“Dovremo immaginare un contratto di lavoro che non abbia come unico riferimento l’ora di lavoro ma la misura dell’apportodell’opera. L’ora di lavoro è un attrezzo vecchio che non permette l’innovazione”. Dopo l’uscita sulla laurea (meglio finire l’università a 21 anni con 97 che tirarla in lungo per prendere 110 e lode) il ministro del Lavoro Giuliano Poletti è tornato alla carica per demolire quello che, a sua detta, è un altro vecchio mito da sfatare. Quello, cioè, che il lavoratore debba essere pagato in maniera proporzionale all’impegno in termini di tempo, straordinaricompresi. Un capitolo chiuso, secondo il ministro. Che sembra favorevole a rispolverare il cottimo, cioè appunto la remunerazione sulla base del risultato. “Si tratta di un tema di cultura su cui dovremo lavorare. E pongo a voi il tema, che siete dei ricercatori”, ha detto Poletti agli studenti della Luiss durante un convegno sulJobs act.
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