Roma, 26 marzo 2015
considerazioni in merito al piano
industriale di Finmeccanica
presentato dall’ing. Mauro
Moretti.
Dall’insediamento dell’ing.
Moretti come AD di Finmeccanica, il clima all’interno delle aziende del gruppo
è diventato carico di tensione, le prime indicazioni che sono arrivate dalla
nuova direzione hanno creato problemi aziendali in diversi settori e il
successivo piano industriale 2015/2018 presentato dall’ing. Moretti non ha
fatto altro che peggiorare questo clima generale di stress. Si sta vivendo come
in una situazione di stallo o di attesa dove la direzione delle singole aziende
fanno fatica a prendere decisioni in modo autonomo e il più delle volte le
decisioni non vengono prese per niente. Fin dalle prime disposizioni sul controllo
delle spese e degli appalti ci sono stati dei contraccolpi sulle attività
quotidiane, e i contraccolpi non sono stati ben vissuti nemmeno dai lavoratori
che lo hanno letto come un’intromissione sulle attività quotidiane fatto da
persone non adeguatamente informate sul livello qualitativo delle produzioni se
non addirittura ignare sulle ricadute che tali decisioni avrebbero prodotto
sull’attività di tutti i giorni: in alcuni casi sono stati bloccati acquisti
urgenti di macchinari che hanno così comportato ritardi nelle prove di
qualificazione con relativi ritardi sulle date di consegna dei prodotti; in
altre situazioni, la “verifica” di alcuni appalti ha fatto si che le aziende
sospendessero temporaneamente l’attività dai propri dipendenti che prestano la
loro attività presso le aziende di Finmeccanica con relativa improvvisa
sostanziosa carenza di manodopera all’interno dei reparti (stimata
attorno al 20%). In sostanza i lavoratori tutti, dal gruppo dirigente agli
operai, si chiedono se il nuovo amministratore di Finmeccanica sia o meno in
grado di operare nel bene delle attività industriali in corso o agisca di
impulso al solo scopo di pervenire ad un ritorno economico immediato ma senza
valutare i conseguenti contraccolpi nel lungo termine.
D’altro canto, anche come O.S.,
non possiamo che porci domande che devono necessariamente andare oltre le
singole vicende aziendali o le vicissitudini quotidiane, dobbiamo sapere se le
scelte, che il nuovo AD andrà ad intraprendere, saranno prese con senso di responsabilità
che si può definire “del buon padre di famiglia” oppure saranno dettate solo ed
esclusivamente da necessità puramente economiche o da aspirazioni
personalistiche. Il buon padre di famiglia avrebbe il dovere di valutare a 360
gradi quale è il ruolo di una azienda a partecipazione statale amministrata da
dirigenti con incarico politico nei confronti dei cittadini cui deve rendere
necessariamente conto in quanto “incarico politico”. Valutare il ruolo di
Finmeccanica vuol dire, secondo noi, intercalarsi nella particolare situazione
di disagio in cui versa la nostra nazione ormai da un po’ di anni a questa
parte, e capire quali possono essere le decisioni da intraprendere come
amministratore delegato di una azienda con le potenzialità enormi quali sono quelle
del gruppo Finmeccanica: è solo nel risparmio economico e nel guadagno che si
deve orientare la politica gestionale? noi crediamo di no. Noi crediamo che la
strategia corretta sia quella di avere come primo obbiettivo l’occupazione,
quindi trovare i giusti meccanismi che consentano di creare lavoro retribuito,
mentre, a nostro avviso, il piano industriale presentato qualche giorno fa
dall’ing. Moretti, prevede una inevitabile riduzione del personale: vendere
tutto il comparto trasporti e alta tecnologia, settori con alto potenziale di
crescita di mercato, tutto ciò va esattamente nella direzione opposta rispetto
all’occupazione, inoltre, l’unione di molte aziende in una sola azienda, con
l’eliminazione dei doppioni come ipotizzato da Moretti, produrrebbe una
riduzione del personale e non certo un aumento dell’occupazione. Allo stesso
tempo però, secondo noi, vanno eliminati gli sprechi, vanno premiate le
capacità personali dei dipendenti a tutti i livelli, vanno attuati criteri di
trasparenza negli appalti:
andrebbero introdotti
meccanismi di scelta delle aziende che partecipano alle gare di appalto che non
siano solo economici e ispirati al massimo risparmio ma stabilire limiti minimi
di valore dell’appalto al di sotto dei quali non sarebbe garantita una
manodopera di qualità e adeguatamente retribuita,
bisognerebbe mettere in pratica
criteri che verifichino se le aziende che partecipino agli appalti sono aziende
senza problemi legali o con denunce in corso e che non ci siamo infiltrazioni
illecite al loro interno, in modo da garantire la parità dei requisiti tra i
partecipanti e fare in modo che questi criteri rimangano anche dopo che l’ing.
