- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

sabato 23 agosto 2014

L’Italia invia armi in Iraq. Ma dove sono i pacifisti?

Il giorno dopo la risoluzione, poche le voci critiche e nessuna convocazione di piazza. Marcon: “Guerre sporche, pacifismo in difficoltà Ma sempre impegnato”. Vignarca: “Nessuna difficoltà, l’advocacy non si fa solo in piazza. La mobilitazione ci sarà”

21 agosto 2014
ROMA – Il parlamento ha votato ieri l’invio di armi italiane in Iraq: ci si sarebbe aspettati, questa mattina, di sentire forte la voce dei movimenti pacifisti. Così non è, almeno per il momento: poche e isolate le comunicazioni da parte del mondo associativo, nessuna convocazione di piazza, nessuna protesta, per ora, di fronte a una decisione politica che pure ha il suo peso e va in una direzione diversa da quella indicata e auspicata dal movimento pacifista. Cosa sta succedendo? Lo chiediamo a Giulio Marcon, deputato Sel e fondatore della campagna “Sbilanciamoci!”. E a Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo.
“La situazione è complessa – spiega – ci stiamo avvicinando a una situazione insostenibile di  conflitti nel mondo: dalla Siria alla Libia, dalla Palestina all’Iraq e all’Ucraina, gli scenari di guerra si moltiplicano drammaticamente. Non è vero che il pacifismo sia assente: è presente con le sue reti, ma indubbiamente è in difficoltà nel far fronte a tutti questi scenari che si sono aperti. Soprattutto, il movimento fatica a mettere in connessione le tante iniziative singole, per costruire una proposta collettiva e disegnare un’alternativa alle scelte molto tradizionali che si stanno facendo in queste ore.
Queste di oggi sono guerre complesse, difficili, sporche, guerre asimmetriche, non tra stati. E in questo contesto, è certamente più difficile mobilitarsi.
redattoresociale.it