a gravissimi episodi corruttivi riguardanti imprenditori ed esponenti politici del varesotto.
Rivolta ha riferito dettagliatamente dell’esistenza di​ un vero e proprio comitato d’affari​ «finalizzato – scrive la Procura nell’ordinanza – alla gestione illegittima degli appalti, di consulenze e di incarichi pubblici, facente capo a Gioacchino Caianiello, detto Nino, esponente di primo piano del partito di Forza Italia in Lombardia e Presidente onorario dell’associazione culturale Agorà (corrente politica interna al partito di Forza Italia).
Dalle dichiarazioni di Rivolta emerge chiaramente che, pur non ricoprendo in prima persona incarichi istituzionali, ma servendosi di un gruppo fidato di soggetti istituzionali che lui stesso ha contribuito in maniera determinante a fare eleggere o nominare, piloterebbe l’assegnazione di consulenze da parte di enti pubblici in favore di studi professionali nonché le nomine all’interno di società pubbliche del varesotto, dietro retrocessione di tangenti nell’ordine del 10 % .
Le dichiarazioni di Rivolta hanno trovato riscontri dalle sommarie informazioni della compagna ed ex assessore all’urbanistica del Comune di Gallarate,​Orietta Liccati, oltre che in un esposto che è stato inviato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio a firma​ “Cittadini dell’Ordine”​ nel giugno del 2017. Esse hanno, inoltre, sin dall’inizio, ottenuto piena ed incontrovertibile conferma dai risultati delle operazioni di intercettazione.
Alla domanda del pm Rivolta risponde in merito alla gestione della questione dell’ospedale unico che la Regione intende costruire tra Busto Arsizio e Gallarate: «Si, la sta gestendo in prima persona Caianiello insieme a Ferrazzi e coinvolge l’assessore alla sanità della regione Lombardia Gallera, tramite l’assessore Sala. L’ospedale dovrebbe sorgere nel territorio di Busto Arsizio, mentre lo sviluppo delle aree commerciali sulla 336 e la viabilità dovrebbe sorgere nel territorio di Gallarate. Parte delle aree del territorio di Gallarate erano di proprietà delle coop che erano state trasformate in aree agricole dalla giunta Guenzani e per tale motivazione vi è un contenzioso per diversi milioni di euro, per il quale il comune di Gallarate aveva incaricato l’avvocato Ercole Romano. Il business era quello di ritrasformare quelle aree agricole in aree edificabili. 

mercoledì 8 maggio 2019

MEDICINA DEMOCRATICA: L’INCENERITORE ACCAM DI BUSTO ARSIZIO NELLA BUFERA DELLA CORRUZIONE (E NON SOLO)

Non siamo riusciti, con i comitati, a chiuderlo entro i termini che si era data la stessa assemblea dei soci (i comuni tra altomilanese e basso varesotto) ovvero il 2021, hanno speso milioni di euro per riuscire ad abbassare le emissioni di ossidi di azoto entro i limiti della AIA (valori richiesti anni prima dai comitati e da Medicina Democratica) ed evitare la chiusura entro il 2018, hanno voluto ridargli vita con una previsione di chiusura al 2027 (e, ovviamente, oltre) motivandolo con la necessità di sanare gli enormi buchi di bilancio, sfidando anche la contrarietà di numerosi comuni (purtroppo non sufficienti, in termini di quote, per avere la maggioranza).
Alcuni di questi comuni, negli ultimi mesi, hanno abbandonato ACCAM e gli ultimi tempi erano trascorsi con richieste di una deroga governativa ad personam ai limiti di partecipazione pubblica per mantenere la società “in house”.
Hanno strombazzato i valori emissivi per “dimostrare” che le nostre erano fobie e allarmismi, a fronte di una indagine epidemiologica recente che, seppure parziale, evidenziava incrementi di alcune patologie associate alle ricadute dell’impianto.
Hanno respinto ogni idea di chiusura controllata con modifica del sistema di gestione e trattamento a freddo dei rifiuti, non avevano più abbastanza rifiuti da bruciare dai comuni del consorzio, il piano di rilancio prevedeva infatti l’arrivo di rifiuti da una area ben più vasta.

Hanno utilizzato i lavoratori per metterli contro la popolazione esposta e le associazioni ambientaliste (eccetto gli esponenti locali di Legambiente, strenui difensori da sempre dell’impianto).
Si sono “dimenticati” dell’episodio (2005 – “Operazione Grisù”) di smaltimento di rifiuti non autorizzati con relativo sequestro dell’impianto, come pure del blocco contemporaneo (!!) di entrambi i forni con arresto di emergenza con emissioni fuori controllo, che ben si guardarono di segnalarlo immediatamente agli enti nel novembre 2004. L’allora presidente dichiarò pubblicamente l’intenzione (non concretizzata) di denunciare di procurato allarme i cittadini che avevano chiamato i Vigili del Fuoco vedendo fumate anomale. Per non dire dei frequenti superamenti dei limiti di ossidi di azoto (tanto da determinare diverse diffide da parte della Provincia come nel 2009.
Ora il Presidente (Laura Bordonaro), il consigliere Antonio Bilardo e il loro mentore politico (Forza Italia) Nino Caianiello sono indagati per vari reati, in sostanza mediante consulenze e incarichi foraggiavano il “politico di riferimento”, utilizzando l’impianto e lo smaltimento dei rifiuti così virtuoso come “mucca da mungere” anzi una mensa da depredare.
L’ambito generale dell’inchiesta “Mensa dei poveri” ruota intorno ad alcuni esponenti di Forza Italia: sono ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, e finalizzata al compimento di plurimi delitti di corruzione, finanziamento illecito ai partiti politici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazione per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abusi d’ufficio.
Tutto questo nell’ambito della ampia operazione che ha falcidiato politici lombardi e amministratori di società pubbliche con accuse analoghe.
Coinvolta anche la società ESTRO che ha stilato (senza neppure una formale approvazione da parte dell’assemblea) la perizia “decisiva” per dare nuova vita all’impianto (completamento del revamping) e cercare di zittire i contrari (ci avevano già provato nel 2014 ma allora andò buca).
Ora che abbiamo verificato che c’è un “giudice” (un pubblico ministero) a Milano potremo contare su un maggiore ascolto delle richieste delle associazione e dei residenti per la chiusura dell’impianto (in funzione dal 1972) e una rinnovata gestione dei rifiuti urbani ?
Medicinademocratica