- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

martedì 10 novembre 2015

Trasferimenti, licenziamenti, pressioni: storie di maternità e mobbing

Secondo l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, con il termine ‘disagio lavorativo’  si identifica la sofferenza che ha origine da una serie di tematiche che vanno da stress dovuto a disorganizzazioni lavorative al mobbing causato da ripetute molestie morali, al burnout provocato dalla delusione professionale fino alle molestie sessuali, ai casi di umiliazione e prepotenza e alle violazioni contrattuali. Come è accaduto a una responsabile amministrativa che, nel 2011, ha avuto una bambina. “Rientrata al lavoro, ho trovato cambiamenti e mi sono sentita un pesce fuor d’acqua”, ha raccontato allo sportello. Poi è arrivata la seconda figlia, la maternità anticipata, il congedo. “Prima di rientrare in azienda – continua – sono stata contattata dall’avvocato della compagnia che, in vista di un prossimo licenziamento di massa, mi ha proposto di dare le dimissioni con 5 mila euro di buona uscita comprensiva di tutte le spettanze”. La donna non ha accettato ed è tornata al lavoro, dove ad attenderla c’era un demansionamento (da responsabile amministrativa è stata messa a fare lavori di segreteria), freddezza anche da parte dei colleghi, contestazioni pretestuose da parte dell’azienda. “A seguito di questo ho iniziato a non stare bene fisicamente e psicologicamente e oggi sono in cura da uno psichiatra. Sono stanca e a volte penso di mollare tutto”.

Tra le conseguenze del disagio lavorativo ci sono sia danni sulla salute che psicologici, ma anche nel campo delle relazioni. Che a volte si ripercuotono anche sulle persone che vivono con la lavoratrice. È il caso di una delle donne che ha chiesto aiuto alla Cisl: “Il mio capo mi ha detto che non ero riuscita a creare un clima positivo intorno a me, che i colleghi mi vedevano male. Ero costretta a riferire il mio operato a un collega, ma i resoconti che preparavo non venivano letti e quando lo erano, si cercavano rilievi pretestuosi. I colleghi non mi parlavano e alcuni solo quando erano soli con me si scusavano del loro comportamento in presenza di altri. Mi sentivo isolata e sono stata male: tachicardia, tremore e mancanza di aria”. Poi si è vista negare il permesso per portare la figlia a una visita specialistica prenotata da mesi. “Il pensiero di dover rinunciare alla visita per la mia bambina mi ha gettato in un tale stato di ansia da dovermi rivolgere al Pronto soccorso”. Poi il malessere ha preso il sopravvento e R. ha dovuto chiedere giorni di malattia a cui l’azienda ha risposto con le visite fiscali, ripetute. “Mia figlia ha iniziato a risentire del mio stato, mangia meno, è nervosa e dorme male. Anche il rapporto con mio marito sta peggiorando. Ho bisogno di lavorare ma non credo che rientrerò in azienda”. (lp)
redattoresociale.it