TARQUINIA - "Io Luigino me lo sento sulla coscienza perché mi sono comportato da impiegato di banca e se fossi stato una persona che rispettava le regole non gli avrei fatto fare quel tipo di investimento". Marcello Benedetti è un ex impiegato della banca Etruria di Civitavecchia. Licenziato un anno fa da quella filiale per un procedimento penale che ha in corso, Marcello ora monta caldaie in giro per la sua città. Il contratto delle obbligazioni acquistate da Luigino D'Angelo, il pensionato che si è tolto la vita per aver perso 110mila euro, porta la sua firma. Benedetti accetta di rilasciare l'intervista a patto che non si sfiori l'inchiesta che lo ha travolto, e che non riguarda i bond subordinati: su questo non può rilasciare dichiarazioni.
Fu lei a "convincere" Luigino ad investire i suoi risparmi in obbligazioni subordinate?
"Sì, Luigino fu uno dei primi clienti della banca a cui proposi questo investimento".
Lo mise al corrente dei reali rischi che correva in questo tipo di operazione?
Gli occhi si inumidiscono. "Firmò il questionario che sottoponevamo a tutti, nel quale c'era scritto che il rischio era minimo per questo tipo di operazione".
Una bugia scritta in un contratto?
"In realtà nelle successive carte che il cliente firmava, era presente la dicitura "alto rischio", ma quasi nessuno ci faceva caso. Era scritto in un carteggio di 60 fogli".
E voi impiegati non mettevate al corrente i clienti?
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