La sanità lombarda viene ostentata come l’eccellenza rispetto alle altre regioni italiane. Non è oro tutto quello che luccica!
Vent’anni dopo la formazione delle Aziende sanitarie e l’inclusione nel S.S.N. del privato accreditato e convenzionato ci ritroviamo:1) Con lunghe liste d’attesa per indagini diagnostiche e visite specialistiche che spesso spostano nel tempo interventi i necessari ed importanti.
2) Con la medicina di base allo sbando.
3) La rinuncia alle cure in tempo utile per pazienti non in grado di pagare esosi ticket che si riversano nei pronto soccorsi affollatissimi, che diventano gli imbuti obbligatori del sistema sanitario.
4) Con lo svuotamento di servizi ed attività di tutti i piccoli ospedali attuato - di fatto – dalle Aziende Ospedaliere tagliando le risorse a vantaggio dei presidi centrali causandone l’ingolfamento .
5) Con enormi risorse investite in edilizia sanitaria – anche quando non strettamente necessarie – abbandonando importanti patrimoni edilizi esistenti.
6) Con un sistema universitario in eterno contrasto con gli ospedali, che non ha investito nelle specialità utili e necessarie ai bisogni della popolazione, ma ha privilegiato specialità di spicco e che danno un ritorno di immagine solo ai vari dirigenti. L’Università quindi non si è presa in carico i piccoli ospedali condannandoli a un continuo ridimensionamento e dequalificazione.
A tutto ciò si aggiungono le politiche nazionali e regionali volte alla riduzione della spesa sanitaria complessiva. La riforma Maroni che partiva dall’idea giusta di distribuire l’offerta sanitaria nei territori, finora non ha prodotto nulla se non ridisegnare le geografie delle aziende ospedaliere e sanitarie con gravi oneri per le stesse. Dal 1998 l’incidenza del privato convenzionato sul totale delle spese sanitarie ha superato il 35%. Dal 1998 è paurosamente aumentata l’incidenza dell’esternalizzazione di attività e servizi che prima erano a gestione diretta.
Questi problemi saranno aggravati dall’ulteriore calo di risorse a disposizione delle strutture pubbliche provocato dalla riforma della “Presa in Carico” dei malati cronici, che, man mano andrà a regime, trasferirà gran parte delle risorse generate dalle prestazioni ambulatoriali verso le strutture private.
I Responsabili di Dipartimento e di Unità Operativa delle Aziende Socio-Sanitarie del nostro territorio hanno recentemente rivolto un appello alla politica regionale e nazionale per lanciare un grido di allarme riguardante la crescente difficoltà che le Aziende stanno incontrando nel reclutamento di nuovi medici e per denunciano la particolare criticità del servizio di Pronto Soccorso e dei reparti di Pediatria.
In questo contesto ci risulta paradossale la nascita in ogni ospedale di Comitati a difesa e di salvaguardia del servizio sanitario pubblico. Se gli operatori e i comitati si attivano per denunciare i problemi che ciascun cittadino che accede alle strutture vive quotidianamente allora la tanto decantata eccellenza non risponde alla realtà dei fatti! Le istituzioni regionali e nazionali devono intervenire per rispondere a tali denunce.
Comitato per il diritto alla Salute del Varesotto