I dati dell'Unar. Su 252 casi segnalati nel 2014, il 53,6% coinvolge stranieri. Il 79,7% degli episodi riguarda l'accesso all'occupazione. "L'Unar interviene cercando di mediare tra lavoratore e impresa e spesso la situazione si risolve positivamente"
27 marzo 2015
MILANO - Straniero, maschio, età 35-54 anni: è con queste caratteristiche che una persona rischia più di altre di essere discriminata sul lavoro. È quanto emerge dai dati dell'Unar, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, presentati oggi a Milano. Su 252 casi segnalati nel 2014, il 53,6% riguardava casi di discriminazione etnica. Quasi sempre - 79,7% degli episodi - nell'accesso all'occupazione. "Si va da casi in cui la persona non è stata assunta, a parità di competenze con altri, per il cognome di origine straniera - spiega Marco Buemi dell'Unar - a quelli in cui nel momento del colloquio, di fronte al lavoratore con la pelle scura, il datore di lavoro ha detto che non aveva più bisogno di un nuovo dipendente". Il 54,3% delle vittime è maschio. Per quanto riguarda l'età, il 12,8% ha meno di 35 anni, il 67,1% dai 35 ai 54 anni e il 7,4% è over 55. Tra le nazionalità più discriminate, marocchini (19% delle denunce) e romeni (9,5%). "L'Unar interviene cercando di mediare tra lavoratore e impresa - aggiunge Buemi - e spesso la situazione si risolve positivamente".