Ragioni per lottare e
protestare ce n’è più di una. Infatti ci sarebbe bisogno non di 1 (uno) sciopero
generale ma di una fase di proteste e lotta continua su obiettivi discussi e
condivisi nei luoghi di lavoro.
La loro crisi vogliono farla
pagare a tutti/e noi. Per la cassa integrazione in deroga non trovano 4,5
miliardi ma pagano più del doppio alle imprese con il cuneo fiscale. Per
combattere la disoccupazione e superare la cassa integrazione servono programmi
di opere sociali, di bonifica, di ripristino ambientale e una forte riduzione
dell’orario di lavoro a parità di salario; certamente non grandi opere
profittevoli, per i soliti noti, che distruggono l’ambiente. Pensiamo che la
pensione pubblica debba essere a 55 anni per le donne e 60 per gli uomini con
max 40 anni di lavoro, inoltre va data una soluzione al problema degli
“esodati”. Siamo contrari ai fondi pensionistici complementari che hanno visto
oltre 1.000.000 di lavoratori sospenderli per la crisi, la cassa integrazione,
fallimenti e licenziamenti. Per difendere la sanità pubblica non si devono
tagliare le spese del 30%, ma evitare sprechi e il pagamento a prestazione (DRG)
che crea distorsioni e scandali; si deve puntare sulla prevenzione e non sul
welfare contrattuale o aziendale che distoglie risorse e crea l’illusione che
con pochi euro si possa avere chissaché con prodotti assicurativi come “salute
sempre”, “meta salute” e simili. Con i soldi degli F35, la spesa militare
italiana sarà tra i 13 e i 17 miliardi di euro, con quei soldi si potrebbero
migliorare i servizi sociali e molto altro. Nel Pubblico impiego occorre
rilanciare la battaglia per la riconquista dei contratti bloccati da anni e
contro l'accelerazione che il Governo Letta vuole imprimere all'applicazione
della Spending Review. La difesa e la riqualificazione dei servizi pubblici non
può che accompagnarsi al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori
pubblici, per impedire una nuova ondata di privatizzazioni e di dismissione in
particolare delle Aziende partecipate e di quello che rimane delle aziende
pubbliche o miste di carattere strategico (Finmeccanica, Alitalia, Telecom,
Enel, Eni, ecc.).
Confindustria, Cgil, Cisl e Uil
firmano accordi nei quali i padroni e le imprese mettono il becco nella
democrazia e nei diritti dei lavoratori. Limiti e discriminazioni verso i
sindacati non in linea mirano a impedire a lavoratori e lavoratrici di decidere
sulle piattaforme, sulla delegazione alle trattative, sulle lotte, sugli accordi
e sulla libertà di scegliere il sindacato che vogliono.
Dalla crisi si può uscire ma è
necessario cambiare il passo e dare continuità alle lotte.
Invitiamo giovani, studenti,
pensionati e disoccupati a partecipare alle proteste.
Ecco alcuni altre ipotesi di
lavoro:
- contro le Trivelle in Martesana sta prendendo piede un
campagna NO TRIV;
- è in preparazione una campagna di protesta contro la
chiusura dell’Ospedale San Carlo;
- Mercoledì 30/10
dalle 21,00 riunione presso la sede Cobas a Milano v.le Monza 160 (mm1 fermata
Gorla) per discutere come dare continuità alle lotte e per verificare la
possibilità di costruire iniziative in comune, mettendo in rete chi ci vuole
stare su temi specifici (es. salute e sanità, logistica) o a livello più
generale. SIAL-Cobas – (già USB Milanoest. Ebbene sì abbiamo cambiato
nome)
c/o Casa Sindacati di
Base: Cassina de’ Pecchi Via Roma 81 20060 (Mi) tel. 0295299551 fax
0225137196