Manuel
Valls (ansa) MILANO -
La legge sul lavoro francese, il
Jobs Act d'Oltralpe, è diventato ufficialmente legge. Il testo, che
ha provocato fortissime proteste nel Paese, è stato annunciato dal presidente
dell'Assemblea Claude Bartolone, che ha annotato come sia passato formalmente
non avendo ricevuto mozioni di sfiducia contro il governo all'Assemblea
nazionale.
Il primo ministro socialista, Manuel Valls, ha parlato in un immediato commento su Twitter di un "un grande passo per la riforma del nostro Paese: più diritti per i lavoratori dipendenti, una maggiore visibilità per le nostre piccole e medie imprese, più posti di lavoro".
Il primo ministro socialista, Manuel Valls, ha parlato in un immediato commento su Twitter di un "un grande passo per la riforma del nostro Paese: più diritti per i lavoratori dipendenti, una maggiore visibilità per le nostre piccole e medie imprese, più posti di lavoro".
A
dispetto di queste dichiarazioni, l'opposizione di destra e l'estrema sinistra
hanno già annunciato l'intenzione di ricorrere in sede costituzionale sulla
validità di questa legge. I sindacati hanno invece promesso di riprendere le
mobilitazioni alla metà di settembre.
Il governo ha fatto ricorso mercoledì, per la terza volta, all'arma del voto di fiducia per adottare, senza passare dalla votazione generale, l'ultimo grande progetto del governo di Hollande prima delle elezioni presidenziali nel 2017. La promessa dei sostenitori della legge è di razionalizzare il mercato del lavoro, in un Paese dove la disoccupazione supera il 10%. Ma i critici considerano il testo sproporzionato, a vantaggio dei datori di lavoro e a scapito dei lavoratori. Da marzo, d'altra parte, i sindacati sono scesi in piazza e non sono mancati i momenti di tensione.
Il governo ha fatto ricorso mercoledì, per la terza volta, all'arma del voto di fiducia per adottare, senza passare dalla votazione generale, l'ultimo grande progetto del governo di Hollande prima delle elezioni presidenziali nel 2017. La promessa dei sostenitori della legge è di razionalizzare il mercato del lavoro, in un Paese dove la disoccupazione supera il 10%. Ma i critici considerano il testo sproporzionato, a vantaggio dei datori di lavoro e a scapito dei lavoratori. Da marzo, d'altra parte, i sindacati sono scesi in piazza e non sono mancati i momenti di tensione.