Logistica Lodi, prosegue l'indagine sulle coop
Martedì 15 Luglio 2014 10:59
La Guardia di Finanza sta proseguendo l'indagine
sulle due cooperative di facchinaggio che avrebbero utilizzato oltre
mille lavoratori irregolari nelle piattaforme del polo logistico di
Somaglia, evadendo tre miliardi di euro di tasse e contributi.Il lavoro dei finanzieri sta proseguendo, per verificare eventuali altre responsabilità nella grande evasione fiscale che sarebbe attuata nella logistica lodigiana. Nella loro nota con cui hanno annunciato l'operazione, le Fiamme Gialle non hanno precisato il nome delle due cooperative poste sotto indagine, ma secondo l'edizione locale del quotidiano Il Giorno sarebbero la Cimabue e la Gest Service, associate nel Consorzio Cal, che ha numerosi appalti nella logistica italiana.
L'accusa principale è di avere pagato gli straordinari sotto forma di trasferte, evitando così il versamento di tasse e contributi previdenziali a 1108 lavoratori. Inoltre, la Finanza ritiene che numerosi facchini siano stati inquadrati come soci lavoratori a loro insaputa. Gli inquirenti hanno dichiarato che alcuni sindacalisti erano compartecipi di questo sistema, anche se finora non risultano indagati tra i delegati dei sindacati.
Logistica, si indaga ancora sulle coop e sul consorzio.
Somaglia, 14 luglio 2014
Proseguono
le indagini della Guardia di finanza sulla presunta maxi evasione
fiscale di due cooperative in servizio nel polo logistico di Somaglia.
Si scandagliano i documenti a caccia di nuovi filoni, ipotesi di reato o
complicità più o meno inconfessabili. Perché le due cooperative finite
nel mirino degli investigatori, “Cimabue” e “Gest Service”, fanno parte
di un ampio concorzio (Cal) specializzato nella logistica e capace -
dalla sede di San Giuliano - di prendere appalti in mezza Italia. Anche
alla stazione di Milano. Ora, si vuole capire quale sia il reticolo di
affari che lega le coop al consorzio, un gigante nel settore, il cui
titolare è indagato a sua volta, assieme ai titolari di “Cimabue” e
“Gest Service”. Resta poi la presunta evasione di 3 milioni e 100mila
euro che l’Inps, con la l’Agenzia delle Entrate, dovrebbero cercare di
recuperare alla fine dell’eventuale procedimento penale nei confronti
delle coop. E restano i dubbi sul settore, se è vero che solo grazie
alle proteste e ai blocchi del tir fatti dagli iscritti a un sindacato,
Cgil-Filt, è nata l’inchiesta. Perché il Comando provinciale della
Guardia di Finanza di Lodi ha voluto vederci chiaro. E sentendo decine
di lavoratori, pedinando i sospetti, facendo accertamenti bancari
sarebbe emerso che le due cooperative avrebbero pagato in nero parte del
salario a 1.108 lavoratori. In tutto, le somme in nero sfuggite
all’erario ammonterebbero - stimano le “fiamme gialle” - a 4,5 milioni
di euro.
Al momento non ci sono indagati fra i sindacalisti, ma secondo gli investigatori «alcuni delegati dei lavoratori erano compartecipi del sistema».
Anche se il profilo penale del comportamento al momento non è chiaro,
quello etico - se le accuse fossero accertate - sarebbe grave.
L’inchiesta somiglia sempre più a un ginepraio. Tale che c’è stato
bisogno di un coordinamento operativo fra il Comando provinciale della
Guardia di Finanza e la Direzione provinciale dell’Agenzia delle entrate
di Lodi, «per consentire a ogni lavoratore dipendente “irregolare”,
costretto ad accettare il pagamento degli straordinari in nero e quindi a
non dichiarare i relativi redditi, di fruire di ogni beneficio di legge
e quindi per evitare - soprattutto a coloro che hanno tentato di far
rispettare la legalità - ogni possibile e ulteriore danno», fanno sapere
le fiamme gialle.
Secondo
loro, infatti, chi non si adeguava ad accettare buste paga con
riportate trasferte in realtà mai fatte dal lavoratore, veniva vessato
con turni e carichi di lavoro più pesanti, minacce velate e
l’impossibilità di fare lavoro extra per guadagnare di più. Tutto -
secondo l’accusa - per non far risultare ore di straordinario,
consentendo alle cooperative di rispettare i parametri e poter incassare
(come hanno poi fatto) circa 35mila ore di cassa integrazione in
deroga. Poi, con i soldi pubblici, avrebbero pagato i dipendenti. Un
incastro perfetto, che ha consentito a una delle coop di intascare
ulteriori 180mila euro dalla Regione per un nido aziendale. Ma a rompere
l’incastro sono arrivate le proteste di alcuni operai, e con loro i
militari della Finanza.
