Un Pontefice combattivo contro sfruttamento e lavoro nero, per i diritti dei lavoratori, uomini, donne, giovani, e per un futuro in cui tutti possano godere della dignità che il lavoro dà all’essere umano, ha parlato sabato alla platea delle Confcooperative. «Oggi la regola, non dico normale, ma abituale, - ha detto il Papa, in una divagazione, a braccio, dal discorso generale- è che se cerchi lavoro ti propongono 11 ore al giorno a 600 euro, e poi ti dicono: “Ti piace, no? Vattene a casa”. In questo mondo c’è la coda di gente che cerca lavoro, se tu non accetti un altro accetterà. La fame ci fa accettare anche il lavoro in nero. Faccio un altro esempio: anche il personale domestico, quanti uomini e donne nel lavoro domestico hanno il risparmio sociale per la pensione?».
Il denaro, lo sterco del diavolo
Il Papa ha incoraggiato anche la giusta e sempre più necessaria lotta alla «prostituzione delle cooperative» e a chi ne usa il «buon nome per ingannare la gente a scopo di lucro». Chiede il recupero di una «funzione sociale forte» e delle «finalità trasparenti e limpide» della economia cooperativa. Dice no a «liberismo dei bicchieri pieni» per i ricchi e delle «briciole» che dovrebbero ricadere sui poveri, per cui «si continua a fare marketing senza uscire dal circuito fatale dell’egoismo delle persone e delle aziende».