- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

lunedì 30 marzo 2015

Finmeccanica: audizione di ADL in Parlamento, intervento di Campagnolo

Roma, 26 marzo 2015
considerazioni in merito al piano industriale di Finmeccanica
presentato dall’ing. Mauro Moretti.

Dall’insediamento dell’ing. Moretti come AD di Finmeccanica, il clima all’interno delle aziende del gruppo è diventato carico di tensione, le prime indicazioni che sono arrivate dalla nuova direzione hanno creato problemi aziendali in diversi settori e il successivo piano industriale 2015/2018 presentato dall’ing. Moretti non ha fatto altro che peggiorare questo clima generale di stress. Si sta vivendo come in una situazione di stallo o di attesa dove la direzione delle singole aziende fanno fatica a prendere decisioni in modo autonomo e il più delle volte le decisioni non vengono prese per niente. Fin dalle prime disposizioni sul controllo delle spese e degli appalti ci sono stati dei contraccolpi sulle attività quotidiane, e i contraccolpi non sono stati ben vissuti nemmeno dai lavoratori che lo hanno letto come un’intromissione sulle attività quotidiane fatto da persone non adeguatamente informate sul livello qualitativo delle produzioni se non addirittura ignare sulle ricadute che tali decisioni avrebbero prodotto sull’attività di tutti i giorni: in alcuni casi sono stati bloccati acquisti urgenti di macchinari che hanno così comportato ritardi nelle prove di qualificazione con relativi ritardi sulle date di consegna dei prodotti; in altre situazioni, la “verifica” di alcuni appalti ha fatto si che le aziende sospendessero temporaneamente l’attività dai propri dipendenti che prestano la loro attività presso le aziende di Finmeccanica con relativa improvvisa sostanziosa carenza di manodopera  all’interno dei reparti (stimata attorno al 20%). In sostanza i lavoratori tutti, dal gruppo dirigente agli operai, si chiedono se il nuovo amministratore di Finmeccanica sia o meno in grado di operare nel bene delle attività industriali in corso o agisca di impulso al solo scopo di pervenire ad un ritorno economico immediato ma senza valutare i conseguenti contraccolpi nel lungo termine.

D’altro canto, anche come O.S., non possiamo che porci domande che devono necessariamente andare oltre le singole vicende aziendali o le vicissitudini quotidiane, dobbiamo sapere se le scelte, che il nuovo AD andrà ad intraprendere, saranno prese con senso di responsabilità che si può definire “del buon padre di famiglia” oppure saranno dettate solo ed esclusivamente da necessità puramente economiche o da aspirazioni personalistiche. Il buon padre di famiglia avrebbe il dovere di valutare a 360 gradi quale è il ruolo di una azienda a partecipazione statale amministrata da dirigenti con incarico politico nei confronti dei cittadini cui deve rendere necessariamente conto in quanto “incarico politico”. Valutare il ruolo di Finmeccanica vuol dire, secondo noi, intercalarsi nella particolare situazione di disagio in cui versa la nostra nazione ormai da un po’ di anni a questa parte, e capire quali possono essere le decisioni da intraprendere come amministratore delegato di una azienda con le potenzialità enormi quali sono quelle del gruppo Finmeccanica: è solo nel risparmio economico e nel guadagno che si deve orientare la politica gestionale? noi crediamo di no. Noi crediamo che la strategia corretta sia quella di avere come primo obbiettivo l’occupazione, quindi trovare i giusti meccanismi che consentano di creare lavoro retribuito, mentre, a nostro avviso, il piano industriale presentato qualche giorno fa dall’ing. Moretti, prevede una inevitabile riduzione del personale: vendere tutto il comparto trasporti e alta tecnologia, settori con alto potenziale di crescita di mercato, tutto ciò va esattamente nella direzione opposta rispetto all’occupazione, inoltre, l’unione di molte aziende in una sola azienda, con l’eliminazione dei doppioni come ipotizzato da Moretti, produrrebbe una riduzione del personale e non certo un aumento dell’occupazione. Allo stesso tempo però, secondo noi, vanno eliminati gli sprechi, vanno premiate le capacità personali dei dipendenti a tutti i livelli, vanno attuati criteri di trasparenza negli appalti:
andrebbero introdotti  meccanismi di scelta delle aziende che partecipano alle gare di appalto che non siano solo economici e ispirati al massimo risparmio ma stabilire limiti minimi di valore dell’appalto al di sotto dei quali non sarebbe garantita una manodopera di qualità e adeguatamente retribuita,  
bisognerebbe mettere in pratica criteri che verifichino se le aziende che partecipino agli appalti sono aziende senza problemi legali o con denunce in corso e che non ci siamo infiltrazioni illecite al loro interno, in modo da garantire la parità dei requisiti tra i partecipanti e fare in modo che questi criteri rimangano anche dopo che l’ing. Moretti decida di dedicarsi ad altro incarico. In sintesi, andrebbero applicati i criteri attualmente in essere per le aziende del pubblico impiego essendo Finmeccanica una azienda amministrata da funzionari pubblici.

