Previsti tre miliardi di euro al governo di Ankara per gestire l’emergenza migratoria. Ma a che prezzo? A chiederselo sono le associazioni che tutelano i rifugiati. Cir: “Si rischia di confinare le persone in un paese che non garantisce libertà neanche ai propri cittadini”. Arci: “Ci saranno nuove barriere e nuovi morti”
30 novembre 2015
ROMA - Tre miliardi di euro iniziali per sostenere la Turchia nella gestione dell’emergenza migratoria. E’ questo l’accordo raggiunto tra il governo di Ankara e i leader dei 28 stati europei, dopo il vertice di ieri a Bruxelles. L’intento è quello di migliorare le condizioni di vita dei due milioni di profughi accolti nel paese, ma anche di rafforzare i controlli alle frontiere. Come ha dichiarato Donald Tusk, “Il nostro principale obiettivo è contenere il flusso dei migranti verso l’Europa”, ma sulle modalità in cui questo verrà realizzato, così come sul rispetto dei diritti umani e delle libertà civili nel paese, ci sono molti dubbi. Proprio sabato in Turchia Tahir Elci, 49 anni, capo dell’associazione degli avvocati curdi, è stato ucciso in una sparatoria. Per questo le organizzazioni che si occupano di tutela dei migranti chiedono chiarezza e trasparenza sull’accordo. “Siamo molto preoccupati, perché si rischia di confinare le persone in un paese che in questo momento non garantisce neanche le libertà fondamentali per i propri cittadini” spiega a Redattore sociale Christopher Hein, portavoce del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati).