- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

domenica 24 febbraio 2019

Metà Salute: una montagna di soldi per affondare il SSN La Sanità integrativa alimenta il consumismo sanitario

La Sanità integrativa alimenta il consumismo sanitario
Negli ultimi anni si è progressivamente fatta largo l’idea che il cosiddetto “secondo pilastro”, generato da un complicato intreccio tra fondi sanitari, assicurazioni e welfare aziendale, sia l’unica soluzione per garantire la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), Al contrario noi pensiamo che l’espansione incontrollata del secondo pilastro è tra le macro-determinanti della crisi di sostenibilità del SSN. I fondi sanitari sono diventati in prevalenza sostitutivi di prestazioni già offerte dal SSN. In particolare le crepe di una normativa frammentata e incompleta hanno permesso all’intermediazione finanziaria e assicurativa di cavalcare l’onda del welfare aziendale, generando profitti grazie alle detrazioni fiscali di cui beneficiano i fondi sanitari e proponendo prestazioni che alimentano il consumismo sanitario e aumentano i rischi per la salute delle persone.
Negli ultimi anni il numero dei fondi sanitari è aumentato da 255 a 323, con incremento sia del numero di iscritti (da 3 a 11 milioni), sia delle risorse impegnate (da 1,6 a 2,5 miliardi di €), la sola Metasalute, fondo sanitario integrativo dei metalmeccanici, grazie all’ultimo rinnovo di CCNL, con la complicità di FIM FIOM UILM, è passato da poco più di 80 mila iscritti a oltre 1milione di iscritti.
La percentuale delle risorse destinate a prestazioni realmente “integrative” rimane stabile intorno al 30%, mentre, a fronte di un incremento medio annuo degli iscritti del 22,3%, quello delle risorse impegnate è del 6,4%: sostanzialmente i fondi incassano sempre di più, ma rimborsano sempre meno; I fondi che intrattengono “relazioni” con compagnie assicurative sono passati dal 55% nel 2013 all’85% nel 2017. Nel 2016 la spesa privata intermediata ammonta a 5.5 miliardi€ ed è sostenuta da varie tipologie di terzi paganti: 3.830,8 milioni€ da fondi sanitari e polizze collettive, 593milioni€ da polizze assicurative individuali, 576milioni€ da istituzioni senza scopo di lucro e 601milioni€ da imprese. I fondi sanitari registrati all’anagrafe ministeriale sono 323 per un totale di 10.616.847 iscritti.
Relativamente ai dati economici,i rimborsi effettuati dai fondi sanitari, sono pari a 2,33 miliardi€. Di tali risorse, quelle destinate a prestazioni integrative (es. odontoiatria, assistenza a lungo termine) sono poco più del 30%, ovvero quasi il 70% delle risorse copre prestazioni già incluse nei LEA.Il 40-50% dei premi versati non si traducono in servizi per gli iscritti perché erosi da costi amministrativi, fondo di garanzia (o oneri di ri-assicurazione) e da eventuali utili di compagnie assicurative. A fronte della crescente bramosia sindacale e imprenditoriale per le varie forme di welfare aziendale, i fondi sanitari offrono dunque ai lavoratori dipendenti solo vantaggi marginali, mentre a beneficiare dei fondi sanitari sono le imprese che risparmiano sul costo del lavoro,l’intermediazione finanziaria e assicurativa che genera profitti e la sanità privata che aumenta la produzione di prestazioni sanitarie.


In sostanza,
I fondi sanitari favoriscono la privatizzazione, generano iniquità e diseguaglianze, minano la sostenibilità, aumentano la spesa sanitaria delle famiglie e dello Stato, alimentano il consumismo sanitario tramite il sovra-utilizzo di prestazioni sanitarie che danno l’illusione di migliorare la salute delle persone ma che generano frammentazione dei percorsi assistenziali e compromettono una sana competizione tra gli operatori del settore. Con questi contratti, Fim-CISL Fiom-CGIL e Uilm-UIL, hanno permesso ai fondi integrativi di diventare prevalentemente sostitutivi mantenendo le agevolazioni fiscali e consentendo alle compagnie assicurative di intervenire come “ri-assicuratori” e gestori dei fondi in un contesto creato per enti no-profit, il tutto a discapito del SSN e favorendo le aziende che risparmiano sul costo del lavoro.