Entrando nel dettaglio del piano di riorganizzazione di Finmeccanica, possiamo anche esprimere una opinione in merito alle trasformazioni ipotizzate da Moretti e pensare a dei suggerimenti costruttivi scaturiti dalla esperienza quotidiana di chi si confronta con i lavoratori e con le direzioni. La prima cosa che deve essere presa in considerazione è la diversità tecnologica e funzionale delle produzioni delle varie aziende di Finmeccanica, pensare alla unificazione delle attività come ad esempio l’engineering, se non addirittura “esternalizzarne” l’attività, senza fare un’attenta analisi delle diverse tecnologie applicate dalle diverse aziende che siano “ala rotante”, “ala fissa” o altro, vorrebbe dire fare un errore di valutazione con conseguenze potenzialmente devastanti sulle relative produzioni: ogni azienda ha un know-how molto elevato maturato in decenni di attività che diviene difficile poterlo cedere “fuori casa” o uniformare a quello di aziende che svolgono produzioni differenti. Puntare sulla “qualità del prodotto” è uno dei punti condivisibili della strategia dell’AD ma la teoria urta contro la realtà dato che in molte aziende del gruppo sta diventando prassi consolidata quella di mettere la “qualità” sotto il controllo della “produzione” limitando, in questo modo, l’attività degli operatori della qualità che devono sottostare alle varie urgenze produttive quando invece la “qualità” dovrebbe essere libera di intervenire sul prodotto senza vincoli e dovrebbe rispondere gerarchicamente direttamente al direttore generale. lo stesso dicasi per l’”Audit” che dovrebbe poter agire liberamente e segnalare le disapplicazioni dalle leggi e dalle disposizioni aziendali, invece anche in questo caso, la direzione gerarchica ne impedisce spesso la libertà di intervento, limitando fortemente il miglioramento del prodotto finale che dovrebbe essere alla base del loro intervento.

Infine, ma non ultimo, come OS riteniamo non condivisibile orientare l’attività di Finmeccanica prevalentemente sul settore difesa e sicurezza con la vendita di settori civili  trascurando il livello occupazionale che queste aziende hanno tra lavoratori diretti e indotto, per poi spendere centinaia di milioni di euro in programmi militari come l’F35 che, oltre a non portare alcun miglioramento qualitativo alle nostre aziende, risultano essere una spesa totalmente inutile in una situazione di crisi come quella che stiamo attraversando in Italia; inoltre, riteniamo inadeguato, da parte di una azienda come Finmeccanica, vendere velivoli da guerra mascherati da civili, a paesi belligeranti o comunque la cui destinazione è quella di utilizzarli come armi, velivoli dichiarati non da guerra ma, in realtà, completamente predisposti per l’utilizzo tranne che per i carichi missilistici esterni da applicare in seguito.  

Sicuri di avere contribuito in modo costruttivo nell’interesse collettivo e disponibili ad approfondimenti, ove necessario,


per ADL Varese

Fiorenzo Campagnolo