Centinaia di dirigenti nominati illegittimamente. In ruoli di primo piano alla testa delle agenzie delle Entrate, delle Dogane e del territorio. In pratica il cuore del macchina fiscale italiana. Adesso decapitata da una sentenza della Corte costitituzionale. Una questione che si trascina da anni. Nonostante fosse stata sollevata più di una volta con ripetute interrogazioni parlamentari. Alla fine c’è voluta una pronuncia della Consulta per ribadire che i dirigenti della pubblica amministrazione vanno selezionati esclusivamente per concorso, anche nel caso di promozione di dipendenti già in servizio. In pratica, i giudici hanno dichiarato illegittima la norma che autorizzava le tre agenzie ad attribuire incarichi dirigenziali a propri funzionari con «contratti di lavoro a tempo determinato, la cui durata è fissata in relazione al tempo necessario per la copertura del posto vacante tramite concorso». Una decisione che adesso rischia di creare grandi grattacapi al ministero dell’Economia e delle finanze (Mef). Con un aspetto curioso. Che il grande accusatore di questo andazzo, Enrico Zanetti, che negli anni scorsi come semplice parlamentare, attraverso dichiarazioni e interrogazioni, aveva denunciato l’irregolarità delle nomine, adesso siede comesottosegretario del governo di Matteo Renzi proprio ai vertici del Mef.
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