Licenziamento politico per Sandro Giacomelli, 58 anni, operaio protagonista delle lotte per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici al centro Ricambi della Piaggio di Pontedera.
«Lavoro nell’appalto della Piaggio gestito dalla multinazionale olandese Ceva dal 2005, e ho sempre rappresentato la mia organizzazione sindacale, i Cobas, prima come RSA e poi dopo le elezioni anche come RSU, fino agli ultimi giorni in cui ho lavorato. In dieci anni con i cambi d’appalto ho visto passare ben cinque diverse aziende…»
E in tutti questi anni, prima che avesse inizio il percorso per licenziarti, hai mai avuto problemi o richiami disciplinari?
«Prima dell’inizio di questa vicenda personalmente non avevo mai ricevuto alcuna contestazione a livello disciplinare. Poi, dopo l’impegno e le mobilitazioni dell’ultimo anno, verso giugno e luglio del 2015 hanno iniziato ad arrivare i richiami.»
Come ha inizio la tua vicenda?
«Nel settembre del 2014 vengo assunto dalla cooperativa Dna sempre all’interno del centro ricambi della Piaggio dove lavorano anche gli operai assunti della Ceva. Nello stesso ambiente di lavoro alcune differenze però sono molto forti: per lo stesso tipo di lavoro gli operai della Dna ricevono 400 euro in meno dei colleghi della Ceva e, oltretutto, hanno meno garanzie di sicurezza. Senza parlare delle condizioni non dignitose nelle quali eravamo costretti a consumare un pasto frugale: seduti sugli scalini o dov’era possibile, cercando di allontanarci per un attimo dal luogo fisico di lavoro. Vista questa situazione, in accordo con tutta la RSU e con tutti i lavoratori della Ceva che ritenevano questo tipo di trattamento ingiusto, abbiamo iniziato a mobilitarci per cambiare queste dinamiche.»