L’analisi di Franco Pesaresi e Carlos Chiatti, autori del V Rapporto sull’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia, sulla contrazione dei servizi. Pesa la riduzione dei finanziamenti per regioni e comuni. E le famiglie hanno mantenuto l’indennità di accompagno in casa, impegnandosi di più nell'assistenza
21 dicembre 2015
ROMA - In Italia sono 2,5 milioni gli anziani parzialmente o totalmente non autosufficienti, ma per le istituzioni e la politica non rappresentano ancora una priorità ed è così che nel totale silenzio diminuiscono i servizi a titolarità pubblica, mentre cresce e si aggrava il peso dell’assistenza sulle spalle delle famiglie. Il quinto rapporto sull’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia messo a punto dal Network non autosufficienza e presentato da poco a due anni di distanza dal precedente non è solo un quadro esaustivo sullo stato dei servizi, ma è un memorandum visto che “l’Italia appare ancora in ritardo nel riformare il proprio sistema di servizi pubblici rivolti agli anziani non autosufficienti – spiega il rapporto -. Altri Paesi, europei e non, sono stati più lungimiranti e già da alcuni anni hanno compiuto vere riforme per definire una visione del problema e garantirgli una sostenibilità”. Secondo il rapporto, infatti, l’Italia è l’unico tra i grandi paesi europei a “non aver riorganizzato in maniera organica e con una vision unica e condivisa il suo sistema di continuità assistenziale negli ultimi trent’anni”.