Il decreto semplificazioni permette il controllo a distanza senza necessità di un accordo sindacale ad hoc. Il datore potrà accedere a dati e conversazioni anche sui dispositivi personali del dipendente, se li usa per lavoro. Il lavoratore sorpreso a usarli per fini non lavorativi rischierà sanzioni disciplinari. Via libera anche al monitoraggio degli spostamenti. Il giuslavorista: "Rischio di ricorsi per incostituzionalità"
Computer, tablet, smartphone e badge. Con il Jobs act, tutti questi strumenti di lavoro potranno essere controllati dall’azienda senza un precedente accordo sindacale. E sulla base dei dati raccolti, l’impresa potrà prendere provvedimenti disciplinarinei confronti dei dipendenti. Si tratta di una delle novità più delicate previste dal decreto semplificazioni della riforma del lavoro, approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri l’11 giugno. Anche se nei giorni scorsi il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha provato a minimizzare, la norma è destinata a far discutere, visto che siamo sul filo dell’invasione della privacy. Non solo: gli addetti ai lavori non hanno dubbi sul fatto che presenti profili di incostituzionalità. “La norma riguarda sia i dispositivi forniti dal datore del lavoro, sia quelli di proprietà del lavoratore che l’impresa gli chiede di portare in azienda, nei limitiin cui sono usati per lavorare”, precisa Maria Teresa Salimbeni, avvocato giuslavorista e docente di diritto del lavoro all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. E se il lavoratore sarà sorpreso a usare questi strumenti per fini non lavorativi, potrà essere sottoposto a sanzioni.
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