
COMUNICATO STAMPA
Ci risiamo. L'intermittente
coscienza dei “grandi della terra” si è accorta che un popolo, quello siriano, è
vittima di un genocidio perpetrato da governanti e poteri di varia natura che si
fronteggiano usando i cadaveri di bambini per posizionarsi al meglio in vista
della resa dei conti finale.
Con un'ipocrisia ostentata senza
pudore si stilano classifiche tra i diversi tipi di morte: è meglio morire
dilaniati da bombe o soffocati dal gas? Sembra che quest'ultima soluzione sia
quella che più inquieta le coscienze a gettone di cui sopra e quindi si scaldano
i motori della macchina bellica e della propaganda militarista. L'orrido
ossìmoro “guerra umanitaria” viene rispolverato alla faccia del conclamato
fallimento, sotto tutti i punti di vista, delle precedenti avventure
“umanitarie” a suon di uranio impoverito e bombe al
fosforo.
In una situazione esplosiva, quella
mediorientale, in cui si fronteggiano le mire egemoniche dell’imperialismo USA,
le politiche di espansione e di controllo delle risorse da parte delle potenze
regionali e della Russia, il tutto intrecciato
con gli interessi della grande
finanza e dell'apparato bellico, l'unica certezza che possiamo avere è che la
guerra è un crimine che aggiunge orrore ad orrore, che non risolve i conflitti
ma li aggrava, li incancrenisce.
I popoli, l'opinione pubblica,
guardano con sgomento e un senso di impotenza quest'assurda coazione a ripetere
che sempre più ci avvicina al baratro di una deflagrazione definitiva del mondo
come lo abbiamo conosciuto dopo la seconda guerra mondiale. L'ONU, i consessi
internazionali, i parlamenti, non sono più nemmeno il paravento di un simulacro
di legalità, semplicemente non vengono presi in considerazione, qualunque
posizione assumano.
La nostra voce deve unirsi a quella
di chi sta gridando il proprio sdegno, la propria protesta contro questa guerra
annunciata, contro tutte le guerre; il nostro impegno deve continuare a partire
dal territorio in cui viviamo, nella strada intrapresa contro ciò che prepara e
rende possibili queste tragedie come l'attività di chi le armi le costruisce, le
vende, le usa.
l’Italia, nell’ultimo decennio, è
fra i paesi europei il primo fornitore di armi alla Siria, i carri armati
dell’esercito siriano usano sistemi di puntamento di ditte italiane: negli
ultimi 2 anni sono aumentate le esportazione di armi leggere (fucili, pistole,
bombe a mano, mitragliatrici e lancia missili) verso le
Turchia.
Chi costruisce e vende armi prepara
la guerra. Per questo ribadiamo la nostra condanna a tutti gli strumenti di
guerra prodotti nel nostro paese e il nostro…
no agli F35, no
alle fabbriche di morte, se vuoi la pace prepara la
pace.
MOVIMENTO NO F35
NOVARESE