Moretti decida di dedicarsi ad altro incarico. In sintesi, andrebbero applicati
i criteri attualmente in essere per le aziende del pubblico impiego essendo
Finmeccanica una azienda amministrata da funzionari pubblici.
Entrando nel dettaglio del piano
di riorganizzazione di Finmeccanica, possiamo anche esprimere una opinione in
merito alle trasformazioni ipotizzate da Moretti e pensare a dei suggerimenti
costruttivi scaturiti dalla esperienza quotidiana di chi si confronta con i
lavoratori e con le direzioni. La prima cosa che deve essere presa in
considerazione è la diversità tecnologica e funzionale delle produzioni delle
varie aziende di Finmeccanica, pensare alla unificazione delle attività come ad
esempio l’engineering, se non addirittura “esternalizzarne” l’attività, senza
fare un’attenta analisi delle diverse tecnologie applicate dalle diverse
aziende che siano “ala rotante”, “ala fissa” o altro, vorrebbe dire fare un
errore di valutazione con conseguenze potenzialmente devastanti sulle relative
produzioni: ogni azienda ha un know-how molto elevato maturato in decenni di
attività che diviene difficile poterlo cedere “fuori casa” o uniformare a
quello di aziende che svolgono produzioni differenti. Puntare sulla “qualità
del prodotto” è uno dei punti condivisibili della strategia dell’AD ma la
teoria urta contro la realtà dato che in molte aziende del gruppo sta
diventando prassi consolidata quella di mettere la “qualità” sotto il controllo
della “produzione” limitando, in questo modo, l’attività degli operatori della
qualità che devono sottostare alle varie urgenze produttive quando invece la
“qualità” dovrebbe essere libera di intervenire sul prodotto senza vincoli e
dovrebbe rispondere gerarchicamente direttamente al direttore generale. lo
stesso dicasi per l’”Audit” che dovrebbe poter agire liberamente e segnalare le
disapplicazioni dalle leggi e dalle disposizioni aziendali, invece anche in
questo caso, la direzione gerarchica ne impedisce spesso la libertà di
intervento, limitando fortemente il miglioramento del prodotto finale che
dovrebbe essere alla base del loro intervento.
Infine, ma non ultimo, come OS
riteniamo non condivisibile orientare l’attività di Finmeccanica
prevalentemente sul settore difesa e sicurezza con la vendita di settori
civili trascurando il livello occupazionale che queste aziende hanno tra
lavoratori diretti e indotto, per poi spendere centinaia di milioni di euro in
programmi militari come l’F35 che, oltre a non portare alcun miglioramento
qualitativo alle nostre aziende, risultano essere una spesa totalmente inutile
in una situazione di crisi come quella che stiamo attraversando in Italia;
inoltre, riteniamo inadeguato, da parte di una azienda come Finmeccanica,
vendere velivoli da guerra mascherati da civili, a paesi belligeranti o
comunque la cui destinazione è quella di utilizzarli come armi, velivoli
dichiarati non da guerra ma, in realtà, completamente predisposti per
l’utilizzo tranne che per i carichi missilistici esterni da applicare in
seguito.
Sicuri di avere contribuito in
modo costruttivo nell’interesse collettivo e disponibili ad approfondimenti,
ove necessario,
per ADL Varese
Fiorenzo Campagnolo