Razzisti, ma soprattutto ignoranti
di
Davide Rossi
Segretario
generale SISA
Migliaia di
profughi delle guerre scatenate dall’Occidente, dalla Siria alla Libia, cercano
scampo in Europa. Come sempre l’egoismo razzista si contrappone alla
solidarietà umana e a una analisi seria delle vicende, capace di riconoscere le
gravi responsabilità dei governi europei nella caduta di Gheddafi e nel
contrasto del governo legittimo siriano di Assad, da sempre volto al rispetto
di tutti i gruppi linguistici e religiosi della Repubblica Araba Socialista di
Siria.
Tuttavia, i
razzisti, certamente in mala fede, ma soprattutto ignoranti, agitano due temi,
quello dell’impossibilità dell’accoglimento dei migranti in Europa, in cui
secondo loro non ci sarebbe posto e quello, con il quale cercano di camuffare
il loro razzismo, di aiutare i migranti a casa loro. Occorre invece capire
perché milioni di donne e di uomini di Africa, Asia, America Latina e
soprattutto giovani dei paesi arabi del Mediterraneo, nel giro di pochi anni
verranno – per fortuna - in Europa, per lavorare, assolvendo in molti casi alle
mansioni rifiutate dagli europei, pagare le tasse e contribuire in modo
fondamentale al sostegno della pensioni degli europei, le quali gli stranieri
stanno già pagando coi loro contributi. Questi stranieri arriveranno in numero
molto più considerevole dei profughi che con pieni diritti e ragioni attualmente
stanno cercando salvezza oltre i muri abominevoli eretti qua e là dall’Ungheria
a tante altre parti del vecchio continente.
Qui non
c’è posto
In Europa vive la
popolazione più vecchia della terra, più o meno ogni giorno muoiono due anziani
e nasce solo un bambino, che tra l’altro, si chiama spesso Hu, Carlos, Vladimir
e Aisha. A Bruxelles, capitale europea, da oltre dieci anni il nome più frequente
tra i bambini nati nel corso dell’anno e che risulta essere il primo all’anagrafe
è Mohammed. Senza i figli degli immigrati, che sono i cittadini europei di
domani, l’Europa vivrebbe uno spopolamento di proporzioni incredibili. Per altro
in Europa nelle case è garantito ciò che lo sfruttamento delle materie prime
energetiche e alimentari compiuto dall’Occidente nel resto del pianeta è negato
alla popolazione mondiale, ovvero letti confortevoli e non giacigli malsani,
tetti veri che proteggano dal freddo e dalla pioggia e rubinetti che garantiscano
acqua corrente, quasi sempre potabile e spesso non solo fredda, ma anche calda.
Tali elementari diritti umani sono negati a larga parte dell’umanità e chiunque
si trovi a vivere là dove si devono fare chilometri a piedi per garantirsi a
mala pena un secchio d’acqua al giorno ambisce come naturale a migliorare le
proprie condizioni di vita, quindi migra là dove letti, tetti e rubinetti sono
garantiti. Per di più in Europa la densità demografica è scarsa, qui di posto
ce n’è molto. Mentre nel mondo si vive in dieci in sessanta metri quadrati, in
Europa in molti casi in cento metri quadrati vivono solo una o due persone. Il
Bangladesh ad esempio ha una superficie di 150mila chilometri quadrati, l’Italia
ha esattamente una superficie doppia, 300mila, in Italia vivono 60 milioni di
persone, in Bangladesh 180 milioni, ovvero il triplo. È come se in Italia ci
fossero 360 milioni di cittadini. L’Egitto ha 100 milioni di abitanti, in
stragrande maggioranza giovani, come il Bangladesh, con poche prospettive di
lavoro e di futuro, in Egitto teoricamente il territorio nazionale è di un
milione di chilometri quadrati, ma escluse le zone aride e desertiche, una
popolazione quasi doppia di quella italiana vive di fatto in un territorio che
è un terzo di quello italiano, in famiglie numerose e in case in cui l’acqua è
portata per le scale nei secchi e la luce elettrica, quando c’è, entra
attraverso un filo volante che giunge direttamente dalla strada e passa per la
finestra. Ai ragazzi somali va anche peggio, l’Italia ha messo sotto il loro
terreno e nel mare prospiciente le loro coste le poche scorie radioattive delle
centrali nucleari italiane e parte delle abbondanti scorie radioattive delle
centrali francesi, per questo è stata uccisa Ilaria Alpi, i somali quindi non
possono coltivare, allevare bestiame, pescare, possono solo fare i pirati,
bloccando e rivendendo i prodotti delle navi che transitano davanti alle loro
coste, o emigrare. Si potrebbero proporre altre centinaia di casi in tutto il
mondo. Quello che deve essere chiaro è che chiunque, avendo quindici o sedici
anni e trovandosi in queste realtà drammatiche e disastrate, vorrebbe vivere in
un altro posto, dove acqua e luce sono garantiti e magari anche un letto e un
tetto. Per questo milioni di ragazzi del Mediterraneo e del resto del mondo nei
prossimi anni verranno a vivere in Europa.
