- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

domenica 10 gennaio 2016

Da “Il Manifesto”: Monselice, licenziate dalla coop perché protestano


Ancora «schiave della monnezza» proprio come nel 2008 alla Star Reciclyng nella zona industriale di Padova. Di nuovo donne marocchine, piegate otto ore sui rifiuti a caccia della plastica riciclabile. Sempre lavoro “coop”, l’anticamera del Jobs Act, in un capannone grigio a San Bortolo, periferia di Monselice, angolo al confine con l’eterna depressione del Polesine.
«Sono stata licenziata soltanto per avere difeso un mio diritto», sintetizza Lubna Belhouidue, 34 anni con un figlio di 11. Da dieci anni si guadagna da vivere alla Nek, trasformando le gigantesche “torri” di materiale indistinto che campeggiano nel cortile. Devono diventare come le mega-balle ordinate vicino al cancello a seconda del colore, del tipo di plastica e delle procedure di “rivitalizzazione”. Un business ecologico che si fonda sullo sfruttamento selvaggio della mano d’opera femminile migrante.
Funziona (e bene), finché le “schiave” non si ribellano all’ennesima umiliazione. Allora si scopre davvero il profilo dei prenditori post-moderni, come Marco Zese — 54 anni, di Santa Maria Maddalena, frazione di Occhiobello, 11 mila anime in provincia di Rovigo — svezzati dal terzo settore nel mercato assistito, che spazia dalla logistica alle pulizie industriali o dal verde ai rifiuti.
Lubna è una delle 24 magrebine licenziate in tronco che presidiano il “loro” lavoro. Zese è il padre-padrone della cooperativa Libera fin dal 27 febbraio 2004. Lei ha osato scioperare; lui ha replicato da ras. Una “schiava” del Nord Est che sfida l’icona del Duemila. Lei trova lo stipendio in un mare di guano, che nasconde l’oro per il “manager” della plastica grazie a Confcooperative e al Consorzio Ciclat.