La denuncia nel rapporto “Terraingiusta” del Medu, presentato oggi a Roma. Lavoro nero, caporalato (soprattutto nella Piana di Gioia Tauro e nel Vulture Alto Bradano), sottosalario: sono queste le condizioni di lavoro dei braccianti stranieri in agricoltura tra Lazio, Campania, Calabria, Puglia e Basilicata
09 aprile 2015
ROMA - Lavoro nero o con gravi irregolarità contributive, sottosalario, caporalato, orari eccessivi, mancata tutela della sicurezza e della salute, difficoltà nell’accesso alle cure, situazioni abitative ed igienico-sanitarie disastrose. Sono queste le condizioni di vita dei lavoratori migranti in agricoltura denunciate dalrapporto “Terraingiusta”curato da Medici per i diritti umani (Medu) presentato oggi a Roma. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e il Laboratorio di teoria e pratica dei diritti (Ltpd) del dipartimento di giurisprudenza dell’Università Roma Tre e con il sostegno della Fondazione Charlemagne, di Open Society Foundations, della Fondazione con il Sud e della Fondazione Nando Peretti. Da febbraio 2014 e per undici mesi, cinque territori dell’Italia centrale e meridionale sono stati oggetto di studio seguendo le stagioni agricole dalla Piana di Gioia Tauro in Calabria, alla Piana del Sele in Campania, dal Vulture Alto Bradano in Basilicata all’Agro Pontino nel Lazio. Nel periodo estivo è stata inoltre monitorata la raccolta del pomodoro nell'area della Capitanata in Puglia. Per mezzo di cliniche mobili, gli operatori di Medu hanno svolto un servizio di prossimità a bassa soglia, mappando e raggiungendo gli insediamenti abitativi dei lavoratori immigrati, prestando prima assistenza medica, fornendo informazioni e orientamento socio-sanitario. Durante il viaggio sono stati intervistati 788 migranti, dei quali 744 hanno ricevuto assistenza sanitaria per un totale di 876 consulti medici.