- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

lunedì 5 febbraio 2018

Troppe assenze per malattie, licenziata “senza preavviso”

La lavoratrice era dipendente di Airport Handling, la società di servizi di terra. È stata licenziata per aver superato di 7 giorni il numero massimo di giorni in tre anni
Licenziata per aver superato i giorni massimi di malattia. È successo a una lavoratrice del settore “handling” – i servizi di terra – di Malpensa e il caso viene sollevato dal sindacato di base ADL.
La donna, quarantenne, era impiegata ai check in da Airport Handling, la più grande società di servizi di terra di Malpensa, la ex Sea Handling uscita nel 2014 dal perimetro del gruppo Sea. Il sindacato ADL, con Francesco Mainardi, denuncia che la società si è disfatta della donna «senza un briciolo di sensibilità e attenzione»
Ma qual è la ragione? La donna è stata «licenziata per aver superato il periodo di comporto malattia di una settimana, perché nell’arco degli ultimi tre anni ha dovuto assentarsi per malattia, in modo non continuativo, per 372 giorni, sette giorni in più di quelli previstiper il mantenimento del posto di lavoro». Il sindacato sottolinea che la possibilità di licenziamento, stando al contratto nazionale handling, è una facoltà del datore di lavoro, non un obbligo.

Viene rimproverato inoltre all’azienda un altro aspetto: «L’azienda conosceva non solo la situazione di malattia della lavoratrice, ma anche la difficile condizione economica e familiare in cui versava e, cosa ancora più grave, non ha mai avvisato la dipendente in questione, nè formalmente, nè verbalmente attraverso un responsabile, dell’avvicinarsi del limite del periodo di comporto. Le veniva conteggiata la malattia nel più assoluto silenzio, forse pregustando la soddisfazione che sarebbe seguita al licenziamento».