CRISI:
SPECULAZIONE SU CAMBIO LIRA EURO HA TRASFERITO DA TASCHE CONSUMATORI 265,3 MLD €
(11.054 € FAMIGLIA) A FAVORE DI COLORO CHE HANNO DETERMINATO PREZZI E TARIFFE.
CROLLATA
CAPACITA’ DI SPESA FAMIGLIE
ITALIANE.
L’effetto trascinamento del cambio lira-euro entrato in vigore dal 1.1.2002
(1.000 lire= 1 euro), con lo sciagurato tasso di cambio fissato a 1.936,27 lire
ad euro (invece di un giusto tasso di 1.300 lire max per 1 euro), ha svuotato le
tasche delle famiglie italiane, al ritmo di 1.100 euro l’anno di rincari
speculati, per un conto finale superiore a 11.000 euro pro-capite nell’ultimo
decennio.
Dall'ingresso nell' euro infatti,
avvenuto senza alcun controllo nel gennaio 2002 con il Comitato Euro che
assecondava gli aumenti, si è registrata una perdita del potere di acquisto, che
anche le statistiche ufficiali sono costrette a riconoscere, pari a 11.054 euro
per ogni famiglia (24 milioni), con un vero e proprio trasferimento di ricchezza
stimato in 265,3 miliardi di euro, dalle tasche dei consumatori a quelle di
coloro che hanno avuto la possibilità di determinare prezzi e tariffe, al riparo
dai dovuti controlli delle inutili, forse contigue, autorità di settore.
Adusbef e Federconsumatori hanno già
divulgato gli aumenti sconsiderati da changeover, avvenuti con la
complicità dei governi, con la lista di cento prodotti con il prezzo fissato nel
dicembre 2001, ultimi giorni di vita della lira, come ad es. la penna a sfera
aumentata del + 207,7%, seguita dal tramezzino (+198,7%) e dal cono gelato con
(+159,7%), la confezione di caffè da 250 grammi (+136,5%), il supplì (+123,9%),
un chilo di biscotti frollini (+113,3%), la giocata minima del lotto (+ 97,8%),
aumenti vertiginosi su prodotti di largo consumo che hanno svuotato e
saccheggiato le tasche delle famiglie, con un costo complessivo stimato in
11.054 euro pro-capite.
Gli osservatori di Adusbef e
Federconsumatori annotavano anche l’aumento dei costi delle abitazioni, problema
gigantesco per le famiglie italiane, sia per acquisto che per l'affitto e per il
costo mensile complessivo, registrando 25 anni di stipendio nel 2012 per
acquistare un appartamento di 90 metri quadri che nel 2001 ne costava 15 anni di
stipendio medio, a conferma di un aumento vertiginoso dei prezzi e conseguente
crollo del mercato immobiliare.
Il crollo dei consumi e le sofferenze
economiche degli italiani, che ha colpito anche il ceto medio ed i redditi che
potevano essere definiti dei “benestanti” nel 2001,è dimostrato
inconfutabilmente dallo studio Adusbef sulla capacità di spesa (Cds), pari in
Italia a 119 nel 2001,tra le più elevate dei paesi europei superata da
Inghilterra (120); Svezia (123); Belgio (124); Austria (126); Danimarca (128);
Olanda ed Irlanda (134); Lussemburgo (235); più elevata di Francia; Germania e
Finlandia (116). Nel 2012, l’Italia (-16,8%) guida la classifica negativa della
capacità di spesa (Cds) ridotta di 20 punti ed attestata a 99; al secondo posto
la Grecia (-13,8% la Cds che passa da 87 a 75); al terzo il Regno Unito (-8,3%
con la Cds a 110; al quarto il Portogallo – 7,4% che si attesta a 75; al quinto
la Francia -6,9% con la Cds a 108; al sesto il Belgio a 119; mentre Austria
(131); Germania (122); Svezia (129) e Lussemburgo (272) aumentano la capacità di
spesa.
Ora che la crisi economica ha accentuato
la débacle dei consumi, che potranno scendere fino al 9,1% nel 2013, Adusbef e
Federconsumatori propongono la loro ricetta per restituire potere di acquisto
alle famiglie dissanguate: la sterilizzazione totale di prezzi e tariffe per
almeno 12 mesi; il ravvedimento operoso sull’Iva ripristinando l’aliquota del
21%, in linea con la media Ue pari al 20,9%, tassa sui poveri che renderà ancora
più acuta la stagnazione e ridurrà il gettito; la riforma delle distratte
autorità vigilanti, che invece di contrastare monopoli, oligopoli e cartelli
bancari, assicurativi, elettrici e del gas, ci sono andati a braccetto;
l’impegno ad aumentare la concorrenza specie nel settore bancario ed
assicurativo; il rafforzamento della legge sulla class action, che con il ‘danno
punitivo’ può contrastare i predatori delle famiglie; un taglio drastico del 10%
della spesa pubblica, per finanziare gli investimenti e ridurre il debito
pubblico di almeno 20 miliardi l’anno.