“E' moralmente inaccettabile che dopo una
condanna di primo grado
Mauro Moretti sia ancora a guidare
un'azienda di Stato”
La
sentenza Condanna a sette anni gli ex AD di Fs e Rfi Moretti ed Elia al
processo per la strage di Viareggio in cui persero la vita 32 persone nel
giugno del 2009. Per i 33 imputati, come
persone fisiche, e 9 società, le accuse erano a vario titolo di
disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo, incendio colposo
e lesioni colpose. La sentenza dice che
i vertici delle Ferrovie sono stati
condannati perché avevano le competenze e i mezzi e la tecnologia per evitare
quella strage: la sentenza ha voluto mirare all'individuazione delle
responsabilità di vertice, di coloro che avrebbero concretamente potuto
incidere sui livelli di sicurezza del trasporto ferroviario e non lo hanno
colpevolmente fatto (cosa che potrebbe ripetersi in altre aziende).
La Procura di Lucca ha censurato i profili di responsabilità di Moretti
osservando come, in quello "spiacevolissimo episodio", "in
qualità di A. D. di Rfi, era tenuto a garantire la sicurezza di circolazione
dei treni e, sempre nel campo di Rfi, non ha valutato il rischio insito nella circolazione
dei treni che trasportano merci pericolose, il possibile taglio del serbatoio
contro un elemento ferroviario, non ha valutato che il grave rischio potesse
accadere in una stazione vicina alle case, non ha valutato l'opportunità di
abbassare la velocità in concomitanza di centri abitati". Ha insomma e più
semplicemente stigmatizzato come nelle
competenze di un manager di Stato la cultura e le pratiche della sicurezza come
"prevenzione del rischio" non
siano un optional, e che la "tragedia" non possa e non debba
diventare un danno collaterale accettabile.
I familiari delle vittime chiedono le
dimissioni di tutti coloro che sono stati condannati nel processo di primo
grado di ieri e che hanno tuttora incarichi, come Mauro Moretti: "E' moralmente inaccettabile che dopo
una condanna di primo grado Mauro Moretti sia ancora a guidare un'azienda di
Stato. Ne chiediamo le dimissioni e che sia tolto a Moretti il titolo di
Cavaliere del Lavoro", hanno spiegato i familiari delle vittime
all'indomani della sentenza di condanna dell'allora AD di Rfi, sottolineando
che "non si può tenere su una poltrona così importante un manager
condannato in primo grado. Chiediamo che la politica intervenga".
Moretti, ferma restando la presunzione di innocenza, dovrebbe riflettere
sulla compatibilità tra il suo ruolo di manager di Stato e i fatti accertati
dal Tribunale di Lucca, a prescindere dalla valutazione giuridica che ne è
stata data, magari rinunciando anche alla prescrizione, sarebbe un segno di
discontinuità e a dimostrazione che responsabilità politico-aziendale e
responsabilità penale rispondono a principi e canoni diversi. L'arrocco con cui il Cda di Finmeccanica lo ha
riconfermato indica che è assai improbabile che questo accadrà.
Come ADL Varese condividiamo il pensiero dei familiari delle
vittime che riportiamo testualmente e che facciamo nostro: "E' moralmente
inaccettabile che dopo una condanna di primo grado Mauro Moretti sia ancora a
guidare un'azienda di Stato. Ne chiediamo le dimissioni e che sia tolto a
Moretti il titolo di Cavaliere del Lavoro"!!!
2 Febbraio
2017