- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

mercoledì 15 gennaio 2014

AGUSTA: IRRICEVIBILE L’ACCORDO SULLA MOBILITA’

Firmato l’accordo con Fim-Fiom-Uilm
Ora l’INPS dovrà farsi carico delle 545 famiglie

Mentre Agusta aumenterà il “dividendo” ai soci

C.E.O.: prima parla di “modello Famiglia”, 
poi di licenziamenti???
Le motivazioni presentate dall’azienda (nel riquadro), per giustificare la richiesta di mobilità, sembrano uno “sciogli-lingua” degno delle migliori pellicole di Tognazzi: nessun reale motivo di crisi, nessun problema di bilancio, nessuna ristrutturazione o esternalizzazione.


“- esigenze di procedure alla ottimizzazione e ribilanciamento tra le diverse aree aziendali;

- esigenze di attuare più complete integrazioni e sinergie tra le professionalità disponibili in azienda, al fine di evitare sovrapposizioni e duplicazioni di mansioni, ove esistenti, e di prevenire ad un migliore equilibrio qualitativo e  quantitativo degli organici con particolare riferimento al rapporto tra risorse dirette ed indirette;

- esigenze di attuare un sempre maggiore contenimento dei costi di struttura, in particolare di quelli indiretti;

- necessità – a fronte della obsolescenza di alcune figure professionali e delle correlate attività operative – di adeguare il mix delle risorse dirette per meglio rispondere alle esigenze aziendali e di mercato, favorendo nel contempo il miglioramento della efficienza delle aree tecnico/produttive e di staff.”


C’è un problema etico e morale: utilizzare in questo modo i soldi dell’INPS (nostri), altrimenti destinati ad aiutare chi ha perso il lavoro, è alquanto deplorevole, tanto più in questi anni di crisi. L’INPS, infatti, dovrà sborsare, grazie all’accordo sindacale con fim-fiom-uilm, circa 600mila €/mese.

Agusta poteva utilizzare la legge 92/2012 che prevede un “pre-pensionamento” garantito dall’INPS con la copertura economica a carico dell’azienda e non dell’INPS stesso: non sarebbe stato più corretto? O forse il Codice Etico, tanto sbandierato dalla direzione aziendale, serve solo per salvare le apparenze?

Anche la vicenda dell’India, che vede coinvolti i vertici aziendali sotto processo per tangenti, viene abilmente “enfatizzata” da Agusta, crediamo, solo per ottenere la firma sindacale dell’accordo: per tutto il 2013 l’azienda, nelle varie riunioni, aveva escluso qualsiasi ricaduta produttiva e, anzi, avrebbe dichiarato che nel bilancio era già stata accantonata la cifra per un eventuale “contraccolpo economico” e che le poche macchine già costruite per l’India sarebbero state riconfigurate per altri clienti. Ora ci si chiede a cosa sia servita le recente dichiarazione del CEO (il nuovo Amministratore Delegato) sulle ricadute occupazionali in contraddizione con le precedenti rilasciate dallo stesso, se non per giustificare la richiesta di mobilità altrimenti poco credibile? Senza dimenticare che, nel frattempo, si sono materializzate nuove commesse miliardarie (ad es: Norvegia per oltre 1 miliardo di euro).

Manca la clausola sociale: In molte aziende, infatti, che decidono di utilizzare la mobilità per “accompagnare” i lavoratori alla pensione, viene concordata con le RSU una “clausola di salvaguardia sociale” che, nel caso si modifichino i requisiti pensionistici, garantisce il rientro in azienda del lavoratore fino alla pensione. Senza garanzie (come in Agusta) si rischia di diventare “esodati”

C’è poca democrazia: il coordinamento sindacale non ha avuto il mandato dalle RSU per firmare l’accordo sulla mobilità, come invece previsto dal regolamento RSU, nè l’accordo stesso è stato sottoposto a referendum tra i lavoratori; c’è poca trasparenza: i lavoratori hanno il diritto di conoscere il contenuto dell’accordo avendo a disposizione una copia firmata e non basandosi su valutazioni o interpretazioni personalizzate e interessate.

Infine, la storia insegna che gli unici “figli” di dipendenti che avranno la fortuna di entrare in Agusta saranno o figli di dirigenti o figli di delegati sindacali (RSU), come già avvenuto in passato. Per quale motivo i delegati RSU cercano di “convincere” i lavoratori anziani ad andare in mobilità?

PER QUANTO SOPRA ESPOSTO, confermiamo la nostra contrarietà alla mobilità in Agusta e non intendiamo sottoscrivere questa intesa sindacale. Invitiamo nuovamente i lavoratori, prima di firmare il proprio “volontario” licenziamento, a leggere attentamente le condizioni dell’accordo, sia quelle economiche sia quelle normative che di “aggancio” alla pensione. Ribadiamo che, con i tempi che corrono, è una vera vergogna, per una ditta “parastatale”, impoverire ulteriormente l’INPS.

15 gennaio 2014