Leggiamo con molto interesse le
dichiarazioni del presidente Modiano in merito alla sponsorizzazione del
“NUOVO” MASTERPLAN e secondo il quale, tale progetto, porterebbe ad un aumento
occupazionale con ricadute positive sul territorio.
Si parla di ben 14.000 nuovi
posti di lavoro per i prossimi 15 anni!
Noi, però, non la pensiamo
esattamente così.
Come sempre, si mette sul
tavolo la scienza dei numeri per la propria convenienza, a seconda di quello
che si vuol far vedere e credere. L’idea di imporre al territorio
del CUV la terza pista e migliaia di metri cubi di capannoni, che di sicuro
produrranno affitti milionari per SEA, non è stata purtroppo abbandonata.
Ancora una volta, si vuole
vendere il Masterplan come una panacea irrinunciabile che produrrà un
discutibile “benessere” sul territorio.
In questi ultimi 10 anni,
nonostante tutti gli investimenti di denaro pubblico spesi su Malpensa, abbiamo
vissuto un decadimento di quello che, un tempo, era il miraggio di un posto di
lavoro presso l’aeroporto.
Una posizione occupazionale di
lungo respiro e un reddito medio/alto proporzionato al costo della vita che
teneva conto del disagio di lavorare in un aeroporto a causa dei turni e dei
carichi di lavoro.
Lo scenario ha come
protagonista una Sea che, grazie anche al finanziamento pubblico, ha creato
considerevoli spazi commerciali dati in gestione ad affitti molto onerosi e dal
cui utilizzo ricava utili milionari sotto varie forme.
Nel frattempo, al cargo,
continuano a proliferare cooperative che utilizzano soci lavoratori, forme
contrattuali di lavoro inadeguate e regolamenti che non garantiscono diritti,
tutele e salari dignitosi.
Anche altri occupati in ambito
aeroportuale, sono stati costretti a diventare soci lavoratori (vedi il caso di
diversi dipendenti dell’appalto di manutenzione BHS). Assistiamo senza sosta alla
caducazione continua dei diritti dei lavoratori e a un costante calo del
salario. Siamo al paradosso! Ad alcuni
lavoratori viene addirittura chiesto di pagarsi il corso sicurezza e il
tesserino aeroportuale ed il parcheggio.
Situazioni inaccettabili che
garantiscono a SEA l’erogazione di servizi a costi bassissimi.
Fornire servizi essenziali per
il funzionamento e la pulizia dell’aeroporto servendosi di ditte che ottengono
l’appalto secondo logiche di ribasso e sfruttamento, comporta una ricaduta a
pioggia sulle condizioni salariali e contrattuali dei lavoratori che vivono in
uno stato di perenne ricatto a discapito di qualsiasi etica e/o morale.
Il risultato di questa
politica, nonostante tutti gli investimenti su Malpensa, purtroppo è che:
SEA negli
ultimi anni non ha creato nuovi posti di lavoro al suo interno, anzi, ha semmai
creato diverse centinaia di disoccupati posti in mobilità obbligatoria e/o
volontaria a carico della collettività.
I lavoratori delle ditte di cui SEA si serve, si sono
visti togliere diritti e tutele. I loro contratti di lavoro part-time, pagati
ai minimi termini, sono la base per garantire la sostenibilità economica dell’appalto.
I dipendenti
di tutte le società che operano a Malpensa e che svolgono la propria attività
di commercio, ristorazione e handling, a causa degli elevati costi di affitti e
royalties, sono assunti con contratti precari e parziali che di fatto delineano
un costo del lavoro basso e poco dignitoso.
IL TERRITORIO HA BISOGNO DI LAVORO,
MA DI LAVORO BUONO, CON DIRITTI E STIPENDI ADEGUATI AL COSTO DELLA VITA.
IL TERRITORIO E I CITTADINI HANNO
BISOGNO DI UN LAVORO CHE TUTELI LA DIGNITA’, NON HANNO BISOGNO DI DIVENTARE
SCHIAVI DI UN SISTEMA AEROPORTUALE CHE SEMBRA UNA GIUNGLA.
COME ADL VARESE, ABBIAMO CHIESTO UN
PATTO DI SITO ATTRAVERSO IL QUALE GARANTIRE UGUAGLIANZA DI DIRITTI E
ADEGUATEZZA SALARIALE A TUTTI, LA CONCORRENZA NON DEVE ESSERE FATTA SULLE
SPALLE DEI LAVORATORI.
LA CRESCITA DI MALPENSA NON DEVE
ESSERE PREGIUDIZIEVOLE PER I CITTADINI E I LAVORATORI.
La realizzazione del Masterplan non deve solo
rappresentare la possibilità di gestire dei soldi pubblici o un aumento del
reddito di SEA, ma visto che parliamo di soldi e di servizio pubblico, deve
creare lavoro e benessere sul territorio, LA GARANZIA DEL SOLO LAVORO NON
BASTA.
La proprietà di SEA non deve pensare di continuare
con la politica del massimo realizzo a tutti i costi senza porsi il problema
delle inevitabili ricadute sui lavoratori.
E’ necessario un riequilibrio, servono regole ben
precise e una severa sorveglianza da parte di ENAC e dei vari enti preposti al
controllo del mondo del lavoro, occorre una Politica con la P maiuscola che
guardi a SEA, non solo come fonte di dividendi e di posti di lavoro ben
remunerati per Dirigenti e Consulenti, ma, anche come fonte di CAPITALE UMANO
da salvaguardare e valorizzare.
Gallarate 13-04-2016