IL Golgi-Redaelli è
un istituto (ASP – Azienda per i Servizi alla Persona) presente a Milano,
Vimodrone e Abbiategrasso che ricovera prevalentemente persone anziane malate croniche non autosufficienti. Vi è un settore riabilitativo
(IdR) totalmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale e un settore socio
sanitario (RSA – Residenza Sanitaria Assistenziale) sostenuto dalla sanità per
il 50 %.
Nella gran parte
dei casi le persone ricoverate sono molto malate.
Le famiglie
ricorrono Al Golgi come agli istituti a causa della gravità sanitaria e
assistenziale dei loro congiunti quando è impossibile la loro permanenza a casa.
Ciò dipende anche dalla scarsa e deficitaria organizzazione delle cure
domiciliari in Lombardia.
Molte famiglie,
potendo, assumono anche assistenti familiari, (le cosiddette badanti), più o
meno preparate al compito che viene loro affidato.
I Posti letto in
RSA in Lombardia assommano a 65.000. Il peso economico è sostenuto
principalmente dalle persone ricoverate, dalle famiglie e dai comuni. Le leggi
nazionali e regionali
(Decreto
legislativo 109/1998, DPCM 29/11/2001, Legge regionale 2/2012) stabiliscono che
i famigliari non sono tenuti a versare alcuna parte della retta stabilita che
invece spetta al singolo ricoverato e/o per la parte mancante al comune di
residenza dello stesso). Il non rispetto della legge ha determinato
un’importante impoverimento delle famiglie che hanno il
problema.
Al Golgi-Redaelli i
dipendenti sono in agitazione. Il loro forte disagio dipende dalla mancanza di
personale, da personale non sufficientemente qualificato e da personale
“esternalizzato”. Succede che gli operatori sanitari e quelli socio sanitari
sono, per oltre la metà, esterni all’Istituto (cooperative). Alla gran parte del
personale di cura e assistenza vengono affidati compiti al di sopra della loro
qualifica. Specialmente di notte la situazione è tragica, quando ad un unico
operatore socio sanitario (OS) viene affidato un intero reparto di 42 persone.
Un compito che dovrebbe spettare a più infermieri
professionali.
Si consideri sempre
che si tratta di persone con gravi patologie (demenze senili, esiti da ictus,
gravi cardiopatie, tumori…), che in continuazione chiedono aiuto agli operatori
presenti. Se questi sono pochi e non sufficientemente qualificati si riduce
l’aspettativa di vita dei ricoverati e si aumentano le loro
sofferenze.
I lavoratori del
GOLGI-REDAELLI, sostenuti dal COORDINAMENTO dei CITTADINI E DEGLI OPERATORI DI
MILANO E PROVINCIA rivendicano e chiedano:
1. Che
tutti gli operatori siano inquadrati nel contratto nazionale pubblico della
Sanità, che, quindi, progressivamente l’apporto delle cooperative esterne venga
a cessare; che conseguentemente i salari e le norme contrattuali siano
rispettate per tutti (non vi devono essere lavoratrici e lavoratori di serie
B)
2. Che
il numero degli operatori e la loro qualifica non sia dissimile da quello dei
lavoratori ospedalieri;
3. Che
le lavoratrici e i lavoratori dell’Istituto, unitamente ai Comitati Parenti,
siano coinvolti nelle decisioni che li riguardano, siano esse organizzative che
economiche.
4. Che
infine la Regione investa nel settore in ordine alle richieste, quindi al
miglioramento complessivo delle condizioni di vita e di salute dei
pazienti.
Milano 18 luglio 2013