Un
centinaio le firme raccolte a Busto Arsizio e oltre 200 quelle raccolte a
Gallarate dal Comitato per la salute del Varesotto nei suoi primi banchetti di
raccolta firme organizzati davanti a due ospedali che si vogliono
chiudere.
Se diversi cittadini e cittadine sono appositamente venuti a firmare per dichiarare il proprio no alla costruzione di un ospedale unico, tante persone hanno scoperto della volontà di chiudere i due nosocomi direttamente ai banchetti del Comitato, a testimonianza di come si tenti di decidere su un tema così importante, che ha concrete ripercussioni sulla vita di chiunque, nel chiuso delle stanze regionali e comunali.
“Ma perché non migliorare quel che già esiste?” è stata la domanda più ricorrente fra chi è passato ai banchetti. E se gli anziani gallaratesi hanno lamentato la difficoltà a raggiungere un ospedale fuori città, i giovani bustocchi sono invece preoccupati dell’ennesima inutile colata di cemento.
Diverse anche le segnalazioni di tempi di attesa sempre più lunghi, che costringono a rivolgersi a strutture private, convenzionate o meno, perché la salute non può aspettare. E difficoltà a lavorare in un ambiente dove la riforma sanitaria di Maroni ha creato confusione di competenze e di ruoli, inefficaci sovrapposizioni, modalità caotiche nell’esecuzione dei compiti.
L’attività di raccolta firme, accompagnata da una puntuale informazione su quanto sta accadendo, continuerà nelle prossime settimane, anche coinvolgendo i paesi limitrofi e le loro amministrazioni che si vedono imporre una scelta che altri hanno fatto, benché siano direttamente coinvolti dalle conseguenze.
Se diversi cittadini e cittadine sono appositamente venuti a firmare per dichiarare il proprio no alla costruzione di un ospedale unico, tante persone hanno scoperto della volontà di chiudere i due nosocomi direttamente ai banchetti del Comitato, a testimonianza di come si tenti di decidere su un tema così importante, che ha concrete ripercussioni sulla vita di chiunque, nel chiuso delle stanze regionali e comunali.
“Ma perché non migliorare quel che già esiste?” è stata la domanda più ricorrente fra chi è passato ai banchetti. E se gli anziani gallaratesi hanno lamentato la difficoltà a raggiungere un ospedale fuori città, i giovani bustocchi sono invece preoccupati dell’ennesima inutile colata di cemento.
Diverse anche le segnalazioni di tempi di attesa sempre più lunghi, che costringono a rivolgersi a strutture private, convenzionate o meno, perché la salute non può aspettare. E difficoltà a lavorare in un ambiente dove la riforma sanitaria di Maroni ha creato confusione di competenze e di ruoli, inefficaci sovrapposizioni, modalità caotiche nell’esecuzione dei compiti.
L’attività di raccolta firme, accompagnata da una puntuale informazione su quanto sta accadendo, continuerà nelle prossime settimane, anche coinvolgendo i paesi limitrofi e le loro amministrazioni che si vedono imporre una scelta che altri hanno fatto, benché siano direttamente coinvolti dalle conseguenze.