In Italia è
quindi in corso una vera e proprio guerra di classe in cui ogni anno migliaia
di donne e uomini sono sacrificati nella ricerca del massimo profitto.
Nell’Italia “democratica”
nata dalla resistenza, i lavoratori continuano a morire. La modernità del
capitalismo continua a uccidere i lavoratori come nell’ottocento.
Nel 2015 diminuiscono i lavoratori occupati ma
aumentano i morti sul lavoro. Nel nostro paese ogni
anno avvengono più di un milione d’infortuni sul lavoro, 1.200 di questi sono
mortali. Ogni giorno in Italia
ufficialmente muoiono in media 3 lavoratori per infortuni sul luogo di lavoro e
molti altri a causa delle malattie professionali, cifre volutamente
sottostimate dal governo e dall’INAIL. Li chiamano omicidi “bianchi”, ma sono veri
e propri crimini contro l’umanità che avvengono nel più assoluto silenzio dei
media salvo quando la notizia può essere spettacolarizzata.
Le varie “riforme” delle pensioni
fino a quella del governo Monti (con la “riforma”
Fornero), hanno innalzato fino a 70 anni
l’età lavorativa, aumentando il precariato e il lavoro nero insieme al ricatto
della disoccupazione.
Il peggioramento delle
condizioni di vita e di lavoro, oltre a una perdita di diritti e imbarbarimento
della condizione lavorativa pesa molto anche per quanto riguarda la salute e la
sicurezza sui luoghi di lavoro. Far lavorare degli esseri umani fino a 65/70
anni nei cantieri, costringendone alcuni a salire sui tetti, nelle miniere, o
fonderie in età cosi avanzata, insieme a persone che entrano ed escono da
un’impresa con contratti a termine ogni tre, sei o ogni 12 mesi espone questi
lavoratori a notevoli rischi.
Secondo i dati riportati da tre diversi istituti nel
2015, gli infortuni e i morti sul lavoro sono cresciuti a ritmi impressionanti. Secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna sui Morti
sul Lavoro, l’Anmil (associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro), e
l’Osservatorio Vega Engineering di Mestre sono un vero record. Secondo
l’Osservatorio Indipendente di Bologna sui Morti sul Lavoro fondato da Carlo
Soricelli metalmeccanico in pensione, “I
morti per infortuni sui luoghi di lavoro non sono mai stati così tanti da
quando nel gennaio 2008 è stato aperto l’osservatorio”.
Dal 1° gennaio al
20 ottobre 2015 sono morti sui
luoghi di lavoro 564 lavoratori, e con le morti sulle strade e
in itinere si superano le 1180 morti.
Questa cifra in realtà è sottostimata perché nelle statistiche delle
morti sul lavoro lo Stato e l’INAIL non tengono conto di molti lavoratori che muoiono
sulle strade e in itinere. Inoltre da questi conteggi sono escluse anche
diverse categorie come per esempio le Partite Iva Individuali, Vigili del
Fuoco, lavoratori in nero, pensionati in agricoltura e tanti altri.
Nelle statistiche dell'Osservatorio Indipendente di Bologna si afferma
che: “Il 30,7% dei morti sui luoghi di
lavoro ha un'età superiore a 60 anni. Il 32,5% è in agricoltura, di questi 116
sono stati schiacciati dal trattore, oltre il 20% sul totale di tutte le morti per
infortuni. In sostanza un morto su 5 di tutte le
morti sui luoghi di lavoro sono state provocate dal trattore (è così tutti gli
anni). L’edilizia 22,5%. Oltre il 50% di tutte le morti per infortuni sono in
queste due categorie. Gli stranieri sono stati il 10,3% sul totale. I romeni
sono come tutti gli anni la comunità con più vittime”.
Davanti a questo bollettino
di guerra il governo non va oltre le frasi di circostanza e lacrime di
coccodrillo ogni volta che succedono stragi di operai, (come alla TyssenKrupp) tacendo
sulle decine di morti silenziose che avvengono ogni giorno, non intervenendo in
modo efficace a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, ma solo a difesa
del profitto.
Dai dati ufficiali risulta
che nel 2014, i circa 350 ispettori dell’Inail hanno controllato 23.260 aziende
e l’87,5% è risultato irregolare. Di questi sono stati regolarizzati 59.463
lavoratori (meno del 15% rispetto al 2013), di cui 51.731 irregolari e 7.732 in
nero.
Da sempre la
borghesia, le classi imprenditoriali e i gruppi politici a essi collegati, ha
cercato di diminuire le tutele legislative per i lavoratori.
In
particolare negli ultimi anni con l’inizio della crisi attraverso il Testo
Unico del 2008, il governo Berlusconi, quello di Letta e oggi il governo Renzi
sono intervenuti con decreti peggiorativi, modificandone in parte i contenuti e
diminuendo in tal modo le tutele per i lavoratori.
Nonostante
il peggioramento Il Testo Unico prevede norme di carattere penale e obblighi
per il “datore di lavoro” il cui mancato adempimento comporta un reato penale
perseguibile.
Nonostante
questo, anche se esistono leggi a tutela della sicurezza e della salute, la
strage di lavoratori continua. Nel sistema democratico borghese, sotto la
dittatura del capitale, la lotta del movimento operaio può riuscire a imporre
anche leggi a tutela degli sfruttati, ma non dobbiamo mai dimenticare che il
governo è un “comitato d’affari” della grande finanza e delle multinazionali
capitaliste-imperialiste, che tutela la proprietà privata e il profitto e
volutamente non fa niente per fare applicare le leggi sulla sicurezza se non è
costretto dalla mobilitazione dei lavoratori.
(*) Comitato per la Difesa
della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio.
Novembre 2015