Oltre mille lavoratori irregolari nella logistica a Lodi
Sabato 12 Luglio 2014 11:52
La
Guardia di Finanza ha concluso un'operazione contro due cooperative che
forniscono servizi di facchinaggio nel polo logistico di Somaglia,
trovando ben 1108 lavoratori con posizioni anomale, che potrebbero
configurare anche reati gravi. Oltre quattro milioni di pagamenti in
nero.
L'indagine delle Fiamme Gialle è partita dagli scioperi avvenuti lo scorso anno nel polo logistico di Somaglia, a causa della sostituzione di contratto d'appalto tra cooperative. Un classico espediente per licenziare lavoratori e riassumerli, a condizioni diverse e magari escludendo quelli più attivi nelle vertenze sindacali. Le denunce d'irregolarità attuate dalle sigle sindacali che hanno proclamato la protesta hanno spinto il Comando Provinciale della Guardia di Finanza ha puntare i fari sulla logistica lodigiana, attraverso una task force investigativa formata da militari del Nucleo di Polizia Tributaria e della Compagnia di Lodi, integrata da elementi dello stesso Comando.
L'inchiesta è iniziata su due filoni, che poi si sono uniti. Il primo ha visto l'audizione di numerosi dipendenti delle coop poste sotto osservazione, pedinamenti e verifiche bancarie, il secondo ha visto irruzioni improvvise delle Fiamme Gialle nel polo di Somaglia per verificare le informazioni ottenute dal primo filone e acquisire documentazione. Unendo tutti questi risultati, i finanzieri hanno composto un quadro unitario sulla reale natura giuridica di due cooperative controllate. Per esempio, molti lavoratori non sapevano neppure di essere soci della coop che li retribuiva.
Secondo la Finanza, alcune anomalie potrebbero configurare gravi ipotesi di reato a carico dei responsabili delle cooperative, alcuni dei quali sarebbero addirittura occulti. Tra questi reati potrebbero emergere l'emissione di documenti fiscali falsi e truffa aggravata verso lo Stato. L'Autorità giudiziaria sta valutando tali ipotesi di reato e nelle prossime ore potrebbe emettere provvedimenti penali.
L'accusa di falsificazione di documenti riguarda, sempre secondo quanto riportato dalla Finanza, buste paga che riporterebbero trasferte che non sarebbero mai state svolte. In questo modo, il lavoratore percepiva per lavoro straordinario somme che sono esenti da tassazione e contributi. La Finanza sottolinea che i lavoratori che non accettavano questo sistema – chiedendo una busta paga regolare anche per accedere a finanziamenti o per rinnovare il permesso di soggiorno – erano assegnati ai lavori più pesanti e non accedevano agli straordinari.
Ma il pagamento in nero degli straordinari ha svelato altri gravi fenomeni, come spiega la Guardia di Finanza: "Alcuni sindacalisti erano compartecipi al sistema e i formali rappresentanti delle due cooperative avevano chiesto e ottenuto l'ammissione alla cassa integrazione in deroga, giustificata da ristrutturazioni organizzative in realtà inesistenti e larvatamente ricondotte alla riduzione dei carichi lavorativi che invece si mantenevano tali".
A tale proposito, la Finanza ha rilevato ben quattro milioni e mezzo di euro pagati in nero tra il 2010 e il 2013. "Tale ammontare ha provato proprio la continuità di quel lavoro che si voleva invece far apparire come venuto meno". Non solo: una delle due cooperative ha ottenuto dalla Regione Lombardia un finanziamento di 180mila euro "per un progetto a beneficio del benessere dei dipendenti, senza però averne i requisiti".
Grazie al coordinamento tra il Comando Provinciale della Guardia di Finanza e della Direzione Provinciale delle Entrate di Lodi, ogni lavoratore dipendente delle due cooperative emerso come "irregolare" - in quanto costretto ad accettare il pagamento degli straordinari in nero e quindi a non dichiarare i relativi redditi – ha potuto beneficiare delle norme destinate a chi contribuisce al far rispettare la legalità.