Aiutiamoli
a casa loro
I primi che
vorrebbero essere aiutati a casa loro sono le donne e gli uomini, le ragazze e
i ragazzi di tutti i paesi della terra, che ambirebbero a crescere in pace nei
loro paesi, vedendosi garantiti non solo casa, scuola, lavoro, salute, ma anche
come detto, un letto decoroso, un tetto solido e un rubinetto d’acqua corrente.
Le pessime condizioni di vita di larga parte dell’umanità tuttavia sono
determinate dallo sfruttamento occidentale. La ricchezza costruita e accumulata
dall’Occidente dal 1945 a oggi è il risultato in minima parte del lavoro degli
europei e in massima parte dello sfruttamento e della rapina delle materie
prime energetiche e alimentari del resto del mondo. Tale rapina a prezzi di
furto, seppur camuffata da scambio commerciale, è oggi sempre più difficile per
l’Occidente, essendoci paesi come la Cina e la Russia ben disposti a pagare
cifre dieci volte più alte quelle materie prime precedentemente depredate
dall’Occidente, che infatti vive, come scrivo spesso, un declino non
reversibile.
Si potrebbero
fare centinaia di esempi, ne faccio alcuni. Quando gli algerini hanno votato per
chiedere che gli europei pagassero il doppio il metano e il petrolio esportato
dal loro paese, in modo da garantirsi un più degno stato sociale, Francia e
Italia hanno organizzato un colpo di stato per negare agli algerini i loro
diritti. Quando Thomas Sankara ha creato il Burkina Faso esigendo relazioni
commerciali rispettose, il presidente francese Mitterand ne ha organizzato
l’omicidio e la sostituzione con politici piegati agli interessi occidentali,
come un quarto di secolo prima sempre gli occidentali hanno eliminato Patrice
Lumumba in Congo, che chiedeva rispetto per il suo popolo e un pagamento
corretto per l’esportazione delle ricchezze nazionali. In Congo oggi gli
europei organizzano una guerra in Kivu, perché non vogliono pagare il coltan,
la columbotantalite, che serve per le batterie dei cellulari, più di quello che
oggi pagano i cinesi. Insomma a parole gli occidentali sono per il libero
mercato, ma poi, quando non possono rapinare le ricchezze, il libro mercato non
lo gradiscono più e come nel caso del coltan, lo rubano e lo esportano
attraverso l’Uganda, che non ha una miniera di coltan, ma è il secondo
esportatore mondiale.
Aiutare a casa
loro le donne e gli uomini del mondo significherebbe allora improntare gli
scambi commerciali a regole di giustizia, al pagamento di salari equi, non
mezzo dollaro per dodici ore al giorno in una piantagione di caffè del Gabon, o
in una piantagione di cacao in Costa d’Avorio.
