Accade a Bergamo a una donna di 57 anni: non va bene il bar che gestisce dal 2008 e negli ultimi tre anni accumula un debito di 78 mila euro. “Pagavo le cambiali ma non le tasse, ho sbagliato. Ma non può pagare mia figlia: le hanno scippato tre mensilità, perché il conto è cointestato. Ma ora l'Inps verserà l'importo alla posta: quei soldi sono di Roberta”
10 settembre 2015
ROMA - “Equitalia sta scippando la pensione d'invalidità di mia figlia. Ma lei non deve pagare per le difficoltà della sua famiglia. E io sto facendo di tutto per fermare quest'ingiustizia”. Giovanna Fornoni, 57 anni, non ha avuto fortuna con il bar che ha preso in gestione nel 2008, nonostante l'esperienza non le manchi: per 15 anni ha gestito uno spazio ristoro in una scuola, poi il bar di un circolo Arci, finché ha deciso di acquistare questa nuova licenza, prendendo per la prima volta anche i tabacchi. Inizialmente è andata bene, poi è iniziata la discesa, inesorabile. “La crisi è un problema comune, mi sto accorgendo che tante attività, qui in città, dopo l'estate non hanno riaperto la saracinesche. E quando sono iniziate le difficoltà, ho fatto degli errori – ammette –. Per pagare le cambiali a chi mi aveva venduto l'attività, ho trascurato le tasse e in tre anni ho accumulato un debito di 78 mila euro. Ho la casa ipotecata ed Equitalia mi ha già pignorato il conto corrente personale e quello dell'attività, quest'ultimo peraltro in rosso di 5 mila euro. Ma poi ha messo le mani sulla pensione di mio figlia, prelevandomi tre mensilità consecutive. E non ho potuto né voluto tollerarlo: è un'ingiustizia, nonché un illecito. Ho scritto alla stampa per denunciare. Equitalia deve rispettare la legge, proprio come tutti noi. Per questo ho deciso di non firmare la rateizzazione del debito finché quei soldi non saranno restituiti a mia figlia”.