Dopo diversi mesi di proteste,
ora le educatrici, dipendenti del comune di Busto Arsizio, hanno alzato il tono
della protesta con tre iniziative consecutive che hanno fatto rumore sia sui
giornali, sia per la solidarietà ottenuta da diverse forze politiche.
Il 19 aprile le educatrici sono scese in piazza davanti al
comune ed hanno scioperato manifestando ai cittadini e all’amministrazione
comunale la loro intenzione di non fare passi indietro dato che gli è stato
fatto un torto e che è ora che si affrontino i problemi del settore. Il 20
aprile hanno proseguito la protesta con un’assemblea, prima all’esterno del
comune e poi nel cortile comunale. La sera stessa, si sono presentate con gli striscioni in municipio,
durante la riunione del Consiglio Comunale, attuando una protesta silenziosa,
protesta che ha avuto la solidarietà di alcuni gruppi politici presenti che
hanno subito chiesto chiarimenti.
Ora, nonostante la risposta dell’Aran (non Funzione Pubblica perché non
di competenza), che da ragione all’amministrazione, le
lavoratrici non si fermano ma proseguono nelle proteste. D’altro canto non
ci si poteva aspettare nulla di diverso dall’ARAN che rappresenta la parte datoriale delle amministrazioni pubbliche,
noi di ADL, che rappresentiamo le lavoratrici diciamo, invece, che tali
indennità gli sono dovute, e non solo. Gli è dovuto anche il riconoscimento
di un ruolo delicato, in un settore che deve essere tenuto sul palmo di mano
per la funzione che svolge per la comunità. Perché qui non c'è in gioco solo la
ormai “famosa” indennità ma anche dei diritti sanciti dal CCNL come il
calendario scolastico, la formazione, il riconoscimento (CCNL) del ruolo di
educatrice.
Tra poco, inoltre, ci sarà il l’annoso
problema del mese di Luglio; di fatto è già stato ribadito che le educatrici,
per protesta, rimarranno a disposizione,
senza tenere i bambini, una presa di posizione molto forte e decisa un
segnale indelebile per la battaglia che stanno facendo. L’amministrazione dovrà
ricorrere ad altre aziende per garantire i servizi educativi di luglio, con
gravi costi per l’utenza.
Precisiamo che non stanno chiedendo i sette anni di arretrati dovuto per
il mancato rinnovo del contratto, che non hanno mai avuto, e nemmeno
l’adeguamento al costo della vita che gli spetta di diritto, come per tutti i dipendenti e pensionati,
ma stanno chiedendo di riavere indietro
una parte di stipendio che gli è stata tolta senza un reale motivo; stanno chiedendo di riavere dei giorni di ferie
che gli spettano di diritto e che gli sono stati tolti coattivamente. Per
questi motivi noi non ci fermiamo davanti ad una dichiarazione di chi deve solo
pensare a risparmiare senza curarsi se si calpestano i diritti dei lavoratori.
Noi andiamo avanti, con la protesta e,
parallelamente, con le vertenze legali, ma anche con la richiesta di
solidarietà da parte di tutti: dei cittadini, dei genitori che portano i loro
figli nelle strutture pubbliche, dei
colleghi dipendenti comunali perché prima o poi toccherà a tutti visto che non
c’è una logica in queste azioni.
Ripetiamo quindi l'appello che
già in precedenza abbiamo fatto cioè tutte/i dobbiamo dimostrare la solidarietà a queste
lavoratrici che stanno lottando per affermare i loro diritti. Ma la
solidarietà non è una cosa astratta, è
una situazione di fatto, per questo siamo a chiedervi di partecipare alla
lotta di essere consapevoli che domani potrebbe capitare anche me...
Sostieni la lotta
delle educatrici, domani potrebbe capitare anche a te!
Non voltare le spalle,
sii solidale!
Chi lotta può perdere,
chi non lotta ha già perso!