Una perdita fra i 40 e i 50 milioni di euro al mese. Il miliardo 200 milioni che continuano a restare bloccati in Svizzera. E la paura degli operai dell'indotto e del siderurgico stesso di tornare nel buco nero. I sindacati tornano a lanciare l'allarme Ilva. Lo fanno, numeri alla mano, rispetto agli ultimi risultati con la paura, per il momento questa esclusa dall'azienda, che lo stipendio dei prossimi mesi potrebbe non essere garantito. Per questo hanno incontrato il presidente della Regione, Michele Emiliano, che ha parlato di un rischio "altissimo".
"L'Ilva si sta spegnendo - ha detto il governatore - sia dal punto di vista giuridico sia per le perdite economiche che non si fermano. Dal punto di vista tecnico-giuridico, se non viene riambientalizzata i giudici interverranno nuovamente come previsto dalle leggi. E dubito che sarà possibile un nuovo decreto. Se la Corte costituzionale ha consentito il sacrificio di alcuni elementi fondamentali dell'ordinamento giuridico italiano, lo ha fatto perché c'era un termine entro il quale le attività dovevano essere compiute: in quel modo si giustificava il sacrificio di quei principi". "Dall'altra parte - ha aggiunto Emiliano - le perdite non si fermano, anche perché dalle dichiarazioni che ho percepito si è aggiunta alla perdita ordinaria una crisi generale del mercato dell'acciaio nel mondo che sta aggravando una situazione che già non era positiva. E quindi questi due elementi mettono questa fabbrica grandissimo rischio".
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