- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

mercoledì 21 maggio 2014

Anfetamine e oppio: braccianti dopati per lavorare 12 ore al giorno

LATINA - Per lavorare dalle 12 alle 15 ore nelle campagne dell'Agro pontino e non sentire la fatica, centinaia di immigrati pagati quattro euro l’ora, in prevalenza sikh del Punjab indiano, sono costretti ad assumere stupefacenti come anfetamine e oppio. E' la drammatica condizione descritta dal dossier "2014 - Doparsi per lavorare come schiavi" della onlus In Migrazione.
Una forma di doping vissuto con vergogna e praticato di nascosto perché contrario alla loro religione e cultura, oltre a essere severamente contrastato dalla propria comunità. Eppure per alcuni lavoratori sikh si tratta dell'unico modo per sopravvivere ai ritmi di lavoro imposti, insostenibili senza quelle sostanze. Quella dell'agro pontino è la seconda comunità sikh d'Italia per dimensioni e rilievo. La richiesta di forza-lavoro non qualificata e facilmente reperibile da impiegare come braccianti nella coltivazione delle campagne ha incentivato la migrazione e convinto molti sikh a stabilizzarsi nelle provincia di Latina. Secondo le stime della Cgil la comunità arriva a contare ufficialmente circa 12mila persone, sebbene sia immaginabile un numero complessivo intorno alle 30mila presenze.
L'esercito silenzioso di uomini piegati nei campi a raccogliere ortaggi è al lavoro a volte tutti i giorni senza pause. Raccolta manuale di ortaggi, semina e piantumazione per 12 ore al giorno filate sotto il sole, chiamano "padrone" il datore di lavoro, subiscono vessazioni e violenze di ogni tipo. Quattro euro l'ora nel migliore dei casi, con pagamenti che ritardano mesi, e a volte mai erogati, violenze e percosse, incidenti sul lavoro mai denunciati e "allontanamenti" facili per chi tenta di reagire. Persone che per sopravvivere ai ritmi massacranti e aumentare la produzione dei "padroni" italiani sono letteralmente costretti a doparsi con sostanze stupefacenti e antidolorifici che inibiscono la sensazione di fatica e stanchezza.

Il presidente della Commissione Ambiente Realacci ha presentato un'interrogazione ai ministri dell'Interno e del Lavoro sul caso. "Dal dossier 'Doparsi per lavorare come schiavi' della onlus InMigrazione - afferma Realacci -emergerebbe una nuova gravissima e vergognosa declinazione del fenomeno del caporalato in agricoltura, in particolare dello sfruttamento dei braccianti migranti. Oltre a lavorare spesso in nero, dalle 12 alle 14 ore al giorno, domenica compresa, maneggiando trattamenti chimici e agrofarmaci senza alcuna protezione, i braccianti della comunità indiana dei Sikh nell'Agro Pontino - prosegue Realacci - sarebbero costretti anche ad assumere sostanze 'dopanti' come oppio e metamfetamine per resistere alla fatica e la dolore. Sostanze che gli verrebbero direttamente fornite dagli stessi caporali".