Una situazione internazionale intricata e pericolosa
di Osvaldo Pesce
Le
dichiarazioni di Putin sul possibile uso di armi atomiche in Siria sono la
dimostrazione che la guerra che sta insanguinando quel paese da anni con decine
di migliaia di morti è qualcosa di ben più grave di quanto ci raccontano i mezzi
di informazione.
La situazione internazionale non è mai stata così
pericolosa, coinvolge ormai tutte le aree del mondo ed è intricata, fatta di
crisi e conflitti locali che si incancreniscono, di alleanze che si formano e si
disfano, di innovazione tecnologica che provoca dolorosi cambiamenti sociali, di
sporchi interessi mutevoli che si giocano sulla pelle dei popoli. Bisogna
riuscire a interrompere questo processo: la rabbia popolare esiste, la protesta
e la lotta non sono inutili, dobbiamo alimentarle e unirle con fondate analisi e
obiettivi e strumenti adeguati.
Dobbiamo ragionare al di fuori della verità
preconfezionata che ci offrono, per poter pensare a un’alternativa e a una
strategia. In questa fase la guerra mediatica è più importante di quella
guerreggiata – e infatti ci fanno vedere il bimbetto annegato in Turchia e non i
morti e le distruzioni sotto i bombardamenti delle odierne guerre coloniali. Ciò
comporta che dobbiamo avere flessibilità mentale per piegarci facendo passare la
burrasca senza spezzarci, avere intelligenza per educare e preparare noi stessi
e gli altri a nuove situazioni, perciò la prima cosa da chiederci è qual è la
causa principale di questa instabilità mondiale,di questa sofferenza dei
popoli.
Ci era stato detto che il crollo del muro di Berlino avrebbe dato
vita ad un mondo di pace e di sviluppo ma in realtà è avvenuto il contrario e il
motivo è che l’unica superpotenza rimasta, gli USA,non accetta il fatto che
altri paesi avanzino e i grandi magnati che comandano quel paese e che
mantengono le leve del capitale finanziario mondiale non sono disposti a fare un
passo indietro. All’interno degli USA i problemi razziali sono ancora sul
tappeto, sia riguardo ai neri che ai latinos. Obama non è stato per i neri degli
USA l’uomo dell’emancipazione, si è dimostrato invece l’uomo dell’establishment,
che ha gestito interessi industriali come quelli dell’auto e soprattutto ha
finanziato le banche. L’uccisione dei neri è triplicata da quando lui è
presidente, la costituzione autorizza i cittadini a detenere armi (si calcola
abbiano 275 milioni di armi da fuoco) ma questo è più difficile per i neri e gli
immigrati. Il popolo viene istigato ma in parte anche gestito. Sono le
istituzioni che creano la tensione (un poliziotto spara perché si sente
autorizzato dalle autorità e sostenuto dal razzismo che permane in parte della
società).
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