La
fuoriuscita di diossina dallo stabilimento Icmesa di Meda è stato "uno dei più
gravi incidenti industriali mai verificatisi su scala mondiale". Il presidente
della Repubblica, Sergio Mattarella, lo ha sottolineato in un messaggio inviato
ad esattamente quarant'anni dal disastro ambientale al sindaco di Seveso, Paolo
Butti.
Un messaggio per esprimere "vicinanza" a chi ha "dovuto affrontare le drammatiche conseguenze di quell'incidente" ma anche riconoscenza verso chi si è impegnato per la bonifica e per far partire "una stagione nuova della vita della comunità locale".
"La vostra bonifica e ricostruzione - ha scritto Mattarella - ha interagito con una più matura coscienza ecologica europea e l'ha condizionata positivamente. Di questo dovete essere orgogliosi. Oggi Seveso non suona più soltanto come simbolo di un disastro, ma è punto di riferimento di un'economia e di una società orientate verso la crescita sostenibile. Questo è l'orizzonte del nostro futuro".
Un messaggio per esprimere "vicinanza" a chi ha "dovuto affrontare le drammatiche conseguenze di quell'incidente" ma anche riconoscenza verso chi si è impegnato per la bonifica e per far partire "una stagione nuova della vita della comunità locale".
"La vostra bonifica e ricostruzione - ha scritto Mattarella - ha interagito con una più matura coscienza ecologica europea e l'ha condizionata positivamente. Di questo dovete essere orgogliosi. Oggi Seveso non suona più soltanto come simbolo di un disastro, ma è punto di riferimento di un'economia e di una società orientate verso la crescita sostenibile. Questo è l'orizzonte del nostro futuro".
"L'Icmesa era impiantata in mezzo a piccole imprese che accanto avevano le abitazioni. Con la crisi, molti avevano lasciato campagne e attività per entrare in fabbrica. E l'Icmesa aveva già causato danni". Fanghi maleodoranti sversati nel Certesa, un affluente del Lambro, puzze e nuvole sospette. C'erano state proteste e allarmi dalla popolazione. E quel sabato la fuga di triclorofenolo, un componente dei diserbanti, bruciò la pelle dei bambini, uccise gli animali, cancellò il verde dei prati. Ma per molti giorni non si seppe che cosa era successo, noi ragazzi in bici attraversavamo l'area inquinata, quella che sarebbe stata chiamata Zona A".
"L'incertezza, la mancanza di informazioni, generavano paura. Della diossina non si conoscevano gli effetti. C'era paura di quel che sarebbe successo, paura dell'irreparabile. I telegiornali parlavano di casa tua, ma tu non ti riconoscevi in quel che ascoltavi. Molti dicevano: sarà come le altre volte, passerà. Però i danni sulla pelle dei bambini si vedevano, e nei mesi successivi sarebbe arrivata la cloracne, come reazione all'intossicazione da diossina. Il nome di Seveso, il nostro paese, faceva il giro del mondo. Quell'anno l'albergo di Igea Marina, dove andavamo sempre in vacanza coi nonni, ci fece sapere che non ci volevano. Perché eravamo di Seveso".
"L'incertezza, la mancanza di informazioni, generavano paura. Della diossina non si conoscevano gli effetti. C'era paura di quel che sarebbe successo, paura dell'irreparabile. I telegiornali parlavano di casa tua, ma tu non ti riconoscevi in quel che ascoltavi. Molti dicevano: sarà come le altre volte, passerà. Però i danni sulla pelle dei bambini si vedevano, e nei mesi successivi sarebbe arrivata la cloracne, come reazione all'intossicazione da diossina. Il nome di Seveso, il nostro paese, faceva il giro del mondo. Quell'anno l'albergo di Igea Marina, dove andavamo sempre in vacanza coi nonni, ci fece sapere che non ci volevano. Perché eravamo di Seveso".