I governi
occidentali e le multinazionali orchestrano tra loro una bestiale connivenza che
ha come finalità quella di preservare queste pratiche di sfruttamento
planetario generalizzato, arricchendo le multinazionali e garantendo un tenore
mediamente alto di vita ai cittadini occidentali, che possono permettersi un
livello di consumi inimmaginabile in qualsiasi altra parte della terra. Occorrerebbe
scardinare questo sistema, dimezzare, come minimo, gli utili delle
multinazionali e chiedere che tali utili vengano corrisposti ai paesi
produttori, in cui l’Occidente dovrebbe smettere di imporre al potere politici
le cui sole qualità sono la connivenza con gli interessi occidentali a danno
dei loro popoli. Non a caso quella manciata di nazioni del mondo che si oppone
a questa bestiale pratica di rapina, dai paesi bolivariani dell’America Latina,
all’Iran, alla Corea Popolare, sono sistematicamente criminalizzati dalla
stampa occidentale, mentre dei paesi in cui si muore di fame per garantire
all’Occidente il furto delle materie prime non si parla mai. I cinesi, in
Africa e nel resto del mondo, non solo pagano cifre infinitamente più alte le
materie prime, ma anche collaborano all’edificazione di pozzi, strade, case,
scuole e ospedali, la simpatia che suscita la Cina nei paesi del Sud del mondo
nasce da gesti concreti di rispetto e di solidarietà praticati dal governo di
Pechino e mai praticati dagli occidentali.
Occorrerebbe
anche mettere in conto che, per aiutare a casa loro il resto dei cittadini del
mondo, gli occidentali, anche contrastando e mutando le politiche criminali dei
governi occidentali e delle multinazionali, dovrebbero pagare le materie prime
di più, dal cacao al caffè, dalla benzina alla bolletta della luce. Certo è
difficile proporlo per famiglie già impoverite dalla crisi, ma non vi è
alternativa e sarebbe allora necessario rivedere radicalmente il piano di
priorità e di investimenti nazionali, stabilendo chiaramente che aiuti e
sovvenzioni ai cittadini europei di ciascuna nazione dovrebbero essere erogati
e garantiti.
Chi dunque
propone di aiutare le donne e gli uomini della terra a casa loro, o ha in mente
una miserevole e inutile attività caritatevole, o agita demagogicamente una
frase priva di sostanza solo e soltanto per alimentare la guerra tra poveri,
europei e del mondo, senza focalizzare i problemi e la realtà nella loro
essenza.
Ci troviamo
quindi, di fronte a mutamenti epocali, che hanno ragioni storiche e sociali
profonde. Per costruire il futuro occorre capire tali mutamenti, non
nasconderli per agitare pratiche stupidamente razziste. Solo la consapevolezza
di tali mutamenti ci permetterà di costruire una società solidale e aperta, ma
prima di tutto capace di essere parte dei cambiamenti stessi senza subirli
passivamente o peggio contrastarli con astio e paura e comunque inutilmente.
Solo promuovendo
il rispetto reciproco e una convivenza rispettosa di ciascuna cultura sarà
possibile costruire l’Europa di domani, l’alternativa è la bestiale barbarie
dello scontro di civiltà, un progetto criminale, ma anche assurdo, perché
vedrebbe comunque - e per fortuna - alla fine soccombere i razzisti, ma dopo
una frantumazione sociale spaventosa in cui gli stranieri, autentici
rappresentanti delle nuove forme del proletariato, si troverebbero a
fronteggiare con pochi europei al loro fianco, una campagna d’odio di enormi
proporzioni, in cui la violenza diventerebbe quotidiana. È tempo invece di
costruire gli spazi di convivenza democratica del futuro, partendo dalla
cultura e magari dal senso della storia. I lombardi ad esempio sono lombardi
perché quindici secoli fa dalla Pannonia sono arrivati i longobardi. I flussi
migratori, generati dalle realtà economiche e demografiche sopra esposte, sono
incontenibili e saranno sempre più numerosi, nessuna forma di repressione,
stupida, sbagliata e inutilmente violenta, potrà ridurli.
Contrastare il
futuro è stupido e velleitario, costruirlo in forma solidale è infinitamente
più utile, ragionevole e intelligente.
Milano, 28 agosto
’15